TRENTINO
Alcol e guida, i giovani più a rischio
Uno su quattro beve drink diversi e il 13 per cento dei multati ha tra i 18 e 28 anni
In Trentino la prevenzione punta a coinvolgere tutti i soggetti: docenti medici, forze dell’ordine
SANDRA MATTEI TRENTO. Nella giornata europea per la sicurezza stradale, i vertici provinciali lanciano una campagna per il consumo responsabile di alcol, perché questo è il dato più preoccupante in provincia. Il 31% dei trentini è bevitore a rischio e il 12% è consumatore “binge” (assume più di 6 bevande diverse). Sono i dati emersi dall’incontro con i soggetti coinvolti nella campagna stradale. In Trentino, come mette in evidenza la statistica dell’Azienda sanitaria aggiornata al 2009, il 65% della popolazione, dai 18 ai 69 anni, è consumatore d’alcol. Un dato che è tra i più alti di tutta Italia. Non solo, il 13% degli intervistati ha dichiarato di aver bevuto almeno due unità alcoliche (intesa come o un bicchiere di vino o una lattina di birra) un’ora prima di mettersi alla guida. Per questo, nella giornata europea della sicurezza stradale, che cadeva ieri, la Provincia ha voluto fare il punto sugli obiettivi e gli interventi in atto contro il consumo d’alcol. Presenti ieri all’incontro con la stampa gli assessori alla salute Ugo Rossi, al commercio Alessandro Olivi, ai trasporti Alberto Pacher, alla mobilità del Comune Michelangelo Marchesi e per l’istruzione Paolo Renna, a rappresentare l’assessore Marta Dalmaso, con Leonardo Giustiniani per il Commissariato del Governo e i rappresentanti di tutte le forze di polizia impegnate sul territorio. I dati negativi - Trentino sempre al top della classifica per consumo d’alcol - sono però equilibrati da alcuni segnali confortanti. Il numero dei morti per incidenti stradali, secondo il Centro monitoraggio della sicurezza stradale in provincia, è in netto calo dal 2003 ad oggi: rispetto ai 73 di quell’anno si è passati ai 15 del 2009, con un calo costante nel tempo. Lo ha sottolineato Alberto Pacher, introducendo l’incontro, per ribadire che è sul consumo di alcol che si deve sensibilizzare la popolazione, attraverso una campagna per comportamenti responsabili che non può limitarsi agli addetti ai lavori, ma deve coinvolgere le istituzioni, la scuola, le famiglie. «Si tratta - ha aggiunto Pacher - di sensibilizzare soprattutto i giovani alle buone pratiche per ridurre il consumo d’alcol, proprio perché i comportamenti a livello mediatico vanno nel segno opposto. Va fatto capire che una guida corretta mette in sicurezza noi e gli altri». Che siano i giovani i conducenti più a rischio, l’ha messo in evidenza anche l’assessore alla salute Ugo Rossi, citando la statistica dell’Azienda. Beve di preferenza miscele micidiali (più di sei bevande diverse) il 25% dei giovani tra i 18 e i 24 anni e il 15% tra i 25 e i 34 anni. Dati che si riflettono sulle contravvenzioni per guida sotto effetto d’alcol e sostanze stupefacenti, che sono il 6,7 delle totali tra i 18 e i 23 anni, stessa percentuale tra in 23 e i 28 anni. Rossi indica gli obiettivi dell’assessorato: «Arrivare a ridurre la quantità di alcol a non più di 2 bicchieri gli uomini, non più di 1 per le donne e solo ai pasti. Eliminare del tutto il consumo durante gravidanza, allattamento, se si è obesi o in presenza di patologie. Su questo fronte, i medici devono fare la propria parte, perché risulta che solo l’8% dei bevitori ha ricevuto il consiglio di bere di meno. Se necessario, si devono contrastare happy hour e feste». Olivi dal canto suo ha rivendicato il merito di essere la prima provincia in Italia ad aver alzato il divieto di vendita di alcolici ai minori di 18, con la legge n. 19. «Una legge che incentiva - ha precisato - l’apertura di locali solo di analcolici e che punta alla responsabilizzazione sia dei minori, ma anche degli esercenti». Sia il vice prefetto vicario Giustiniani, che l’assessore Marchesi hanno messo in evidenza come il piano per una guida sicura, che coinvolge le amministrazioni comunali e le forze di polizia, stia dando i primi risultati. «Le patenti sospese per alcol - ha riferito Giustiniani - ad oggi sono 830, contro le 1112 del 2009, le 1152 del 2008 e il picco del 2007, di 1435».
TRENTINO
LA NOVITA’
In arrivo gli «insegnanti referenti» per educare alle buone pratiche TRENTO. Molto si sta facendo per limitare il consumo d’alcol tra i giovani, ma i comportamenti di tendenza influenzati dalla pubblicità vanno nella direzione opposta. Basti citare in dati presentati a Riva nella seconda giornata del quarto Congresso nazionale FeDerSerD (Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze). Nei Paesi europei il consumo di alcol coinvolge dal 20% di giovani in alcuni Paesi all’80% di Paesi dell’area nord europea e circa il 15-60% ne abusa (consuma sei o più drink in un’unica occasione). In Provincia, tra gli interventi avviati, c’è “Sono connesso”, un centro ascolto attivato nell’Alto Garda e Ledro che fornisce informazioni su consumo responsabile di alcol in caso di guida ai giovani. Paolo Renna, dirigente del dipartimento istruzione, ha annunciato il corso di formazione, che si terrà dal 18 al 20 ottobre a Candriai. «Il corso è rivolto agli insegnanti delle scuole di ogni ordine - ha spiegato - per diventare referenti su queste problematiche. Si vuole puntare inoltre a una comunicazione che adotti anche il linguaggio più vicino ai giovani come quello dei social network, per attivare la peer education, cioè una educazione “alla pari”».
CORRIERE ADRIATICO
Il sindaco ha abbandonato il “Columbus Day” ed in strada ha affrontato “400 criminali mascherati da tifosi” Genova fa la conta dei danni: “Qualcuno deve risarcirci” Genova ferita, Genova che chiede i danni. Ma anche e soprattutto Genova che, stavolta, riesce ad uscirne a testa alta. Per davvero. Dalla polizia alle istituzioni. Perchè al Ferraris non si è trattata di una semplice partita di pallone. Ma di una guerriglia urbana vera e propria. Come, da queste parti, non si vedeva da tempo. Una replica dei giorni del G8. Lo dice il Sindaco Marta Vincenzi che martedì era in prima fila a difendere il ’suo’ palazzo Ducale. Da scritte e graffiti, da imbrattamenti e danni. “Le immagini degli scontri in piazza De Ferrari e quelli allo stadio mi si sono sovrapposte a quelli del luglio 2001”, dice con amarezza. Un sindaco che ha sfidato serbi e facinorosi. Ha abbandonato la platea delle celebrazioni per il ’Columbus Day’ ed è scesa in strada. Affrontando “400 criminali mascherati da tifosi che hanno violentato la serenità di una città proprio nel giorno di Colombo”. Per tutta risposta, si è beccata una bottiglia di plastica sulla spalla: “Mi ha colpito di striscio...sporcandomi la giacca”. Un sindaco che ha detto a chiare lettere di volere chiedere un risarcimento: “Ho già informato l’avvocatura per fare la conta dei danni. Qualcuno dovrà risarcire la città”. I danni ammontano, secondo una prima stima, a 60.000 euro per lo stadio e 20.000 per la rimozione di graffiti. “Erano da prendere a schiaffi - ha spiegato - la mia è stata la reazione di chi sa quanto ci costa tenere in ordine il centro della città. Vedere questi fiumi di birra distribuiti in Piazza De Ferrari e tutto questo vetro per terra con queste persone che orinavano, facevano i loro bisogni, mi ha fatto sentire indignata ed impotente. E’ stata la cosa peggiore”. Vincenzi ha attaccato duramente il Viminale ed il ministro Maroni: “Ha delle responsabilità - ha sottolineato - questi facinorosi non dovevano venire a Genova, dovevano essere fermati prima. Se c’erano stati dei segnali si doveva intervenire. Si deve ragionare su quello che è accaduto e ricostruire la catena di comando”. Ha definito l’atteggiamento dei serbi “terrorismo politico” e “voglia di visibilità “ per dimostrare la loro contrarietà all’ingresso in Unione Europea. Ha anche plaudito le forze dell’ordine genovesi, il Sindaco: “Hanno avuto l’atteggiamento giusto”. Non sono mancate le scuse ai bambini ed ai genovesi che erano allo stadio: “Anche noi ci eravamo preparati ad una giornata di festa”.
ROMAGNA OGGI
Il ’paradosso’ dello sballo: meno positivi all’etilometro, ma il consumo di alcol non diminuisce RAVENNA - Diminuiscono gli automobilisti trovati positivi all’alcoltest e all’assunzione di droghe, ma non diminuisce l’abuso di alcol e il consumo di sostanze. Questo "paradosso" rilevato dagli operatori sul campo è stato il filo conduttore della seconda riunione del tavolo contro lo sballo che si è svolta mercoledì. "La lotta allo sballo - ha detto il sindaco Matteucci - deve adeguarsi alle continue novità. Si tende sempre di più ad assumere mix di sostanze e ad accompagnarle con il consumo di alcol." L’incontro presieduto dal Sindaco e dal Prefetto Riccardo Compagnucci, ha visto la partecipazione di rappresentanti del mondo della scuola, delle associazioni sportive, del volontariato, delle Circoscrizioni, delle forze dell’ordine, dei sindacati, delle associazioni studentesche, delle categorie economiche, dei servizi e degli uffici comunali interessati al problema. E’ stato il Sindaco ad aprire l’incontro. "Nuove droghe si affacciano sul mercato. E’ di questi giorni l’allarme per il Mephedrone. La nuova droga sintetica che si acquista via internet, ha fatto finora 30 morti in Inghilterra. (*) Sono diminuiti i reati di strada perché la droga costa di meno, ma non per questo circola meno droga fra i nostri ragazzi. Immagino che abbiate letto della morte di un ragazzo di Carpi in seguito all’assunzione di cocktail di sostanze che si è rivelato fatale. Un’indagine nazionale sui consumi di stupefacenti fra la popolazione giovanile effettuata nel 2009, ha messo in luce che oltre il 16 per cento dei 19-ventenni intervistati aveva usato più droghe nella stessa serata nell’ultimo mese. Per uno su tre questo mix contemplava anche l’alcol.
Secondo rapporto redatto dall’osservatorio regionale sulle dipendenze in Emilia Romagna, un giovane su due sotto i 25 anni è classificabile come bevitore a rischio. Un guidatore su sei è classificabile come guidatore con comportamento a rischio per l’alcol. In base ai controlli della Municipale effettuati nel corso dei vari presidi con l’etilometro, c’è stato un calo nettissimo delle persone trovate positive all’alcol test. Un dato che ritengono positivo. Non mi sento di dire però che i ragazzi bevono di meno". Matteucci è ha poi sottoposto al tavolo tre ipotesi di lavoro. La prima riguarda la mappatura delle varie iniziative messe in campo per contrastare la cultura dello sballo. "Queste iniziative - ha detto - sono tantissime. Portarle alla luce è importante perché nel momento che dai valore a tutte le cose che si fanno questo funziona da moltiplicatore innescando nuove iniziative. Propongo di farne un catalogo che metteremo on line. Come Comune ci candidiamo a coordinare il lavoro". La seconda proposta del Sindaco, quella di un bando rivolto alle scuole superiori per coinvolgere i ragazzi nella scelta degli slogan della campagna contro lo sballo è stata poi illustrata nei suoi dettagli da Raffaella Sutter, responsabile delle Politiche Giovanili. Si è già al lavoro per fare uscire il bando di concorso entro i primi giorni del 2011, subito dopo le vacanze di Natale, per pubblicare poi il materiale in concomitanza la campagna del Sert "Sicuramente al mare". Il concorso sarà suddiviso in tre sezioni: grafica per l’elaborazione di manifesti e slogan, una sezione dedicata ai testi e una alle bozze per graffiti murali. Il concorso prevede una mostra collettiva di tutti i lavori, anche di quelli non vincitori, un book dove raccogliere gli scritti e la redazione di due murales sulle vie che portano al mare.
Infine la terza proposta messa in campo dal Sindaco è stata quella di un maggiore coinvolgimento delle famiglie e dei giovani al tavolo contro lo sballo. "Dovremo trovare il modo di coinvolgere le associazioni dei genitori partendo dai rappresentanti nei consigli di istituti - ha detto Matteucci - . A breve daremo vita alla Consulta dei giovani e sarà importante coinvolgere in questa esperienza anche i loro rappresentati". Il dibattito è stato aperto dal Prefetto Riccardo Compagnucci che ha ribadito che il fenomeno della droga è tutt’altro che sconfitto: "Gira tantissima droga. Avrete letto in questi giorni di produzioni artigianali". Il prefetto ha lanciato l’idea di utilizzare lo strumento della ‘controinformazione’ per mettere in guardia dai rischi che i ragazzi corrono con certi comportamenti. Nel corso della discussione è stata sottolineata l’importanza di indurre corretti stili di vita. L’alcol in assoluto non va demonizzato, è stato detto, occorre promuovere una cultura del bere improntata alla qualità e non alla quantità. Il dato dell’aumento del consumo di droghe e alcol è stato confermato dalla Polizia di Stato: i giovani non bevono di meno, hanno messo a punto strategie che almeno portano chi ha bevuto a non guidare. E’ stato poi proposto di coinvolgere anche i genitori dei bambini più piccoli, non solo di quelli che frequentano le superiori: perché l’età del consumo di alcol tende pericolosamente ad abbassarsi. "Il tema dello sballo - ha concluso Matteucci tirando le fila della discussione - è estremamente complesso. Siamo consapevoli che la repressione è insufficiente se non è accompagnata dall’educazione e dalla prevenzione. Per questo non dobbiamo escludere alcuna risposta. Il compito dell’Amministrazione è di fare da moltiplicatore a questo impegno permanente".
(*) Nota: si veda a questo proposito l’articolo successivo di questa rassegna.
LA TRIBUNA DI TREVISO (articolo segnalato da Nicola Fregonese)
"Mefedrone, stavo per perdere mio figlio" È stato il ricovero d’urgenza di un diciottenne, in settembre, a dare il via all’inchiesta sul mefedrone, l’ultima pericolosissima droga usata dai ragazzi, inchiesta che ha portato all’arresto di due spacciatori diciannovenni. Drammatico il racconto fatto agli inquirenti dal padre del ragazzo che rischiava la vita: «Delirava, era preda di tic nervosi, in crisi cardiaca». Ieri l’udienza di convalida per Fabio Alvino e Simone Bertelli.
di Sabrina Tomè TREVISO. «Ero fuori casa, per lavoro. Mia moglie mi telefonò dicendo che era preoccupata per nostro figlio: era scoordinato, pieno di tic, delirava». Inizia così il disperato racconto del padre del diciottenne colpito da una gravissima crisi dopo l’assunzione di mefedrone. E’ da questo ricovero in ospedale che prende avvio l’inchiesta sulla nuova droga dei giovanissimi.
Un racconto disperato quello dell’uomo, importante anche per molti altri genitori, per riconoscere il disagio dei figli. Il 18 settembre, dunque, l’uomo è fuori casa quando riceve la chiamata allarmata della moglie: il figli diciottenne, rientrato in casa, sta molto male, pronuncia frasi senza senso, è scoordinato nei movimenti e pieno di tic. Il padre, preoccupatissimo, rientra immediatamente a casa e rimane sconvolto dalla scena che si trova di fronte: «Mio figlio era in una sorta di delirio, sbatteva senza controllo le gambe, diceva cose senza senso, sudava», racconta. Nel verbale all’esame degli investigatori si parla anche di gesti autolesionistici, di cuore impazzito. La situazione è molto grave, il ragazzo viene portato immediatamente all’ospedale Ca’ Foncello. I medici riescono a recuperarlo; nel sangue trovano tracce di mefedrone. Il diciottenne, ritrovata la lucidità, racconta tutto. Confessa di assumere da tempo sostanze stupefacenti e dell’ultima consegna a domicilio avvenuta nel pomeriggio del 16 settembre, da parte del diciannovenne trevigiano Fabio Alvino arrestato l’altra mattina insieme al coetaneo Simone Bertelli (accusato, quest’ultimo, della sola cessione di hashish). Gli acquisti di mefedrone erano frequenti: 1 grammo (30-40 euro), un paio di volte alla settimana, da giugno e, appunto, fino a settembre; l’acquisto di fumo, invece, risale addirittura al 2009. Il giovane spiega di non essere il solo a drogarsi, racconta che lo fanno molti suoi amici. Ne esce uno spaccato inquietante: adolescenti che fumano hashish come fosse tabacco e che fanno uso di sostanze pericolosissime. Scattano le indagini della Squadra Mobile, indagini che hanno portato ai due arresti. E che non sono finite: gli investigatori, coordinati da sostituto procuratore Valeria Sanzari, sono convinti che il giro di mefedrone sia molto vasto. Nell’ordinanza di arresto si parla di un «più ampio ambito criminale dedito al traffico di tale genere di sostanza».
LA PROVINCIA DI SONDRIO
Piccolo appunto
«Sabato troppi ragazzi ubriachi, serve più qualità»
MORBEGNO (m.c.p.) “Morbegno in cantina” ha riempito alberghi, agriturismi e bed and breakfast. Ha portato nei negozi tanta gente, soprattutto sabato, un po’ meno domenica, nonostante le molte serrande rimaste alzate. «Sì, direi che i nostri commercianti hanno lavorato bene specialmente sabato mattina e pomeriggio - riferisce Loretta Credaro, presidente dell’Unione commercio e turismo per la zona della Bassa Valle - anche se purtroppo dobbiamo segnalare alcuni spiacevoli episodi registrati sabato sera: c’erano ragazzi che entravano nei negozi ubriachi minacciando di distruggere tutto e un giovane, visibilmente alterato è entrato con una ferita al piede che si era procurato con una bottiglia di vetro. Alcuni negozianti sabato sera hanno aperto, ma prima delle 21.30 hanno deciso di abbassare le saracinesche perché il clima si era surriscaldato decisamente troppo». «Certo è andata bene - ancora Credaro - ma per prevenire certi eccessi forse andrebbe selezionato maggiormente il pubblico puntando di più sulla qualità e non tanto sulla massa che poi alla fine diventa difficile da gestire». Il momento più critico è stato quello del rientro con i mezzi pubblici. (*)
(*) Nota: chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Qualunque organizzazione di una festa nel nome del vino favorisce la nascita dei problemi alcol correlati.
CORRIERE DELLE ALPI «Era una vera gara di resistenza alla bevuta» PIEVE DI CADORE. «Sono stata richiamata dai commenti di alcuni passanti», ha affermato Stefania Marchioro, di Pieve, «ed ho visto questo gruppetto di ragazzi e ragazze che si passavano la bottiglia bevendo direttamente come fosse acqua. Era chiaramente uno sfoggio di resistenza all’alcol». «E il ragazzo che sembrava essere colui che aveva portato la bottiglia, probabilmente per farsi bello, tirava più degli altri». Comincia così il racconto della donna che lunedì mattina ha assistito direttamente alla scena. «Bevendo e camminando», continua, «si sono incamminati tutti verso la scuola. Ho saputo poi che era intervenuto un agente della polizia locale che li aveva bloccati. Non riesco a comprendere come ci si possa comportare così: per loro era assolutamente normale bere a quell’ora». Fattosi aprire gli zaini, in uno di questi il vigile urbano ha poi trovato la bottiglia di una bibita gialla, che sembrava vodka, bevuta per metà. Il sindaco, avvisato, è intervenuto subito e, dopo avere scritto ai parlamentari bellunesi, ha anche pensato, in attesa di loro provvedimenti, ad emettere una propria ordinanza. «Non so se sarà possibile», ha affermato, «ma ho incaricato una persona d’informarsi se posso emettere un’ordinanza a livello comunale proibendo del tutto la somministrazione e la vendita di alcolici ai giovani sotto i 16 anni (*). Nel frattempo, auspico una maggiore sorveglianza da parte dei negozianti e dei loro dipendenti. Nessun provvedimento è stato possibile nei loro confronti. Anche l’imbarazzo di dover giustificare il loro comportamento è stato minimo, forse perché non sono residenti nel centro di Pieve e quindi sono quasi degli sconosciuti». Nel frattempo, la lettera indirizzata ai tre parlamentari bellunesi è già partita ed ora si attendono risposte. La prima potrebbe arrivare oralmente, considerato che il sindaco di Pieve e i tre parlamentari si sono trovati a Belluno, ieri pomeriggio, dov’è stato officiato il rito funebre per i 4 alpini morti in Afghanistan. Probabilmente Maria Antonia Ciotti chiederà direttamente a loro una presa di posizione o quantomeno un parere. (v.d.)
(*) Nota: è già proibito dal codice penale (e dalla circolare interpretativa del Ministero dell’Interno).
CORRIERE DELLE ALPI Alcol e under 16, Prefettura in campo
BELLUNO. La Prefettura in prima linea nella lotta contro l’abuso di alcol negli under 16. E’ il progetto che la Conferenza provinciale permanente quarta sezione dei servizi alla persona e alla comunità istituita a palazzo dei Rettori sta mettendo a punto in questi mesi. A coordinare i lavori, il capo gabinetto Nicola De Stefano. «Il problema dell’uso di alcol da parte dei ragazzi sta diventando sempre più allarmante, e così abbiamo deciso di riunire le forze per un progetto condiviso». Al tavolo i rappresentanti del mondo della scuola con l’Ufficio scolastico provinciale, del commercio con l’Ascom, l’Usl e in particolare il Sert, e presto si aggiungeranno anche i Comuni e le famiglie. «Siamo partiti qualche mese fa», precisa De Stefano, «proprio da un problema sociale molto sentito e soprattutto diffuso in questo territorio, quello dell’uso di alcol da parte dei giovani, soprattutto quelli non ancora maggiorenni. Abbiamo visto, infatti, che l’età media in cui un bellunese inizia a bere si attesta sugli 11 anni. Per cui servono nuove formule per raggiungere questa fascia di popolazione facendo informazione e formazione in modo accattivante e comprensibile a loro». Da anni nelle scuole il personale del Sert e anche le forze dell’ordine tengono delle lezioni sui danni dell’alcol, ma ora visti anche i recenti episodi di cronaca (vedi la festa a villa Montalban o quanto accaduto a Pieve di Cadore) è venuto il momento di essere più incisivi e trovare altre vie». Il problema è anche fare in modo che i negozi non vendano alcolici ai minorenni. «In materia non esiste una normativa specifica», precisa Luca Dal Poz direttore Ascom, «ma una circolare ministeriale che interpreta la legge e che dice che anche i negozianti devono stare attenti (*). Per questo, insieme con la Prefettura, stiamo cercando di capire fino a che punto possiamo spingerci su questo fronte. Sta il fatto che credo che i tempi siano maturi perchè ci sia una norma in questo senso». «Quello che cerchiamo è di avviare una campagna di sensibilizzazione di ampio respiro e soprattutto duratura nel tempo», precisa De Stefano «e per questo è necessario coinvolgere le famiglie. Sono queste infatti deputate all’educazione e alla trasmissione di valori ai figli». De Stefano annuncia che non saranno esclusi nemmeno gli enti locali. «Ognuno dovrà fare la propria parte, nessuno escluso. Perchè solo coordinando un’azione congiunta a su ampio spettro si potranno avere dei risultati: qui c’è da cambiare una cultura e serve l’aiuto di tutti». Nei prossimi giorni la Conferenza permanente si riunirà per definire le modalità con cui muoversi. Dal canto suo l’Ufficio scolastico ha presentato un progetto che prevede l’organizzazione nelle scuole medie di incontri per informare e formare sui danni e le conseguenze del bere, anche a livello penale. «Da anni stiamo portando avanti questa battaglia, speriamo di aver trovato il modo giusto».
(*) Nota: la circolare ministeriale non dice “che anche i negozianti devono stare attenti”, ma dice che è proibito loro somministrare e vendere bevande alcoliche ai minori di 16 anni, chi lo fa incorre in un reato penale.
CORRIERE DELLE ALPI «La cultura dello sballo è diversa da un bicchiere in compagnia»
E parte la crociata contro l’alcol
CALALZO. «La cultura dello sballo è diversa dal bicchiere in compagnia», dice il sindaco di Calalzo, Luca De Carlo, iscrivendo all’odg della prossima giunta comunale un’ordinanza severissima che porrà limitazioni alla somministrazione, alla detenzione e al consumo di bevande alcoliche e superalcoliche ai minori di 16 anni e che sanzionerà non solo i giovanissimi consumatori ma anche tutti coloro che a qualunque titolo venderanno alcol agli adolescenti. «Questo provvedimento non è certo il primo segnale che diamo in questo senso», spiega, «ricordo che, allo scopo, abbiamo chiamato il camper del Sert in ben tre eventi in cui si prevedeva grande afflusso di adolescenti. E in estate, con uno sforzo economico, abbiamo finanziato il nightbus con biglietti agevolati per quanti, dopo aver trascorso una serata bevendo alcolici, ritenevano correttamente di non mettersi alla guida». «Credo sia essenziale prevenire ogni possibile abuso nei giovanissimi, considerato l’effetto devastante da cui potrebbero derivare conseguenze pesantissime per la loro salute. Un conto è bere un bicchiere in compagnia, un altro considerare lo sballo come una “cultura” che però nasconde rischi seri, troppo spesso sconosciuti o non considerati dai ragazzi» (*). A rendere cogente l’adozione del provvedimento è la volontà dell’Amministrazione calaltina di arginare la tendenza al consumo smodato di alcol da parte degli adolescenti. «Fermi restando i provvedimenti del codice penale nei confronti di chi somministra alcol ai minori di 16 anni», prosegue De Carlo, «vogliamo introdurre un nuovo modo di educare i giovanissimi che non risolvono la loro sregolatezza con una pena pecuniaria, troppo spesso corrisposta dai genitori: la nostra ordinanza dispone che l’ammenda possa essere sostituita da lavori utili per il paese. Crediamo infatti che questo possa essere il modo migliore per educare chi ha commesso un illecito ed ha volontà di rendersi utile al territorio. Penso ad esempio a chi riceve una contravvenzione da 150 euro: se la famiglia lo richiederà, potranno essere trasformati in un congruo monte ore di lavori per il paese, dando un fattivo contributo all’educazione del ragazzo». Le multe per i minori di 16 anni che detengono, consumano, acquistano sostanze alcoliche di qualsiasi genere e per chiunque le somministri o le acquisti per cederle, vanno dai 150 euro per la prima violazione ai 300 per la seconda, ai 500 per la terza accertata. «Criminalizzare gli esercenti è assolutamente sbagliato», sottolinea il primo cittadino, «visto che quelli di Calalzo hanno sempre dimostrato sensibilità sul tema, e colgo l’occasione per ringraziarli. Ma spesso sono i giovanissimi che arrivano già con l’alcol negli zainetti proprio perché i bar non glielo vendono. Ciò che vogliamo arginare è la tendenza per cui i maggiorenni acquistano alcolici per cederli ai minori e allo scopo puntiamo sulla collaborazione dei commercianti che finora sono stati esemplari. Abbiamo ritenuto di dare un segnale importante e per questo è necessaria la collaborazione delle famiglie», termina De Carlo, «e personalmente mi auguro che, se ci fossero qui a Calalzo dei minori trovati in possesso di alcol, la scelta dei genitori sia di commutare la pena pecuniaria in un servizio utile alla comunità».
(*) Nota: la cultura del “bicchiere in compagnia” è una tra le premesse alla “cultura dello sballo” alcolico.
Ma in questo caso mi pare che sia diversa la questione: qui si dice in sostanza “il nostro bere va bene, quello problematico è il bere degli altri, dei giovani”. Un vecchia storia. Sbagliata.
Gli approcci di prevenzione funzionano quando ciascuno si preoccupa del proprio bere, non di quello altrui.
IL GAZZETTINO (Belluno)
EMERGENZA ALCOL
Prade: «Non serve vietare bisogna trasmettere valori»
«Non abbiamo altra strada se non quella dell’educazione. Proibire soltanto non basta»: questo il pensiero del sindaco di Belluno, Antonio Prade in fatto di alcol all’avvio del trentesimo ciclo di corsi sull’educazione stradale della Polizia Municipale ieri. Per la prima volta quest’anno i vigili tratteranno in classe anche un capitolo dedicato ad "Alcol e guida". Si tratta di un progetto che va ad aggiungersi a "Drugs on Street", per i controlli notturni dei veicoli in circolazione e "Strada Facendo" con il coinvolgimento di ragazzi nelle feste e degli esercenti pubblici. Ma il sindaco sprona le famiglie a fare la loro parte: «Dobbiamo riflettere - dice - su cosa porta ragazzi di 15 o 16 anni ad assumere alcool fino ad arrivare al coma etilico. C’è una profonda crisi educativa che coinvolge prima di tutto la figura dei genitori, molti assenti o complici di fatto, l’altra sera a Villa Montalban». Quali valori vogliamo trasmettere alle nuove generazioni? E’ questa, secondo Prade, la vera domanda che la politica e tutti gli educatori che lavorano nelle scuole, nelle parrocchie, nell’associazionismo, nello sport dovrebbero porsi. La Polizia, intanto, annuncia una buona notizia: venerdì, in occasione della manifestazione studentesca, ha eseguito verifiche nei locali ove sono presenti video poker, per accertare l’eventuale consumo di alcolici e/o l’utilizzo di giochi vietati ai minori di 16 anni e i numerosi controlli hanno dato esito negativo.
L’azione ha comunque individuato l’abitudine per i giovani di acquistare bevande nei supermercati e consumandole poi in luoghi appartati del centro; al problema si sta interessando anche la Prefettura che sta lavorando per trovare una soluzione.
IL MESSAGGERO VENETO
Patat: no a battaglie impossibili sul vino
CORMÒNS. Ci sarà il brindisi pacificatore, sabato sera alle 19, a Dolegna del Collio, fra il sindaco di Cormòns, Luciano Patat, e il collega padrone di casa, Diego Bernardis? Ancora non si sa. L’agenda del primo cittadino del centro collinare è fittissima. «Se potrò, brinderò volentieri alla bottiglia di Friulano da Guinness dei primati, ma con un solo bicchiere, visto che poi dovrò fare il viaggio di ritorno in automobile – ha scherzato Patat –. È un’iniziativa, questa sì, valida, che promuove i prodotti della nostra terra». Patat ha premesso che non intende ironizzare, né tantomeno fare polemica con il collega dolegnese, ma soltanto ribadire lo sforzo fatto dal Comune di Cormòns per valorizzare il vino. «Non dobbiamo demonizzarlo, ma educare i cittadini al consumo intelligente e moderato – ha affermato il sindaco di Cormòns –. Non vogliamo illudere nessuno, intraprendendo battaglie che non hanno la possibilità di ottenere alcun risultato, come quella per attenuare le regole in vigore sul consumo di alcol. In Italia e in Europa le leggi sono sempre più restrittive. La battaglia giusta è quella della tutela del nostro prodotto: dobbiamo pubblicizzarlo nel rispetto della salute e della sicurezza del cittadino. Questo è stato il nostro sforzo unitario, senza promettere l’irraggiungibile e nemmeno arrivare alla negazione completa dell’esistenza del problema. Abbiamo trovato una soluzione intermedia, che garantisce contemporaneamente salute, sicurezza e bere consapevole». Patat ha quindi sottolineato che questa è l’idea di Cormòns e che «altri Comuni possono pensarla diversamente». Riguardo ai contenuti dell’ordine del giorno, il sindaco cormonese ha affermato che non sono stati copiati dall’ordine del giorno dolegnese, ma mutuati da documenti ufficiali delle Città del vino. «Il fatto che quest’organismo abbia condiviso le nostre posizioni ci conforta», ha concluso Patat. (il.p.)
IL MESSAGGERO VENETO
Sinergia per combattere l’alcolismo tra i ragazzi
Il progetto
MANIAGO. Sarà trattata in maniera corale la questione dell’alcolismo tra i giovani maniaghesi, al centro di un progetto che l’amministrazione sta portando avanti insieme con l’apporto di idee e proposte delle minoranze in consiglio comunale, degli istituti scolastici e dell’Acat, l’associazione club alcolisti in trattamento del Maniaghese. Lunedì c’è stato un incontro della commissione competente per ascoltare quanto stanno realizzando sul territorio, a favore dei giovani, i vari protagonisti: la scuola e l’Acat. Per quanto riguarda la prima, al tavolo di lavoro hanno partecipato i rappresentanti dell’istituto superiore Torricelli e della scuola media Marconi. Alle superiori, l’argomento è già oggetto di incontri e iniziative, mentre alle medie c’è tutta la disponibilità a intraprendere un percorso di prevenzione relativamente ai problemi alcolcorrelati. I ragazzi si avvicinano all’alcol sempre più in tenera età: se sino a quale anno fa il problema poteva riguardare i più grandi, coloro i quali già frequentavano le superiori, oggi il primo contatto con gli alcolici avviene molto prima, anche quando si studia ancora alle medie. L’Acat, in un’attività a tutto tondo relativa alle questioni inerenti all’alcol, affronta anche il fenomeno sociale che riguarda i primi approcci con le bevande alcoliche: un esempio è l’incontro in programma per sabato sul tema “Io e l’alcol” che l’Acat organizza al bar Le Monde di Poffabro. «Dopo questo confronto interlocutorio – ha spiegato il presidente della commissione, Nicola Callegari – l’incontro successivo sarà lunedì 25 ottobre con i commissari, nel corso del quale saranno individuati gli interventi da mettere in atto». (l.v.)
IL GAZZETTINO (Treviso) SUSEGANA La giovane è risultata positiva all’alcoltest di 4 volte sopra il limite consentito Ubriaca al volante si schianta: è grave Ventisettenne estone perde il controllo della sua Smart a causa dell’alta velocità (*) Fuori strada con la Smart: in corpo aveva una quantità d’alcol quattro volte superiore al limite massimo. Grave la conducente, una 27enne estone. L’incidente è avvenuto la scorsa notte poco prima delle 2 lungo la strada provinciale 138 «della Barca» che collega la Ss13 Pontebbana alla Sp34 via Mercatelli in località Colfosco. Alla guida della Smart una ragazza 27enne S.T. estone residente nel territorio comunale. L’auto viaggiava lungo la provinciale da Susegana diretta verso Colfosco quando, per cause al vaglio degli agenti della Polstrada di Treviso intervenuti sul posto, è uscita di strada terminando la sua corsa contro i l muretto dell’abitazione al civico 9. All’uscita da una curva verso sinistra, la giovane ha perso il controllo dell’auto sbandando a destra. La velocità del mezzo potrebbe aver giocato un ruolo determinate nell’incidente. Inevitabile l’impatto con il muretto di cinta che delimita l’abitazione lungo la strada. Il botto ha richiamato i residenti nella via che hanno lanciato l’allarme. Subito sul posto si sono precipitati i soccorsi del Suem 118 con il personale paramedico partito dall’ospedale di Conegliano. Una volta stabilizzata, la 27enne è stata trasportata a bordo dell’ambulanza al Pronto soccorso di Conegliano e ricoverata nel reparto di Rianimazione del Santa Maria dei Battuti: in seguito al violento impatto, la giovane automobilista ha riportato numerose fratture, in particolare ad entrambe le gambe. A Colfosco è intervenuta una pattuglia della Polstrada di Treviso, per eseguire i rilievi del caso e ricostruire la dinamica esatta dello schianto. Gli accertamenti di rito effettuati in ospedale, hanno permesso di rilevare la quantità d’alcol presente nel corpo della giovane, positiva all’alcoltest, risultato di circa quattro volte superiore al massimo previsto dal Codice della strada di 0.5. Per la giovane è stato predisposta la revoca della patente, il fermo amministrativo dell’auto distrutta nell’incidente e le sanzioni del Codice della strada raddoppiate, come previsto se il conducente in stato di ebbrezza provoca un incidente stradale. Nel caso di guida in stato di ebbrezza con un valore superiore ad 1.5 gr/lt , la sanzione prevista va dai 6 ai 12mila euro e l’arresto da 6 mesi ad 1 anno.
(*) Nota: se io mi ubriaco e poi sbatto la testa contro il muro la causa del trauma è la durezza del muro?
ILGIORNALE.IT Picchiata dal marito, gli spara 4 colpi di Redazione Sapeva che la moglie aveva avuto le sue «buone» ragioni per sparargli ben quattro colpi di pistola. Così ha preferito non denunciarla e (forse) aiutarla a inscenare un’aggressione molto simile a un regolamento di conti che, in realtà, non c’era mai stata. La donna, però, alla fine, davanti all’evidenza dei fatti e alle pressanti domande dei carabinieri, ha dovuto capitolare. E ora si trova in carcere a San Vittore con l’accusa di tentato omicidio aggravato.
Una storia strana, insolita quella risolta nel giro di 72 ore dai carabinieri della compagnia di Rho e dai loro colleghi della stazione di Novate Milanese. Che si sono trovati davanti alla classica coppia di «brave persone» - marito e moglie rispettivamente di 37 e 33 anni, genitori di una bimba di 8 - che, provati da una vita famigliare molto travagliata, (principalmente per colpa di lui, un albanese amante dell’alcol; la donna è italiana, ndr), ora passeranno guai seri. Il ferito - che vive con la famiglia a Novate ma gestisce insieme alla consorte un panificio di loro proprietà in città, in via Jacopino da Tradate, in zona Mac Mahon - sabato sera è stato misteriosamente scaricato davanti all’ospedale di Bollate con quattro colpi di pistola alla spalla sinistra, alla scapola destra, alla coscia sinistra e nella zona lombare. Le sue condizioni, decisamente serie, hanno costretto i medici a operarlo e a non sciogliere la prognosi per ben 48 ore. Gli investigatori dell’Arma, dopo aver «rubato» qualche frase smozzicata al ferito reduce dall’intervento, si sono convinti per un po’ che l’uomo fosse stato assalito da sconosciuti malviventi alla rotonda di Baranzate. Tuttavia le testimonianze raccolte hanno portato via via in tutt’altra direzione, molto più vicina alla sfera famigliare. I vicini di casa hanno confermato subito questi sospetti: proprio la sera dell’aggressione l’albanese, infatti, era stato protagonista con la moglie di una lite molto accesa. «Lui è spesso ubriaco e picchia la moglie davanti alla bambina: la donna si sarà stancata» avrebbero sintetizzato con efficacia i vicini.
Difatti è proprio quello che è successo la sera del ferimento. Quando la moglie, al culmine dell’ennesima litigata finita a calci, pugni e ingiurie, ha preso una pistola e ha sparato al marito. Nell’androne del palazzo dove abita la coppia sono stati ritrovati i bossoli della sparatoria, gli stessi estratti dal corpo dell’albanese. E, alla fine, la donna, anche perché consigliata dai genitori, ha confessato. Raccontando di aver sparato al consorte, mentre era ancora in casa, alle spalle e poi di averlo inseguito lungo le scale continuando a premere il grilletto.
«Ci deve ancora spiegare però dove ha trovato la pistola e se qualcuno l’ha aiutata a organizzare tutta la messinscena dell’ospedale» concludono i carabinieri
MARKETPRESS.INFO MIGLIAIA DI ITALIANI SCELGONO LA GRAPPA. SUCCESSO DI PUBBLICO RECORD PER LA SETTIMA EDIZIONE DI GRAPPERIE APERTE. TURISTI ALLA SCOPERTA DI UNA NUOVA CULTURA DEL BERE RESPONSABILE: SORSEGGIANDO UN GOCCIO DI GRAPPA SI SCOPRE IL GUSTO DEL MADE IN ITALY
“Tutto esaurito” nelle distillerie di tutt’Italia. Sono migliaia gli appassionati e i curiosi che domenica 10 ottobre hanno partecipato alla settima edizione di Grapperie Aperte, la manifestazione organizzata dall’Istituto Nazionale Grappa per far conoscere a tutti il mondo del distillato di bandiera. I consumatori hanno dimostrato grande interesse per le visite guidate, per gli abbinamenti con i prodotti tipici e le proposte gastronomiche che hanno fatto da cornice all’evento all’interno delle singole distillerie, ma anche per la cultura e la tradizione che la Grappa racchiude in sé. Cultura secolare, tramandata di generazione in generazione, attraverso la quale si ottiene una bevanda preziosa, ricca di aromi e sensazioni che si perdono nel tempo. Forte l’afflusso nelle regioni tradizionalmente più legate alla Grappa, come l’Alto Adige, il Trentino ed il Veneto, mentre si consolida la posizione del Piemonte, dove la cultura della grappa si esprime attraverso distillerie di antica tradizione. Risultati eccezionali, dunque, in tutta la penisola, nonostante il periodo critico per le restrizioni sull´uso degli alcolici, la gente mostra sempre più interesse per scoprire la vera anima delle produzioni Made in Italy. “La settima edizione di ‘Grapperie Aperte’ si è rivelata un autentico successo, senza precedenti: – sottolinea il Presidente Ing Cesare Mazzetti - migliaia e migliaia di visitatori hanno affollato le distillerie aderenti alla manifestazione, alcune distillerie, in totale erano 38 distribuite su tutto il territorio nazionale, sono state visitate da oltre 5 mila persone. Anche in regioni relativamente nuove alla manifestazione, come la Sicilia, si è registrato un pieno successo nonostante le condizioni meteorologiche fossero qui particolarmente sfavorevoli. Ciò che più conforta i distillatori è l’aver notato che l’interesse della stragrande maggioranza dei visitatori era genuino, e culturale in senso ampio: non vi è stata cioè la corsa all’assaggio del prodotto, bensì lunghe soste presso gli alambicchi, con persone che volevano toccare, annusare le vinacce fresche e grondanti di vino, e poi seguirne il percorso, illustrato dai maestri distillatori tra vapori, tubi e colonne di distillazione, fino a sgorgare, in piccoli rivoli di liquido trasparente e cristallino, trasformate in preziosa grappa. Numerosi sono stati i visitatori che avevano già partecipato a edizioni precedenti, e che hanno ripetuto l’esperienza, magari presso altre distillerie, per poter avere notizie più dettagliate, per curiosare tra le diverse tecniche produttive e le diverse tipologie di vinaccia: insomma, un pubblico decisamente più esperto e preparato, che ha dimostrato un solido interesse per la nostra acquavite di bandiera”. “Un distillato, la grappa, che mal si addice ad essere incriminato come possibile responsabile delle ‘stragi del sabato sera’: - continua Mazzetti - per le sue stesse caratteristiche, la grappa non si beve né si tracanna, ma si sorseggia. In essa un pubblico generalmente più maturo degli avventori dei disco-bar cerca di capire le sfumature di gusto e le note aromatiche, per un piacere edonico che travalica il bisogno di qualsiasi tipo di sballo: insomma, obiettivo di Grapperie Aperte era quello di dimostrare come la grappa sia uno dei preziosi fenomeni territoriali italiani, e la sua produzione vada anche e soprattutto considerata di interesse sociale, culturale e turistico. In Scozia si mandano regolarmente i turisti a visitare le tante distillerie di whisky, ma le grapperie italiane offrono certamente aspetti e spunti di discussione più ampi, vari ed interessanti. Sembra che il successo di questa settima edizione abbia premiato gli sforzi dei distillatori italiani, e con grande entusiasmo si sta preparando già la prossima puntata”. L’appuntamento con Grapperie Aperte è rimandato a ottobre 2011, con sempre nuove iniziative e prodotti eccezionali che sapranno conquistare appassionati e curiosi, all’insegna della tradizione e del buon bere.
CORRIERE ADRIATICO Benito Piloni se n’è andato a 38 anni. Il suo corpo è stato rinvenuto tra corso Stamira e via Astagno. Un malore o una dose fatale? Mary trovato morto dopo l’ultima sigaretta Ancona L’hanno trovato steso in fondo a via Astagno, all’altezza del civico 14. Morto. Accasciato a ridosso della parete dell’edificio che fa angolo con corso Stamira, dove ha sede la Banca Popolare di Ancona. Maglioncino blu, fuseaux, anfibi. Vestito come sempre, d’ordinanza. E’ finita così la vita di Benito Piloni, forse il primissimo travestito dichiarato in città. In una notte di metà ottobre, a 38 anni, Mary - nome catturato dalla pellicola di Mary per sempre - se n’è andato davanti alla vecchia sede del cinema Marchetti. Abitava lì, al numero 7, nella stessa via. E’ uscito di casa in serata, pochi passi. Forse si era seduto su un gradino per fumare, a terra sono state trovate tre sigarette. E poi si è accasciato. Per sempre. A dare l’allarme attorno alle 22.30 è stato un passante. Sul posto, l’ambulanza della Croce Gialla inviata dal 118, non ha potuto che constatare il decesso. Sono intervenuti i carabinieri del Norm e della stazione Ancona centro. E’ arrivato il medico legale. Un malore, sicuramente. Mary pare avesse da tempo problemi di salute. Ma, stando a quanto appreso sul posto, potrebbe esserci una ulteriore verifica per verificare se il decesso può essere stato causato dall’uso di droghe. Di recente, in città, si è verificato più di un episodio per droga tagliata male. Si vedrà. Una vita difficile. Che lui stesso aveva raccontato lo scorso anno nel libro sui poveri di Ancona, “Diploma in povertà. Laurea in strada”, edito da Guasco - libri e cinema, su iniziativa del Servizio di strada Onlus e della mensa di Padre Guido. Ora, un testamento. “La mia vita è stata piena di trasformazione, a partire dal mio nome - scriveva -. Nasco Benito, figlio di un padre padrone con idee politiche sottintese; tuttora mi chiedo quali fossero le aspettative che aveva su di me. Son il quinto e ultimo figlio dei miei genitori. Non ho rapporto con nessuno di essi. Di mio padre non so neanche se sia vivo o morto. L’unica persona che vorrei accanto a me è mia madre, morta nel 1999: lei è stata la prima e l’unica, anche se molto lentamente, ad accettare la mia diversità, fino a diventare complice”. Aggiungeva: “Mi scopro omosessuale fin dai primi anni della mia vita, quando ne avevo cinque. Le mie uniche amiche erano le mie barbie! Un giorno mio padre arrivò con un grosso regalo per me: lo scartai con la speranza che fosse una bellissima bambola rosa, ma invece era una grande macchina. La mia reazione fu quella di aprire la finestra e buttarla. Questo fu l’ultimo gesto gentile che mio padre fece nei miei riguardi: da quel giorno i poi passò alle maniere forti. Pensavo che le botte che prendevo giornalmente fossero la giusta punizione per me. Ma poi un pomeriggio, mentre ero solo a casa, con lui che, come sempre, era ubriaco, abusò di me”. Era nato a Maracalagonis, comune in provincia di Cagliari. Un tempo frequentava piazza Cavour, più di recente piazza Roma e piazza Pertini. Una vita di difficoltà, in cui si era scontrato anche con la droga. Quella per cui - raccontava lui stesso nel libro - aveva perso anche la migliore amica di sempre, Mitix. Un racconto che si concludeva con la speranza di serenità.
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI FIRENZE
Master universitario di Primo Livello
“Alcol e tabacco: stili di vita e patologie correlate” FINALITA’ Ampliare le conoscenze teoriche e le competenze tecniche rispetto al trattamento di Problemi e Patologie Alcol-Tabacco Correlati (PPATC) e dei relativi stili di vita. Il Master vuole offrire strumenti adeguati ad affrontare il fenomeno delle PPATC in termini di prevenzione, diagnosi e cura e si propone di aumentare il grado di adeguatezza nel pianificare l’intervento integrato (medico, psicologico, sociale) delle PPATC. Inoltre, offre ai corsisti una conoscenza integrata delle PPATC, approfondendo gli aspetti tecnici e metodologici nelle varie discipline connesse all’alcologia ed alla tabaccologia, fornendo ai corsisti competenze rispetto alla gestione sia delle dipendenze associate da sostanze legali ed illegali, sia dei disturbi dell’alimentazione e di dipendenze comportamentali quali il gioco d’azzardo patologico. STRUTTURA L’insegnamento del Master include le seguenti principali aree tematiche relative ad alcol e tabacco: epidemiologia, aspetti biologici e patologie correlate, aspetti psichiatrici e psicologici, sostanze illegali e gioco d’azzardo, devianza e carcere, trattamenti specifici per alcolismo e tabagismo, promozione della salute e stili di vita. Il Master ha la durata di 12 mesi ed i crediti riconosciuti sono 70 Sono previste lezioni a distanza per alcune aree tematiche DESTINATARI Laureati in Medicina, Psicologia, Scienze Infermieristiche, Scienze dell’Educazione, Servizi Sociali, Sociologia ma anche a coloro che sono in possesso di un titolo universitario: una laurea o D. U. ai sensi del previgente ordinamento; una laurea triennale o laurea specialistica ai sensi del D.M. 509/99. Il Master è rivolto prevalentemente ad operatori sanitari che operino a contatto, in modo diretto o indiretto, con problematiche connesse al uso di tabacco e/o di alcol ed offre a loro un approccio completo, multidisciplinare ed integrato. Gli Enti interessanti sono i Servizi Sanitari dell’area delle Dipendenze (Ser.T., Centri di Alcologia, Centri Antifumo, Tossicologia), della Medicina interna e le specialistiche fumo-correlate (pneumologia, cardiologia, oncologia, gastroenterologia, ecc), i Dipartimenti di Salute Mentale e di Prevenzione e la Medicina Generale. Inoltre, i contenuti del Master possano riguardare gli operatori dei Servizi Socio Sanitari, Enti Ausiliari, Associazioni e privati.
Sono ammessi al corso 30 partecipanti. COSTO Il costo del Master ammonta a 2.300,00 Euro. SEDE DELLE LEZIONI Università degli Studi di Firenze - Dipartimento di Fisiopatologia Clinica, “Cubo”, aula B, Viale Pieraccini 6, Firenze. ISCRIZIONI: solo online (https://ammissioni.polobiotec.unifi.it/turul) dalle ore 9 del 18 ottobre 2010 alle ore 13 dell’8 novembre 2010. INFORMAZIONI Tutor d’aula
d.ssa Fiorella Alunni (email: didatticadfc@unifi.it, tel. 3311080045) Coordinatori didattici Prof. Valentino Patussi (email: v.patussi@dfc.unifi.it, cell. 349 2229732) Dr. Mateo Ameglio (email: m.ameglio@usl7.toscana.it, cell. 335 5611022) Dr. Jannis Anifantakis, (email: anifan@fastwebnet.it, cell. 349 2946207)
REDATTORE SOCIALE A Padova quasi il 70% degli under 16 beve alcolici
CORRIERE DEL TRENTINO Meno incidenti, ma sale l’allarme alcool
L’UNIONE SARDA Alcolisti: una giornata di testimonianze
LA NUOVA SARDEGNA acat il ponte , si riuniscono sabato le famiglie degli alcolisti in trattamento
IL RESTO DEL CARLINO (Imola) «Se c’è un boom di alcolizzati significa che lavoriamo bene»
CORRIERE DELLE ALPI alcol: non tutti i giovani si ubriacano
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