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Cinture di Sicurezza: in Francia si scommette ancora sulla prevenzione

Gli esperti lanciano un altro appello: si muore anche a 30 km all’ora mentre a 50 servono braccia capaci di sollevare due tonnellate
I bambini sempre più a rischio, le strade locali quelle maggiormente pericolose
 



(ASAPS) PARIGI – La cintura salva la vita, ma nonostante questo – anche in stati primi della classe come la Francia – c’è ancora chi non la indossa. Per questo motivo, la rivista online francese “L’Internaute” – che vanta una ricca pagina dedicata al mondo dell’automobile – ha pubblicato un appello rivolto a tutti gli utenti della strada da parte dei “professionisti della sicurezza stradale”: anche a 30 chilometri orari, un impatto senza cintura di sicurezza rappresenta la morte certa per il conducente. Il metodo è quello di comparare la velocità orizzontale a quella verticale, spiegando che un urto a 50 chilometri orari corrisponde, per i passeggeri di un’auto, ad una caduta dal quarto piano di un palazzo, vale a dire circa 10 metri. Ma non è affatto facile far passare il messaggio visto che – nell’immaginario collettivo – sono molti tra i conducenti ed i passeggeri francesi intervistati che credono di avere una forza muscolare sufficiente ad opporsi, senza indossare la cintura di sicurezza, alle forze interagenti in un sinistro stradale. Ovviamente, niente di più sbagliato: i muscoli delle braccia consentono mediamente di resistere ad una forza fino a 25 kg. A 50 km/h – queste sono le leggi della fisica – in caso di un impatto contro un muro le braccia dovrebbero poter sprigionare una forza di almeno due tonnellate per trattenere un corpo di 75 kg. Forse, l’unico in grado sarebbe Superman o l’Incredibile Hulk. Oltralpe il 95/97% delle persone indossa regolarmente la cintura: siamo vicini al 100% sui posti anteriori, all’80 su quelli posteriori, ma il mancato utilizzo del dispositivo di ritenuta rappresenta la terza causa di lesione o morte sulle strade francesi, dopo alcol e droga, seguito – alla quarta piazza – dall’uso del telefono cellulare. Secondo le ultime rilevazioni, sulle strade nazionali e dipartimentali il rispetto della norma è quasi assoluto, ma anche in Francia esiste un grande scarto geografico – in termini di trasgressione – tra il nord-est del paese, tradizionalmente più rispettoso, ed il sud, dove polizia e gendarmi hanno un gran daffare a far rispettare la legge. Tuttavia, anche nei centri urbani o nei piccoli spostamenti la cintura è meno usata. Secondo un sondaggio effettuato dal CISR (Comitato Interministeriale della Sicurezza Stradale) nel 2007, il 22% dei conducenti intervistati ha dichiarato di non fare un uso costante della cintura di sicurezza in città o nei brevi spostamenti. La percentuale scende a 21% quando gli intervistati erano i passeggeri posteriori ed al 15% per gli occupanti del “posto della suocera”. A proposito: si chiama così a causa dell’inevitabile tensione che si crea tra conducente e trasportato sul sedile anteriore, quando lo stile di guida del primo arriva a far rischiare la pelle a chi gli siede accanto; oppure perché, in caso di sbandata e di inevitabile incidente, le manovre poste in essere dal conducente tendono solitamente a condurre il veicolo ad un angolo di impatto che coinvolga la parte del veicolo opposta alla sua. Negli ultimi anni, fortunatamente, i rischi del passeggero sono consistentemente diminuiti, grazie proprio all’uso delle cinture abbinate agli airbag. Per i bambini, invece, le conseguenze sono ancora peggiori, in parte per la loro conformazione fisica, in parte per l’inadeguatezza dei dispositivi loro riservati dai grandi. In caso di sinistro, un bambino non assicurato ad un seggiolino idoneo rischia di impattare sulle parti rigide dell’abitacolo: parabrezza, montante, cruscotto, sedili o portiere. Con l’aumento della velocità cresce il rischio dell’espulsione dall’abitacolo, con conseguenze spesso mortali. Purtroppo, nonostante una serie di campagne che definire scioccanti appare riduttivo, la metà dei bambini francesi continua, nei percorsi brevi, a viaggiare non assicurata, mentre quelli che comunque indossano cinture o viaggiano sugli appositi seggiolini, non sono legati in maniera corretta. A volte può trattarsi, ad esempio, di un dispositivo non adatto all’età del piccolo passeggero o male istallato, ma può capitare anche che le cinghie siano mal posizionate e, dunque, poco importa se il papà o la mamma decidano di non badare a spese per un sistema, se questo è poi usato in maniera non corretta. Le statistiche francesi dicono che le strade più letali, per chi non indossa le cinture di sicurezza, sono le piccole dipartimentali che uniscono un centro abitato all’altro o le arterie oggetto di frequente uso o percorrenza. Negli USA il fenomeno è noto come “morte dell’ultimo chilometro”. In questi contesti viari, più familiari, si corre di più e la prudenza è sempre a scartamento ridotto. A partire dal primo gennaio 2008 in Francia è scattata l’operazione “une place = une personne = une ceinture”, che ha visto impartita a tutte le forze di polizia la consegna della tolerance zero. In televisione sono scattate le campagne sulle conseguenze degli impatti: quando all’interno di un abitacolo un trasportato non ha la cintura, oltre che farsi male, corre il rischio di dissipare l’energia dell’impatto sul corpo di qualcun altro. Esempio: il passeggero seduto dietro, privo di cinture, viene sbalzato in avanti al momento dell’impatto; il suo corpo è come un proiettile di diverse tonnellate, che ferisce o uccide i passeggeri davanti e, quando torna indietro, impatta con eventuali altre persone che viaggiavano sul sedile posteriore con lui. Insomma, a volte mettere le cinture non basta: bisogna fare in modo che anche gli altri facciano altrettanto. Gli studi del CISR indicano che nel 2007 le morti stradali riconducibili ad un mancato uso delle cinture di sicurezza sono state 393. Tutte morti evitabili. (ASAPS)
   

 

Sabato, 14 Marzo 2009
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