L’Eurofighter
Typhoon, alla partenza durante la sfida con la Ferrari
Maurizio Cheli era già passato alla ribalta delle cronache per
essere stato il secondo astronauta italiano a salire sullo "Shuttle"
ed a compiere ben due missioni aerospaziali seguite entrambe da milioni
di persone in tutto il mondo. Ma rimanendo in casa nostra, cioè
in Italia, non poco clamore ha suscitato la sfida che qualche mese fa,
lo scorso dicembre tanto per essere precisi, lo stesso Cheli ha intrapreso
con un campione di Formula 1 altrettanto bravo e più famoso: Michael
Schumacher. Il primo, a bordo del nuovo e innovativo velivolo "Typhoon"
dell’aeronautica militare, il secondo con la sua monoposto "Ferrari
F2" che anche quest’anno gli ha assicurato il titolo iridato di campione
del mondo. La sfida, avvenuta su tre diverse distanze di percorrenza (600,
900, 1.200 metri) ha visto vincere per ben due volte l’aeromobile militare,
ma la vettura sportiva non è stata da meno e ha dato filo da torcere
persino alla tecnologia spaziale.
Allora Maurizio, qual è stata l’emozione e lo stato d’animo
che hai provato a gareggiare contro la Ferrari…?
"Cominciamo col dire che sono nativo di Modena, dunque mi sembrava
di giocare una sorta di ‘derby’ certamente a mio sfavore, vista la
popolarità e l’ammirazione che tutti abbiamo verso la Ferrari.
Eppoi Michael Schumacher è un campione unico sia dal punto di vista
sportivo che umano e questa competizione la conserverò fra i miei
ricordi più belli."
Durante la gara entrambi i veicoli hanno combattuto sul filo dei decimi
di secondo, dunque non è poi così distante la tecnologia
aerospaziale da quella automobilistica?
"Molto di meno da quello che si potrebbe in un primo momento immaginare:
oggi le macchine di Formula 1 sono studiate su progetti aerodinamici del
tutto simili a quelli impiegati per la costruzione degli aeroplani, i
quali sono peraltro realizzati con materiali compositi, allo stesso modo
di quelli utilizzati per le auto da corsa. Dunque si tratta di due mondi
molto vicini fra loro per modalità e concetti e dunque anche per
tecnologia."
Il sito internet dell’Asaps ha di recente pubblicato una fotografia
alquanto curiosa: mentre tu e Schumacher gareggiavate, un agente della
Polizia Stradale vi ha colto in flagrante con… l’autovelox! Si trattava,
ovviamente di uno scherzo, però sulle strade questo strumento viene
utilizzato per davvero, nel tentativo di frenare quelle tante tragedie
stradali che ogni anno vedono contare migliaia di morti di feriti.
Possibile che la tecnologia non possa intervenire con efficacia anche
in questo delicato settore?
"La tecnologia può dare un importante contributo, soprattutto
per quanto riguarda i sistemi di sicurezza attiva che limitano le possibilità
di collisione o talune condotte irregolari delle vetture. Questo, però,
va di pari passo con le possibilità che offre anche da un punto
di vista motoristico e di prestazioni e in questo caso occorre che sia
l’uomo a gestire al meglio l’apporto tecnologico di cui dispone. E’ bene,
pertanto, che si responsabilizzino i conducenti, aiutandoli a capire cosa
significa circolare per strada. Io stesso, che sono un appassionato ciclista,
ne vedo spesso di tutti i colori e qualche volta mi sono trovato in situazioni
anche rischiose. Per questo motivo, non posso essere che vicino a tutti
gli operatori delle forze dell’ordine ed in particolare a quelli della
Polizia Stradale, che svolgono una funzione molto importante per tutta
la collettività. In questo senso sono favorevole ad una maggiore
severità nei confronti di quanti non rispettano le norme stradali
o mettono a repentaglio la vita altrui."
Toglici una curiosità: pensando a quando viaggiavi sullo Shuttle,
come si vedeva il mondo da lassù…?
"E’ bellissimo e abbiamo tutti provato un’emozione indescrivibile.
Poi, il fatto di non riuscire a vedere alcuna macchina circolare ha reso
la cosa ancora più bella. Purtroppo, però, si vede molto
chiaramente l’inquinamento e questo dovrebbe farci capire come la Terra
debba essere salvaguardata e come certi argomenti siano molto più
vicini di quel che si crede. In questo senso, c’è da sperare che
si giunga a risultati positivi in brevissimo tempo."
Una brillante carriera militare, l’avventura aerospaziale sullo Shuttle,
una gara con la Ferrari, cosa può ancora riservare il futuro a
Maurizio Cheli?
"Come tutti sanno non sono più un militare e sono diventato
collaudatore capo dei prototipi sperimentali per l’azienda italiana Alenia
Aeronautica. Il caccia che ha gareggiato con la Ferrari è un concentrato
di tecnologia adattabile ad ogni esigenza militare e non è un caso
che il progetto nasca da una cooperazione internazionale che vede impegnati
diversi Paesi. Spero così di poter offrire il mio contributo alla
realizzazione di un velivolo che certamente c’invidierà tutto il
mondo…"
Ed anche noi, naturalmente, non possiamo che augurarglielo.
Maurizio
Cheli, a dx, insieme a Michael Schumacher, al termine della sfida
fra Eurofighter e la Ferrari
|
Cheli –
Schumacher "normali fenomeni"
Chi sono i due piloti che hanno gareggiato fra loro?
Famosissimi per i loro successi professionali, forse non tutti conoscono
alcune particolarità che elenchiamo qui di seguito.
Maurizio Cheli è nato a Modena il 4 maggio del 1959, sposato
con una ragazza belga di nome Marianne, non ha figli. Ha frequentato il
liceo classico a Bologna e nel 1978 è entrato all’Accademia aeronautica
di Pozzuoli (NA).
Laureato in ingegneria aerospaziale nientemeno che a Houston, negli Stati
Uniti, torna in Italia dopo essersi classificato al primo posto nel corso
di volo.
Pilota operativo sugli "F 104" a Verona, collaudatore presso
il centro di Pratica di Mare, risulta di nuovo il migliore studente all’Empire
Test Pilot’s School di Boscombe Down, in Gran Bretagna.
Nel 1992 viene selezionato dall’Agenzia Spaziale Europea e l’anno successivo
comincia la sua collaborazione con la NASA. Compie la sua prima missione
aerospaziale a bordo dello Space Shuttle "Columbia" nel 1996
e colleziona 360 ore di volo nello spazio. Attualmente non indossa più
le "stellette" ed è collaudatore capo per l’Alenia Aeronautica,
un’azienda del gruppo Finmeccanica, ai vertici in Europa nella costruzione
di aeromobili militari e di innovativa concezione.
Michael Shumacher nasce a Hurt Hermulheim, in Germania, il 3 gennaio
del 1969. Comincia come tutti i piloti a gareggiare in kart e vince
il suo primo titolo nel 1984 nel campionato nazionale cadetti. Continua
la sua carriera in diverse categorie semiprofessionali per vincere, nel
1990, il suo primo campionato mondiale di Formula 3. L’anno successivo
debutta in Formula 1 nel Gran premio del Belgio ed a bordo di una Benetton,
sulla quale vince il suo primo titolo iridato due anni dopo.
Attualmente Michael ha conquistato sei titoli mondiali (superando il record
di Manuel Fangio), 70 Gran Premi e qualcosa come 122 podi, quasi tutti
alla guida di una monoposto Ferrari.