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Rassegna alcol e guida del 4 novembre 2010

A cura di Alessandro Sbarbada, Guido della Giacoma e Roberto Argenta


GDOWEEK.IT
Produttori
Consumo di vino in Italia sotto i 40 litri procapite
Diminuisce il mercato domestico ma cresce l’export italiano di vino nei primi sei mesi del 2010. In particolare, crescono più della media, le regioni meridionali
Ismea ha reso noti i dati relativi al primo semestre 2010 del mercato vini che parlano di un aumento del 7,6% dell’export italiano. Infatti, se è vero che aumentano le esportazioni è altresì vero che diminuisce il consumo interno. In Italia siamo scesi sotto la soglia dei 20 milioni di ettolitri, quindi con un consumo pro-capite che per la prima volta si attesta sotto i 40 litri (*) e con un calo che dalla fine degli anni ’80 oggi ha superato complessivamente il 30%. L’export è invece in pieno sviluppo con crescite a due o tre cifre (dati Nomisma): Regno Unito (+94% rispetto a vent’anni fa), Stati Uniti (+47%), Russia (+63%), Cina (+160%).
Adriano Orsi, presidente del settore vitivinicolo di Fedagri, nel corso dell’Assemblea delle cooperative vitivinicole ha detto che a questo punto "esportare fuori dai confini nazionali il vino made in Italy più che un’opportunità sembrerebbe un obbligo. La crisi economica - spiega Orsi - ha ridimensionato il trend di crescita riportando nel 2009 il valore dell’export sotto i 3,5 miliardi (con un calo del -2,2% rispetto al 2008), ma i dati sulle esportazioni nei primi sette mesi del 2010 mostrano una ripresa delle vendite oltre frontiera."
Dati sulle regioni

Risultati positivi dalle regioni del Sud Italia che fanno registrare il maggiore incremento della quota export: +9,8% contro una media nazionale pari all’8,1%. Le regioni più performanti sono Puglia (+22,1%), Campania (+25,1) e Basilicata (+24,4%). Interessante notare che nel caso della Puglia, la crescita è probabilmente correlata agli investimenti in promozione, dove ha speso un milione di euro, e ha registrato un incremento del 44% delle esportazioni verso i paesi extra-Ue.
Numeri Fedagri
Fedagri rappresenta 425 aziende cooperative aderenti, 20 milioni di ettolitri di vino prodotto per un valore complessivo di 2,4 miliardi di euro di cui la metà proveniente dalla vendita dei vini oltre confine.
(*) Nota: nonostante tutto il denaro - anche pubblico - speso per promuoverlo, il consumo annuo di vino pro capite in Italia continua a calare: 30 anni fa superava i 100 litri, oggi è sceso sotto i 40.
E’ una bellissima notizia, perché a minori consumi corrispondono minori problemi alcolcorrelati.
Ma non è solo una questione di sofferenza umana, è anche un’ottima notizia per l’economia del paese: i costi conseguenti al bere sono almeno il doppio rispetto al giro d’affari legato alla produzione e al commercio delle bevande alcoliche. Se si beve di meno per la nostra economia è un affare.


L’ADIGE
«Quell’attimo inaspettato», il video per ricordare Jessica
FAVER - Una serata come tante: giovani allegri, una festa, risate, un’automobile che corre troppo, limiti di velocità violati. E poi tutto finisce. Un incidente stradale che spegne per sempre una luce. Succede tutti i giorni. Protagonisti i nostri giovani. Pochi giorni dopo la morte di Michela Dandrea e Marta Casagranda , i giovani dell’associazione «Quell’attimo inaspettato» - nata come gruppo la scorsa estate, dopo la scomparsa di Jessica Piffer, sedicenne della Val di Cembra - hanno realizzato un secondo video per ricordare la ragazza di Faver e soprattutto per ricordare, con le immagini, i suoi ultimi giorni. In sottofondo le sue canzoni preferite e la voce dell’amico Mattia Arcidiacono , promotore dell’iniziativa. E poi, eloquenti, le foto: dal sorriso della ragazza al luogo dell’incidente, dalla carcassa dell’automobile all’addio degli amici in chiesa. «È un video semplice - spiega Arcidiacono che, come Jessica, ha frequentato la scuola professionale per parrucchieri al Pertini -. Si tratta di una sequenza di immagini». In queste settimane l’associazione si sta attivando per fare informazione (incontri per parlare dell’abuso di sostanze alcoliche) e per promuovere corsi di guida sicura.


WINENEWS.IT
I LIMITI DELLO STUDIO DELLA RIVISTA INGLESE “LANCET”, CHE INDICA L’ALCOL COME LA DROGA PIÙ PERICOLOSA: SUI LIMITI DELLA RICERCA E LE PROFONDE DIFFERENZE TRA ALCOL E DROGA, NE ABBIAMO PARLATO CON ANDREA MUCCIOLI (COMUNITA’ DI SAN PATRIGNANO)
La ricerca della rivista inglese “Lancet” (relativa esclusivamente agli usi e costumi del Regno Unito, ndr), che indica l’alcol come la droga più pericolosa, ha causato reazioni che vanno dall’allarmismo all’indignazione: ne abbiamo parlato con Andrea Muccioli (ascolta l’intervista completa su www.winenews.tv ), patron della Comunità di San Patrignano, che critica aspramente il gruppo di studiosi inglesi, “noti sostenitori della legalizzazione di droghe come la marijuana considerate erroneamente leggere, fautori di approcci ideologici travestiti e mascherati da scienza che lasciano il tempo che trovano e aggiungono solo confusione alla confusione”. Ciò su cui non ci si è soffermati abbastanza è piuttosto la natura stessa dell’alcol, se sia cioè una droga oppure no, ed è proprio Muccioli a far notare come “la natura stessa dell’alcol non lo rende paragonabile ad una qualsiasi altra droga: sostanze illecite, come ecstasy, cocaina, marijuana, hanno una sola possibilità di utilizzo, quasi obbligata, la ricerca dello “sballo”, dell’alterazione della propria percezione di sé e della realtà”. L’alcol, al contrario, offre una doppia possibilità di fruizione, la ricerca sobria e misurata del piacere per un buon bicchiere di vino, o l’abuso, che porta a problemi reali come l’alcolismo giovanile: ecco perché considerare l’alcol al livello di una droga è sbagliato, perché genera confusione. (*) Da qui la necessità di una riflessione, che porti il mondo delle bevande alcoliche a smarcarsi da una posizione scomoda e che non gli compete, quella di droga più pericolosa. L’alcol in generale, e il vino in particolare, non nascono e non fanno parte della nostra cultura in quanto sostanze che provocano lo “sballo”, ma come momenti di piacere consapevole, “una consapevolezza - spiega Muccioli - forse assente nelle giovani generazione, ma che l’impegno della società civile ed istituzionale deve fare in modo di ripristinare, informando responsabilmente sui rischi dell’abuso, e punendo chi vende, irresponsabilmente e contro la legge, alcol ai più giovani”.
(*) Nota: qualcuno potrebbe maliziosamente tradurre questa dichiarazione in: “la differenza tra l’alcol e le droghe illegali è che l’alcol c’è ne vino che io bevo, che mi piace (e che anche produco e vendo), QUINDI non si può considerare come una droga”.


IL MESSAGGERO VENETO del 3 novembre 2010
«Alcol tra i minori, si comincia già a dieci anni»
di LUANA DE FRANCISCO
Mentre a Udine cresce la preoccupazione per il dilagare del consumo di alcol tra i minorenni, il Lancet, una delle più prestigiose riviste mediche al mondo, pubblica una ricerca del professor David Nutt, secondo la quale spetta proprio all’alcol il primato della pericolosità sociale. «La droga più dannosa e nociva – lo definisce lo studioso, già consigliere del governo britannico per la lotta agli stupefacenti –, anche più dell’eroina e del tabacco». Affermazioni capaci di far tremare il sangue nelle vene, specie a tutte quelle famiglie che, di fronte a situazioni diventate ingestibili, hanno deciso di rompere il muro del silenzio e cercare aiuto e consiglio nei carabinieri e nei servizi sociali. Ma che non stupiscono affatto gli addetti ai lavori. «Lo studio – afferma Francesco Piani, responsabile del Dipartimento dipendenze dell’Ass n.4 “Medio Friuli” – non fa altro che confermare ciò che andiamo dicendo da sempre».
Dottore, condivide le conclusioni della ricerca pubblicata su Lancet?
«Certamente. L’alcol ha un impatto sociale superiore a quello di altre droghe, nel senso che è molto più dannoso sugli “altri”, di quanto non lo sia su chi effettivamente lo consuma».
Concentrandoci sul Friuli, cosa emerge?
«Ciò che più colpisce è il progressivo abbassamento dell’età nei consumi. Ormai, si comincia già da bambini. Mi è capitato di tenere conferenze nelle scuole elementari e di raccogliere le lamentele di mamme di alunni dell’ultimo anno. Raccontavano che ai festini, se manca l’alcol, è come se non ci fosse completamente da bere».
Cos’è che rende pericoloso il consumo di alcol da giovani?
«Ci sono almeno tre ragioni, per spiegare che bere sotto i 18 anni non fa bene. Innanzitutto, perchè più precoce è l’inizio dell’assunzione, per quanto minima possa essere, più facile è che in età giovanile e adulta si incorra in problemi di dipendenza. Poi, perchè l’alcol è un tossico per il cervello, che fino alla maggiore età non è ancora del tutto sviluppato. Infine, perchè l’alcol è la prima causa di morte tra i 19 e i 25 anni: in Europa, si calcolano 56 mila decessi l’anno per ragioni alcolcorrelate, incidenti stradali in primis».
Nonostante tutto, i giovani continuano a bere. Perchè?
«Per sballare, esattamente come si fa con la droga. Sono astinenti per tutta la settimana e poi, il sabato, si sbronzano. E lo fanno con la modalità del “bing drinking”, cioè scolandosi cinque o più unità di alcol a sera. Talvolta, accompagnando al bicchiere uno spinello».
Tradotto in numeri, quanto grave è la situazione in Friuli?
«La media, nella “Medio Friuli”, esclusi i casi d’incidente stradale, è di 250 decessi alcolcorrelati l’anno: siamo passati dai 271 del 2001, ai 230 del 2005, ai 257 del 2008. Per le stesse ragioni, i posti letto stabilmente occupati negli ospedali sono 25 e quasi 10 mila le ore di degenza registrate nel 2009».
E cosa si può fare per porre un freno a questo trend?
«Darsi una regolata, prima che il problema degeneri. E questo vale per tutti, giovani e non».
Scusi?
«Se i ragazzi o, peggio ancora, i bambini cominciano a bere, la colpa è dei cattivi esempi che li circondano. A cominciare dalla famiglia. Spetta ai genitori compiere il primo passo e smettere di consumare sostanze alcoliche. Purtroppo, invece, si tende spesso a banalizzare il problema e a giustificare così comportamenti che, al contrario, bisognerebbe avere il coraggio di arginare fin da subito».
È un problema che le famiglie possono affrontare da sole?
«Assolutamente no. Soltanto un esperto è in grado di fornire le risposte idonee a superare il disagio. Anche perchè ogni caso richiede un esame particolare. Oggigiorno siamo attenti a tutto, dall’alimentazione al benessere fisico: non è possibile comportarsi da sprovveduti proprio su una materia così delicata per la salute, com’è il consumo di alcol».
Spesso, però, la gente si vergogna di presentarsi al Sert.
«A nessuno piace portare i figli al Dipartimento delle dipendenze, è vero. E questo è un ostacolo reale. Di solito, da noi si arriva quando le cose sono già a un grado avanzato. Il consiglio, invece, è di mettere da parte imbarazzi e pregiudizi e pensare al bene dei propri figli. Un intervento tempestivo può rivelarsi anche risolutivo».


IL MESSAGGERO VENETO del 2 novembre 2010
«Alcol tra i minori, è Udine a provocarli»
di LUANA DE FRANCISCO
«Invece di meravigliarci se i ragazzi bevono e prima di dare tutta la colpa alla tv, gli adulti dovrebbero fare un po’ di autocritica e chiedersi se sia educativo trasformare la città in un distributore di alcolici». Di fronte al preoccupante dilagare del consumo di vino, birra e superacolici tra i minorenni, don Davide Larice, da quasi 40 anni impegnato nel recupero dei giovani, sfida a fare un giro in centro, senza inciampare nei tavolini di bar e osterie. Presidente dal 1975 del Centro solidarietà giovani e fondatore della Comunità residenziale per minorenni, inaugurata in febbraio in via Zuglio, don Larice conosce bene il pianeta giovanile e tutte le problematiche ad esso correlate: dipendenza dalle droghe e dall’alcol e, sempre di più, bullismo. È proprio per questo, per la grande esperienza maturata in tanti anni di attività al loro fianco, che – dopo l’allarme lanciato da carabinieri e genitori –, non se la sente di gettare la croce addosso ai ragazzi. E che suggerisce piuttosto di andare a cercare l’origine dei loro errori nei poco edificanti modelli di comportamento presenti nel mondo degli adulti. «I nostri ragazzi – osserva don Larice – sono sottoposti fin da giovanissima età a stimoli e provocazioni che li inducono ad assumere comportamenti non corretti. Con questo, non intendo demonizzare soltanto la televisione, le pubblicità e il linguaggio spesso volgare e feroce che adoperiamo. A volte, è la città stessa a mandare loro, seppure in maniera indiretta, sollecitazioni negative». Per capire a cosa don Larice si riferisca, basta ascoltarlo mentre descrive la città così come gli si è presentata nei mesi estivi. «Per girare nelle vie e nelle piazze del centro – dice –, sono stato costretto a dribblare i tavolini, le sedie e le mensole di bar e osterie. Per non parlare dei cocci, delle cicche e delle carte gettati in mezzo alle strade. Uno spettacolo davvero sconfortante. E che dimostra un’esagerata esposizione dei simboli del bere. Nella mia vita ho viaggiato tanto – continua –, ma devo dire che da nessuna parte, come a Udine, ho avuto l’impressione di trovarmi in una città praticamente trasformata in un distributore di alcolici». Inutile scandalizzarsi, allora. «Quelli che una volta erano i luoghi dell’incontro e della discussione – incalza don Larice –, ora sono diventati parcheggi nei quali esibire un bicchiere di vino in mano. Si socializza bevendo. Anche a soli 16 anni». O addirittura già, come nei casi seguiti in via Zuglio, a partire da 12 o 13 anni. «Il problema non riguarda soltanto i ragazzi cresciuti in famiglie disagiate – afferma il sacerdote –, per il semplice fatto che oggi, tra crisi economica, crollo dei valori e precarietà del lavoro, a essere disagiati sono un po’ tutti». Considerazioni amare, quelle di don Larice, e alle quali lui stesso ammette di non sapere quale risposta dare. «Nessuno dice che non si debba bere – conclude –, ma credo esista un modo più discreto per vendere e somministrare l’alcol. Se l’educazione non comincia da noi, poi non meravigliamoci se i giovani non sanno comportarsi con moderazione».


IL MESSAGGERO VENETO del 3 novembre 2010
Venanzi: don Larice ha ragione.
Donazzolo: Comune contraddittorio
E Volpe Pasini ricorda al sacerdote: il vino è il sangue di Cristo
C’era da aspettarselo: l’analisi di don Davide Larice, che sull’edizione di ieri ha descritto Udine come un «distributore di alcolici», biasimando «l’esagerata esibizione dei simboli del bere» proposta dai bar e dalle osterie del centro e descrivendo la città come un luogo «pieno di provocazioni indirette» ai giovani, ha scatenato le più diverse reazioni. Il primo a muoversi, già nella mattinata di ieri, è stato il consigliere comunale del Pd, Alessandro Venanzi . «Come delegato del “Forum giovani” e considerato il mio impegno sul fronte dell’attività serale dei locali – ha detto –, ho cercato subito di prendere contatto con don Larice, per un confronto sulle problematiche sollevate sul “Messaggero Veneto”. Mi piacerebbe instaurare un dialogo e fare tesoro dei suoi suggerimenti in materia. Contro l’abuso di alcol, il Comune sta già facendo molto. Basti pensare – continua – al gazebo allestito in occasione dell’ultima edizione di Friuli doc, per sensibilizzare la popolazione a un consumo corretto». In attesa di incontrare il presidente del Centro solidarietà giovani, Venanzi abbozza già qualche idea. «Se da un lato si tratta indubbiamente di una piaga da combattere – dice –, dall’altro non si può impedire agli esercenti di fare il loro lavoro. Credo che qualcosa di più debba venire dai genitori e dalle scuole». Identica premessa, ma tutt’altra posizione quella espressa da Giovanni Donazzolo , del coordinamento cittadino del Pdl. «L’abuso di alcolici in città, soprattutto fra giovani e giovanissimi, sta diventando un allarme sociale – dice – e la colpa è anche del Comune. Che, a furia di concessioni di suolo pubblico ai bar e di sostegno a manifestazioni dal dubbio contenuto, come il Sunsplash, se da un lato aiuta l’economia cittadina, dall’altro alimenta un problema che invece dovrebbe combattere con fermezza». A palazzo D’Aronco, Donazzolo attribuisce anche la responsabilità di «scelte confusionarie e contraddittorie»: da un lato – dice – «concessioni utili a far cassa», dall’altra «sanzioni pesanti a un paio di locali, per dimostrare il pugno di ferro». Senza contare, conclude, «che sono gli stessi gestori a lamentare difficoltà, per l’eccessivo numero di locali». A far vibrare la propria voce, nella doppia veste di leader di Sos Italia e di titolare di un locale in piazza Matteotti, è anche Diego Volpe Pasini . Che esordisce bocciando in toto il ragionamento di don Larice. «Tutto quello che ha detto è sbagliato – afferma – per almeno tre ragioni. Innanzitutto, perchè i bar e i ristoranti sono il traino e l’attrazione principale del centro storico. Poi, perchè Udine è la capitale dei Colli orientali del Friuli e, in quanto tale, è naturale che abbia un’offerta così ampia di vini. Infine, perchè per tutti i cattolici che, come me, sono cresciuti frequentando la messa, il vino era e resta il “sangue di Cristo”». Ma non è finita. «Dati alla mano – continua Volpe Pasini –, la tendenza è di un calo nel consumo dei superalcolici a tutto vantaggio del vino, che ha una gradazione che va dal 5 al 13 per cento. E, inutile negarlo, sedersi attorno a un bicchiere di vino è una delle cose più belle che ci possano essere al mondo. Come ci insegnano i preti di campagna – conclude –, che da sempre svolgono le loro funzioni attorno a un tavolo, al centro del quale campeggia una bottiglia di vino rosso». (l.d.f.)


CORRIERE.IT – FORUM NUTRIZIONE
Scrive Max
Re: Alcol la droga più dannosa per la società
L’attributo "indipendente" non è di per sé sinonimo di affidabilità: ci sono scuole "indipendenti" in Gran Bretagna che insegnano il creazionismo al posto dell’evoluzionismo. Le posso citare due "ricercatori indipendenti" che parlano di nutrizione sul Web ma che in realtà sono ciarlatani - o detto in altre parole - non hanno la qualifica per parlare di nutrizione e nascondono le proprie idee dietro il concetto di "filosofia".
Il termine "indipendente" ha sempre bisogno dell’oggetto da cui questa dipendenza non esisterebbe, per poter essere qualificato.
Anzi, semmai il contrario: per esempio io ritengo Lei affidabile in quanto porta lo stemma tricolore dell’INRAN. Diversamente come potrei? Non la conosco di persona. Dovrei leggere il suo curriculum? Non ne capirei un’acca.
In tutti i casi si tratta di avere "fede" in qualcuno o qualcosa, dato che il comune cittadino come me non ha gli strumenti per valutare. Se non per quel minimo di ragionamento che a fatica riusciamo a mettere in pista sulla base degli elementi che abbiamo a disposizione.
A ogni modo, quello che intendevo chiederle è se ha senso inserire nella stessa classifica degli stupefacenti l’alcol che a quanto mi risulta è si dannoso per la salute come le droghe, ma che non mi risultava essere classificato come tale.
Non mi sembra neanche che l’alcol sia percepito dalla gente come droga: quando parlo con i miei amici l’atteggiamento verso un bicchiere di birra e uno spinello è diverso. Ma appunto potrebbe essere un problema di errata percezione nostra.
Risponde Andrea Ghiselli
Non confonda l’indipendenza politica con l’indipendenza economica. Io sono dipendente di un ente indipendente. L’Independent Scientific Committee on Drugs è stato fondato proprio con lo scopo di essere un organismo scientifico super partes, non condizionato da pressioni politiche o economiche e quindi scevro da qualunque interesse. Un po’ come siamo noi (o almeno dovremmo essere): un ente pubbloico di ricerca al di sopra delle parti il cui unico scopo è quello di fare ricerca "libera".
Ciò detto, l’alcol so bene come è percepito in una società sotto spirito come la nostra, ma è indubbio che sia annoverato tra le sostanze psicotrope. La legalità o illegalità di una sostanza poi dipende solamente dalle decisioni politiche intraprese.


AVVENIRE
A Bergamo musica e arte contro l’alcol la campagna
Dal 9 novembre ’Artway’ animerà i locali del centro con l’obiettivo di educare al divertimento responsabile Coinvolti anche barman e gestori
DA BERGAMO
MARCO BIROLINI
Divertirsi senza eccessi, guadagnando in cultura personale e in sicurezza stradale.

È la scommessa di ’Artway’, la rassegna che dal 9 novembre animerà i locali notturni di Bergamo proponendo ai giovani un modello alternativo di vita notturna, senza bisogno di alzare troppo il gomito.
Il problema della ’sbronza’ resta infatti acuto tra i giovanissimi orobici: secondo una recente indagine il 58% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni è solito ubriacarsi almeno una volta all’anno. Nel complesso, l’alcolismo è una piaga che affligge circa 150 mila bergamaschi.
Organizzata da Comune, Ascom e Confesercenti, ’Artway’ ruoterà attorno allo slogan ’No alcol, sì party!’, per sottolineare che l’allegria non si nasconde in fondo a un bicchiere.
Per un mese gli artisti cittadini under 30 si esibiranno in concerti, performance teatrali e mostre con l’obiettivo di promuovere il divertimento intelligente e responsabile. Durante le serate, i barman dei dieci locali aderenti all’iniziativa serviranno drink analcolici a soli 3 euro.
La campagna anti alcol sarà preceduta da un convegno in programma lunedì 8 novembre.
Si parlerà delle nuove norme del codice della strada, tra cui spicca l’obbligo per bar e ristoranti di installare etilometri a disposizione della clientela.
Il convegno si soffermerà sul peso educativo che i gestori di locali notturni possono avere nei confronti dei loro giovani clienti.
Se lo dice il barista, è più facile rinunciare all’ultimo bicchiere e mettersi al volante evitando rischi inutili.


RIVIERA24.IT
Ex convivente denuncia violenza sessuale a processo per maltrattamenti: 59enne rinviato a giudizio
Ventimiglia - L’accusa e’ di violenza sessuale. L’uomo era gia’ sotto processo dal giudice monocratico per i maltrattamenti alla stessa convivente, che durante l’esame del giudice ha confessato gli abusi subiti.
Di Fabrizio Tenerelli
Un ventimigliese di 59 anni, Girolamo Abbo, accusato di abusare della convivente, quando rientrava a casa, la sera, ubriaco, e’ stato rinviato a giudizio, stamani, dal gup Eduardo Bracco del tribunale di Sanremo. L’accusa e’ di violenza sessuale. L’uomo era gia’ sotto processo dal giudice monocratico per i maltrattamenti alla stessa convivente, che durante l’esame del giudice ha confessato gli abusi subiti.
Pertanto il gup ha deciso di unificare i due procedimenti che dal giudice monocratico, il 13 gennaio, giorno della prima udienza, passeranno di competenza del Collegio. La donna, assistita dall’avvocato Angelo Franza, stamani si è costituita parte civile. L’uomo, accusato di violenza sessuale, avrebbe in piu’ occasioni picchiato, minacciato ed esercitato violenza psicologica nei confronti dell’allora compagna, obbligandola ad avere dei rapporti.


LE SCIENZE
Neurofarmacologia
Dipendenza da alcol e da nicotina: possibile un unico trattamento
Utilizzando come bersagli specifici sottotipi dei recettori nicotinici sarebbe possibile trattare la dipendenza dalle due sostanze con una sola molecola Due nuovi composti efficaci nel trattamento contemporaneo della dipendenza da nicotina e da alcol sono stati scoperti dai ricercatori della Ernest Gallo (*) Clinic and Research Center, dell’Università della California a San Francisco e della Pfizer Inc.
Secondo quanto reso noto in un articolo apparso sulla rivista Neuropsychopharmacology, il consumo di alcol nei roditori è stato ridotto in modo significativo dai due composti, denominati CP-601932 e PF-4575180, che agiscono su uno specifico sottotipo del recettore nicotinico per l’acetilcolina neuronale (nAChR).
Le proteine nAChR sono state trovate in tutto il sistema nervoso, e mediano gli effetti di sostanze come la nicotina. Recenti studi di genetica umana hanno mostrato che i geni che codificano per questo sottotipo hanno un’importanza significativa per la suscettibilità alla dipendenza da sostanze.
“Il problema è stato trasferire questi importanti risultati genetici in farmaci efficaci”, ha commentato Selena E. Bartlett, direttore del Preclinical Development group del Gallo Center e coordinatrice dello studio. “Uno di questi nuovi composti, il CP-601932, ha già dimostrato di avere un soddisfacente profilo di sicurezza nell’essere umano, anche se occorrerà valutare l’efficacia del composto in appositi trial clinici”.
“La dipendenza dall’alcol e quella dalla nicotina sono spesso trattate come disturbi separati nonostante il fatto che il 60-80 per cento dei forti bevitori siano anche tabagisti”, ha spiegato la Bartlett. “Sono disponibili poche strategie per trattare questi disturbi separatamente: i nostri dati suggeriscono che utilizzando come bersagli specifici sottotipi delle nAChR sarebbe possibile trattare la dipendenza dalle due sostanze con una sola molecola.”
Il fatto significativo è che sebbene questi composti abbiano un effetto significativo sul consumo di alcol dei roditori, il loro introito di zuccheri non ne è stato influenzato: ciò indica che a differenza dei trattamenti farmacologici attualmente approvati, questi composti non interferiscono con il naturale sistema di ricompensa”, ha concluso la Bartlett. (fc)
(*) Nota: Ernest Gallo è stato probabilmente il più importante produttore di vini americano, da lui partì un’importante progetto di marketing a livello mondiale teso a promuovere il vino millantando effetti protettivi per la salute umana.
Ora in un centro di ricerca a lui intitolato fanno esperimenti sul povero TopoVino per combattere le conseguenze del bere (e del fumo).


ILGIORNALE.IT
È giusto uccidere il padre per difendere la madre?
A ventun’anni ha ucciso il padre-padrone che maltrattava la moglie: l’ha colpito per quattro volte, al petto, con un coltello da cucina. Sembra che la vittima, 42 anni, fosse ubriaca: ha iniziato a litigare con la moglie, anche in presenza dell’ultimo figlio di soli 15 mesi. Al piano di sopra gli altri due figli, il 21enne e un 17enne, hanno sentito le urla, sono scesi in cucina e Francesco, il più grande, ha provato a dividere i genitori; pochi secondi dopo, ha afferrato un coltello da cucina e ha colpito il padre, uccidendolo. Poi è fuggito, ha nascosto il coltello in un tombino ed ha girovagato per senza meta per la cittadina. I carabinieri lo hanno bloccato senza che opponesse resistenza. Mauro Buonavolontà, la vittima, era stato denunciato per maltrattamenti familiari. La mamma e i fratelli del ragazzo hanno cercato di negare e proteggerlo. E il paese lo difende. «Suo padre era attaccabrighe» che ha rovinato la vita a moglie e figli», racconta la gente di Acerra. Qualche tempo fa aveva coltellato un vicino di casa. «Francesco ha solo difeso sua madre. È un bravo ragazzo, portava avanti la famiglia. I pochi soldi che guadagnava li dava in casa».

LEGGO (Torino)
Ha sferrato diverse coltellate al figlio…

Ha sferrato diverse coltellate al figlio accorso in aiuto della madre, ma il ragazzo è riuscito a divincolarsi e a evitare la maggior parte dei colpi. Rachid Mezrane, marocchino di 49 anni residente a Susa, è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di tentato omicidio, anche se il giovane, 16 anni, se l’è cavata con una medicazione in ospedale e con 15 giorni di prognosi. I fatti si sono svolti la notte scorsa nell’appartamento dove vive la famiglia: l’uomo, ubriaco, prima ha picchiato la moglie e poi, quando si è reso conto che il figlio difendeva la donna, ha aggredito così brutalmente anche lui.


SENZACOLONNE.IT
Schiaffi alla moglie Resta in cella
BRINDISI – Resta in carcere perché è ritenuto pericoloso a tal punto da poterci riprovare. Alessandro Liardo, 35 enne, è stato ascoltato ieri dal giudice monocratico Francesco Carlucci, sarà processato per direttissima tra qualche giorno. E’ accusato di violenza, minacce e lesioni a danno della sua compagna, madre di due bambini ancora molto piccoli. E di resistenza a pubblico ufficiale per aver definito “chini di merda” i poliziotti che avevano forzato la porta d’ingresso dell’abitazione coniugale e avevano subito cercato di mettere in salvo la donna, 21 anni, che per uno schiaffo rimediato ha riportato traumi al timpano. Alessandro Liardo non ha un lavoro e secondo quanto è emerso ieri mattina in Tribunale è preda della dipendenza dall’alcol. La donna che ha subito il suo exploit di violenza lo ha denunciato perché lo ama: vorrebbe tanto che si curasse in una comunità e tornasse ad essere il ragazzo sorridente e gentile di sempre. Padre affettuoso con i suoi due figlioletti.
Dal canto suo, Liardo, ieri mattina ha chiesto scusa pubblicamente alla sua metà che ha comunque raccontato la propria versione dei fatti al giudice, un racconto che ha determinato la decisione di convalidare l’arresto e non soltanto: è stata confermata anche la custodia cautelare in carcere per il 35enne che al momento non potrà beneficiare di alcuna attenuazione della misura. I fatti, così come sono stati ricostruiti, con l’apporto della testimonianza degli agenti della sezione Volanti della questura di Brindisi, diretti da Alberto D’Alessandro che furono chiamati a intervenire al rione Commenda per via di una lite furibonda tra coniugi, sono inquietanti.


CORRIERE.IT
LO STUDIO
Forti bevitori, attenti al rischio cancro
Nuove conferme: quattro o più bicchieri al giorno di vino, birra o superalcolici espongono a un rischio elevato di sviluppare un tumore del cavo orale o della faringe
MILANO – La relazione pericolosa fra alcol e cancro viene confermata ancora una volta (*): chi consuma quattro o più bicchieri di bevande alcoliche (vino, birra o superalcolici) al giorno vede aumentare di sette volte il rischio di sviluppare un tumore della faringe rispetto a chi non beve, mentre il pericolo di una neoplasia del cavo orale si quintuplica. Lo dimostra un’analisi sistematica di tutti i dati finora disponibili sull’argomento in Europa, Asia e Americhe, pubblicata sulla rivista scientifica dai ricercatori del dipartimento di Epidemiologia dell’Istituto Mario Negri di Milano. Il legame fra alcol e tumori non è una novità, ma risulta ancora più preoccupante alla luce di questa nuova prova e degli ultimi dati Istat, secondo i quali gli italiani bevono sempre peggio. Se il consumo di alcolici infatti appare stabile, ci avviciniamo alle pessime abitudini del Nord Europa: esageriamo e fuori dai pasti, soprattutto i più giovani, ma la categoria più esposta alla probabilità di eccessi sono gli anziani.
LA RICERCA - Lo studio ha preso in considerazione 31 studi epidemiologici, per un totale di 12.083 casi, ed è emerso che i forti bevitori (ovvero chi è solito farsi quattro o più bicchieri quotidiani di alcolici) hanno un rischio di tumore della faringe (orofaringe e ipofaringe) superiore di quasi sette volte rispetto a quello dei non bevitori o dei consumatori occasionali. Per quanto riguarda il carcinoma del cavo orale, il pericolo risulta invece quasi quintuplicato. Tra le localizzazioni tumorali considerate (lingua, orofaringe e ipofaringe), infine, l’alcol è risultato essere particolarmente associato al cancro dell’ipofaringe, dove il contatto con gli epiteli è più prolungato. «Il punto di forza di questa analisi - afferma in una nota Federica Turati, coordinatrice del progetto del Mario Negri, che ha collaborato con ricercatori dell’Università degli Studi di Milano, dell’Università di Milano Bicocca, dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e della Mount Sinai School of Medicine di New York - sta nell’aver incluso tutti gli studi pubblicati sull’argomento nel mondo e nell’averli analizzati in modo sistematico e trasparente, ottenendo stime di rischio basate su una casistica di dimensioni uniche». Ogni anno in Italia si registrano circa duemila decessi per neoplasie del cavo orale e della faringe negli uomini e 700 nelle donne. I nuovi casi diagnosticati ogni anno sono più di 5mila, con tassi di incidenza particolarmente elevati nel Nord-Est della penisola, dove - concludono gli esperti - è stata forte in passato una tradizione di elevato consumo di alcol e tabacco. Anche il fumo, infatti, è fra le principali cause scatenati di un tumore, non solo polmonare, ma anche della bocca.
Vera Martinella
(Fondazione Veronesi)
(*) Nota: speriamo che alla Fondazione Veronesi comincino una buona volta a denunciare l’aumento del rischio di cancro anche nei bevitori da 1 o 2 bicchieri al giorno, come dimostrato da moltissimi autorevoli studi internazionali.


IL SENTIERO
“Vino e bufale”
“Tutto quello che vi hanno sempre dato da bere a proposito delle bevande alcoliche”
Presentazione del libro di Enrico Baraldi e Alessandro Sbarbada – Stampa Alternativa
Il Circolo Culturale Maritain invita ad un incontro aperto a tutta la cittadinanza Venerdì 12 novembre alle ore 20.30 al Centro Culturale di Piazza Umberto a San Giovanni Lupatoto (VR).
Vino, birra e superalcolici sono i protagonisti della più massiccia disinformazione nei confronti di una sostanza di comune consumo: l’alcol.
Gli effetti benefici dell’alcol non sono sostenuti da rigorose ricerche scientifiche, ma dall’interesse di una lobby di produttori, politici e giornalisti.
Scoprirete che l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara che meno alcol si beve meglio è, che anche piccole quantità comportano rischi e che non esiste motivo legato alla salute per consumare alcolici.
Anzi l’alcol è la seconda causa di cancro dopo il fumo, è la prima causa di morte tra i giovani, aumenta fino a 380 volte il rischio di incidenti d’auto, provoca il 10% dei ricoveri ospedalieri e ci costa ogni anno almeno quanto una finanziaria.
Alla fine di questo libro avrete le informazioni corrette e documentate per decidere del vostro stile di vita rispetto al vino e alle bevande alcoliche.

Potrete anche continuare a bere, ma solo perché vi piace. Perché tutti gli altri motivi sono delle bufale.


LA NAZIONE (Firenze)
DENUNCIATA
Badante romena si ubriaca e aggredisce i carabinieri
LA BADANTE ROMENA di un’anziana di Scandicci si è ubriacata ed ha aggredito i carabinieri intervenuti successivamente per calmarla. La donna, 43 anni, è stata denunciata. L’episodio è successo intorno alle 20. A chiedere l’intervento dei militari sono stati alcuni conoscenti dell’anziana che hanno visto che la badante era in evidente stato d’ubriachezza. La presenza degli uomini in divisa non ha però raffreddato le effervescenze della romena che così è stata denunciata.


IL MESSAGGERO VENETO del 3 novembre 2010
Dottoressa ubriaca aggredisce una paziente
CERVIGNANO. Va dal medico per un’impegnativa, ma si accorge che la ricetta è sbagliata e lo fa notare alla dottoressa che inveisce, le lancia addosso alcuni oggetti e la chiude a chiave nell’ambulatorio. Sono dovuti intervenire i carabinieri e per la dottoressa è scattata una denuncia. «La dottoressa non stava nemmeno in piedi – racconta la paziente –, all’inizio pensavo stesse soltanto poco bene. Ho cercato di calmarla, ma invano. A un certo punto mi ha colpita con un pugno in faccia e per evitare che mi allontanassi mi ha chiusa dentro l’ambulatorio a chiave. Per fortuna sono riuscita a prendere le chiavi sulla sua scrivania e sono scappata». I carabinieri hanno trovato la donna visibilmente alterata dall’alcol. Per tranquillizzarla si è reso necessario l’intervento di un altro medico.


IL TIRRENO
Guida senza alcol, tre spot dell’Asl un progetto del consiglio dei ministri
EMPOLI. Anche l’Asl 11 partecipa al progetto “La strada per una guida sicura”, progetto promosso dal dipartimento politiche antidroga della presidenza del consiglio dei ministri. Sono stati inviati tre spot.ù
Hanno una durata di quaranta secondi ciascuno sul tema della prevenzione del tabagismo, della droga e dello stress, realizzati a suo tempo a fini sanitari e didattici.
Il progetto “La strada per una guida sicura”, infatti, prevede la raccolta e la selezione di spot e video sugli effetti che il consumo di alcol e sostanze stupefacenti hanno sulla guida. I 12 prodotti che, al temine delle selezioni, risulteranno vincitori, costituiranno lo spunto per il dipartimento per creare un video di trenta secondi che verrà mandato in onda sulle emittenti preferite dai giovani ed un filmato di 20 minuti che, corredato di specifiche schede tecniche, verrà inviato alle scuole del territorio nazionale per educare i giovani in procinto di conseguire il patentino o la patente di guida. Lo scopo del progetto è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica alla guida sicura offrendo ai ragazzi l’opportunità di riflettere sull’importanza di evitare comportamenti sbagliati e potenzialmente tragici quali la guida sotto l’effetto di alcol e droghe.


IL TIRRENO
Strage di auto in sosta
Ubriaco perde il controllo della Mercedes e danneggia 12 vetture lungo via Bologna
PRATO. Non erano ancora le 20 di martedì, ma un sessantenne residente a Santa Lucia aveva già esagerato con l’aperitivo alcolico. Per questo ha perso il controllo della propria Mercedes e ha danneggiato la bellezza di 12 auto parcheggiate lungo via Bologna.
Le imprecazioni si sono sprecate martedì sera nel tratto di strada che porta alla rotonda con l’intersezione di viale Galilei. Anche perché il conducente della Mercedes, anziché fermarsi dopo la prima sbandata, ha tirato dritto ed è stato raggiunto solo quando è arrivato a casa, sempre in via Bologna.
A inseguirlo è stato il proprietario di una delle auto danneggiate: era appena sceso dalla vettura dopo averla parcheggiata quando ha visto arrivare la Mercedes che gli ha “rifatto” la fiancata. Ma il conducente della berlina tedesca sembrava in preda a un raptus distruttivo. Dopo aver urtato la prima auto ha proseguito in direzione nord lasciando una scia di danni.
Arrivato a casa, è stato raggiunto dal proprietario inferocito e successivamente dalla polizia municipale, che gli ha contestato quattro infrazioni. Si è scoperto infatti che oltre a essere ubriaco (con un’alcolemia di quasi tre volte oltre il limite consentito dalla legge) il sessantenne non avrebbe dovuto guidare perché la patente gli era già stata sospesa. E così, oltre alle multe da pagare, avrà una nuova sospensione e la Mercedes gli è stata sequestrata.


IL GAZZETTINO (Pordenone)
MANIAGO Attaccato dalla minoranza per "l’apologia dell’aperitivo"
La politica della sobrietà
Il consigliere barista si difende: «Non vendo alcol ai ragazzini»
MANIAGO - Primo esercente maniaghese a istituire i bus navetta gratuiti per non far correre rischi ai propri clienti; primo barista della zona ad aver messo a disposizione, ben due anni fa, un alcoltest, che la legge renderà obbligatorio soltanto dal prossimo 13 novembre; primo titolare di un locale pubblico della pedemontana dove si somministrano bevande alcoliche ad aver autonomamente innalzato la soglia di età a 18 anni, informando la clientela, con tanto di cartello affisso nel bar, e ben visibile, sui rischi, anche di natura penale, che si assume il maggiorenne che ordina alcolici per sè e poi li cede a persone minorenni. E ancora: primo (o tra i pochi) a chiedere i documenti alla clientela quando è palese la loro giovane età; primo esercente ad offrire da bere dei succhi di frutta a quanti, arrivando nel locale, consegnano spontaneamente le chiavi dell’auto. E, in precedenza, primo barista ad avere vietato il fumo all’interno del locale. A chi appartengono questi primati? A Michele Benvenuto, consigliere comunale di maggioranza e titolare del Gnu bar («in realtà collaboratore familiare», si affretta a precisare l’interessato, che è alle dipendenze della sorella), finito al centro di una polemica sollevata da un altro consigliere comunale - di minoranza - Pio De Angelis, che lo ha accusato di fare apologia dell’aperitivo.
«Spiace che il collega consigliere sia stato così male informato - sdrammatizza Benvenuto -, perché credo che il nostro locale possa essere portato ad esempio per correttezza di comportamenti, non essendo mai incorso in sanzioni di alcun tipo. Inoltre - aggiunge -, sono persuaso che la mia presenza in commissione sia molto utile, per le indicazioni che soltanto chi lavora in un certo ambiente può fornire. De Angelis - incalza Benvenuto - ha anche la memoria corta, dal momento che non si ricorda che sono stato il primo ad essere favorevole ad innalzare la soglia d’età per somministrare alcolici, solo che non si è deliberato in aula perché si voleva ascoltare i rappresentanti di categoria, cosa che io non sono. Tuttavia, senza attendere alcuna indicazione dall’alto, noi da alcune settimane applichiamo già stringenti divieti nel vendere alcol ai minorenni». Un’ultima precisazione sulle assenze reiterate in commissione: «Sono due e sono dovute ad un grave lutto famigliare e alla concomitanza con i rari momenti di ferie che i liberi professionisti si possono permettere. Anche in questo senso, De Angelis, se mi avesse chiesto spiegazioni, avrebbe evitato brutte figure».


LA SICILIA
«Non siamo un paese di ubriaconi»
«Non è un ladro, sbagliò porta perché aveva bevuto»

IL RESTO DEL CARLINO (Reggio Emilia)
Guida ubriaco fradicio e causa un incidente


IL MESSAGGERO VENETO
allarme alcol tra i minori, venanzi (pd) e don larice alleati per contrastare l’abuso

© asaps.it
Venerdì, 05 Novembre 2010
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