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Rassegna alcol e guida del 6 e 7 novembre 2010

A cura di Alessandro Sbarbada, Guido della Giacoma e Roberto Argenta

 

IL MESSAGGERO (Abruzzo)
Ha patteggiato la pena per l’omicidio e per aver bevuto
Otto mesi per aver investito il pompiere (*)ù
Ha patteggiato la pena, ieri, Giovanni Antonio Graziani, l’automobilista che la sera del 22 aprile investì e uccise ubriaco alla guida Darwin Lupinetti: il vigile del fuoco 34enne morto in via Po mentre tornava a casa a bordo della moto appena ritirata dal carrozziere. Graziani ha patteggiato 8 mesi di reclusione per l’omicidio colposo e 40 giorni per la guida in stato di ebbrezza più un’ammenda. A costituirsi parte civile i familiari del vigile del fuoco. Quella sera, così come confermarono poi due testimoni, la vittima sarebbe stata presa a calci quando era ancora a terra dall’automobilista che, ubriaco alla guida, lo aveva appena investito in via Po con una Mercedes classe A. Dai rilievi effettuati, l’impatto sarebbe avvenuto poiché l’auto, che si dirigeva in direzione Teramo, svoltò verso via Roma ma non si accorse dell’arrivo in senso opposta della moto. Le due testimonianze confermarono che l’automobilista scese dalla vettura e, forse in preda al panico, iniziò a dare alcuni calci al Vigile del fuoco che in quel momento si trovava ancora a terra, vivo. Il gesto di una persona ubriaca o semplicemente la disperazione di chi intuisce ciò che ha commesso? Nessuno lo saprà mai. Darwin alle 20 aveva finito il proprio turno di lavoro al Comando provinciale dei Vigili del fuoco e, per una pura fatalità, era appena andato a ritirare la moto dal meccanico.
Stava tornando a casa dalla famiglia, a Bellante, quando, poco prima delle 21, c’è stato l’impatto mortale in via Po. In suo onore venne allestita una camera ardente in un hangar nella nuova caserma dei Vigili del fuoco in via Diaz. Sul suo feretro l’arredo del pompiere: la scala italiana, la scala a ganci, il picozzino, il cinturone, il casco, il cordino, l’imbracatura e, naturalmente, la sua personale attrezzatura Speleo alpino fluviale.
T.Poe.
(*) Nota: ho letto incredulo questo articolo, dall’inizio alla fine, per tre volte.

Non riesco a scrivere un commento, non ce la faccio proprio.
Vi chiedo una cortesia: scrivetelo voi per me.
Poi mandatelo a alessandro.sbarbada@fastwebnet.it , a robargen@fastwebnet.it e a guidodella@libero.it .
Riproporremo l’articolo e pubblicheremo i vostri commenti nei prossimi giorni.
Grazie.
Alessandro Sbarbada


IL CENTRO
Travolge e uccide vigile eroe
Ma se la cava con otto mesi
L’investitore ubriaco patteggia per la morte di Walter Lupinetti, in prima linea all’Aquila dopo il sisma
TERAMO. Otto mesi di reclusione per omicidio colposo, 40 giorni per guida in stato d’ebrezza, 800 euro d’ammenda, pena sospesa e non menzione. Se la cava così il teramano G.A.G, di 31 anni, accusato della tragica morte del vigile del fuoco Darwin Lupinetti, uno degli eroi dell’Aquila, travolto e ucciso mentre tornava a casa in sella alla sua moto. Il giovane imputato ha patteggiato la pena davanti a ben sette parti civili, i parenti del vigile che hanno gremito l’aula del gip Marina Tommolini. L’incidente avvenne ad aprile in in via Po mentre il vigile del fuoco, di 36 anni, sposato e padre di un bimbo di 5, tornava a casa dopo aver finito il turno di lavoro. Il pompiere, in sella alla sua Bmw Gs 1100, stava percorrendo lo stradone quando, all’altezza dell’incrocio con via Roma, andò a sbattere contro una Mercedes Classe A che stava svoltando. L’impatto fu fatale al vigile più conosciuto di Teramo anche per aver rivestito i panni della befana che si calava dal campanile della cattedrale per centinaia di bimbi.


LA CITTA’ DI SALERNO del 5 novembre 2010
Tre giorni per affrontare i problemi legati alla dipendenza
Partirá oggi, al Savoy beach Hotel di Paestum, il 19esimo congresso nazionale del Club degli alcolisti in trattamento. Ieri mattina, a Palazzo di Cittá, la conferenza di presentazione dell’iniziativa, che si concluderá domenica, a cui hanno preso parte Aniello Baselice, presidente dell’associazione nazionale dei Club degli alcolisti in trattamento, Ermanno Guerra, assessore comunale alle Politiche sociali e il sindaco De Luca. Partendo dai dati allarmanti forniti da Baselice, secondo cui l’abuso di alcol è diventato molto più frequente tra i ragazzi tra i 15 e i 24 anni, e i soggetti a rischio appartengono per il 50 per cento alla fascia d’etá addirittura inferiore ai 18 anni, De Luca si è impegnato a promuovere in futuro un piano di prevenzione per fronteggiare una «situazione drammatica, che non viene adeguatamente denunciata dai mezzi di comunicazione, soprattutto alla luce delle conseguenze nefaste che l’alcol può avere sulla salute». Dopo il fumo e le malattie cardiovascolari, la dipendenza dall’alcol è infatti la terza causa, in ordine di numeri, di morte precoce. Sono sei i club degli alcolisti in trattamento presenti a Salerno, undici in provincia.
(fi.lo.)


IL GIORNALE
Pestata a morte dalla figlia e dal genero: erano ubriachi
Una brutta storia - inquadrata in un ambito familiare degradato - quella accaduta a Sassoferrato, dove una donna di 66 anni, Giuseppina Limoncelli, è morta per mano della figlia e del genero, conviventi nella stessa casa in località Colmaiore, dopo essere stata a lungo percossa. I due- Angela Parri, di 38 anni, ed Ermanno Lasconi, di 45, genitori di un bimbo di 8 anni che per fortuna non era in casa - sono stati arrestati e portati in carcere, a Pesaro e ad Ancona, in attesa dell’udienza di convalida prevista per oggi. L’accusa, per loro, è di omicidio preterintenzionale aggravato in concorso.
Tutto sarebbe iniziato con una lite, legata a questioni di convivenza, iniziata fin dal mattino tra l’uomo e la suocera. Un contesto aggravato dallo stato d’ebbrezza alcolica in cui i due coniugi - lei disoccupata, lui invalido civile - erano in preda. L’uomo avrebbe così cominciato a picchiare la suocera, continuando durante la giornata a infliggerle percosse per l’intero giorno, aiutato poi dalla figlia della donna. Intorno alle 14, dopo l’ennesima violenza, la Limoncelli sarebbe rotolata giù per le scale di casa, iniziando a sanguinare copiosamente per le lesioni riportate in seguito alla caduta. Ad allertare i carabinieri con una telefonata è stato un passante, insospettito dai movimenti notati all’interno dell’abitazione.


IL MESSAGGERO (Ancona)
I vicini: «Era terrorizzata voleva andare all’ospizio»
SASSOFFERRATO - Sei o sette case, a due chilometri circa dalla zona Castello di Sassoferrato, in località Colmaiore. E’ lì che si è consumata la tragedia. I vicini di Giuseppina Limoncelli, ancora sconvolti, hanno poca voglia di parlare. Anche se un po’, dicono, se lo aspettavano. Troppi gli episodi fatti passare come “incidenti”. Troppi i lividi e lo spavento che si leggeva negli occhi della donna, rimasta vedova da qualche anno. «Gli episodi di violenza si ripetevano ormai da tempo - raccontano - Martedì abbiamo visto delle tumefazioni e dei lividi su entrambe le braccia di Giuseppina. Ci ha raccontato che si era trattato di un incidente. Ma subito dopo ha abbassato gli occhi». Secondo il racconto dei vicini, la 66enne stava vivendo da mesi un incubo. Il genero, Erasmo Lasconi, viene descritto come un vero e proprio aguzzino. Oramai i due coniugi, nonostante una casa a Fabriano, erano sempre più spesso a casa di Giuseppina. Entrambi vivevano con una pensione di invalidità da poche centinaia di euro. I servizi sociali di Sassoferrato erano sempre più presenti e il loro figlio di pochi anni era sotto tutela. Lasconi, poi, andava ad incassare ogni mese la pensione della suocera, circa 800euro mensili. Molte volte sono stati visti ubriachi dai vicini. «Quando interveniva l’ambulanza del 118 dell’ospedale Sant’Antonio abate di Sassoferrato i lividi venivano fatti passare sempre come incidenti». «A testimonianza dell’incubo a cui era sottoposta Giuseppina - continua una signora - la settimana scorsa era venuta a bussare alla mia porta in un momento in cui era sola per chiedermi alcune padelle per cucinare. Mi sono meravigliata della richiesta, ma Giuseppina mi ha fatto capire che la figlia e il genero le negavano anche l’utilizzo di qualsiasi stoviglia. Non solo. Mi aveva chiesto informazioni sul costo di una casa per anziani. Voleva andarsene, ma non poteva disporre dei propri soldi». Insomma, tanta voglia di scappare. Ma non ha fatto in tempo.
C.Cu.


CORRIERE ADRIATICO
Erasmo Lasconi aveva chiesto aiuto in paese all’ora di cena. “Disadattati da tempo”
I vicini: “Un dramma annunciato”
Sassoferrato
“Penso che Giuseppina sia morta e ora che devo fare?”. Sono le 20 di giovedì quando Lasconi informa la sua vicina di casa della morte della suocera. La donna lo invita a telefonare subito all’ospedale. Nell’immediato, però, lei non può rimanere perché deve raggiungere la chiesa del Castello per la messa per i defunti. “E’ al mio ritorno, mezz’ora dopo, vedendo tanti carabinieri, che mi sono resa conto che si stava indagando sulla morte di Giuseppina”.
Negli occhi chiari di Maria si legge quanto è sconvolta. Come tutto l’abitato di Colmaiore. La morte si sa arriva sempre all’improvviso, ma un omicidio è roba di altri luoghi non di un piccolo borgo come questo. Anche a Sassoferrato tutti ne parlano. “Difficile fare altrimenti - commenta un cinquantenne - Giuseppina, il genero e la figlia non passavano inosservati. Spesso li notavamo camminare a piedi lungo la provinciale incuranti che ci fosse il sole o la pioggia. Anche se Giuseppina, quando era sola, ogni tanto chiedeva un passaggio in auto”. “Erano dei disadattati da tempo - riferisce un altro anziano - persone conosciute pure per i problemi legati all’alcol. Erano consapevoli di essere una famiglia con disagi visto che avevano affidato il figlio alle cure degli altri nonni”. I soldi mancavano sempre. Si racconta che l’uomo era il primo a riscuotere le pensioni e il giorno dopo già non avevano più niente. Al punto che in casa non avevano nemmeno più l’elettricità e il cellulare lo ricaricavano di tanto in tanto. “Quando chiedeva un prestito - confida una donna - Giuseppina faceva l’elenco del cibo che doveva acquistare. E se i prestiti non arrivavano allora chiedeva a chi gli capitava uno o due euro. All’inizio - conclude – in molti si prestavano a tutto ciò finché non si è saputo che tutto andava a finire nel vino”. E poi le percosse. Lividi ed ecchimosi che Giuseppina e nemmeno Anna non hanno mai voluto denunciare, ma che dimostravano a tutti che la brutalità era di casa.


CORRIERE ADRIATICO
Una macabra messinscena
Sassoferrato
Sono stati ascoltati ieri mattina dal Pm Andrea Laurino i due coniugi sui quali pende l’accusa di omicidio preterintenzionale aggravato in concorso e che ora sono rinchiusi a Montacuto e nel carcere femminile di Pesaro. Un’accusa formulata dai carabinieri del Nucleo operativo di Fabriano e della stazione di Sassoferrato, dopo aver ascoltato le deposizione di marito e moglie, rispettivamente genero e figlia di Giuseppina Limoncelli, ma anche in seguito ai riscontri ottenuti nell’abitazione in cui si è consumata la tragedia, che ora è stata posta sotto sequestro. Per gli inquirenti, infatti, l’intenzione dei due coniugi sarebbe stata quella di dare una sonora lezione all’anziana, non di ucciderla. In effetti, secondo quanto emerso dall’indagine condotta fino a questo momento, Erasmo Lasconi e Angela Parri, completamente ubriachi, hanno rialzato la donna dopo che era caduta dalle scale e che per questo sanguinava, l’hanno lavata sotto la doccia e l’hanno tranquillamente sistemata sul divano, dove è deceduta alcune ore più tardi, tanto che oggi o, al massimo, domattina sul suo corpo verrà eseguita l’autopsia.
L’aspetto gravissimo, in questo caso, è dato dal fatto che i due coniugi, pur vedendo Giuseppina ridotta in condizioni penose, non hanno chiesto aiuto. Dall’interrogatorio a cui è stato sottoposto, il genero avrebbe confermato di non aver chiamato i soccorsi nella speranza che l’anziana si riprendesse.
E’ stata naturalmente la paura di conseguenze dure e immediate nei loro confronti a impedire ai due di rivolgersi al 118 o, comunque, a qualcuno, magari ai vicini di casa. Adesso, però, le conseguenze potrebbero davvero essere serie, visto che i due coniugi devono fare i conti con la pesante accusa di omicidio preterintenzionale aggravato in concorso.

 

L’ECO DI BERGAMO
Alcol test monouso in edicola con L’Eco
A partire da venerdì 5 novembre a L’Eco di Bergamo che i nostri lettori possono trovare in edicola sarà allegata una confezione di 10 alcol test monodose. Potranno essere acquistati al prezzo di 13,80 euro, oltre al prezzo del quotidiano. L’alcol test resterà in edicola sino alle feste natalizie incluse.
Gli abbonati potranno acquistare la confezione senza sovrapprezzo, semplicemente esibendo la propria copia del quotidiano. L’iniziativa, in collaborazione con Ascom e Confesercenti Bergamo, è stata decisa anzitutto per favorire la prevenzione a tutti i livelli e certamente anche perché dal prossimo 13 novembre ristoranti e bar dovranno tenere gli alcol test a disposizione dei clienti che lo richiedessero, come stabilito dalla legge 120 del 29 luglio 2010.
Le due associazioni bergamasche hanno organizzato per l’8 novembre un convegno per sensibilizzare sul tema tutti i propri associati.


IL PICCOLO di Trieste
Sicurezza sulle strade slovene Mano pesante di Lubiana
LUBIANA Trasgressori del codice stradale, tolleranza zero. Il Parlamento sloveno ha dato nei giorni scorsi luce verde, in prima lettura, al nuovo pacchetto di leggi sulla sicurezza nel traffico stradale. Prima della sua approvazione definitiva passeranno ancora alcuni mesi, ma è chiaro fin d’ora che gli automobilisti, in futuro, dovranno stare molto più attenti. Le nuove norme prevedono infatti un drastico inasprimento delle sanzioni per le principali trasgressioni: il superamento dei limiti di velocità, la guida in stato etilico e la guida contromano. Secondo le statistiche sono queste le cause principali degli incidenti mortali sulle strade slovene. Ma vediamo più da vicino che cosa prevede il nuovo codice. Una multa minima di 1.200 euro e il ritiro immediato della patente con l’obbligo di rifare l’esame di guida sono previsti nei seguenti casi: guida contromano in autostrada, sulle tangenziali e sulle strade con più corsie a senso unico; limite di velocità superato di oltre 30 chilometri orari nelle aree pedonali o a traffico moderato; limite di velocità superato di oltre 50 chilometri orari nei centri abitati: stato di ebbrezza di tutti gli occupanti del veicolo con un tasso alcolico superiore all’1,1g di alcol per chilogrammo di sangue (0,5g per i conducenti principianti); guida sotto l’effetto di droghe o farmaci; rifiuto dell’etilometro e dell’esame del sangue e delle urine; fuga dal luogo dell’incidente. Multe da mille a 3.500 euro e da 3 a 9 punti di penalità sulla patente sono previsti invece nei casi in cui il limite viene superato fino a 30 chilometri orari nelle aree a traffico moderato, fino a 50 chilometri orari nei centri abitati e fino a 40 chilometri orari nelle zone extraurbane. Costerà caro anche mettersi al volante dopo aver bevuto: in una sola volta, si potranno rimediare fino a 16 punti di penalità con multe da 2.600 a 3.900 euro. La polizia potrà intervenire e sanzionare pure i conducenti con meno di 0,5 grammi di alcol per chilogrammo di sangue, se avrà il sospetto che la persona sia incapace di guidare. La patente viene ritirata automaticamente quando si accumulano 18 punti di penalità, anche con infrazioni diverse. Saranno invece alleggerite le sanzioni per le infrazioni ritenute meno gravi. Il pacchetto di leggi sulla sicurezza stradale è stato preparato in collaborazione tra ben quattro ministeri (Interni, Giustizia, Trasporti e Sanita’) e prevede, oltre alle solite multe, per quanto salate, anche programmi di disintossicazione per gli automobilisti, il sequestro provvisorio delle vetture come pure il fermo cautelare per i guidatori ritenuti pericolosi. Si spera, con questi provvedimenti,di ridurre gli incidenti e il numero delle vittime.
Franco Babich


IL MESSAGGERO VENETO§
Allarme alcol tra i minori, Venanzi (Pd) e don Larice alleati per contrastare l abuso
Maggiore collaborazione tra il Comune e i Centri per l’assistenza e il recupero dei giovani presenti sul territorio: è con questo impegno che il consigliere comunale del Pd, Alessandro Venanzi, e don Davide Larice, presidente Centro solidarietà giovani e fondatore della Comunità residenziale per minorenni di via Zuglio, si sono congedati, ieri mattina, al termine di un incontro tenuto nella sede del “Giovanni Micesio”, in viale Ledra. Un incontro, il loro, sollecitato dallo stesso Venanzi, all’indomani dell’intervista rilasciata dal sacerdote al “Messaggero Veneto”, per esprimere la propria preoccupazione rispetto all’abuso di alcol tra i ragazzini. «L’obiettivo – spiega il consigliere di centrosinistra – era stabilire un contatto con don Larice, così vicino al mondo giovanile e così attento alle sue problematiche. E, nel contempo, informarlo su tutte le iniziative che il Comune ha promosso e continuerà a promuovere per contrastare l’abuso di alcol». Un fenomeno che, a Udine – come confermato ieri da Francesco Piani, responsabili del Dipartimento delle dipendenze dell’Ass n.4 –, ha assistito a un progressivo e pericoloso abbassamento dell’età nei consumi. «Concordo sul fatto che l’emergenza esista – ha affermato Venanzi –, ma non sono fautore di una politica proibizionista. Con don Larice, ci siamo trovati d’accordo sulla questione del decoro cittadino, cioè sul fatto che quelli che, un tempo, erano stati i luoghi dell’aggregazione, ora sono sempre più invasi dai bicchieri e dai mozziconi di sigaretta, lasciati da giovani probabilmente così annoiati, da non trovare di meglio da fare che riempire i locali». Da qui, l’appello agli esercenti «affinchè conservino una certa sensibilità nella somministrazione delle bevande alcoliche» e alle istituzioni – comprese le scuole, la famiglia e le parrocchie – «affinchè collaborino a creare maggiori occasioni di incontro e di svago per i giovani». (l.d.f.)


CORRIERE.IT - FORUM NUTRIZIONE
Scrive Mauro
alcool, classifica droghe
sono d’accordo con lei sulla pericolosità dell’alcool ma mi chiedo che senso abbia una classifica di quel tipo: guardando i grafici dell’articolo del lancet sembra quasi che sia meglio pigliarsi una pasticca di ecstasy piuttosto che bere un bicchiere di birra.
Risposta di Andrea Ghiselli

Non è che sembra quasi, è così. Intanto precisiamo il contesto: gran bretagna. Il lavoro si riferisce esclusivamente a quel paese, anche se poi le conclusioni possono essere estrapolate un po’ ovunque. Nella classifica finale, cioè nel grado di pericolosità sono stati presi in considerazione diversi fattori, distinguendo per macrocategorie: le prime due sono pericolosità per se stessi e pericolosità per gli altri. La categoria "per se stessi" comprende le sottocategorie "pericolosità fisica" (mortalità o danno specifici per l’uso di quella droga), "pericolosità psicologica" (dipendenza, alterazioni mentali) e "pericolosità sociale" (perdita di relazioni). La categoria "per gli altri" comprende le sottocategorie "pericolosità fisica e psicologica" (incidenti) e "pericolosità sociale" (crimini, danno ambientale, costi economici, disagi familiari ecc).

E’ mettendo insieme tutti questi costi che è stata stilata la classifica.


BRESCIA OGGI
MALONNO
Il gruppo di casa ha organizzato per oggi alle 20.30 la «Festa dei compleanni e della riconoscenza»
Alcolisti anonimi, un giorno di vittoria
In 24 anni di attività dalla sede della fratellanza sono passate 400 persone e in tanti ce l’hanno fatta

Questa sera alle 20,30 saranno in tanti a celebrare un anniversario di ritorno alla vita, a manifestare gratitudine per aver trovato una strada spirituale e a costo zero per uscire da una dipendenza dalle conseguenze terribili, anche mortali, che nasce da una vera malattia dell’animo e delle emozioni. Succederà nella scuola media di Malonno in occasione della «Festa dei compleanni e della riconoscenza» organizzata dagli «Alcolisti anonimi» dell’alta Valcamonica; una realtà che ha sede proprio a Malonno e che ha in Fausto il referente principale.
Il gruppo si riunisce due volte alla settimana nell’ex elementare di Lava (il martedì e il venerdì dalle 20 in poi), aperto a tutte le persone alle prese con un problema (cosciente o meno) di alcolismo e che vogliono fare qualcosa per uscirne. E da quando esiste, il nucleo malonnese (insieme ad altri che operano a Darfo, Malegno e Pontagna di Temù), facendo proprio il motto «Unità, servizio e recupero» ha regalato una vittoria sulla dipendenza a circa l’80% degli alcolisti che ci hanno provato, partecipando a riunioni totalmente gratuite, e alle quali si accede liberamente, senza alcun colloquio preliminare, che sono una occasione per trovare negli altri, in chi ce l’ha fatta, un esempio concreto da seguire.
A lume di naso, Fausto ritiene che non meno di 400 dipendenti, fra uomini e donne, siano passati da Malonno nei 24 anni di attività dell’associazione; e spiega che attualmente sono una ventina quelli che stanno seguendo il programma in dodici passi di Alcolisti anonimi. «Aa», insomma, è una risorsa preziosa che non costa nulla alla collettività. E anche per questo motivo ha finito per catalizzare l’interesse di altri gruppi e di alcune amministrazioni comunali del territorio. Così, di recente e per la seconda volta, l’assessore alle Politiche sociali di Ceto, Vanna Castellani, ha proposto un incontro di informazione pubblica molto partecipato, in seguito al quale alcune persone hanno poi preso contatto con l’associazione.


CORRIERE DI VITERBO
Incidente sulla Orte-Terni, 28enne vivo per miracolo.
Aveva un tasso alcolemico da record: oltre il doppio rispetto alla norma
Incidente sul raccordo Orte-Terni, vivo per miracolo il guidatore di un Suv. Ha perso il controllo della sua auto che ha iniziato a sbandare in galleria e ha distrutto tutto quello che si è trovato di fronte ilcommerciante di 28 anni di Vetralla, in provincia di Viterbo, che giovedì notte era al volante di una Porsche Cayenne lanciata a tutto gas sul raccordo Orte-Terni. Lo spettacolare incidente intorno a mezzanotte e trenta. L’uomo, un tecnico audiometrico che gestisce alcuni negozi di apparecchi acustici, si sta recando a Terni, dove viene spesso per motivi di lavoro, insieme a un amico. Imbocca la galleria di San Pellegrino, nei pressi di Amelia, nel tratto a doppio senso dove ci sono i lavori in corso. E proprio mentre sta per uscire dal tunnel, il Suv si trasforma in un bolide impazzito. Quaranta metri di terrore puro e una tragedia evitata solo per un soffio. L’auto inizia a spostarsi da una parte all’altra della carreggiata, staccando di netto 15 lame del guardrail, alcune delle quali restano conficcate sulla carrozzeria. La folle corsa si conclude a ridosso dell’uscita della galleria, vicino al punto in cui il restringimento finisce e la circolazione torna sulle 4 corsie di marcia. La Cayenne è distrutta, ma è solida e il conducente e il suo amico se la cavano con un brutto spavento e solo qualche graffio. Un’auto di passaggio viene sfiorata dal Suv impazzito e alcuni detriti sollevati dal mezzo, la colpiscono in più punti. E’ proprio il conducente di questa auto a dare l’allarme al 113. Gli uomini della polizia stradale, arrivano in pochi istanti e si trovano di fronte una scena surreale. Pezzi di guardrail e segnali stradali sono stati divelti ma la sorpresa arriva qualche minuto dopo quando il conducente del Suv viene trovato con un tasso di alcol nel sangue da record: 1,77 rispetto al limite di legge di 0,50.


LA NUOVA SARDEGNA del 5 novembre 2010
Nel gruppo anche una donna che con un coltello ha infierito sul cadavere
NUORO. Spietati, privi di ogni scrupolo, pieni di alcol e probabilmente, dicono gli inquirenti, caricati anche da una dose generosa di droga. Dalla ricostruzione delle telefonate intercettate prima e dopo l’omicidio di Goffredo Farinacci, emerge il mondo della gioventù bruciata romana. Che assomiglia in modo sinistro a quello emerso in altre indagini della nuova criminalità barbaricina e in quella dell’Ogliastra. Dedita sempre più ai traffici di droga, e pronta, quando serve, a prendere in mano un’arma e a uccidere senza alcuna pietà.  Tra i quattro giovani fermati ieri vicino a Tivoli colpisce, in modo negativo, il ruolo dell’unica donna presente, secondo gli investigatori, al delitto. Si chiama Flaminia Proietti, ha 22 anni, e vive a Palestrina, vicino a Tivoli. È fidanzata con uno degli altri fermati nel blitz di ieri, Alessio Vernarecci.  E a quanto pare lo segue anche nelle sue scorribande pericolose nelle campagne laziali. È lei, stando alla ricostruzione del delitto scoperto mercoledì mattina nelle campagne di Tivoli, che dopo l’omicidio infierisce sul cadavere utilizzando un coltello dalla lama affilata. E a quanto pare, pochi minuti dopo, sbandiera la cosa come se fosse un atto degno di medaglia.  Anche gli altri suoi presunti compagni di sventura, quanto a racconti sinistri pre e post-delitto, non scherzano. C’è chi invita gli amici «a fare un po’ di pulizia», chi, invece, sprona gli altri a sparare qualcuno in testa. Tra una piega e l’altra della ricostruzione del delitto, emerge anche che uno dei quattro avrebbe commentato «È il mio primo omicidio».  Chissà, forse sperava di ottenere qualche pacca sulle spalle e un po’ di applausi. Pare che l’unica donna del gruppo si sia spinta anche più in là. Presa, forse, dal brivido dell’horror, affascinata dalla terribile avventura appena assaporata, sembra che abbia raccontato addirittura di aver infilato la lama del coltello nella testa del povero Farinacci. E che, nell’atto di farlo, si sia ferita alla mano. (v.g.)


LA NUOVA SARDEGNA del 5 novembre 2010
Si becca una fucilata e finisce a processo
NUORO. Ieri mattina, davanti al giudice monocratico del tribunale di Nuoro, è proseguito con l’audizione di un maresciallo dei carabinieri, il processo che vede un giovane muratore di Oliena, Dario Piras, imputato di favoreggiamento in una vicenda dai contorni singolari. Piras, infatti, è finito a giudizio perché, secondo l’accusa, tre anni fa, dopo che si era beccato due fucilate - una delle quali lo aveva preso al petto - ai carabinieri non aveva raccontato la verità. Ma avrebbe cercato di coprire un compaesano. Stando alle accuse, insomma, aveva dato versioni diverse dell’episodio, avvenuto tra il 4 e il 5 maggio del 2007, davanti a un bar di Oliena. Ben diversa, invece, è la posizione della difesa di Piras, rappresentata dall’avvocato Sebastian Cocco. Il legale, infatti, ha sostenuto che Piras, quella notte, non avesse affatto intenzione di depistare le indagini, e che le versioni confuse che aveva dato ai carabinieri erano solo frutto di uno stato psico-fisico alterato perché aveva bevuto alcol. Dopo l’audizione del maresciallo Suriano, dei Ris di Cagliari, che ha fatto la perizia sul fucile, il processo è stato rinviato al 24 marzo. Verranno sentiti gli ultimi testi del pm e della difesa. (v.g.)

CORRIERE ADRIATICO
Non ci sono iniziative per contrastare un fenomeno in crescita
Giovani e alcol, allarme trascurato
Pergola
Gli episodi di vandalismo dei primi giorni di ottobre, quando venne distrutta la bacheca dell’istituto comprensivo, non hanno spezzato il cerchio di omertà intorno al problema delle bevande alcoliche vendute ai giovanissimi, ad eccezione di un paio di persone che hanno fatto un bilancio preoccupante dell’estate appena trascorsa. In generale c’è a Pergola la mentalità che tutto va minimizzato oppure taciuto. Succedeva anni fa per lo spaccio di droga e a quanto pare si sta ripetendo per l’alcol. Eppure gli allarmi degli esperti sono chiari, l’abuso di alcol provoca sicuramente conseguenze molto gravi e se insieme all’alcol c’è anche la droga le conseguenze possono essere devastanti. Ma in un ambiente che tende a banalizzare qualsiasi problema solo poche persone ne parlano. Tutti sanno che l’abuso di bevande alcoliche tra giovanissimi è presente anche a Pergola e già in passato si erano verificati casi di vandalismo verso le bacheche, i bagni pubblici, i cassonetti dei rifiuti e le proprietà private, tanto è vero che il Comune ha dovuto affrontare la spesa dell’installazione di telecamere in alcune zone di Pergola, senza dimenticare le incursioni notturne al cimitero e le urla e gli schiamazzi nelle serate di baldoria.
Ma nessuno aveva mai detto chiaramente che l’estate si è chiusa con un bilancio preoccupante per i troppi ragazzi che hanno esagerato con le bevande alcoliche. Se questa è la tendenza i prossimi anni saranno un incubo per i genitori, a meno che non si intervenga fino a quando si è in tempo. Va anche sottolineato come a Pergola manchino iniziative che permettano di affrontare il problema. Negli ultimi anni ne sono state organizzate pochissime e quasi tutte con un andamento e un esito deludenti.
Riguardo all’autore della distruzione della bacheca, dopo più di un mese non ci sono state notizie riguardo la sua individuazione, nonostante si sia ferito e abbia lasciato delle tracce di sangue lungo la strada. Solo se fosse andato al pronto soccorso sarebbe stato possibile rintracciarlo.
Giuseppe Milito


IL GAZZETTINO (Venezia)
WINETT
Per tre giorni Venezia capitale del vino
Portare il vino italiano nel mondo. E’ questa la mission di Winett, evento che “Vende compratori ai venditori”. Per tre giorni, Venezia è divenuta così capitale mondiale del vino, facendo incontrare all’hotel Europa & Regina 36 importatori provenienti da 4 continenti e 60 aziende. Il bilancio dell’evento, ideato dall’imprenditore Marco Giol, è quindi più che positivo. La prossima edizione di Winett sarà a metà marzo a Venezia, a partire dalla fine di novembre chi lo desiderasse potrà iscriversi per le selezioni nel sito www.winett.it ; per l’11. edizione saranno programmate solo due giornate d’incontri, Usa-International ed Asia-International con 20 posti disponibili per ciascuna giornata. 


LA STAMPA
VINO E DROGHE PERICOLOSI COMPAGNI DI STRADA
Top Wine rischia di sparire


IL SECOLO XIX
Ubriaco spacca 12 auto e si ferisce


L’UNIONE SARDA
Guida senza alcol: vince un liceale


CORRIERE DEL MEZZOGIORNO (Bari)
Campagna contro l’alcol controlli in tutti i locali


IL GAZZETTINO (Venezia)
Americani ubriachi "svegliano" un palazzo


LA NAZIONE (Arezzo)
Va dalla Polizia ubriaco alla guida Sequestrata la patente


LA NAZIONE (Pistoia)
Una residenza contro l’alcolismo


TRENTINO
al volante senza patente e ubriaca


IL CITTADINO
Trovata ubriaca per due volte nell’arco di una sola giornata


GIORNALE DI SONDRIO
Ubriaco alla guida: patteggia 84 giorni di lavoro in Comune


IL CENTRO
Travolge il vigile eroe, otto mesi
TERAMO, 06 novembre 2010 - Otto mesi di reclusione per omicidio colposo, 40 giorni per la guida in stato di ebbrezza, 800 euro d’ammenda. A sette mesi dalla morte del vigile del fuoco Darwin Lupinetti, pompiere eroe arrivato tra i primi all’Aquila, travolto e ucciso da una macchina, l’investitore se la cava con un patteggiamento. Per A.G.G., teramano di 31 anni, (difeso dall’avvocato Gennaro Lettieri ), pena sospesa e nessuna menzione. Il patteggiamento è avvenuto davanti a ben sette parti civili, tutti i familiari del vigile che ieri pomeriggio hanno gremito l’aula del giudice Marina Tommolini. Dopo l’incidente alcuni testimoni riferirono di aver visto il giovane scendere dalla macchina e prendere a calci la vittima, ma nel corso delle indagini è stato chiarito che quei calci sono stati dati a terra in un gesto di disperazione dell’investitore. Secondo l’alcoltest eseguito quella sera dagli agenti della Polstrada l’uomo venne trovato con un livello alcolico di 1,26, quello che il codice della strada chiama livello medio. L’incidente avvenne il 22 aprile in in via Po mentre il vigile del fuoco, 36 anni, sposato e padre di un bimbo di 5, tornava a casa dopo aver finito il turno di lavoro nella caserma di via Cadorna. Lupinetti aveva smontato alle 20, si era cambiato ed era salito sulla sua moto, una Bmw Gs 1.100 per tornare a Molino San Nicola, dove lo attendevano la moglie e il figlio di appena 5 anni. Stava percorrendo via Po, quando all’altezza dell’incrocio con via Roma avvenne l’incidente con la vettura, una Mercedes Classe A guidata da G.A.G.. L’auto che procedeva lungo via Po, in direzione del centro cittadino, stava svoltando in via Roma. La moto andò a sbattere nella parte anteriore destra dell’auto e Lupinetti venne sbalzato alcuni metri più in là. Il giovane pompiere venne immediatamente trasportato al vicino ospedale, ma morì qualche istante dopo per le gravissime ferite riportate nel violento impatto. Sul posto, per un cinico scherzo del destino, per liberare e mettere in sicurezza il tratto stradale, intervennero proprio i colleghi della vittima, quelli che per più di dieci anni avevano condiviso esperienze lavorative. Lupinetti, speleo-alpinista e grande appassionato di montagna, era stato uno dei primi ad arrivare all’Aquila dopo il terremoto dell’aprile 2009. Un vigile del fuoco sempre impegnato in prima linea, sempre pronto ad intervenire per aiutare gli altri. In città il suo nome resta legato anche alle tante esibizioni fatte nel giorno dell’Epifania, quando vestito da nonnina si calava dal campanile del Duomo per regalare caramelle a centinaia di bambini.
(d.p.)
Qui di seguito riportiamo i commenti alla sentenza inviati a questa rassegna
ASAPS  http://ilblogdiasaps.blogspot.com/ 


Una sentenza incomprensibile  
Automobilista ubriaco uccise un motociclista, Darwin Lupinetti, Vigile del Fuoco appena smontato, e si accanì a calci sul corpo a terra
Condanna con patteggiamento a otto mesi
Di Lorenzo Borselli *

 
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Sopra, Darwin Lupinetti e nell’immagine dopo gli effetti del terribile schianto.

(ASAPS) Forlì, 7 novembre 2010 – È una sentenza sconcertante, per molti versi incomprensibile, quella che è stata pronunciata a Teramo nei confronti di un automobilista che, ubriaco, uccise un motociclista in uno scontro e poi si accanì sul suo corpo mentre era ancora vivo.
I fatti avvennero la sera del 22 aprile 2010, a Teramo: Giovanni Antonio Graziani si mise alla guida della propria Mercedes in stato di ebbrezza (1,26 g/l). All’incrocio tra via Roma e via Po si scontrò con la moto condotta da Darwin Lupinetti, Vigile del Fuoco di 34 anni, che riportò gravissimi traumi, in relazione anche alla velocità che avrebbe tenuto, a causa dei quali, poco più tardi, morì. Ma c’è un fatto che rese l’evento, già di per sé gravissimo, addirittura inquietante: l’investitore, secondo molte testimonianze, sarebbe sceso dall’auto dopo lo scontro e avrebbe preso a calci il corpo esanime del povero Lupinetti. Venerdì scorso (5 novembre), l’investitore ha potuto patteggiare la pena: 8 mesi di reclusione per l’omicidio colposo, 40 giorni per la guida in stato di ebbrezza, 800 euro di ammenda, pena sospesa e non menzione.
La decisione del Tribunale di Teramo ci lascia sconcertati e perplessi. Non siamo avvezzi a criticare l’operato dei Giudici, nei quali nutriamo la più profonda fiducia. Sappiamo che i provvedimenti giurisdizionali costituiscono sempre il punto di arrivo di un complesso iter nel quale le argomentazioni logiche si fondono con quelle giuridiche. Non vogliamo dunque asserire, con ciò che andiamo a dire, che il Giudice abbia operato in spregio alla Legge che è chiamato a far rispettare.
Vogliamo solo capire, però, come sia possibile che un uomo, ubriaco o ebbro (poco ci importa, in questa sede la differenza semantica tra i due aggettivi), possa mettersi al volante di un’auto, travolgere una persona e ferirla così gravemente da farla morire, scendere e prenderla a calci, e cavarsela così. Sappiamo, per averlo letto, che l’investitore fu poi arrestato e che i calci inferti al povero Lupinetti non furono causa di aggravamento della patologia traumatica che poi l’uccise.
Senza entrare nei meandri del calcolo delle pene da irrorare, sappiamo che per un determinato reato è applicabile una pena che prevede un minimo e un massimo: il Giudice, nella sua autonomia, sceglie verso quale direzione attestarsi, ma uno dei criteri che dovrebbe guidarlo, crediamo, dovrebbe essere la gravità del fatto. Una rapina a mano armata, ad esempio, è diversamente grave se il criminale che la commette è armato di un taglierino o di un Kalashnikov.
L’omicidio colposo prevede una pena da uno a 5 anni, nella sua forma semplice. Il caso di Lupinetti, non ci sembra uno di quei casi “normali”. Insomma, sappiamo che restare uccisi in strada è ormai un rischio sociale. All’agente di Polizia Municipale che, a Firenze, uccise nell’aprile 2009 una ragazza travolgendola con l’auto di servizio, mentre stava espletando un servizio d’istituto, il GUP ha inflitto una condanna (con rito abbreviato e, dunque, ridotta di un terzo) a 2 anni e 8 mesi.
Certamente, l’agente ha le sue colpe e le pagherà tutte, potete scommetterci, ma non aveva bevuto, stava compiendo un servizio del proprio ufficio a tutela della collettività e, sicuramente, non si è accanito a calci sul corpo della ragazza. Eppure le aggravanti hanno superato le attenuanti.
Se l’investitore di Teramo, che per noi resta un pirata della strada, ha avuto una condanna a 8 mesi (patteggiata e, dunque, ridotta di un terzo), significa che si è preso il minimo, nonostante abbia violato molte altre norme del codice penale. Per esempio, aveva bevuto. Per esempio, ha preso a calci la sua vittima e pur non avendola uccisa a pedate, le avrà inferto lesioni, che sono volontarie e, dunque, perseguibili per legge.
Perché il minimo della pena? Quale differenza, nella sua condotta, con quella di una persona che, pur avendo provocato l’incidente mortale si sarebbe fermata a soccorrere la vittima, magari tamponando un’emorragia, praticare la rianimazione, chiamare i soccorsi o, anche, restare immobile?ù
Se si fosse comportato umanamente, sarebbe stato messo sullo stesso piano?
Se i calci ne avessero provocato la morte, lo avrebbero condannato ad una pena non inferiore a 21 anni: perché questa forbice?
Vorremmo meglio argomentare la nostra posizione, ma non ci riusciamo: una sentenza è già di per sé una critica al comportamento dell’imputato, argomentata in fatto e in diritto attraverso la motivazione e per questo dovremmo essere in grado di spiegare perché, secondo noi, il Giudice ha sbagliato. Non possiamo dire questo perché non abbiamo ancora letto le motivazioni e, dunque, il nostro è solo un pensiero, primitivo, di disappunto.
Però, secondo noi, la Legge dovrebbe anche rappresentare un’occasione, per il Popolo, di ricordare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Così, invece, il Popolo non ci capisce più niente.
(*) Consigliere Nazionale Asaps e Sovrintendente Polizia di Stato


A.I.F.V.S. VENEZIA
Invito caldamente il Signor Giovanni Antonio Graziani automobilista che la sera del 22 aprile investì e uccise ubriaco alla guida Darwin Lupinetti, vigile del fuoco 34enne, a farsi moltiplicare la pena: 8 mesi piu’ 8= 16, tempo necessario - forse - per disintossicarsi dall’alcool, centri senza uccidere, mi raccomando, il giudice che ha comminato la pena, probabilmente il signor giudice, seduto comodamente su una carrozzina, ha tutto il tempo di riflettere, capire e decidere per una equa, giusta e imparziale pena.
Signor giudice, CHI NON TOCCA CON MANO HA DIFFICOLTA’ DI COMPRENSIONE E DECISIONE, L’ESPERIENZA INSEGNA, LE AUGURO DI NON FARE ESPERIENZA MA DI BASARSI SOLO SUL BUON SENSO!!!
Pierina Guerra A.I.F.V.S. VENEZIA


FRANCO BALDO
Davvero desolante questa storia. Ma non perché mi occupo di alcol ma perché sono un semplice abitante di questo pianeta. A volte mi dicono che sono “contro l’alcol” ed è un giudizio superficiale basato solo sul fatto che me ne occupo, ma qui non si tratta solo di alcol, qui si sta parlando della leggerezza con la quale un giudice ha sentenziato una condanna. Quando vedo queste cose una forza misteriosa e incontrollabile mi fa dar ragione a chi sostiene che la giustizia in Italia non funziona ma in realtà qui c’è di mezzo un giudice che mi auguro non rappresenti la totalità della categoria. La verità è  che le sentenze in caso di guida in stato di ebbrezza sono variegate, contorte e piene di cavilli che fanno passare l’alcol come un’attenuante rispetto ai vari omicidi che a mio avviso dovrebbero essere definiti volontari per il solo fatto che una persona decide di bere pur sapendo che la sostanza può indurlo a provocare danni. Ma quel giudice rappresenta la cultura che normalizza l’assunzione di alcolici (probabilmente anche lui ne consuma) al punto da ritenere colpevole non chi assume la sostanza ma la sostanza stessa. Con questa teoria in caso di incidente per eccesso di velocità dovremmo incolpare e condannare l’acceleratore o lo stesso motore!  Anche il pestaggio dopo l’incidente è assai singolare ma il giudice anche qui ha dato ogni colpa all’alcol. Un altro esempio di cultura alcolica è la legge (parlamento)che prevede che il ritiro a vita della patente si esegua solo dopo che l’imputato ha ammazzato per la seconda volta in seguito a guida in stato di ebrezza. Incredibile! Siamo davvero messi bene. 
Un pensiero va ai famigliari del vigile del fuoco. La mia rabbia va al giudice che con quella miserabile sentenza lo ha ri- strappato dai loro cuori. La mia preoccupazione va chi incontrerà sulla strada quel “signore” che tra otto mesi guiderà ancora consumando allegramente.
Franco Servitore - insegnante di club


IL SECOLO XIX
Ubriachi in auto: no al carcere, via ai lavori socialmente utili
Simone Traverso
06 novembre 2010 A poco più di due mesi dall’introduzione del nuovo codice della strada, sono già più di dieci le richieste di lavori socialmente utili giunte alla procura della Repubblica di Chiavari da parte di automobilisti e motociclisti sorpresi ubriachi alla guida e perciò denunciati. Si tratta della pena sostitutiva prevista dalla legge numero 120 di quest’anno, entrata in vigore lo scorso 13 agosto. La normativa recepisce il progetto elaborato proprio dal procuratore capo di Chiavari Francesco Cozzi.
Ma mettere in pratica le disposizioni di legge potrebbe rivelarsi più difficile del previsto. Perché ufficialmente manca una convenzione fra tribunale ed enti, associazioni di volontariato e altri soggetti, comprese Regione, Provincia e Comuni, che consenta di dare il via ai lavori socialmente utili come pene alternative e sostitutive. Il pm chiavarese ha recentemente inviato una richiesta formale a tutte le pubbliche amministrazioni affinché forniscano quanto prima un elenco di soggetti disponibili. (*) La lista servirebbe a creare una sorta di anagrafe delle associazioni per conto delle quali svolgere i lavori di pubblica utilità, ma la raccolta dei dati procede a rilento e ad oggi pare che solo una manciata di uffici abbia risposto alla missiva del magistrato.
Nel frattempo gli assessori regionali alle Politiche attive del lavoro e dell’occupazione, Enrico Vesco, e alle Politiche sociali, Lorena Rambaudi si dichiarano «disponibilissimi a esaminare richieste di questo genere, perché l’iniziativa del pm di Chiavari e la nuova previsione di legge appare davvero interessante, utile». L’assessore Rambaudi va oltre e spiega: «L’anagrafe già esiste, nell’albo delle associazioni di volontariato della Liguria. In tutto sono oltre 1230 soggetti».
(*) Nota: se non ben organizzata e monitorata, la pena sostitutiva rischia di essere un scappatoia alle sanzioni. È facile prevedere una futura forte richiesta di queste misure alternative. Le attività proposte dovrebbero anche avere finalità educative; l’attività socialmente più utile per chi è stato sanzionato per guida in stato di ebbrezza è smettere di bere. 


L’ADIGE
Lettere
Le osservazioni  della mamma che ha accompagnato la figlia alla festa  di Halloween di Tione meritano qualche riflessione. La signora si è posta il problema delle uscite di sicurezza della sala che ospitava la festa organizzata dal comune.  Mi pare davvero strano che una madre si preoccupi di questo problema, sarebbe come ricoverare in ospedale un nostro famigliare e preoccuparci se ci sono le manichette antincendio.  Decisamente fuori luogo poiché certe cose dobbiamo davvero darle per scontate e dedicarci piuttosto a indagare e verificare ben altri elementi. Ad esempio la situazione alcol in queste feste ma mi pare ci fosse anche un bar analcolico e questo rende merito all’amministrazione comunale. Francamente credo che un sindaco così illuminato pensi anche al resto che tra l’altro è previsto per legge con tanto di regolamento. Come genitore avrei pensato prima al rischio alcol. Ma magari la figlia non assume alcolici, ma forse nemmeno le ragazze di Borgo Valsugana avevano bevuto. Mi pare nemmeno Jessica qualche mese fa. Possiamo chiamare morti eventi come danni da alcol passivo, tanto per imitare il concetto del fumo. Non occorre consumarlo, basta essere in strada al momento giusto o salire in auto con qualcuno che ha bevuto. E i rischi sono davvero tanti con tutto il rispetto per altri rischi tipo incendio, terremoti, crolli, frane e quant’altro. Non vorrei che il pensare ai margini del problema sacrificasse la dura realtà di un consumo sproporzionato e devastante che ha un trend spaventoso. Il nostro concetto di rischio e morte spesso è misurato a seconda della cultura dominante e così se diciamo che i morti per droga in un anno sono duemila e quelli per alcol trentamila stentiamo a crederci. Ma è proprio così. La cultura dominante fa si che quando parliamo di alcol troviamo mille scuse per non sentire, per non interrogarci, per non cominciare da noi  a cambiare le cose. Mi piace pensare che d’ora in poi la signora sarà  meno attenta alle uscite “di” sicurezza e più a quelle “in” sicurezza. Questo, sia che la figlia consumi o non consumi alcolici.
Franco baldo


CORRIERE ADRIATICO
Guerra all’alcol, zero multe
Il comandante dei vigili Piccioni: “Il provvedimento ha centrato l’obiettivo”
Ascoli Era la metà di ottobre dello scorso anno quando il sindaco Castelli emise l’ordinanza di divieto di somministrazione di alcolici ai minorenni. Ad un anno di distanza si è in grado di poster fare un primo bilancio sull’efficacia del provvedimento preso dall’amministrazione comunale. Ebbene, il risultato ha quasi dell’incredibile se si considera che i vigili urbani fino ad ora non hanno elevato neppure una contravvenzione per la mancata osservanza dell’ordinanza sindacale. “Si può certamente affermare che il provvedimento ha centrato l’obiettivo che si prefiggeva – ci dice il comandante dei vigili urbani Pierpaolo Piccioni – perché ha distanza di un anno possiamo affermare che Ascoli è una città dove, in linea di massima, non si somministra alcolici ai minorenni. Durante tutto questo periodo abbiamo effettuato dei controlli serrati, con agenti in borghese oppure in divisa, ad ore differenti e non abbiamo rilevato infrazioni. Inoltre, ancora una volta, devo far rilevare la grande disponibilità dimostrata dai gestori dei locali che ci hanno fornito in ogni occasione la massima collaborazione”. Il comandante dei vigili non può comunque escludere che in città non ci sia stato un minorenne che abbia acquistato alcolici, ma certamente l’ordinanza ha avuto effetti positivi. (*)
“L’efficacia di un provvedimento non può essere valutato esclusivamente sulla base del numero di infrazioni rilevate – spiega il comandante dei vigili urbani Piccioni – ma soprattutto sugli obiettivi a cui mirava la prescrizione. Nel caso specifico possiamo dire che l’obiettivo, che era quello di limitare l’abuso di bevande alcoliche, è stato raggiunto con successo”. E sempre in materia di lotta all’abuso di alcol sabato prossimo, il 13 novembre, entra in vigore la norma introdotta nel nuovo codice della strada approvata nello scorso mese di agosto secondo la quale tutti i locali pubblici che proseguono la loro attività oltre la mezzanotte (ad eccezione di quelli che effettuano banchetti) dovranno dotarsi di nuove tabelle alcolemiche, nelle quali vengono riportate gli effetti derivanti dall’assunzione di alcol, ma soprattutto di alcoltest da mettere a disposizione dei clienti che avranno a disposizione un precursore in grado di stabilire il livello di alcol assunto. Un aspetto in più di cui dover tener conto da parte degli agenti della polizia municipale durante i controlli. “Dopo aver riorganizzato il servizio di controllo del commercio – ci informa il comandante dei vigili urbani - già da diverso tempo stiamo portando avanti una intensa attività di revisione e controllo amministrativo delle attività commerciali cittadine”.
luigi miozzi
(*) Nota: forse non è il caso di Ascoli, ma abbiamo spesso assistito a norme finalizzate a limitare il consumo di alcolici ampiamente o totalmente disattese perché non accompagnate da una adeguata opera di sensibilizzazione. Nelle culture alcoliche la tolleranza verso i problemi alcol correlati altera la percezione degli stessi e, a volte, anche la loro rilevazione. Il minor numero di Pac rilevati viene poi portato come dimostrazione di un ipotetico fattore protettivo delle culture alcoliche.   

IL TIRRENO
DOMENICA, 07 NOVEMBRE 2010
Guidavano ubriachi e drogati denunciati due giovani 
LUCCA. Un ragazzo di 23 anni e una ragazza di 33 sono stati denunciati dai carabinieri perchè sorpresi alla guida delle rispettive il primo sotto l’effetto della droga, la seconda per avere bevuto troppo.
I due sono stati bloccati nel corso di controlli predisposti sul territorio per contrastare la criminalità e la guida pericolosa. Il giovane operaio è stato bloccato dopo che aveva provocato un incidente stradale fortunatamente senza feriti.
Nel corso dei controlli, i militari hanno appurato che il giovane si era messo alla guida della sua auto stato di alterazione psicofisica: aveva assunto sostanze stupefacenti della categoria dei cannabinoidi.
Nel corso di un altro controllo i carabinieri hanno fermato la ragazza, in zona Capannori. Dopo i controlli, hanno constatato che stava guidando in stato di ebrezza.
La ragazza ha 33 anni e fa l’operaia. L’auto è stata sottoposta a fermo amministrativo e i documenti di guida le sono stati ritirati.
Sempre nel corso degli accurati controlli svolti su tutto il territorio, una volante della polizia ha notato sulla via Vecchia Pisana un’autovettura con a bordo tre persone che hanno insospettito gli agenti. Alla richiesta dei documenti, i poliziotti hanno accertato che i tre risultavano tutti residenti nella provincia di Bari, tutti con numerosi precedenti.
Accompagnati in questura, sono stati interrogati, ma non sono riusciti a giustificare la loro presenza in questa zona. Hanno fornito giustificazioni discordanti fra loro. Considerata la loro pericolosità, il questore ha emesso un foglio di via obbligatorio, con divieto di fare ritorno a Lucca per tre anni.
D.T. 

CORRIERE ADRIATICO
Ubriaco al volante dell’auto travolge una donna
Fano Patente ritirata e automobile confiscata, oltre naturalmente a una pesante multa. Per un automobilista fanese si è conclusa in questa maniera la serata di venerdì, dopo che al volante della propria autovettura ha investito una donna che stava attraversando la strada e che solo per un caso non ha subito conseguenze ben più gravi. La donna infatti se la caverà con pochi giorni di guarigione, dopo le cure prestate dal pronto soccorso dell’ospedale Santa Croce.
L’incidente si è verificato nei pressi del cimitero di Rosciano. Poco dopo le 22 dell’altra sera un automobilista stava transitando alla guida della propria 500. L’uomo stava facendo rientro a casa. Per cause in corso di accertamento da parte degli agenti della Polizia stradale di Urbino, non si è acorto di una donna che stava attraversando la sede stradale e che è stata urtata dal veicolo, finendo sull’asfalto.
L’allarme è scattato subito e sul posto è giunta un’ambulanza del 118, che ha soccorso la donna trasportandola al Santa Croce. Qui i medici le hanno constatato contusioni ed escoriazioni giudicate guaribili in qualche giorno. Nel frattempo gli agenti della Polstrada hanno sottoposto l’automobilista all’accertamento del tasso alcolico nel sangue, per verificare se le sue condizioni fisiche fossero adeguate. L’etilometro però ha fatto registrare un tasso di 1,70 grammi per litro, cioè un quantitativo superiore di oltre tre volte il limite massimo ammesso dal Codice della strada. Tanto è bastato perchè gli venisse ritirata immediatamente la patente di guida e gli fosse confiscata l’autovettura. Una sanzione decisamente pesante, cui si aggiungerà la multa legata alle diverse violazioni che gli verranno contestate sulla base appunto degli accertamenti per stabilire l’esatta dinamica dell’incidente.
Quello del controllo delle condizioni psicofisiche degli automobilisti è tra quelli prioritari da parte della Polizia stradale, in particolare nei fine settimana. Un’attività condotta nell’obiettivo della prevenzione, per abbassare quanto più possibile la probabilità di incidenti dovuta all’abuso di alcol da parte di chi si trova al volante nelle serate in cui la circolazione è maggiore.

ADNKRONOS
Milano, è morto il 17enne in coma dopo un cocktail di alcol e droga ad una festa
Il ragazzo, 17 anni, è morto all’ospedale di Niguarda dove era stato ricoverato in condizioni gravissime nella notte di Halloween. E’ stato colpito da epatite fulminante. I familiari hanno dato il loro assenso per l’espianto degli organi
Milano, 7 nov. - Il giovane in coma dopo aver assunto, la notte di Halloween, un cocktail di alcol e droga durante una festa al centro sociale Leoncavallo è morto questa mattina all’ospedale di Niguarda dove era ricoverato.
Il giovane diciassettenne, che abitava a Lucca, era giunto in ospedale in gravissime condizioni, colpito da epatite fulminante.ù
I familiari hanno dato il loro assenso per l’espianto degli organi.
"Rammarico e tristezza" sono i sentimenti espressi dal Centro sociale Leoncavallo, alla notizia della morte del giovane.

IL SECOLO XIX
Ubriaco in moto si schianta in corso Europa
Lunedì, 08 Novembre 2010
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