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Articoli 09/03/2004

La violenza negli stadi, tra fatti e diritto ricerca condotta dal centro studi sulla sicurezza pubblica

La violenza negli stadi, tra fatti e diritto ricerca condotta dal centro studi sulla sicurezza pubblica

Hanno Collaborato: Maurizio Marinelli, Ezio Giacalone, Angelo Negrini

di Alessandra Cascio

Gli animi dei tifosi sono troppo accesi, le forze dell’ordine sono costrette a scendere in campo per sedarli (es. caso Sinigaglia, campionato scorso: il questore in prima linea). Studi di sociologia hanno dimostrato che l’eccessiva visibilità delle forze dell’ordine in assetto antisommossa ingigantisce la proporzione della violenza - dice Maurizio Marinelli -, il quale consiglia l’acquisto degli impianti sportivi da parte delle società calcistiche e l’uso di telecamere a circuito chiuso, come in Inghilterra dove gli incidenti sono diminuiti: il controllo deve venire dall’interno. La domenica allo stadio costa 1,6 miliardi (lire), meno del precedente campionato (175milae), tanto però, se si pensa che il numero delle forze dell’ordine utilizzato è diminuito (-6,3% relativo al costo sostenuto per ogni giornata di campionato). Questi i numeri: 7760 uomini delle forze dell’ordine (dalla serie A alla C2), di cui 5040 della PS e 2720 dei CC. Per le prime venti giornate sono stati spesi 31,816 milioni di e, di cui 114mila e solo per le autovetture; 569 gli operatori feriti. C’è stato un aumento del 43% di aggressioni alle forze dell’ordine, per il ministro Pisanu sono dovute all’ostilità crescente nelle tifoserie; aumento del 118% tra i feriti, incremento del 32% di episodi criminosi. Occorre andare a ritroso e ripercorrere alcune tappe fondamentali. Il teppismo nasce nei primi anni ’70, come fenomeno di violenza nei confronti dei protagonisti del calcio, ora invece cresce e dall’interno si sposta verso l’esterno. In Italia questo problema è identificato con la questione sull’ordine pubblico e sulla gestione degli impianti sportivi. I numerosi interventi legislativi, l’utilizzo di telecamere a circuito chiuso non bastano a garantire sicurezza.
I colpevoli sono definiti “ Idioti culturali, deviati, dediti all’uso di alcool e droghe”; il mondo del calcio dal canto suo, non si mette in discussione, poiché crede di essere estraneo a tale realtà, ma questo fenomeno coinvolge fattori sociali, economici, psicologici e culturali. Le squadre hanno il loro peso nell’alterare gli animi dei loro tifosi, con insulti in campo, dichiarazioni a fine partita che contribuiscono ad aizzare i tifosi alla violenza.

Dal luglio del ’70 al giugno 2000 si sono susseguiti diversi scontri, atti vandalici, accoltellamenti che hanno causato diversi morti e numerosi feriti; ciò ha portato alla blindatura degli stadi e delle zone limitrofe e all’inasprimento della legislazione. A questi fatti però, se ne sono affiancati alcuni positivi, come la nascita in brasile nel 1970 delle Torcidas esclusivamente giovanili e la nascita nel 1984, con l’invasione pacifica a Parigi di 20.000 danesi, del movimento Roligan - letteralmente supporters che rifiutano la violenza-.
Dal NCIS (National Criminal Intelligence Service) inglese risulta che il 54% degli arresti scatta all’esterno degli stadi, il picco è stato raggiunto nel 1994/1995 con il 59%. In Italia nel 2002/2003 è aumentata significamente la violenza dentro (25%) e fuori gli stadi (32%) durante le prime giornate di campionato.
Dal confronto degli ultimi tre campionati calcistici risulta che gli arresti sono passati dall’8% al 35%, le denunce dal 5% al 75%, gli incidenti da -28% al 97%, i feriti da - 34% al 18%; unico dato che segna un progressivo dietro front è il divieto d’accesso agli impianti sportivi, che passa dal 124% al - 69%.
La violenza negli stadi in quest’ultimo triennio calcistico ha registrato un forte incremento, infatti, dai 238 incidenti registrati nel 2000/2001 si è scesi ai 114 del 2001/ 2002 per poi notare un’ascesa nel 2002/2003 con ben 290 episodi.
Le squadre più violente di questo campionato sono state il Napoli con 35 incidenti, Lazio e Juventus rispettivamente con 21 incidenti e il Catania con 20; la Roma per quest’anno non risulta al vertice di questa classifica; in aumento però, le squalifiche e le diffide dei terreni di gioco nel 2001/2002.
Un dato significativo che può creare un allarmismo riguarda gli impianti sportivi, infatti, solo il 43% risulta in regola, 19% sono inagibili (salvo deroga). Dieci quelli più pericolosi: Udine, Bologna, Bergamo, Perugia, Vicenza, Cagliari, Ascoli Piceno, Savona, Foggia e Benevento.
C’è una mappa della violenza negli stadi illustrata da Maurizio Marinelli, direttore del Centro Studi sulla Sicurezza Pubblica: Lazio, Verona, Fiorentina e Inter hanno frange di ultrà di destra, così come la maggior parte delle squadre del Sud; sono tifoserie estremamente ideologizzate e vedono lo stadio come ruolo di reclutamento.
Livorno, Modena, Ternana, Torino e Genoa invece, sono tendenzialmente di sinistra caratterizzati da una voglia di trasgressione e di annebbiamento sociale. Le tifoserie hanno oggi una base comune: non accettano più l’idea di alleanza, neppure su base politica, per questo motivo, è nato il Loma che significa appunto odiamo tutti.
Si è creata così la scala denominata con il termine “Scala di Radicalità”, man mano che ci si sposta verso sinistra sono presenti i gruppi che hanno creato maggiori disordini.
Nel contesto genovese la scala di radicalità ha un punteggio pari a 11, molto elevato se si pensa che squadre come la Roma o la Lazio hanno rispettivamente un picco di 14 e 13 punti.Ciò pare giustificarsi con l’organizzazione presente all’interno dell’Ottavio Barbieri.
Il razzismo è un fenomeno che interessa in primis l’Italia ma non solo. Esso non va identificato con la città cui appartiene la tifoseria. Alcuni episodi lo dimostrano: il presidente del Verona ha difficoltà nel comprare Mboma, i tifosi glielo impediscono.
Per fare dei nomi: Sol Campbell, Dalmat, Le Roy, Vekini, Kluivert; sono tutte vittime del razzismo. Per combatterlo occorrono leggi speciali come quella del 13. 10.1975 n.654, inoltre la tolleranza non deve essere imposta per forza. L’educazione deve essere curata sia dalla scuola sia dalla famiglia, sia dalla chiesa che deve favorire la tolleranza verso gli altri culti. Al contrario non devono essere fatte esagerazioni né disprezzo verso le minoranze etniche enfatizzando le diversità.
Gli interventi legislativi per contrastare il fenomeno della violenza negli stadi sono numerosi, in primis il recentissimo intervento che punirà direttamente le società in classifica, poi : l’introduzione del “reato di possesso” di artifizi pirotecnici in occasione di manifestazione sportiva (legge 401/1989, art.6- ter): la pena è quella della reclusione da 1 mese ad 1 anno e della multa da euro 258 ad euro 1.032; “effetti dell’arresto in flagranza durante o in occasione di manifestazioni sportive” (legge 401/1989, art. 8 comma 1 Bis): la pena è quella della reclusione da 6 mesi a 3 anni, si procede d’ufficio e la competenza appartiene al tribunale monocratico; efficacia delle disposizioni sulla “flagranza differita e sulle misure cautelari” (DI 28/ 2003, art. 1- bis) alla precedente disposizione può aggiungersi un decreto ingiuntivo che vieta a colui che è stato colto in flagranza di reato, l’accesso ai luoghi dove si svolgono le competizioni sportive, se non è possibile procedere immediatamente all’arresto.
Il divieto di accesso agli impianti sportivi (D.A.SPO.) disposto dal questore ai sensi dell’art. 6 della legge n. 401 del 1989, novellato nel 2001 con la legge n.307 stabilisce che potrà essere disposto (DASPO) anche nei confronti delle persone che, nel corso degli ultimi 5 anni, risultino denunciate o condannate, anche con sentenza non definitiva, per uno dei reati commessi o per aver preso parte attiva ad episodi di violenza ,su persone o cose, in occasione o a causa di manifestazioni sportive o che, nelle medesime circostanze , abbiano incitato, inneggiato o indotto alla violenza in occasione o a causa di manifestazioni sportive.
Il diffidato, può essere esortato a presentarsi anche più volte durante lo svolgimento dell’incontro, nell’ufficio di polizia competente per residenza o altro indicato esclusivamente dal Questore. Questa normativa è tutt’oggi fonte di polemiche perché va ha ledere i principi sanciti dalla Costituzione agli articoli 13 e 16; sia la Corte di Cassazione, sia la Suprema Corte, sia il Governo sono intervenuti in merito.
La violenza inizia ad insidiarsi anche nelle categorie minori. Questi atti sono dovuti ad un cambio generazionale; il DASPO viene aggirato puntando sui campionati minori.
Ecco i rimedi proposti dal CSP: la predisposizione di un manuale tecnico-operativo, la diminuzione del numero di poliziotti in divisa, non far coincidere troppe partite a rischio, no ai poliziotti utilizzati per le perquisizioni, studiare la cultura dei tifosi, i violenti allontanati dagli stewards, utilizzo di TV a circuito chiuso per controllare anche le zone adiacenti lo stadio, predisporre di treni speciali, e poi gli stadi dovrebbero diventare di proprietà della società di calcio, con i posti a sedere numerati e far sapere anticipatamente cosa i tifosi possano o non possano introdurre allo stadio; in oltre i giornali devono fare da tramite, parlare e intervistare membri delle forze dell’ordine e seguire la polizia per comprendere meglio le modalità di azione
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di Alessandra Cascio

da "Il Centauro"n.84
Martedì, 09 Marzo 2004
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