Ci permettiamo di rispondere alle dichiarazioni del ministro Zaia a Quattroruote: "Lecito guidare dopo 2 bicchieri. Non è l’alcol la causa degli incidenti. Bisogna finirla di considerare ubriaco chi beve due bicchieri: è in atto una criminalizzazione del vino". Ma perché i dati ufficiali Istat e quelli della ricerca divergono in modo così eclatante? Secondo l’Asaps anche per il metodo di raccolta degli elementi determinanti la sinistrosità. Cerchiamo di spiegarci. Nei modelli Istat in dotazione alle forze di polizia vengono indicate solo un numero limitato di voci da evidenziare quali cause determinanti il sinistro. Accade così che se l’ebbro alla guida, nella sua condotta, ha violato più norme di comportamento come superamento dei limiti di velocità, attraversamento col semaforo rosso, sorpasso in curva, contromano, mancata precedenza ecc. saranno questi elementi ad essere indicati e ad emergere nelle statistiche ufficiali. L’ebbrezza alla guida diventerà saliente solo quando verrà identificata come unico elemento causale. Insomma solo quando una vettura sbanda da sola e finisce contro una pianta, un manufatto o fuori strada, magari senza frenata. Solo in questi casi la causa viene fatta risalire ad una eventuale positività da alcol o stupefacenti.Ecco che il motivo della forbice dei dati Istat rispetto alla realtà è in parte svelato. Anche negli Osservatori il Centuro - Asaps sulla Pirateria stradale, sui contromano e sulle aggressioni alle divise l’ombra lunga dell’alcol è sempre presente fra il 35 e 45% dei casi. Reputiamo invece necessario il limite a 0,0 per i neopatentati e per i conducenti professionali (pullman e camion). Concordiamo col ministro quando afferma che dei fattori di rischio come il fumo e i farmaci che incidano sulla lucidità alla guida ci si occupa meno. Forse perché le lobby che li tutelano sono più potenti. Forlì, lì 31 agosto 2009 Giordano Biserni Presidente Asaps
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