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Comunicati stampa 24/05/2009

Inchiesta de il Centauro-Asaps - Il rischio più grave per i poliziotti?
Gli incidenti stradali!
Su 74 vittime dal 2000 al 1° maggio 2009, ben 51 hanno perso la vita in incidenti stradali. 28 in servizio, 23 in itinere

10 in conflitti a fuoco o attacchi violenti. 7 per incidenti aerei, 2 per fuoco amico
Il ruolo delle cinture di sicurezza.

Esemplare, educato, sicuro”. Potrebbe essere questo lo slogan di una nuova campagna, la prima del suo genere, dedicata ad fenomeno dalle mille facce: l’insicurezza stradale e l’infortunio sul lavoro. Ma la vera novità è che la campagna riguarda il rispetto delle norme di sicurezza previste dal codice della strada da parte delle forze di polizia. “Abbiamo scoperto che su 74 Caduti in servizio nelle file della Polizia di Stato dal 2000 al 1° maggio 2009 – spiega Giordano Biserni, presidente dell’ASAPS – ben 51, il 68,9%, hanno perso la vita in incidenti stradali. In questo numero sono compresi sia gli eventi occorsi durante l’espletamento dei servizi d’istituto (28 morti, il 37,8% del totale) che quelli in itinere (23 decessi, 31,1%)”.
Su 51 incidenti stradali in 28 casi lo scontro mortale è avvenuto in auto, in 11 sinistri l’agente era in moto. Sono stati invece 12 i poliziotti travolti e uccisi sulla strada mentre erano operativi per soccorrere persone o per effettuare rilievi di un precedente sinistro.
Questi i dati dell’inchiesta pubblicata sull’organo ufficiale dell’Asaps il Centauro di giugno. Le morti attribuibili a conflitti a fuoco o ad attacchi violenti diretti o indiretti sono state invece 10 (13,5%): in questo computo vi sono Emanuele Petri (ucciso in un conflitto a fuoco con le BR il 2 marzo 2003), Stefano Biondi (investito intenzionalmente da due trafficanti di droga il 20 aprile 2004), Laura Battisti (caduta da un palazzo durante un inseguimento il 21 agosto 2006) e Filippo Raciti (ucciso in scontri con i tifosi a Catania il 2 febbraio 2007), Daniele Macciantelli ucciso con una coltellata a Genova da uno squilibrato che stava tentando di calmare.
Riteniamo che certi aspetti operativi, connessi con gli incidenti stradali in servizio,  comuni a tutte le forze di polizia, debbano essere investigati e risolti”.
È infatti evidente che spesso le “divise” non indossano le cinture di sicurezza ed è altrettanto evidente che anche certe velocità dovrebbero essere raggiunte solo dopo una rigorosa formazione e corsi di guida sicura, che una volta si facevano ma che nel tempo si sono persi.
Per questo nasce un nuovo Osservatorio il Centauro-ASAPS, che si propone di affiancare gli altri già esistenti, dedicato al monitoraggio del rischio “strada” per chi la sicurezza in quel contesto dovrebbe garantire, spesso trascurando o sottostimando per primo le più elementari regole, siano esse quelle scritte nel CdS o riportate nelle disposizioni operative, siano esse semplici precetti di prudenza e diligenza.
È ovvio – aggiunge Biserni – che queste sono tutte “morti bianche”: un uomo o una donna in divisa sono infatti lavoratrici e lavoratori come tutti gli altri. Ma quando un difensore dello Stato ci lascia la vita non è sempre detto che l’evento che ha cagionato un esito letale non debba essere studiato a fondo per evitarne una dolorosa ripetizione. Prendiamo il caso di uno spericolato inseguimento: è sempre necessario correre a rotta di collo per fermare un sospetto?
I dati dell’INAIL dicono chiaramente che gli infortuni stradali sono di gran lunga la prima causa delle morti bianche. Ad essi sono ricondotti circa la metà dei morti sul lavoro, tanto da indurre gli esperti ad affermare che la circolazione stradale è mediamente più rischiosa anche quando si fanno confronti con i settori produttivi a più alta frequenza di infortuni. Il fatto è che una morte in un cantiere può far notizia (anche se non è sempre vero), mentre l’infortunio professionale mortale sulla strada è un fenomeno del tutto ignorato, sia in termini di allarme sociale, di risorse umane e finanziarie devolute a formazione, prevenzione e controlli e di conseguenze giuridiche.
Cominciamo dalle divise, allora, visto che in quasi il 70% dei casi di perdita della vita la causa è un incidente stradale.
Esemplare, educato, sicuro”: il riferimento è all’operatore di polizia che dovrebbe essere un esempio comportamentale per tutti, attenersi per primo alle regole di buona educazione stradale, e, soprattutto, lavorare in sicurezza per garantire anche se stesso.
Abbiamo scelto la strada più scomoda per noi ­– aggiunge il presidente dell’ASAPS – perché mette a nudo gli operatori di polizia, che risentono secondo noi di un calo delle attività addestrative e motivazionali. Così, nel corso del servizio, abbiamo registrato l’instaurarsi di una pericolosa routine o di convincimenti del tutto errati, il primo dei quali l’eccessiva fiducia nella propria esperienza o, doveroso dirlo, nella malintesa interpretazione della norma su cui alcuni tutori dell’ordine sembrano affidarsi. Dobbiamo uscire da questa situazione”. Sembrano quindi indispensabili una maggiore sensibilizzazione sull’uso delle cinture di sicurezza, mezzi più protettivi  e frequenti corsi di guida sicura per le forze di polizia, oggi solo sporadici ed occasionali.
Per questo con la nostra inchiesta su il Centauro abbiamo scelto di metterci a nudo davvero senza alcuna remora.

 

Vittime Polizia di Stato 74 100%
Incidenti stradali in servizio 28 37,8%
Incidenti in itinere (*) 23 31,1%
Operazioni Polizia (**) 10 13,5%
Incidente aereo 7 9,5%
Fuoco amico 2 2,7%
Malore 2 2,7%
Altro 2 2,7%

 

(*) Vengono considerati anche gli incidenti in itinere perché trattasi di infortunio sul lavoro a tutti gli effetti anche per gli operatori di polizia.
(**) In questa fattispecie sono considerati gli episodi operativi nei quali l’utilizzo del veicolo non è stato determinante (conflitti a fuoco, accoltellamenti, scontri fisici in generale,  deflagrazioni, agguati ed altro)

Elaborazione il Centauro/Asaps
Fonte: www.cadutipolizia.it – archivio ASAPS

Domenica, 24 Maggio 2009
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