L’ADIGE
IL MESSAGGERO A Perugia si riapre il dibattito su come difendere i più giovani dall’abuso, il super divieto scade martedì Sos alcol, caccia ai locali ubriaca-ragazzi Il questore: «L’ordinanza da più sicurezza». Rotto il patto anti-shottino, l’ordinanza diventa più severa Il Comune: «Troppi furbi, pronti ad inasprire i divieti» di LUCA BENEDETTI e MICHELE MILLETTI PERUGIA. Domenica 28 Novembre 2010 - A due giorni dallo stop dell’ordinanza anti-alcol nel cuore di Perugia (scade martedì), l’allarme per l’abuso torna a suonare con insistenza. Da una parte le parole del questore del capoluogo, Sandro Federico, dall’altra uno screening effettuato dal Comune, riaprono il fronte e aprono, soprattutto, interrogativi. Palazzo dei Priori trova nella sua battaglia contro i furbi dello shottino selvaggio, la spalla dei cittadini. Che segnalano i locali dove si esagera con i prezzi al ribasso e con gli spot pro alcol facile. Nulla di irregolare, ma quel filo etico che segna un confine con vista sull’esagerazione rischia di essere superato e far scivolare gli affari un poco più in là. E’ su questo che il Comune vuol far pressing per alzare il tiro, è sulla filosofia dell’ordinanza e sull’importanza del presidio di legalità che il questore entra. Con garbo, ma con parole nette. Ecco cosa dice Sandro Federico: «L’uso di alcol non è un reato, ma l’abuso va combattuto. E in questo senso l’ordinanza del sindaco emanata per fermare la mescita di alcol alle 1,30 è stata una decisione assolutamente positiva; ha avuto il proprio ruolo positivo nella percezione da parte dei cittadini di una maggiore sicurezza. Su questo versante è infatti fondamentale che si operi tutti insieme. Dunque non solo la messa in campo di singoli impegni e singole situazioni, ma una strategia collettiva che tenda a far percepire alla gente un sempre maggior senso di sicurezza». Insomma, la questura chiede di non abbassare la guardia. Sandro Federico allarga l’orizzonte sui nodi caldi di Perugia e fa capire come ci si dovrebbe muovere per alzare una vera barriera all’abuso e salvare i ragazzi dallo sballo facile. «Teniamo anche presente - dice il questore - che ciò che è veramente micidiale per i giovani è il mix “esplosivo” di alcol e droga. E allora ecco che anche i controlli continui e puntuali agli esercizi pubblici diventano cosa molto importante». Parole semplici e chiare che suonano un po’ come una indicazione al Comune per come muoversi quando l’ordinanza anti-alcol sarà riproposta. Non è un mistero che in questura il blocco della mescita all’una e mezza non piaccia molto. E anche al Comitato per l’ordine e la sicurezza in prefettura è stato fatto capire che forse era meglio bloccare prima l’orologio. A palazzo dei Priori stanno già stilando il bilancio dell’ordinanza. Che viene indicato come positivo. Lo dicono le multe da 450 euro elevate durante i controlli del fine settimana, una decina in tutto. Questo significa che il messaggio è passato. Ma c’è chi esagera con l’alcol a prezzi stracciati, cioè gli shottini venduti a un euro o un euro e mezzo. Facile portare sull’orlo dell’ubriacatura un ragazzo che esce con un pugno di euro in tasca al sabato sera. In Comune arrivano segnalazioni. E c’è una piantina che disegna le zone dove qualche commerciante gioca sul filo. Dalla zona di Piazza Danti a Corso Vannucci, passando per via dei Priori e arrivando in piazza della Repubblica. In Comune confermano: «Arrivano segnalazioni. Noi facciamo, con i vigili urbani, i controlli. Il problema, a un certo punto, non è tanto di rispetto dell’ordinanza. Quanto di una sorta di patto etico. Non è giusto che ci sia qualcuno che lo infranga con troppa facilità vendendo alcol nei limiti orari previsti dall’ordinanza, ma a prezzi troppo bassi». Parole che vogliono dire una cosa molto semplice: che Palazzo dei Priori non ha abbassato la guardia e che potrebbe anche valutare la possibilità di una restrizione degli orari al momento di rimettere in pista l’ordinanza dopo le festività di Natale e Capodanno. Non c’è nulla di deciso, ma il tam-tam captato da radio Palazzo non esclude assolutamente che una verifica in quei termini venga effettuata. Stringendo intorno a chi esagera, anche con slogan che invogliano i ragazzi a darci dentro, la pressione che va al di là di una moral suasion che qualcuno getta nel cestino con una scrollata di spalle e tanta superficialità. IL TEMPO Guidava ubriaco. Morto un ragazzo. Cinque feriti È un controllore di volo dell’aeroporto di Ciampino di 34 anni che guidava ubriaco l’autore del macello sul Gra, tra gli svincoli La Rustica e Casilina. Roma 28/11/2010 - A bordo di una Bmw è piombato a folle velocità su tre auto ferme al centro della carreggiata per un tamponamento, e ha spedito all’altro mondo un coetaneo, che rincasava con la fidanzata dopo il compleanno, Umberto D’Antoni, che aveva solo due anni in più di lui, e ferito altre 5 persone. Ma la sua unica preoccupazione è stata il ritiro della patente. L’automobilista trovato con un tasso alcolemico quattro volte superiore nel sangue, ha implorato - ma invano - gli agenti del comando della Polizia stradale di Settebagni di lasciargli il documento di guida, che già un’altra volta gli era stato sospeso per sei mesi, nel 2001, perché guidava drogato. Eppure non possiamo chiamarlo pirata. L’uomo radar da cui dipende la sicurezza di atterraggi e decolli nello scalo di Ciampino, infatti, non è scappato. E proprio per questo la polizia stradale non ha potuto procedere all’arresto. L’hanno accompagnato in caserma. Interrogato fino alle due di ieri pomeriggio. E denunciato a piede libero per omicidio colposo e guida in stato di ubriachezza. Agghiacciante lo spettacolo di lamiere contorte davanti ai soccorritori del 118, che hanno trasportato Umberto D’Antoni a Tor Vergata. Ma il ragazzo è morto in ambulanza. Le sei persone coinvolte nell’incidente, verso le 3.30 del mattino, pare si trovassero al centro della carreggiata del Gra quando è sopraggiunta a forte velocità la Bmw investitrice. Intenti a scambiarsi nomi e indirizzi per il Cid, la constatazione amichevole d’incidente, dopo un tamponamento a catena. La Bmw si sarebbe trovata davanti le auto. Ma non sarebbe stata la macchina di lusso ad uccidere il giovane. Dalla potenza dell’urto e dall’energia cinetica scaricata, sembra che il ragazzo spirato sul mezzo di soccorso, sia stato colpito e schiacciato di rimando dalla sua stessa macchina, una Peugeot berlina, dopo lo schianto della Bmw che ha fatto filotto. Distrutta una Agila. I feriti, per fortuna non gravi, sono stati ricoverati al policlinico Casilino e Tor Vergata. In quest’ultimo è giunto cadavere Umberto D’Antoni. LECCEPRIMA TRAGEDIA SFIORATA, UBRIACO ALLA GUIDA PROVOCA INCIDENTE Due le auto coinvolte alle 2 di questa notte, una Audi ed una Saab, sulla provinciale Veglie-Porto Cesareo, località "Zanzara", all’altezza di un curva. Cinque i feriti. Patente ritirata per un 20enne LEVERANO – La buona sorte ha evitato il peggio. Un incidente stradale che avrebbe potuto avere conseguenze molto più serie di quelle poi accertate sulle vittime dai medici del pronto soccorso, si è verificato intorno alle 2 della notte sulla provinciale Veglie- Porto Cesareo, nel territorio comunale di Leverano. Due le auto coinvolte, una Audi ed una Saab. Cinque i feriti, fortunatamente non gravi. Tutto sarebbe accaduto perché, come riscontrato poi dai carabinieri del Norm della compagnia di Campi salentina, intervenuti sul luogo, l’automobilista della Audi, un 20enne originario di Copertino, al momento dell’impatto si trovava alla guida in stato di ebbrezza, con un tasso alcolemico elevato. Ovviamente per lui, patente ritirata. Prima dell’impatto, avvenuto all’altezza di un curvone, in località “Zanzara”, il giovane guidava in direzione di Porto Cesareo, con a bordo altri due suoi amici. Ma uscendo dalla curva, l’auto ha allargato la traiettoria sino ad invadere la corsia opposta mentre stava sopraggiungendo, in direzione opposta, la Saab con a bordo un amministratore comunale del nord Salento in compagnia della moglie. L’impatto è stato inevitabile e violento. Quando i carabinieri sono intervenuti sul posto insieme al personale sanitario del “118”, si sono trovati di fronte ad una scena impressionante: l’Audi era finita nelle campagne circostanti, con danni pesanti; la corsa della Saab, invece, è stata fermata dal guardrail. Praticamente distrutte le due auto. Le vittime sono state soccorse e immediatamente trasportate negli ospedali della zona. Il conducente della Saab ha riportato lesioni e traumi guaribili in 30 giorni, mentre tutte le altre persone coinvolte nell’incidente se la caveranno con pochi giorni di prognosi. Gli accertamenti hanno però rivelato che il 20enne, come detto, guidava in stato di ebbrezza, con un tasso alcolemico elevato. Ma non si è trattato dell’unico caso sui generis rilevato in nottata dai militari. Giusto poco prima di quell’intervento, un controllo stradale li aveva messi sulle tracce di un 30enne, anche lui di Copertino: per lui, alla guida della propria auto, responso di positività all’alcool e patente ritirata. VIRGIGLIO NOTIZIE Roma, violenta lite tra romeni: 28enne in prognosi riservata Aggredito a colpi di bastone, arrestati 2 fratelli Roma, 28 nov. (Apcom) - Violenta lite tra romeni questa notte a Roma: la vittima, 28 anni , è in prognosi riservata, i due aggressori, due fratelli, bloccati e arrestati per tentato omicidio dalla polizia. Alle 1.00 circa di questa notte è arrivata al 113 la segnalazione di una lite violenta tra stranieri in via Casilina all’altezza di Via di Tor Vergata. Sul posto sono state inviate subito due volanti: qui hanno trovato la vittima, 28enne romeno, disteso a terra con evidenti segni di colpi ricevuti alla testa da un corpo contundente. Mentre una volante ha soccorso il ragazzo, la seconda si è messa sulle tracce dei due aggressori, sulla base delle indicazioni di alcuni testimoni. I due, fratelli di 35 e 29 anni, romeni, sono stati intercettati a bordo di uno scooter e bloccati, dopo un breve inseguimento. Mentre il centauro era in evidente stato di ubriachezza, il passeggero brandiva ancora un bastone che, secondo le ricostruzioni, sarebbe stato utilizzato per l’aggressione. Gli investigatori, dopo aver vagliato anche le testimonianze di tre cittadini romeni che hanno assistito all’aggressione del connazionale, hanno fatto scattare l’arresto per i due fratelli per tentato omicidio. La vittima è stata portata al Policlinico Tor Vergata, dove è tuttora è ricoverata in prognosi riservata. Non sono chiari ancora i motivi dell’aggressione. IRPINIANEWS Schianto prima della galleria, paura per un 44enne Serino - Un grave incidente stradale si è verificato nel primo pomeriggio di sabato sul raccordo Avellino-Salerno, poco prima dell’ingresso della carreggiata Sud della domenica 28 novembre 201 - Galleria del Montepergola, il traforo che divide i comuni di Solofra e Serino. Erano le 14,30 quando un 44enne salernitano a bordo della sua Lancia K è andato a finire rovinosamente contro un guard-rail. Violento l’impatto. Immediato l’intervento del personal del 118 e della Polstrada. L’uomo, che nell’incidente si è procurato una grave ferita da taglio alla schiena, è stato trasportato all’ospedale di Avellino. Operato d’urgenza, le sue condizioni restano gravi. Successive analisi hanno fatto scoprire che il 44enne aveva un tasso alcolico quattro volte superiore alla norma. CORRIERE DI MAREMMA Guidava l’automobile con un tasso alcolico elevatissimo. Il tribunale di Grosseto ha condannato un uomo di Massa Marittima a venti giorni di arresto, pena sospesa. Patente ritirata per 6 mesi. GROSSETO, 28.11.2010 - Il tribunale di Grosseto Senza patente per 6 mesi un 42enne di Massa beccato ubriaco alla guida dell’auto. Era stato fermato dalle forze dell’ordine lo scorso 22 agosto, alle 3.30 circa, a Grosseto, mentre con l’auto percorreva una strada del centro. La sua andatura, una volta sceso dall’auto, aveva indotto i militari ad approfondire la questione visto che, forse, aveva esagerato con l’alcol. Il test alcolico lo aveva ampiamente dimostrato: 1.05 e 1.10 i risultati dei due rilievi effettuati sul posto a breve distanza l’uno dall’altro così come prescrive la legge. Va considerato che il limite massimo previsto dalla legge è di 0.50, il suo era doppio e addirittura triplo nel secondo controllo. Pertanto venne denunciato per guida in stato di ebbrezza. Nei giorni scorsi, l’uomo, un 42enne di Massa Marittima, è comparso in tribunale, a Grosseto (presidente Giovanni Muscogiuri) per rispondere dell’accusa di guida in stato di ebbrezza. Il tribunale ha stabilito la pena di venti giorni di arresto e 600 euro di ammenda, ha altresì ordinato la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna. Alla fine, dunque, il 42enne è stato condannato a una sanzione amministrativa e alla sospensione della patente di guida per sei mesi. Le leggi in materia relative alla guida in stato di ebbrezza si sono fatte più severe, tanto che ora, anche i locali che somministrano alcolici, si devono attrezzare con l’alcol test. E’ infatti entrato in vigore lo scorso 13 novembre l’obbligo anche per i pubblici esercizi (bar e ristoranti) che non svolgono spettacoli o altre forme di intrattenimento, ma la cui attività si protrae oltre la mezzanotte, di tenere a disposizione dei clienti i precursori (etilometri) per la rilevazione del tasso alcolemico e di affiggere le tabelle indicative degli stessi tassi. In questo modo chiunque può da solo capire se è il caso di mettersi alla guida oppure se è meglio chiamare un amico per far accompagnare. All’osservanza di tale obbligo non sono tenuti i pubblici esercizi che cessano la loro attività entro le ore 24. La nuova riforma del codice della strada, prevede dal 13 agosto scorso il divieto di somministrazione alcolici dopo le 3 di notte per tutti i pubblici esercizi (ristoranti e bar) e il divieto di vendita di bevande alcoliche da parte degli esercizi commerciali (negozi al dettaglio) dalle 24 alle 6. Questi divieti non si applicano nella notte tra il 15 e il 16 agosto e nella notte tra il 31 dicembre e il primo gennaio CORRIERE ADRIATICO Il vino perde i “gradi” L’esigenza di ridurre il tenore alcolico: per l’etilometro e per i mercati Ancona. Per il vino non è solo questione di “moda”. Esigenze commerciali, marketing, voglia di cambiare: negli ultimi dieci anni c’è stato il boom dei vini super barricati, poi l’exploit del novello, poi i grandi bianchi invecchiati, e ancora l’impennata delle bollicine e il rilancio dei rosati. Il presente e il futuro invece parlano di vini che cercano di abbassare la gradazione alcolica: non solo per sfuggire all’inflessibile etilometro ma anche per allargare sempre di più la fascia dei consumatori, in particolare giovani e donne. (*) E’ partito proprio dalle Marche il primo confronto in Italia su un tema di grande attualità, che non manca di riservare importanti implicazioni su più fronti. Il futuro del settore vitivinicolo passa anche per i vini a bassa gradazione alcolica? Quali le ragioni alla base della “riduzione alcolica”? Quali sono i reali vantaggi previsti sui mercati internazionali, soprattutto alla luce dell’incerto scenario che caratterizza questo delicato momento storico per il nettare di Bacco? Diverse le domande allo studio degli esperti confluiti a Castelfidardo, su iniziativa di Imt (Istituto marchigiano di tutela vini) per una giornata di approfondimento che ha registrato la partecipazione di un foltissimo e qualificato pubblico, giunto da ogni parte d’Italia. Gianfranco Garofoli, presidente Imt, ha avviato i lavori, registrando poi gli interventi di Paolo Petrini e Giancarlo Sagramola, vicepresidenti rispettivamente della Regione Marche e della Provincia di Ancona, che hanno ribadito l’importanza di iniziative che hanno lo scopo di individuare percorsi innovativi per uscire dalla difficile fase congiunturale che investe il settore. Significativo l’intervento di Alberto Mazzoni, nella sua duplice veste di direttore di Imt e di vicepresidente nazionale di Assoenologi, che ha inquadrato la problematica sottolineando la riflessione che s’impone alla luce di situazioni, quali l’aumento della gradazione alcolica dovuta ai mutamenti climatici in atto, nonché l’attuale normativa della circolazione stradale che obbliga a mantenere sotto controllo l’assunzione di bevande alcoliche. Aldilà di valutazioni preconcette, la riduzione del grado alcolico è una realtà già prevista dalla normativa vigente e, pertanto, è indispensabile approfondirne la ricerca, in quanto a livello internazionale diverse realtà stanno sviluppando queste nuove tecniche che già registrano significativi riscontri sui mercati. D’altro canto, basandosi su tecniche puramente fisiche e non chimiche paragonabili al semplice filtraggio, la dealcolazione consente di mantenere invariato il profilo del vino senza intaccarne caratteristiche e struttura. “La riduzione alcolica - ha affermato Mazzoni - è una realtà che va presa in seria considerazione, in quanto è orientata nella direzione di esaudire la richiesta dei mercati nazionali ed esteri”. Al termine la degustazione aperta di vini a ridotto tenore alcolico provenienti dalla sperimentazione in atto nelle Marche, confrontati con quelli di altri Paesi che si sono già spinti in questa direzione. Estremamente soddisfacenti i risultati del test, che hanno confermato la possibilità di una riduzione alcolica “misurata” (1,5-2 gradi), che consente di mantenere effettivamente intatte le caratteristiche più qualificanti del vino. andrea fraboni (*) Nota: apparentemente la riduzione del grado alcolico nelle bevande sembra un dato positivo, in realtà è vero il contrario. Non per niente i produttori propongono questo espediente per mantenere le quote di mercato e possibilmente guadagnarne altre. È una strada già sperimentata dai produttori di sigarette. IL TIRRENO SABATO, 27 NOVEMBRE 2010 I big del vino chiedono aiuti I produttori: «Più agevolazioni e tempi brevi per i permessi» Confronto organizzato dal Psi con l’assessore regionale Salvadori CECINA. Servono più attenzione, più investimenti ma anche più rapidità nelle procedure burocratiche. E’ questo che chiedono le “grandi imprese” del vino del territorio agli enti locali. Ma non solo: auspicano maggiore tutela verso le altre forme di agricoltura che sono dimenticate. Questo è emerso nel convegno organizzato dal Psi dal titolo “Le prospettive del settore vitivinicolo nella Bassa Val di Cecina”. Presenti Antonio Costantino, capogruppo del Psi, Leonardo Raspini, direttore dell’azienda Ornellaia, Carlo Paoli direttore amministrativo di San Guido, Ranieri Orsini per Tenuta del Biserno e l’assessore regionale alle produzioni agricole Gianni Salvadori. «Bisogna fare sistema - ha introdotto Costantino - e le amministrazioni devono porsi da antesignane per i produttori». «La viticoltura negli anni - è intervenuto Raspini - ha trasmesso un valore aggiunto al concetto di Toscana e la nostra è una richiesta di attenzione. La denominazione dei nostri vini funge da ambasciatore nel mondo, l’ente pubblico deve investire e noi dobbiamo essere in grado di “spendere” la nostra autorevolezza». «L’agricoltura - aggiunge Paoli - soffre di mancanza di pianificazione, nel territorio di Castagneto è allo sbando, aldilà di mondo vino che forse è cresciuto in maniera esagerata, per gli agricoltori non ci sono remunerazioni sicure, bisogna promuovere nuove colture non si può pensare di investire tutto il territorio a vigna. Bisogna avvicinae - conclude - produttori, rappresentanti delle categorie, amministrazioni locali, provinciali e regionali. Per esempio produciamo colture per le biomasse così da garantire un po’ di guadagno. Ci possiamo puntare?». «Biomasse sì - dichiara Orsini- e magari lo sviluppo di qualche piccola industria per recuperare gli scarti». «A gennaio - ha detto il sindaco di Castagneto Tinti - ho proposto una riflessione sui temi delle energie rinnovabili, se si offrono 5000 euro ad ettaro all’anno per istallare impianti si rischia di vanificare il lavoro storico degli agricoltori. Già nel prossimo consiglio comunale introdurremmo delle norme per disincentivare i grandi interventi in certi ambienti agricoli che vanno tutelati”. Ha concluso l’incontro l’assessore regionale Salvadori: «Si parla di grandi imprese in relazione ai produttori della Doc Bolgheri che hanno raggiunto risultati eccezionali. Credo che si possa potenziare ancora il settore creando piattaforme comuni di commercializzazione, aumentando i rapporti con la Cina e il Brasile per esempio». CORRIERE DELLA SERA La festa della Nannini per la figlia Subito dopo il parto ha cantato «Azzurro». Con lei la madre e un’amica «Mai stata così felice. Adesso voglio allattare Penelope» MILANO — Un brindisi con vino rosso Sangiovese, lo stendardo del Palio di Siena che sventola nella camera d’ospedale. Gianna Nannini, la cantautrice più rock d’Europa, adesso può cantare il suo inno alla «libertà» e al «diritto di ciascuno di fare quello che vuole, quando vuole e con chi vuole» con la figlia Penelope tra le braccia. Sono due chili e 520 grammi, per 48 centimetri, di felicità: e chisseneimporta dei 54 anni già compiuti e delle polemiche per una scelta controcorrente. «È il momento più felice della mia vita», confida l’artista a medici e infermieri. Nessuna lacrima, ma gli occhi che non si staccano neppure per un secondo dalla bimba con i capelli castani, nata venerdì a mezzogiorno alla clinica Madonnina di Milano. Il nuovo singolo di Gianna Nannini Ogni tanto esce il 3 dicembre, ma la prima canzone per la figlia è Azzurro, assicura chi l’ha sentita intonare le note di Celentano subito dopo il parto. «Mi tiri fuori una voce che non ho mai avuto e sei tu, sangue del mio sangue, che mi fai raggiungere note mai sfiorate prima», aveva scritto la rockstar in una lettera aperta dedicata alla figlia in arrivo e affidata alla rivista Vanity Fair. La gioia è incontenibile: e per brindare all’evento la neomamma pochi minuti dopo il parto stappa una bottiglia di «Baccano», il rosso prodotto dalla stessa Nannini con uve che provengono dall’azienda agricola di proprietà dei fratelli, vicino alla Certosa di Belriguardo, alle porte di Siena. Del resto, poco importa che la cantautrice con i suoi concerti abbia riempito gli stadi di tutto il mondo: nella stanza d’ospedale sventola la bandiera della contrada dell’Oca, dov’è nata il 14 giugno 1956 e per cui da sempre fa il tifo. In clinica, le tengono compagnia un’amica, le due segretarie e soprattutto la madre, Giovanna Cellesi, nata anche lei — neanche a farlo apposta — il 26 novembre e diventata nonna quando forse ormai non ci sperava più. Per oggi è attesa la visita del fratello Alessandro Nannini, ex pilota automobilistico. La bambina la tiene quasi sempre in camera (in Madonnina c’è il rooming in a richiesta) e il desiderio adesso — confida chi le è vicino — è di allattarla. (*) Dopotutto le fatiche del parto appaiono già acqua passata: la Nannini s’è subito alzata dal letto, passeggia per i corridoi del 7° piano della clinica e mangia regolarmente. Gli echi delle polemiche per una maternità/sfida che ha spostato in avanti le lancette dell’orologio biologico delle donne sono lontani da qui. Con ogni probabilità, lunedì la cantante sarà dimessa. Questa volta — dopo i tre tentativi andati male, il dolore profondo, lo choc e una vita che le ha insegnato soprattutto ad amare — Gianna Nannini ritornerà nella casa di Porta Romana, nel cuore di Milano, con un porte-enfant. Dentro, Penelope. È un amore grande che — come scritto sempre nella sua lettera aperta — rivendica anche il desiderio di una donna e la sua libertà di scelta. (*) Nota: la cultura alcolica rende più difficile agli esperti suggerire e ai destinatari recepire i comportamenti corretti. Per un produttore di vino è più difficile prendere in considerazione l’idea che alcolici e allattamento non vanno d’accordo. CORRIERE DELLA SERA Ecuador - Gli studiosi alla ricerca dei motivi di tanta buona salute Il segreto della longevità tra i monti di Vilcabamba dove la vecchiaia è d’oro Sesso, fumo e rum per i centenari del Paese I reportage di Ettore Mo VILCABAMBA (Ecuador) 28 novembre 2010 - C’era un uomo che in 127 anni di vita è stato in ospedale una sola notte, l’ultima, quando è morto. C’è una donna che fa la sarta e, superati i novanta, riesce ancora a infilare il filo nell’ago senza mettersi gli occhiali. E ci sono infine dei baldanzosi vecchietti che non hanno mai smesso di far sesso, se non è leggenda il fatto che uno di loro, nonagenario, ha regalato ben tre figli alla sua giovane sposa. Cose straordinarie che accadono qui a Vilcabamba, più che una città un grande sperduto borgo della Sacra Valle, nel Sud dell’Ecuador, che a 1.500 metri sul livello del mare gode di una perenne primavera con temperatura costante dai 19 ai 25 gradi; e ha come sfondo la scintillante cordigliera delle Ande. È dai primi anni Settanta che, grazie alle ricerche del prof. Alexander Leaf della Harvard University, Vilcabamba incuriosisce il mondo: e insieme a lei altre due località, ugualmente remote e sconosciute (Hunza, arroccata sulla catena del Caucaso, e Ogimi, nell’isola di Okinawa, in Giappone), vengono considerate capoluoghi della longevità, poiché ciascuna delle due annovera tra i propri abitanti una dozzina di persone che hanno superato i cent’anni. Credevo di avere ancora i garretti saldi, alla mia età, fino a quando, l’altro giorno, mi sono imbattuto a Vilcabamba in Timoteo Arboleda Hurtado, 98 anni portati bene: la fronte adombrata dall’ala del cappello, schiacciato in testa, l’occhio furbo, mento e mandibole adornate da un’ispida barbetta bianca. Ogni giorno fa dieci chilometri a piedi: cinque di buon mattino per raggiungere la sua tenuta in montagna e cinque la sera per tornare a casa, in tutto due ore abbondanti di strada. La moglie, racconta, è morta qualche anno fa ma lui non si sente solo, circondato com’è dallo stuolo chiassoso di figli, nipoti e nipotini, cui è legato — dice — dal «filo di ferro dell’affetto». E aggiunge: «Dio permettendo, vorrei restare ancora un poco in questa valle di lacrime». Un po’ meno tosto José Manuel Picoita Rojas, all’incirca 105 anni, che ha 6 figli e molti acciacchi: «Soffro di cuore e di cervello — lamenta — e ho la pressione alta. Mia moglie è volata in cielo tredici anni fa e io abito ora con l’una o l’altro dei nostri ragazzi e le loro famiglie. Quand’ero giovane camminavo molto, partivo il lunedì e tornavo il sabato. Domenica la messa, anche se ero un poco di buono. E mi son pure divertito, señoritas, vino e tabacco. Adesso è come se il mio corpo si fosse addormentato». Quattro passi più in là, le due donne che incontro sono sfuocate come stampe, antiche e quasi non respirano, ciascuna con un secolo alle spalle. Sella Adolphina Parapineda ha un che d’aristocratico e d’autoritario ed è più grigia del muro della sua casa davanti al quale sta rigidamente seduta. Dei 9 figli che ha avuto ne sono rimasti tre. Ha conosciuto la povertà e la solitudine. Qualche evasione? «Sono andata una volta a Quito». Ciò che invece spaventa in Ermelinda Castillo è la pelle del volto e delle braccia, che tiene scoperte: tutta una fitta ragnatela di rughe, nere e profonde, come si vedono negli antichi crateri. In compenso esibisce una mini-palizzata di denti d’oro e gli orecchini. Il marito, morto quattro anni fa, le ha lasciato 6 figli: «Uno di loro — bisbiglia — è sparito dopo il servizio di leva, credo sia stato ammazzato lungo la frontiera col Perù durante una battaglia contro i guerriglieri Farc della Colombia». Nel 1971, quando Vilcabamba contava solo 819 abitanti (oggi, circa cinquemila), già nove ultracentenari passeggiavano per le sue strade: e alla base della longevità — spiega un medico di Quito — non c’è niente di arcano ma una semplice dieta che consiste in 1.200 calorie al giorno, con basso contenuto di grassi e colesterolo, per ridurre l’insidia delle malattie cardiache. Alla salute della gente contribuiscono l’alimentazione (grande consumo dei prodotti locali) così come l’acqua di sorgente della Sacra Valle, che è «speciale». È fuori strada chi pensa che il buon stato di salute esibito dagli ultracentenari sia da attribuirsi alla morigeratezza dei costumi e del modo di vivere. Niente di più falso. Gli abitanti di Vilcabamba e dintorni — fanno notare i sociologi — sono inclini per indole agli eccessi peggiori: fumano come turchi e bevono come cosacchi naufragando in sbornie colossali, apocalittiche. Il loro tabacco preferito si chiama «Chamico», i cui effetti secondo gli esperti sono anche più gravi di quelli provocati dalla marijuana e dalla cocaina, allucinazioni, perdita della memoria, eccitazione, furia distruttiva. Se poi al fumo si aggiunge l’alcool, tracannando un «puro», un’aguardiente d’alta gradazione simile al rum, allora apriti cielo, non c’è più limite a niente, si entra nel ciclone della follia. Per evitare di esserne coinvolto — è il più ovvio consiglio rivolto al turista straniero — tieniti il più lontano passibile dal «Chamico» come dal «puro». Una piacevole singolarità di Vilcabamba è che la popolazione femminile supera quella maschile: il rapporto è di tre dame per due caballeros. Ma i compilatori dì statistiche avvertono che sono stati sempre gli uomini a superare il limite di oltre 130 anni di età. Contrariamente a quanto avviene nel resto del Pianeta Terra, nella Sacra Valle dell’eterna primavera gli uomini vivono più a lungo delle donne. Però ci sono le eccezioni. È il caso di Maria Josefa Ocampo Rojas, che ha raggiunto i 1O3 anni ed è stata proclamata Madre Centenaria, mentre il marito, Miguel Leon, la precedette nella tomba ad appena cent’anni. Le donne si sono aggiudicate primati eccezionali. Alcune signore avrebbero partorito dopo i 50 e perfino, in rarissimi casi, dopo i 60. Non poteva mancare, affrontando il tema della longevità, la tentazione di attribuirla a poteri magici, come quelli emanati dal Mandango, la montagna degli dei dove s’erano stabiliti gli Incas, che diffondeva ondate di beatitudine. Alla fine, però, sarà necessario rinunciare all’arcano, e seguire, dal ’69 in poi, l’indagine del cardiologo ecuadoriano Miguel Salvador che a Vilcabamba esaminò 338 persone, tra uomini, donne e bambini per scoprire che nessuno di loro non solo non era affetto da arteriosclerosi e disfunzioni cardiache ma neanche dal cancro, dal diabete e dall’Alzheimer. E potè anche constatare, in quella circostanza, che gli uomini sopra i 65 anni erano «straordinariamente sani». Come viene ricordato nel libro «Eterna Juventud», Vilcabamba è ormai entrata a far parte, a pieno merito, dell’Ecoturismo e le sue strade come le verdi balconate oltre i duemila metri sono diventate mete assidue di turisti provenienti da ogni parte del mondo, dall’Europa come dalla Cina, dal Canada come dal Sud America. Non deve quindi sorprendere che, mentre si parla di eterna gioventù si stia lanciando una proposta, anche se vaga: per un Istituto Nazionale di Gerontologia dal momento che gran parte della popolazione è costituita da super-vegliardi. Se è vero quanto si racconta in giro, un distinto signore ultra novantenne si sarebbe spontaneamente sottoposto all’indagine di una giovane scienziata tedesca che voleva accertare se e fine a che punto la libidine degli anziani della regione avrebbe resistito agli assalti del tempo. Per il dottor Wilson Correa, da 25 anni medico condotto a Vilcabamba, non esiste alcun problema di erezione tra i vecchi del contado, se mai occorre spegnere gli erotici furori: come il giorno che si trovò di fronte quell’energumeno di Eulogio Carpio, convolato a nozze, lui novantenne, con Giulia Leon, una «muchacha jovencita», quel che si dice una ragazzina, cui diede tre figli. «Ebbene, dopo aver parlato con lui e con altri come lui — ricorda ora Wilson come fosse ieri — giunsi a questa conclusione: che il sesso dei centenari è frequente e di buona qualità». Mi è capitato spesso di parlare con donne che vengono da me per un consiglio e talvolta mi pregano di dar loro qualcosa, ma invece che per se stesse per i rispettivi mariti che non le lasciano mai in pace, sempre smaniosi di portarsele a letto». Ogni qualvolta ti affacci a una casa, in quel di Vilcabamba, ti offrono una tazza di tè, fatto — assicurano — con erbe miracolose che hanno la facoltà di disinfettare i reni e senti raccontare a lungo la storia dell’eremita Johnny Lovewisdon che fece del villaggio una specie di «Shangri-la», qualcosa di simile a un paradiso himalayano edificato negli anni Trenta dalla fantasia dello scrittore inglese James Hilton nel suo romanzo Orizzonti Perduti. A Vilcabamba, sostiene il Dr. Correa, «la gente mangia sano», cioè fa ricorso a un’alimentazione naturale, con prodotti genuini della terra, frutta e verdure, e in una zona dove gli alberi ossigenano di continuo l’atmosfera e l’aria è limpida e pura: sono proprio tutte queste cose messe insieme ad assicurare la longevità. Ma basta un furgone che passa a velocità sparata nella piazza vomitando ritmi e canzoni a tutto volume che la calma e la serenità agreste vengono spazzate via d’un colpo. Altro che «Shangri-la». Gli stessi repentini mutamenti sarebbero in corso a Hunza, sulla sponda del Mar Morto, in Georgia (ex Unione Sovietica), dove Stalin ebbe i natali e dove il grande Capo Shirali Muslimov mise incinta la moglie quand’era un giovanotto di appena 136 anni e sarebbe poi morto di vecchiaia a 168. Come quella di Vilcabamba, l’acqua di Hunza conterrebbe minerali con effetti antiossidanti che a loro volta agirebbero contro il processo di invecchiamento degli esseri umani: fenomeno che tuttavia non è stato ancora scientificamente accertato. Camminando lungo l’Avenida e nella città dell’eterna giovinezza oltre che dentro il turbine dei tuoi pensieri, la riflessione che subito ti aggredisce è che di eterno non c’è proprio nulla. Ed è penoso chiudere una così bella giornata con uno di quei verdetti dell’Ecclesiaste che grondano amarezza da tutte le parti. Ettore Mo
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