Giovedì 18 Luglio 2024
area riservata
ASAPS.it su
Pirateria 29/11/2010

Svizzera, pirata italiano ubriaco che investì e ferì gravemente un motociclista non si presenta al processo: è alla quinta guida in stato di ebbrezza
Il giudice: “è una bomba ad orologeria, manca solo il morto” e lo condanna a 20 mesi

 

“Auto pirata”, Human Art, immagine di “PanzerCobra”

(ASAPS) LUGANO, 29 novembre 2010 – In Italia, lo dobbiamo riconoscere, si tratta di un fatto ordinario. Così tanto normale che, ormai, anche noi dell’Asaps ci abbiamo fatto l’abitudine. Parliamo della recidiva, ovviamente legandola  alla fattispecie dei reati stradali. Insomma, storie di pirati della strada alla seconda o alla terza vittima, sono già state oggetto di ampia trattazione sulle pagine de Il Centauro o di quelle del nostro sito. Invochiamo pene più severe, ci indigniamo, sbattiamo i pugni sul tavolo ma quando il sole sorge, l’indomani, è tutto finito nell’oblio. Per far capire quanto siamo lontani dal poter sembrare un popolo civile, sulla strada, vogliamo raccontare la strana storia di un pirata italiano in trasferta all’estero, per la precisione in Svizzera, a Cadenazzo. Qui, una sera imprecisata del 2008, il 55enne italiano prima investe un motociclista, rimasto invalido a seguito di quell’incidente, e poi scappa. Gli agenti della Polizia Cantonale lo catturarono tre ore dopo e dopo averlo fatto  soffiare nell’etilometro aggiunsero il reato di guida in stato di ebbrezza a quello di omissione di soccorso e lesioni gravissime. Gli investigatori elvetici hanno lavorato sodo e alla fine hanno ricostruito la carriera automobilistica del pirata tricolore, gravata da quattro precedenti stati di ebbrezza alcolica e da un altro incidente stradale appena tre settimane prima. Secondo quanto riportato dal portale della Svizzera Italiana Ticinoline (clicca qui per il collegamento), proprio in occasione di questo evento, occorso ad Ascona, un comune del Ticino svizzero sul Lago Maggiore, il nostro connazionale incolpò della guida un parente, che si trovava in auto con lui, venendo comunque smascherato. Ciò che ha colpito l’opinione pubblica, Oltralpe, non è solo il fatto che questa persona continui a circolare impunemente, ma soprattutto il fatto che non si sia poi presentato al processo. Ad ogni buon conto, la requisitoria del procuratore pubblico ha colpito nel segno ed è stato condannato a 20 mesi di carcere da scontare. “Nella sua carriera automobilistica manca solo il morto”, ha detto il presidente della Corte d’Assiste Correzionale di Bellinzona Claudio Zali, che ha aggiunto: “Quest’uomo è un bomba a orologeria e se finora non ha ancora ucciso qualcuno è solo grazie al fato”. Noi non sappiamo se il pirata italiano viva in Svizzera, ma sappiamo che quei venti mesi di carcere, se varcherà ancora quel confine, li dovrà scontare tutti, fino all’ultimo. La sua mancata sensibilità, come l’hanno definita i cronisti elvetici, noi la conosciamo bene: è tipica di molti nostri connazionali, anche di chi, in divisa o con la toga indosso, non fa il proprio dovere fino in fondo. In molti obietteranno che anche gli stranieri, quando vengono in Italia, trovano più facile dare gas e lanciarsi in corse folli in autostrada o sui passi montani, ma la risposta è sempre una questione nazionale: qua sì, glielo facciamo fare. Ed è sbagliato. (ASAPS)

 

Lunedì, 29 Novembre 2010
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK