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MILANO - L’età avanzata è una malattia? Secondo il Codice della strada, entrato in vigore l’agosto scorso, la risposta sembra essere sì. Ora, infatti, l’ottantenne che intende rinnovare la patente di guida deve sottoporsi a una visita della Commissione medica locale, come chi è affetto da gravi patologie (per esempio, malattie cardiovascolari e psichiatriche, epilessia, alcuni casi di diabete, handicap motori). Il compito di stabilire l’idoneità alla guida per chi ha più di 80 anni è quindi affidato a un pool di tre medici. Ma a quali verifiche dovranno sottoporre il "candidato"? Non è ancora chiaro. La muova normativa (in particolare, il comma 2 bis dell’articolo 115) non specifica le modalità di controllo, che dovrebbero essere dettagliate quanto prima dal ministero della Salute, e le Commissioni mediche locali procedono, quindi, al momento, secondo criteri autonomi. LE MODALITÀ - A Milano, per esempio, all’atto della prenotazione della visita vengono rivolte all’automobilista domande sul suo stato di salute, così da potergli richiedere subito una documentazione clinica idonea, da presentare poi all’appuntamento. A Cagliari sarà la Commissione che visiterà l’utente a chiedergli eventualmente una documentazione più approfondita sul suo stato di salute. A Roma ciascuna delle tre commissioni adotta una procedura propria. In ogni caso la Commissione ha la possibilità di richiedere qualsiasi tipo di controllo specialistico. L’automobilista ottantenne, quindi, per rinnovare la patente deve prenotare un appuntamento alla Asl (collegandosi via mail, per fax, o presentandosi personalmente) ed è bene farlo per tempo, anche tre mesi prima della scadenza della patente, perché l’attesa può essere lunga. «Presentarsi alla visita con una documentazione clinica o una certificazione del medico di fiducia - sottolinea Antonio Vitello, presidente della Commissione medica di Milano - non significa mettere in evidenza stati morbosi controindicati alla guida, ma facilitare il lavoro della Commissione». LE VERIFICHE - Non c’è, quindi, alcun intento "intimidatorio" nei confronti dei più anziani, come spiega Edoardo Valli, presidente dell’Automobil club di Milano: «Gli anziani sono una risorsa, ma devono essere aggiornati e responsabili». Ma come si svolge la visita? Prima un colloquio, poi il controllo della vista e dell’udito, quindi la verifica della capacità motoria degli arti superiori e inferiori. Successivamente i medici valutano la reattività e le funzioni cognitive (con domande, o con la compilazione di un test). Se tutto va bene, l’automobilista può tornare a guidare per altri due anni. Se, invece, quest’ultima parte della visita mette in risalto un deficit, l’utente può essere invitato a sottoporsi ad altre verifiche. «La normativa - precisa Francesco Atzei, geriatra, presidente della Commissione medica di Cagliari - non prevede nella Commissione la presenza di specialisti delle problematiche dell’anziano, ma soltanto, per specifici casi, può essere affiancata da un ingegnere della Motorizzazione civile per prove di guida, o da un fisiatra, per mettere a punto sistemi tecnici di ausilio alla guida in caso di menomazioni».
di Edoardo Stucchi da il Corriere.it
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