Foto Blaco – archivio Asaps La proposta di Matteo Renzi è senz’altro interessante perché si fa portavoce di una cosa che molti chiedono da tempo. Il punto focale di questa proposta sembra essere quello secondo il quale si chiede una legge popolare che preveda l’introduzione di una quarta forma di omicidio, dopo il volontario, il preterintenzionale e il colposo. L’evento morte, dunque, deve essere causato oltre che da un nesso di causalità tra la perdita di vita e il sinistro, anche tra lo stato di ebbrezza e il sinistro stesso. Ricostruita questa condotta, la proposta dovrebbe tendere a bypassare l’accertamento sull’elemento soggettivo, ovvero se si tratti di colpa cosciente o dolo eventuale, accertamento che oggi è molto difficoltoso e che, spesso è causa di riduzione sostanziale delle pene comminate nei primi gradi di giudizio, perché è caratterizzato da forti contrasti in giurisprudenza oppure tra la condotta delle procure e gli uffici giudicanti: le prime optano in alcuni casi per il dolo eventuale, senza ottenere poi la conferma dell’ipotesi accusatoria da parte del GIP che riqualifica il fatto come omicidio colposo con le ulteriori conseguenze in termini di custodia cautelare o pena. Questa proposta permetterebbe di sollevare il giudice dall’onere di dimostrare se si tratti di colpa cosciente o dolo eventuale. Per questo motivo, per dare un senso ad un reato di questo tipo, bisogna che si tratti di figura autonoma, strutturata in modo che la ricostruzione della condotta escluda chiaramente che si tratti di fattispecie colposa o dolosa e, per fare questo, deve essere stabilito chiaramente che l’evento morte è causato da un sinistro il quale è stato determinato dall’ebbrezza del conducente. Il tutto giustificato dal riconoscimento del forte disvalore di tali reati che assumono sempre più importanza in uno stile di vita moderno e che sembra legittimare oggi anche il superamento di categoria classiche quali la divisione tra reati dolosi e colposi su cui fondare differenti limiti di pena. In questo modo verrebbe punito il già grave fatto di essersi messo alla guida in stato di ebbrezza che è di per sé una condotta consapevole e che attrarrebbe a sé l’evento nefasto conseguente. Si tratta di un’iniziativa molto importante, che cade proprio nel momento in cui l’Italia ha smesso di censire i comportamenti di questo tipo nel rapporto annuale dell’Istat sulla sinistrosità. Restano, dunque, solo i nostri dati e quelli (introvabili, almeno per noi) delle statistiche giudiziarie penali. Anche se sappiamo che l’alcol e la droga incidono, secondo l’I.S.S. e l’O.M.S. intorno al 30% degli incidenti gravi e mortali. Forlì, lì 10.12.2010 Giordano Biserni
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