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Rassegna alcol e guida del 15 dicembre 2010

A cura di Alessandro Sbarbada, Guido della Giacoma e Roberto Argenta
 

ASAPS.IT

Trento
Se è troppo freddo l’alcoltest non è valido
Automobilista alticcio sorpreso alla guida graziato dal giudice che ha stabilito che il controllo non vale sotto gli zero gradi
(ASAPS), 15 dicembre 2010 - Annullata la sospensione della patente ad un automobilista trentino positivo all’alcoltest: il giudice di pace di Borgo Valsugana ha stabilito che l’esame dell’etilometro non era attendibile in quanto la temperatura esterna al momento del controllo era inferiore allo zero.
L’uomo al volante della sua auto era stato fermato ad un controllo dei Carabinieri e sottoposto all’alcoltest, era risultato positivo con un tasso alcolemico superiore al limite di legge di 0,50 grammi per litro. Di fronte alla conseguente denuncia per guida in stato di ebbrezza e sospensione della patente per sei mesi, il legale dell’automobilista ha però impugnato il provvedimento davanti al giudice contestando la regolarità dell’accertamento, poiché al momento dell’alcoltest la temperatura era sotto lo zero, fra -8 e -15 gradi.
Una condizione di gelo che avrebbe compromesso il risultato. Il giudice ha riconosciuto valide le contestazioni richiamando un decreto ministeriale del 1990 secondo cui l’etilometro funziona ad una temperatura compresa fra 0 e 40 gradi. Da qui la sentenza che annulla il ritiro della patente, in quanto l’etilometro in quelle condizioni di gelo non costituisce "prova certa”.
Un consiglio, le forze di polizia dovrebbero utilizzare magari l’etilometro dentro l’abitacolo dell’auto, specificandolo nel verbale. Poi magari qualcuno potrebbe dire che dentro l’abitacolo l’etilometro potrebbe avere carenza d’aria… (ASAPS)


IL GAZZETTINO (Udine)

I numeri sono "impressionanti"…
Antonella Lanfrit
I numeri sono "impressionanti". In questo modo mette in allerta sin dalla prima pagina il "Rapporto sui problemi alcolcorrelati" in Friuli Venezia Giulia, il corposo dossier relativo agli anni 2005-2008 (il primo riguardava il periodo 2001-2004) presentato ieri nella sede della Regione a Udine. Si confermano i 900 morti l’anno che, seppure in lieve diminuzione, «sono ancora troppi e rappresentano una questione non più sostenibile», illustra Francesco Piani, referente del Gruppo tecnico regionale. Quanto ai ricoveri, ogni anno circa 300 posti letto, l’equivalente di un ospedale come quello di San Daniele o di Sacile, sono costantemente occupati da persone con problemi legati all’abuso di alcol. Il che significa per il solo 2008 oltre 114mila giornate di degenza e si stima siano stati persi 9mila anni di vita.
«Il danno economico, sia diretto, come spesa sanitaria e sociale, sia indiretto, come anni di lavoro ed occasioni di guadagno persi - sottolinea Piani - è scioccante». Ma, ha aggiunto, «lo è ancor di più la sofferenza dei singoli, delle famiglie e delle comunità».
Dal rapporto emergono, poi, nuove tendenze. Cresce il numero di anziani che iniziano a bere da vecchi, non sono cioè alcolisti che invecchiano: «Un problema relativamente nuovo - conferma Piani -, che va sottolineato e sul quale bisogna prendere provvedimenti». Ulteriore elemento di novità è il significativo aumento di patologie fisiche riguardante le donne: «Contrariamente al passato, quando cirrosi e tumori si riscontravano prevalentemente nei maschi - prosegue il medico -, oggi c’è un’inversione del fenomeno. Le donne hanno danni fisici più precoci e relativamente più gravi rispetto agli uomini».
Non da ultimo, in Friuli Venezia Giulia si rafforza il comportamento legato al bere per sballo. Nel solo 2009 i consumatori in modalità «Binge drinking» (5 o più unità alcoliche assunte in meno di due ore) rappresentano il 10,4% della popolazione e confermano la tendenza ad un bere di tipo anglosassone, con la perdita dell’idea della convivialità legata all’assunzione di alcolici, soprattutto vino. E la percentuale cresce se si considera i consumatori in modalità "fuori pasto", che nel 2009 in Friuli Venezia Giulia è del 41,2% della popolazione, a fronte di una media italiana ferma al 26,7%.
Il rapporto stima che i consumatori a rischio in regione siano 229mila (71,8% maschi; 28,2% femmine); ovvero, una persona su sei consuma bevande alcoliche secondo modalità definite rischiose o dannose.
«Dobbiamo agire sugli stili di vita e sulla promozione della cultura della salute», commenta Roberto Ferri, responsabile della Prevenzione presso la Direzione regionale della Salute. E «riuscire a parlare ai giovani - conclude - è l’unico modo per un cambio culturale, per creare cioè un atteggiamento diverso rispetto alla vita, ai problemi e al modo di affrontarli».

IL GAZZETTINO (Udine)

Spesso all’alcol si associano droghe
ALCOL
I giovani iniziano a bere anche a 11 anni
(A.L.) - "Policonsumo", cioè associazione dell’alcol ad altre droghe, e costante abbassamento dell’età di primo consumo, che si attesta intorno agli 11-12 anni. Sono questi i due maggiori problemi legati al rapporto giovani-alcol messi in evidenza dal "Rapporto sui problemi alcolcorrelati 2005-2008" in Fvg. (*) Emergono chiaramente dalla ricerca riportata nel dossier e realizzata nell’ambito del "Progetto Liberamente", che ha coinvolto 335 soggetti nell’anno scolastico 2009/2010 con un’età media di 16 anni. Sebbene il Rapporto avverta che i risultati non possono essere utilizzati per descrivere la realtà giovanile regionale, in quanto non si tratta di un campione rappresentativo, essi tuttavia mettono chiaramente in luce alcune tendenze.
Il 51,6% degli intervistati ha dichiarato di aver consumato bevande alcoliche negli ultimi 6 mesi (54,4% maschi e 45,6% femmine) e tra i motivi di consumo al primo posto hanno indicato «tanto per provare» (31,9%) seguito dal «bisogno di divertirsi» (38,7%) e da «per caso» (12,3%). Si beve in particolare il sabato, soprattutto alle feste (33,85) e al bar/pub (29,3%). Preferita è la birra, seguita da aperitivi e superalcolici. Il vino è l’ultimo nella scelta. Quanto alla percezione dei rischi nel rapporto «alcol e guida», dalla ricerca è emerso che ancora il 52% adotterebbe uno o più comportamenti rischiosi per la propria incolumità, senza differenze significative tra maschi e femmine.
 
(*) Nota: i giovani friulani di 16 anni dichiarano di avere assunto per la prima volta una bevanda alcolica a 11-12 anni di età.
Vista così sembra una cattiva notizia.
Ma credo di non sbagliare quando affermo che se facessimo la stessa domanda ai loro genitori otterremmo come risposta un’età mediamente molto più bassa.
Se poi ascoltassimo i consigli di bergamosera.com (di cui al prossimo articolo in rassegna), allora la prima assunzione alcolica la dovremmo somministrare già prima di nascere. Nel nome della salute.

BERGAMOSERA.COM

Gravidanza: cosa mangiare durante le Feste
http://www.bergamosera.com/cms/2010/12/15/gravidanza-cosa-mangiare-durante-le-feste/
Mancano dieci giorni al Santo Natale e, se è vero, che l’alimentazione in gravidanza deve essere varia, è bene ricordare però che occorre fare un po’ più attenzione.
Occhio ai grassi: si rischia di prendere troppo peso durante le feste. E al vino: un sorso non fa male, ma guai a esagerare. (*) Non dimenticare che il pericolo toxoplasmosi non passa perché è Natale: no secco alle carni crude, agli insaccati, agli ortaggi e alla frutta non lavata in modo corretto.
Sarebbe bene anche evitare anche i prodotti di gastronomia: il rischio è quello della Listeria monocytogenes, un batterio che provoca una malattia chiamata listeriosi che può essere particolarmente pericolosa per le donne in gravidanza e per i loro bambini perché può provocare parti prematuri, aborti, decessi intrauterini e serie malattie o morte del neonato a seguito dell’infezione della madre. No dunque alle carni fredde tipiche della gastronomia, ai cibi preparati come hamburger e hot dog, ai paté di carne, ma anche a salumi, burro e prodotti lattiero-caseari, se fatti con latte non pastorizzato.
 
(*) Nota: secondo questa logica, in gravidanza non sarebbe pericoloso anche un tiro di sigaretta ogni tanto. Basta non esagerare.
Vengono alla mente le etichette di vino, birra e altri alcolici francesi, dove la legge ha reso obbligatoria la stampa di un segnale di divieto di consumo per le donne in gravidanza.

MARKETPRESS.INFO

QUANDO UNA PASSIONE PUO’ TRASFORMARSI IN PROFESSIONE: IL 21 DICEMBRE A ROMA ENOTECA ITALIANA INCONTRA I GIOVANI ALL’ UNIVERSITA’, PER PARLARE DI VINO, DELLA SUA CULTURA E DI UN SETTORE CHE DOPO GLI STUDI PUO’ OFFRIRE POSSIBILITA’
Fare vino è un’attività economica a tutti gli effetti, un settore importante dell’economia dove la presenza di figure specializzate al servizio delle aziende - dalla produzione alla comunicazione, dalla ricerca alla commercializzazione - è fondamentale come lo è la loro preparazione. Sempre di più i giovani devono conciliare i loro studi guardando al futuro, e l’agricoltura è un settore che può offrire molte possibilità. E’ così che una passione, se fatta di valori sani e consapevoli come il consumo moderato di una bevanda dalla cultura secolare come il vino, che per molti giovani non è uno sballo, ma stile di vita, può trasformarsi in professione. (*) Ai giovani, il 21 dicembre alla Facoltà di Economia dell’Università degli Studi “Tor Vergata” di Roma, è dedicato l’appuntamento di “Vino e Giovani”, la campagna di educazione alimentare e comunicazione ad hoc per le nuove generazioni di Enoteca Italiana e Ministero delle Politiche Agricole, in partnership con il progetto europeo “Wineinmoderation. Art de vivre”, con la partecipazione prevista del Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Giancarlo Galan, e l’attore Beppe Fiorello, testimonial della giornata (info: www.Vinoegiovani.it ). “Con questa campagna promuoviamo non solo la conoscenza del vino come cultura e stile di vita, ma anche come fonte di ricchezza - spiega il segretario generale di Enoteca Italiana Fabio Carlesi - e questo è fondamentale in un momento in cui proprio questi stili di vita sono a rischio, come dimostra il preoccupante calo dei consumi, conseguenza anche di una campagna che demonizza il vino, anziché ricordare, come diceva Paracelso, precursore della medicina moderna nel Rinascimento, che “è la dose che fa il veleno”, non questo o quel cibo ma la quantità. L’educazione al consumo consapevole delle nuove generazioni - aggiunge Carlesi - è fondamentale, così come far capire ai giovani che il mondo del vino è un settore che può offrire possibilità, nel nostro Paese ma anche al di fuori, perché ora più che mai occorre puntare sull’export, e per farlo ci vogliono persone preparate”. A confrontarsi con i più giovani nel talk show “Il vino: giovani a confronto su idee e valori” - promosso in collaborazione con Assessorato alle Politiche Agricole e Valorizzazione dei Prodotti Locali della Regione Lazio e Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” - saranno importanti personalità del mondo del vino, dell’università, della politica e della comunicazione: dal preside della Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Michele Bagella al direttore del Master Economia e Management delle Attività Turistiche e Culturali della Facoltà di Economia dell’Università “Tor Vergata” Paola Paniccia, da Adriano Rasi Caldogno, capo Dipartimento Politiche Competitive del Mondo Rurale e della Qualità del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, ad Angela Birindelli, assessore alle Politiche Agricole e Valorizzazione dei Prodotti Locali della Regione Lazio, da Rosa Bianco Finocchiaro, coordinatrice del Programma “Cultura che nutre”, a Omar Calabrese, docente di Semiotica delle Arti Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi di Siena, al presidente di Enoteca Italiana Claudio Galletti, moderati dal vice-direttore del Tg1 Susanna Petruni. (**) Protagonisti del talk show saranno anche i giovani vincitori dell’edizione n. 2 del concorso di idee “Perbacco” per dare un nuovo volto alla comunicazione del vino, dedicato ai ragazzi tra i 18 e 30 anni di età, promosso da Enoteca Italiana in collaborazione con il Movimento Turismo del Vino, i cui lavori - miglior slogan, immagine, immagine con slogan e spot - saranno svelati proprio in occasione dell’appuntamento di “Vino e Giovani” a Roma. I ragazzi si cimenteranno poi nella degustazione guidata “Alla scoperta del vino”, in collaborazione con l’Agivi-associazione Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani sezione Lazio, e in una degustazione libera dedicata alle etichette del Lazio, promossa con l’Assessorato alle Politiche Agricole e Valorizzazione dei Prodotti Locali della Regione Lazio ed il Movimento Turismo del Vino del Lazio.
 
(*) Nota: per fortuna i giovani non si fanno incantare da queste iniziative, che al più risultano poco dannose, se non per il deprecabile spreco di denaro pubblico.
Il vino è un pessimo affare non solo per la salute e il benessere, ma anche dal punto di vista economico.
Chi ha veramente a cuore l’interesse dei ragazzi li dovrebbe invitare a starne alla larga.
Mi piacerebbe scrivere queste cose sul blog del sito vinoegiovani.it (http://www.vinoegiovani.it/blog/), ma purtroppo da qualche tempo tutti i miei interventi vengono censurati.
Alessandro Sbarbada
 
(**) Nota: è curioso notare come non abbiano invitato nessuno che abbia competenza su vino e salute.
Chissà come mai.

IL GAZZETTINO (Treviso)

Simone Moreira incinta quando la piccola Giuliana morì annegata…
Andrea Zambenedetti
Simone Moreira incinta quando la piccola Giuliana morì annegata. È l’ipotesi emersa nella sesta udienza del processo che vede la giovane brasiliana imputata dell’omicidio della figlia di due anni. Il particolare emerge dalle chat della 23enne - che anche ieri non si è presentata in aula - con il partner di allora, il titolare del centro massaggi dove lavorava. Ma non solo: al suo ingresso in carcere la ragazza era sotto gli effetti di un mix di psicofarmaci e alcol «potenzialmente letale», ha detto in aula il medico che la visitò.
Lei avrebbe potuto applicare la spirale per provocarsi un aborto: poi l’ha autonomamente tolta esibendola al ginecologo del carcere bellunese che la visitò per i dolori allo stomaco. Questa l’agghiacciante ipotesi emersa nel corso dell’udienza di ieri. Simone Moreira stando al test di gravidanza effettuato dietro le sbarre non risultava incinta, l’esito negativo tuttavia, non esclude che la 23enne potesse esserlo nel periodo precedente. Per esempio quando in una chat raccontava di essere in dolce attesa e di essere innamorata del titolare della centro massaggi dove lavorava, poi chiuso dalla Guardia di Finanza.
Al suo ingresso al carcere, Simone rifiutò di sottoporsi all’esame delle urine per verificare se avesse o meno assunto droga, non rifiutò invece quello dell’Aids. Al medico di guardia che la visitò ammise di fare uso di alcol. Un uso quasi, se così si può definire il consumo di uno due litri al giorno. Allo stesso medico Simone disse di fumare due, tre pacchetti di sigarette al giorno. La visita completa non venne fatta immediatamente perché al suo accesso nel carcere, le sue condizioni non permettevano al medico di interloquire. «Continuava a dire che doveva allattare la figlia - ha spiegato il professionista - era evidentemente sotto effetto massiccio di benzodiazepine».
Simone al suo ingresso in carcere aveva gli effetti di un mix di psicofarmaci e alcool «una miscela potenzialmente letale». In aula scontro tra i legali anche sull’acquisizione di un documento del direttore sanitario trevigiano che ha spiegato come la temperatura corporea durante la ricognizione sul corpo di Giuliana sia stato eseguito con un metodo diverso rispetto a quello previsto dalla prassi. Un dettaglio che rischia di ricollocare l’ora della morte della piccola, e forse, secondo i difensori anche il motivo della morte sopraggiunta per ipotermia e non per annegamento. Dati semplicemente incongruenti secondo l’accusa. Il nocciolo della questione secondo la difesa «Manca ancora una pistola fumante» commenta Antonio Forza.

WINENEWS

GIOVANI, ALCOL & SICUREZZA STRADALE - PER L’84% GLI ALCOLICI SONO UN PERICOLO ALLA GUIDA, E SE IL 37% SI AFFIDA AL “DESIGNATED DRIVER”, L’82% CHIEDE PIU’ CONTROLLI: CRESCE LA CONSAPEVOLEZZA TRA I GIOVANI SECONDO UN’INDAGINE GFK EURISKO PER ACI-DIAGEO
La consapevolezza sui rischi che si corrono guidando dopo aver assunto alcol cresce tra i giovani, l’84% dei quali crede che sia un pericolo per sè e per gli altri. Si è espresso così il campione di 160 giovani tra i 18 ed i 34 anni intervistati in due locali in Sicilia, sui 4.000 coinvolti “Divertiti responsabilmente”, la campagna promossa da Aci-Automobil Club d’Italia e Diageo, una delle più importanti imprese mondiali del mercato degli alcolici.
Secondo una ricerca condotta da Gfk Eurisko, a seguito dell’iniziativa, infatti, il 37% dei ragazzi sceglie spesso o sempre un “designated driver” per tornare a casa dopo una serata al pub o in discoteca, un’idea considerata soprattutto tra i giovani tra i 18 ed i 21 anni. La campagna, durante la quale sono stati distribuiti più di 9.000 alcol test ed individuati 1.050 guidatori che per una sera hanno deciso di non bere e di riportare a casa gli amici, ha permesso ai ragazzi di riflettere sulle soluzioni per ridurre il problema della guida sotto l’effetto dell’alcol: dalla ricerca Eurisko, è emerso che il guidatore designato è la pratica più efficace per il 93% degli intervistati ed il 91% crede siano di fondamentale importanza le campagne di sensibilizzazione da parte dello Stato, con un incremento del 15% dal 2007.
Non solo. Contro quanto ci si possa aspettare, l’82% dei giovani auspica una maggiore presenza delle forze dell’ordine e più controlli nelle strade e fuori dai locali, ed il 60% ritiene giusto che la legge stabilisca il tasso 0 per i neopatentati. Meno consensi ha ottenuto l’ipotesi di spostare il divieto di servire alcolici dalle 2 alle 3 del mattino per consentire un consumo più diluito nel corso della serata (46%) o di chiudere i locali notturni entro le 2 (14%). La possibilità di usufruire di un servizio gratuito di accompagnamento a casa è invece accolta positivamente dall’82% dei ragazzi, che la ritiene abbastanza (35%) e molto (47%) interessante. In particolare la campagna “Divertiti responsabilmente” ha lanciato “Date”, l’alcol test digitale su smartphone e cellulare, scaricabile dal sito date-alcoltest.it: un’applicazione che in 6 mesi ha contato 10.280 download e che, secondo l’indagine, è ritenuta una soluzione efficacie per risolvere il problema alcol alla guida per il 74% dei giovani.

AVVENIRE

CRONACA DI MILANO
Viveva in strada Muore per il gelo
Moioli: «Apriamo subito due tende riscaldate in Centrale»
di DANIELA FASSINI
Era fuggita dalla miseria dell’Ucraina la donna di 48 anni trovata morta ieri mattina. Ma Milano non le aveva offerto molto di più. Il corpo è stato ritrovato in via Marina, nei pressi dei giardini pubblici di corso Venezia, dove aveva trascorso la notte. Il freddo pungente, associato a un abuso d’alcol, come spesso avviene per chi si ritrova in mezzo alla strada, è stato probabilmente letale per la clochard dell’Est.
La donna, secondo quanto riferito al 118 e alla polizia, da un altro clochard, un polacco di 38 anni solito a trascorrere con lei le notti all’addiaccio nei giacigli di fortuna accanto al benzinaio dismesso di via Marina, quella sera si era infatti ubriacata e poi allontanata. E mentre lui dormiva, nella notte la donna era tornata. «Mi è morta accanto – ha raccontato il polacco alla polizia – ma non mi sono accorto di nulla».
E quando il freddo uccide per strada, il mondo dei senza fissa dimora, gli ’irriducibili’, come li chiamano alcuni, appare in tutta la sua miseria. «Chi vive per strada, purtroppo, ha una vita più breve in generale – racconta Alberto Bruno, commissario provinciale della Croce rossa italiana –. Alcuni muoiono improvvisamente per vecchiaia, altri perché hanno patologie non riconosciute Ma l’altra notte, la temperatura era scesa sensibilmente sotto lo zero e per i prossimi giorni è anche atteso un peggioramento. Da venerdì le temperature dovrebbero infatti diminuire sensibilmente fino a raggiungere anche i 10 gradi sotto lo zero nelle ore notturne. E per i circa 2mila senzatetto in città (tanti se ne contano oggi fra i 1500 nei dormitori e i 500 per le strade) la situazione sarà critica. In attesa della riunione congiunta sul ’ Piano Antifreddo’, prevista in assessorato con le associazioni del terzo settore, questa mattina, il Comune ha deciso, ieri sera, di aprire due tendoni riscaldati della protezione civile in Stazione Centrale. «Per il momento nessuna apertura dei mezzanini della metropolitana » ha comunicato l’assessore ai Servizi sociali, Mariolina Moioli, allontanando la proposta avanzata dalle associazioni del terzo settore, poco propense a ripetere l’esperienza dell’anno scorso con le tende riscaldate. «Nei centri di accoglienza del Comune di Ortles, della Fondazione San Francesco D’Assisi e della Fondazione Cuore Immacolato di Maria, abbiamo ancora oltre 100 posti liberi – ha spiegato la Moioli –. Invito tutte le persone bisognose a presentarsi al nostro centro di aiuto della Stazione Centrale dove verranno accolte in questo momento di emergenza». Le tende della Stazione Centrale, che si aggiungono alle 6 unità mobili notturne e alle 2 diurne che hanno il compito di monitorare i quartieri e raggiungere chi ha bisogno direttamente sulla strada, saranno aperte dalle 20 alle 7 del mattino.
Ma sul fronte emergenza il centrosinistra incalza: «I posti letto del Piano Antifreddo non bastano » commentano il capogruppo al Comune, Pierfrancesco Majorino e il consigliere Andrea Fanzago.
Lo scorso anno furono nove i clochard uccisi dal gelo milanese.

CORRIERE DELL’UMBRIA

Il clochard morto ha un nome: Hassan
Il marocchino era sposato e dopo la separazione ha iniziato a fare il barbone
Il corpo del barbone morto per il freddo è stato ritrovato nel parcheggio di un supermercato a Fontivegge
E’ un cittadino del Marocco di 60 anni e si chiamava Hassan Tasarine l’uomo trovato morto in un locale attiguo a un grande magazzino nella zona della stazione di Fontivegge. L’identificazione è stata effettuata dai carabinieri che hanno effettuato una serie di accertamenti. Hassan fino al 2002 abitava a Città di Castello con la moglie dalla quale poi si era legalmente separato. Da quel momento aveva fatto una vita da barbone e da circa un anno era arrivato a Perugia. Viveva con poco e di poco, chiedendo una monetina e rivolgendosi per mangiare qualcosa. Pare che fosse anche alcolizzato. La sua fine resterà probabilmente un mistero, in quanto la ricognizione esterna del cadavere ha messo in mostra che non ci sono sul corpo segni di violenza. Dunque la morte è avvenuta per cause naturali e potrebbe essere legata o al freddo di sabato notte o a patologie delle quali il nordafricano soffriva. Senza responsabilità di terzi, insomma. La scoperta del cadavere era stata fatta domenica mattina dai dipendenti del vicino supermercato che avevano chiamato immediatamente il 112 e le pattuglie dei carabinieri. La vittima era coperta da stracci e non aveva documenti. Si era preparato un giaciglio con un vecchio materasso e con cartoni raccolti nel quartiere. Non gli sono bastati per coprirsi dal freddo e neppure per curarsi dalle malattie di cui soffriva La ricognizione cadaverica esterna e’ stata eseguita medico legale Sergio Pantuso Scalise. Ora il corpo di Assan verrà restituito ai familiari.

IL MATTINO (Salerno)

Per riscaldarsi si era ridotto a bere alcool etilico…
ANGRI. Per riscaldarsi si era ridotto a bere alcool etilico, alimentandosi di quello che trovava e dormendo per cinquanta giorni in un’auto abbandonata in via Pontoni. Poteva avere ben più serie conseguenze la vicenda che riguarda un 31enne bulgaro, soccorso ieri dal 118 e trasferito, per le cure mediche, presso l’ospedale Mauro Scarlato di Scafati. Privo di documenti di riconoscimento, Antony, di origini bulgare e nell’Agro da alcuni anni, viveva da solo senza una fissa dimora, dopo aver abbandonato l’abitazione della madre, una badante che lavora presso una famiglia della zona e di cui sinora non si conoscono le generalità e la residenza. A salvare la vita al 31enne la segnalazione dei due cugini Francesco e Carlo Ferrara, residenti a Bagni, che nei giorni scorsi avevano notato gli atteggiamenti strani del giovane che si aggirava nella strada di campagna che collega via Nazionale con il centro cittadino. Era nata una solidarietà indiretta con Francesco che per alcuni giorni gli aveva portato del cibo e successivamente con l’intervento dell’altro cugino Carlo. Secondo il racconto fatto ai medici ed infermieri del reparto di medicina dell’ospedale scafatese, l’uomo dormiva da ormai cinquanta giorni circa all’interno dell’angusto abitacolo dell’auto abbandonata, una Y10 depositata in quella strada, senza poter chiedere aiuto. Sembra che il 31enne seppur notato da alcune famiglie della zona non abbia ricevuto alcun soccorso. Secondo la ricostruzione effettuata in lacrime e con alcune difficoltà linguistiche, il giovane che aveva perso un lavoro alcuni mesi fa si era dato all’alcool, avendo poi dato fondo agli ultimi risparmi per alimentarsi, dopo aver abbandonato l’abitazione che condivideva con la madre, badante presso una famiglia della zona, era stato costretto a trovarsi quell’alloggio di fortuna. Ma il freddo di questi giorni poteva risultargli fatale se non fossero intervenuti i due cugini per soccorrerlo. Allertati anche i servizi sociali di Angri che si sono resi disponibili ad individuare un alloggio temporaneo per il giovane bulgaro, non appena sarà possibile conoscere le condizioni di salute dell’uomo e dopo le dimissioni dal reparto ospedaliero.
ag. ing.

AGI.IT

FARMACISTA UCCISA A GENOVA, PRESUNTO KILLER RESTA IN CARCERE
(AGI) - Genova, 15 dic. - E’ socialmente pericoloso perche’ dedito all’abuso di alcol, inoltre la sua versione dei fatti non e’ accettabile sulla scorta di numerosi e gravi indizi concordanti tra loro: per questo Germano Graziadei, ingegnere di 43 anni, arrestato perche’ accusato di avere ucciso sabato notte la compagna Paola Carosio, farmacista di 44 anni, restera’ in carcere. Il gip Adriana Petri stamani ha presieduto l’udienza di convalida dell’arresto del 43enne, accusato di omicidio volontario. L’uomo, difeso dagli avvocati Massimo Auditore e Andrea Vernazza, sentito nel carcere di Marassi, si e’ avvalso della facolta’ di non rispondere rifacendosi al precedente interrogatorio sostenuto con il pm Francesco Cardona Albini. In questa circostanza l’uomo disse che la compagna aveva tentato di suicidarsi impiccandosi nel bagno della sua casa di via Buriano, a Nervi, mentre lui si trovava in un’altra stanza. La donna avrebbe usato una fascia di spugna da bagno lunga sessanta centimetri attaccata ad un’asta in legno che si trova sopra la vasca da bagno per reggere la tenda da doccia.
L’uomo l’avrebbe trovata agonizzante e avrebbe chiamato il 118.
I sanitari non sono poi riusciti a salvarla. Il gip ha giudicato inattendibile questa versione in considerazione delle risultanze dell’autopsia effettuata dal medico legale Marco Salvi secondo cui, se il mezzo usato per uccidersi fosse stato la fascia, le ecchimosi sul collo della donna sarebbero state localizzate sotto alla mandibola, piu’ profonde e meno estese di quelle rinvenute. Inoltre l’asta in legno non avrebbe retto il peso della donna di circa 50 chilogrammi. La fascia e’ stata utilizzata per strangolarla, ma da mani umane che gliel’hanno stretta intorno al collo spezzandone i manici nella trazione. Che l’uomo sia pericoloso e’ confermato dal fatto che molte persone che lo conoscevano hanno reso dichiarazioni ai carabinieri che lo hanno arrestato confermando il suo assiduo abusare di alcol. Inoltre Graziadei quando e’ stato portato al pronto soccorso dopo il delitto aveva un tasso alcolemico vicino al coma etilico. (AGI)

CORRIERE DI MAREMMA

Omicidio colposo, assolto
Incidente tra moto e autocarro, morì il centauro
Il 16 maggio del 2009, a Grosseto, sulla provinciale delle Collacchie, si verificò un incidente tra una moto e un autocarro. Alla guida della moto si trovava un ragazzo che poi, a seguito delle ferite riportate, morì. Nei giorni scorsi si è svolto il processo a carico del conducente dell’autocarro, D. S., 62enne di Grosseto. Le perizie effettuate nel corso del procedimento e la testimonianza di un automobilista che si trovava a passare nel momento dell’incidente, hanno tuttavia convinto il pubblico ministero a chiedere l’assoluzione dell’uomo, dal momento che la caduta del centauro era iniziata prima ancora dell’impatto. I due mezzi si trovavano in prossimità di un incrocio. Una ricostruzione dettagliata del sinistro ha fatto sì che si arrivasse all’assoluzione. Altro particolare contestato, la guida in stato di ebbrezza. Le due successive rilevazioni hanno infatti stabilito un tasso alcolico di 0.62 la prima e di 0.50 la seconda. La seconda rilevazione, dunque, è perfettamente in linea con quanto previsto dal codice della strada. Inoltre, secondo la ricostruzione, il centauro superava di molto (almeno 40 chilometri) il limite previsto in quel tratto di strada. Da ciò la sentenza di assoluzione del conducente dell’autocarro emessa nei giorni scorsi dal tribunale di Grosseto (presidente Marco Mezzaluna, pubblico ministero Giuseppe Coniglio). L’imputato era difeso dall’avvocato Marco Festelli di Grosseto.

IL GAZZETTINO (Vicenza)

L’Acat Bassano Asiago Onlus…
L’Acat Bassano Asiago Onlus è un’associazione di volontariato iscritta al registro regionale delle associazioni e coincide con il territorio del comprensorio bassanese e dell’Altopiano 7 Comuni. Ha come obiettivo principale quello di migliorare la qualità della vita dei suoi membri, delle comunità locali di riferimento, tramite l’espletamento di attività di prevenzione e riabilitazione e reinserimento sociale delle persone e famiglie con problemi multidimensionali (alcolismo, tabagismo, droghe illegali e disagio psichico). Non ha chiaramente fini di lucro e rappresenta un punto di riferimento per i club degli alcolisti in trattamento. (*) Interviene con programmi di educazione, formazione, ricerca del campo alcol/droga e delle dipendenze in genere, coopera tramite la partecipazione attiva dei suoi membri, con persone, gruppi, istituzioni, associazioni... che fanno proprio l’obiettivo della prevenzione. Il Club invece è un’associazione privata di famiglie con problemi alcol-correlati e complessi, che si riuniscono una volta alla settimana con un «servitore», per modificare il proprio stile di vita, maturando la scelta di rinuncia all’alcol. Il cambiamento dello stile di vita non riguarda la singola persona, ma tutto il nucleo familiare in cui vive. Essenzialmente, quindi, la presenza della famiglia dove i rapporti sono stati seriamente compromessi. Tutta la famiglia deve cambiare il proprio stile di vita, collaborare ed abbandonare l’uso delle bevande alcoliche per costruire insieme ciò che l’alcol ha distrutto, per condividere nel Club e nella vita quotidiana, in un dialogo costruttivo, ognuno nel proprio ruolo, rinunce, conquiste e vittorie.
«È naturale quindi che l’alcol scompaia anche dal nostro ambiente - ha dichiarato Umbertina Grassivaro, presidente dell’associazione - dalla nostra casa, dalle nostre abitudini. È una misura di protezione per noi stessi e i nostri familiari, ma soprattutto è un atteggiamento coerente con il nostro nuovo stile di vita».
Chi ha ideato questa formula? «Il professor Vladimir Hudolin, psichiatra croato, è l’ideatore della metodologia praticata nel Club, che non è un’isola, ma una realtà inserita nella comunità locale. Il Club ha una sede con un orario fisso. Nel Club vengono attribuite a turno cariche temporanee che normalmente sono ricoperte per un anno».
Possiamo conoscere meglio cos’è l’alcol? «L’alcol etilico o etanolo è il prodotto che si ottiene dalla fermentazione di sostanze contenenti zuccheri. È contenuto in diverse quantità in varie bevande come vino, birra, liquori, aperitivi e in alcuni alimenti come dolci e cioccolatini. È una sostanza tossica, potenzialmente cancerogena e con una capacità di indurre dipendenza molto elevata».
Cosa provoca? «L’alcol è uno dei principali fattori di rischio per la salute: bere è una libera scelta individuale e familiare ma è necessario che esso rappresenta comunque un pericolo per il tuo benessere e per quello degli altri. L’alcol, infatti, crea danni all’organismo (fegato, apparato digerente, apparato cardio-circolatorio) e viene considerata una sostanza psicoattiva, cioè in grado di alterare il normale funzionamento del cervello perchè esercita il suo effetto sul sistema nervoso e quindi influenza la percezione della realtà».
 
(*) Nota: ora Club Alcologici Territoriali (Metodo Hudolin)

IL GAZZETTINO (Vicenza)

LA PUBBLICAZIONE
Testimonianze di un cammino verso la sobrietà
(M.Z.) «Testimonianze di un cammino assieme verso la sobrietà» è l’ultima pubblicazione realizzata dall’Acat Bassano Asiago.
Racchiude appunto una serie di testimonianze di persone che hanno avuto il problema dell’alcol e hanno deciso di cambiare, di smettere di bere e di farsi aiutare.
Non sono dei semplici racconti, bensì delle testimonianze reali di uomini e donne che, con il loro impegno e la loro costanza, hanno dimostrato che guarire è possibile (*).
 
(*) Nota: bere non è una malattia, quindi non ha senso parlare di guarigione.

IL GAZZETTINO (Vicenza)

Quando non si rinuncia
I sintomi non vanno sottovalutati, attenzione a quando non si sa dire di no
(M.Z.) Perchè non va bene bere alcolici? Il nostro organismo non è stato creato per digerire l’alcol, ma grazie ad alcuni enzimi presenti nell’apparato digerente, smaltisce mediamente un’unità alcolica all’ora pari a 12g/L di alcol e corrisponde circa a un bicchiere di vino, oppure una lattina di birra, un bicchierino di superalcolico o un bicchiere di aperitivo.
A dosi elevate l’alcol causa confusione e disorientamento, sonnolenza e sedazione, aspetti depressivi e a lungo termine danni organici (apparato gastroenterico, apparato cardiocircolatorio...), disturbi della memoria e dell’attenzione, disturbi del sonno, disturbi sessuali, disturbi e problemi sociali (aggressività fisica e verbale contrasti nelle relazioni amicali, familiari e coniugali...).
L’alcol dà dipendenza? «Bevendo regolarmente anche dosi non eccessive - ha risposto la Grassivaro - con l’andare del tempo occorre aumentare la quantità per provare la sensazione di euforia iniziale. In una notevole quantità di persone si può sviluppare la dipendenza, cioè l’incapacità di rinunciare all’assunzione di alcolici. Quando si è sviluppata una dipendenza la perdita del controllo sull’uso di bevande alcoliche non è un problema, ma una vera e propria malattia». (*)
 
(*) Nota: vedi sopra. Secondo l’approccio ecologico sociale promosso in Italia dal Professor Hudolin non si può parlare di malattia, ma di un comportamento, di uno stile di vita.

LA PROVINCIA DI VARESE

Come in un telefilm americano
Investe un poliziotto in borghese e lo "carica" sul cofano del Cayenne
L’agente è rimasto aggrappato alla grossa Porsche per circa 50 metri
Il traffico snervante dello shopping può giocare brutti scherzi. Può causare persino un soggiorno forzato nel carcere dei Miogni con l’accusa di tentato omicidio e di resistenza a pubblico ufficiale.
E’ la disavventura capitata a un varesino che guidava un potente Porsche Cayenne con il figlio di circa 8 anni a bordo accanto a sé. Guidando in modo a dir poco allegro, sabato pomeriggio aveva provato a farsi largo con le buone e con le cattive negli ingorghi pre-natalizi. Aveva però avuto la cattiva sorte di imbattersi in un poliziotto in borghese in servizio presso la squadra volante. Questi gli aveva consigliato di darsi una calmata. Ma il conducente del Suv non ne aveva voluto sapere. Anzi: si era messo minaccioso dietro la vettura del poliziotto, finendo per tamponarla. A quel punto il poliziotto era sceso dalla propria auto e si era qualificato. L’altro aveva protestato le proprie (presunte) ragioni in maniera piuttosto energica. Con il risultato di far sentire all’agente il fiato che puzzava d’alcol. Il poliziotto aveva quindi chiamato in questura per ottenere rinforzi e per far compiere l’esame alcolemico all’esagitato. Ma questi, per tutta risposta, era risalito a bordo, aveva ingranato la marcia, ed era ripartito. Davanti al Cayenne c’era però il poliziotto, che è stato letteralmente caricato sul cofano e trasportato suo malgrado per una cinquantina di metri: roba che, in genere, si vede soltanto nei telefilm americani. La Porsche era riuscita tuttavia a dileguarsi. Per l’agente, per fortuna, solo qualche contusione.
Anche grazie alla targa, la polizia è però riuscita a risalire all’identità e alla residenza dell’uomo. Ma a casa sua non c’era. Così hanno rintracciato la ex moglie, che lavora in un negozio del centro, e hanno saputo che dopo qualche ora avrebbero avuto appuntamento per la riconsegna del bimbo. I poliziotti hanno così teso la trappola, e il conducente del Cayenne ci è cascato dentro. Ma anche davanti agli agenti schierati ha tentato di nuovo di opporre resistenza. Gli è andata male. E’ finito nel carcere dei Miogni con accuse pesantissime: resistenza a pubblico ufficiale e tentato omicidio (anche se questa fattispecie sembra destinata a cadere). Oggi verrà interrogato dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Fazio.
Enrico Romanò

IL CENTAURO n. 143

POSTA
Bardolino (VR)
Ferito alla mano da un ubriaco al volante
Cronaca di una normale serata di servizio di un agente della Polizia Stradale
Cari amici dell’Asaps, vi scrivo per raccontarvi lo spiacevole episodio che mi è capitato durante una normale serata di servizio.
Temporaneamente sono stato aggregato alla Polizia Stradale di Bardolino, in provincia di Verona, e una sera siamo intervenuti per deviare il traffico da un sottopassaggio invaso d’acqua a Bussolengo (era appena passato un temporale). Avevamo messo delle torce e dei segnali in modo tale che i veicoli non transitassero.
Ad un certo punto, verso le 22,00 un pick up, dall’altra parte del sottopassaggio lo percorre in contromano e viene verso di noi.
Io gli intimo l’alt, questo rallenta dando segno di fermarsi e, mentre mi avvicino ancora con la paletta alzata, mi punta per venirmi addosso. Mi sposto ma non vedo lo specchietto retrovisore del pick up che riesce prendermi la mano. Saliamo in auto, lo rincorriamo per circa 1 km ma il conducente non accenna a fermarsi. Quando lo abbiamo bloccato e fatto scendere, faceva fatica reggersi in piedi. Lo abbiamo sottoposto all’alcoltest: aveva un tasso di 1,80 g/l alla prima prova e di 1,91 alla seconda. Dopo circa 10 minuti è sopraggiunta una coppia di giovani con una vettura nuova, i quali poco prima si erano scontrati con lo stesso pick up che aveva percorso la rotonda in contromano, e poi era fuggito. Morale: sono dovuto andare all’ospedale di Bussolengo, perché mi faceva molto male la mano. prognosi 10 giorni...
Purtroppo la mia aggregazione sono costretto a farla a casa e questo mi dispiace molto per colpa di un....
Comunque questo signore è un recidivo... speriamo che stavolta veramente non veda più la patente.
(Per notizia il signore ebbro al volante, lavora all’ospedale e va dietro alle salme).
Un caro saluto a tutti.
Luca Dal Monte
Polizia Stradale Legnago

L’ARENA di Verona

NEGRAR. Anche l’oncologo al tavolo tecnico
Pesticidi sulle vigne
Oggi i sindaci riscrivono le regole
L’assessore Zanotti: «Batteremo sul tempo la normativa europea»
Al lavoro per migliorare la qualità dell’aria e della vita di agricoltori e cittadini, evitare gravi rischi per la salute e promuovere una coltivazione viticola attenta anche al bene dell’ambiente. Oggi si riunisce a Negrar, nella palazzina comunale in via Francia, il tavolo tecnico sull’uso dei fitofarmaci in agricoltura voluto dall’assessore all’ambiente Giovanni Zanotti dopo la denuncia di disagi sempre più forti da parte di molti cittadini negraresi.
Vi partecipano, coordinati dal comandante della polizia locale Maurizio Facincani, i rappresentanti dei cinque Comuni storici della Valpolicella e di Arpav, Ulss 22, Confederazione italiana agricoltori, Confagricoltura, Coldiretti, Consorzio Valpolicella, Servizio fitosanitario della Regione, Cantina Valpolicella, Consorzio agrario lombardo veneto e ospedale Sacro Cuore Don Calabria. Un incontro più ristretto, dopo la riunione allargata di fine novembre, per lavorare nel concreto a una serie di buone pratiche per il futuro, partendo magari da un regolamento che coinvolga la valle in modo uniforme e dalla conoscenza degli studi scientifici sui principi attivi dei fitofarmaci, caratteristiche e pericolosità conclamate. Dall’oncologo Roberto Magarotto dell’ospedale negrarese, infatti, l’assessore Zanotti si aspetta di venire a conoscenza di studi comparativi che facciano aprire gli occhi sulla necessità di essere più attenti in fatto di protezione. «Dobbiamo entrare nel vivo», annuncia, «dire chiaramente quali sono i rischi, dettare nuove regole, pensare a innovazioni e strategie per il futuro, consapevoli che questo andrà a beneficio degli agricoltori, dei cittadini e del territorio in cui viviamo: tutti potremo ricavare vantaggi se l’ottimo vino della Valpolicella sarà inserito in un contesto di maggiore sicurezza e di rispetto per l’ambiente, con effetti positivi anche per il turismo».
Secondo l’assessore non c’è tempo da perdere. «Dobbiamo essere pronti per aprile», afferma, convinto che giocare d’anticipo sulla normativa europea che l’anno prossimo detterà regole più severe per l’impiego dei pesticidi in agricoltura e la protezione ambientale non potrà che far bene al territorio. «Una volta tanto, invece che fare i fanalini di coda, possiamo procedere per primi a testa alta», conclude.

DONNAMODERNA.COM

Cancro al seno: stop!
La lotta al cancro al seno si avvale oggi di Progetto Tevere, uno studio  volto a scoprire come la ricerca farmacologica possa bloccare  l’insorgenza della malattia
Che cos’è il tumore al seno?
È il tumore più diffuso nel sesso femminile dei paesi occidentali. È causato da una divisione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria. Ogni anno si ammalano in Italia circa 38.000 donne.
Cosa si può fare per prevenirlo?
Attualmente non esistono indicazioni specifiche per la prevenzione della malattia.
Esistono alcune indicazioni molto generali che possono avere rilevanza in termini di prevenzione, quali: mantenere uno stile di vita salutare, limitare l’assunzione di alcool (*), l’aumento di peso in menopausa e l’eccessiva assunzione di grassi e zuccheri nella dieta.
È inoltre importante per la diagnosi precoce sottoporsi con regolarità ai controlli (visita senologica, autopalpazione, mammografia ecc.), poiché prima viene scoperto il tumore, maggiore è la probabilità che sia di dimensioni limitate e maggiori le possibilità di guarigione.
Cos’è il Progetto Tevere?
Il Progetto Tevere è uno dei primi studi che intende valutare se un intervento farmacologico può, in effetti, impedire alla malattia di insorgere.
Nato dalla volontà del Centro Ricerca Oncologica dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma, è un progetto di prevenzione primaria dei tumori al seno.
L’obiettivo di questo studio è comprendere se sia possibile diminuire la probabilità di sviluppare un tumore al seno (e l’insorgenza di malattie cardiovascolari)  attraverso la somministrazione di un farmaco antidiabetico di diffuso utilizzo.
Lo studio prevede la partecipazione di 16.000 donne volontarie.
Per partecipare a questo studio le donne dovranno essere in buona salute, non dovranno essere affette da diabete, da malattie cardiovascolari e non dovranno aver avuto diagnosi di tumore maligno.
L’esecuzione di questo studio è stata approvata dal Comitato Etico degli IFO (Istituti Fisioterapici Ospitalieri) di Roma e dai Comuni Etici dei centri presso cui si svolgerà la ricerca.
Per avere maggiori informazioni sul Progetto Tevere:
06 5266 3333 - dal Lunedì al Giovedì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 17.30
 
(*) Nota: un bicchiere di vino al pasto aumenta del 32 per cento il rischio di ammalarsi di cancro al seno.
Sarebbe molto più utile dare alle donne l’indicazione di “evitare” (e non “limitare”) l’assunzione di vino, birra e altri alcolici.

L’ARENA di Verona

ULSS 21. Oggi e domani convegno regionale sulle dipendenze al Salieri
Cinque progetti a confronto contro l’abuso di alcolici
Saranno illustrati i risultati delle attività di prevenzione nei luoghi di divertimento svolte in tutto il Veneto
L’alcol, spesso associato ad altre sostanze proibite, è diventato la principale occasione di sballo anche per i ragazzi veneti. E ad andare per la maggiore a Verona come a Belluno e a Venezia è quello che gli esperti chiamano «binge drinking». Ossia la tendenza, sempre più diffusa tra i giovani specie quando si ritrovano nei locali durante il fine settimana, a bere in modo compulsivo fino ad ubriacarsi completamente. Con tutti i rischi che ne conseguono soprattutto per chi deve mettersi poi al volante.
È questo uno dei dati su cui verteranno i lavori dell’importante appuntamento, coordinato dall’Ulss 21 con il patrocinio del Comune, che per due giorni trasformerà Legnago nella capitale regionale della prevenzione contro l’abuso di alcol, tabacco ed altre droghe. «Una prevenzione attuata però, e qui sta la sua particolarità», sottolinea Paola Schiavi del Servizio dipendenze (Serd) di Legnago, responsabile dell’iniziativa, «con un metodo innovativo e non più circoscritta alle strutture di cura convenzionali. Bensì svolta dagli operatori di strada, con l’ausilio di postazioni mobili attrezzate di etilometro e picometro (rilevatore del tasso di anidride carbonica nel sangue), in tempo reale avvicinando i ragazzi direttamente nelle discoteche, nelle feste di piazza piuttosto che sulle spiagge ed in altri luoghi di ritrovo giovanili».
Oggi e domani, a partire dalle 9, il teatro Salieri ospiterà infatti il convegno «Safe Night, le attività di prevenzione selettiva nei luoghi di divertimento del Veneto», dove verranno per l’appunto presentati i risultati del coordinamento «Safe Night»: il progetto regionale gestito dall’Azienda sanitaria della Bassa, capofila con la campagna «Giochi puliti», che ha riunito altri quattro interventi preventivi - «Tutor» dell’Ulss 22 di Bussolengo, «Fuori Posto» dell’Ulss 1 di Belluno, «Off Limits» dell’Ulss 10 di San Donà di Piave e «Blu Runner» della cooperativa «Il Gabbiano» di Vicenza - sviluppati, con 7.500 test e la distribuzione di 13mila Go-card (la tessera personale da esibire ad ogni test), sul territorio di 10 Ulss venete.
«L’intento di questo primo raduno regionale», ha annunciato Carlo Bossi, direttore del dipartimento Dipendenze dell’Ulss 21, presentando la due giorni di studi con il direttore generale Daniela Carraro e quello dei Servizi sociali Raffaele Grottola, «è quello di costruire un dialogo non solo con gli addetti ai lavori ma anche con gli amministratori per tradurre lo slogan "La prevenzione è di tutti" in un’azione concreta e reale radicata nell’area di appartenenza nonchè coordinata ed integrata a livello regionale».
S.N.

IL GAZZETTINO (Treviso)

PENSIONATO UBRIACO A SAN FIOR
Gli sequestrano l’auto, picchia un carabiniere e lo arrestano
SAN FIOR - Guidava a zig zag e l’auto non poteva sfuggire all’occhio vigile dei carabinieri. Ma l’ha fatta grossa dopo, quando, una volta bloccato, li ha assaliti.
Protagonista della vicenda è stato un pensionato settantunenne di San Fior, Antonio Dall’Antonia, già noto alle forze dell’ordine.
Erano le 12,30 di lunedì, quando una pattuglia dei carabinieri ha notato la Nissan 200SX che procedeva ondeggiando lungo la statale 13 "Pontebbana" in territorio di Godega Sant’Urbano. Immediata l’intimazione dell’alt. Il guidatore si è fermato e i militari hanno avuto subito conferma dei loro sospetti. Quell’uomo si esprimeva con linguaggio sconnesso. La bocca impastata e l’alito tradivano evidentemente il suo stato. La prova del test alcolimetrico, cui veniva sottoposto, dava la conferma: aveva nel sangue una concentrazione di alcool pari a 3,01 grammi/litro. Scattava così il sequestro amministrativo del mezzo. Evidentemente troppo carburato, l’anziano all’arrivo del carro attrezzi che si portava via la sua Nissan, si è scagliato contro uno dei militari, sferrandogli un pugno al volto. A quel punto scattavano le manette.

MARKETPRESS.INFO

UNA RIVOLUZIONE NEL MONDO DEL VINO PIEMONTESE: NASCE GIÀ ROSSO. A SOLI DUE MESI DALLA VENDEMMIA GIÀ VINO, GIÀ BUONO!
Fontanafredda, la storica tenuta piemontese nelle Langhe del Barolo, mantiene fede al suo credo che l’ha vista, negli anni, cercare di assecondare l’evoluzione dei mercati e del gusto dei consumatori, operando pur sempre nel rispetto della tradizione: una filosofia produttiva che la casa di Serralunga d’Alba ribadisce in ogni occasione con grande fermezza. Questa volta Fontanafredda propone al mercato quella che si presenta come una novità assoluta per quanto riguarda il mondo del vino piemontese: un Langhe rosso giovanissimo, proposto a poco più di due mesi dalla raccolta, quindi frutto dell’ultima vendemmia, destinato a rivoluzionare il concetto stesso di vino di qualità e con un nome accattivante e curioso,: “Già”. “Già” sarà a disposizione del pubblico, per l’assaggio e per l’acquisto, a partire “già” dal prossimo 8 dicembre, momento in cui, avvicinandosi il Natale, più forte è l’attenzione e la curiosità nei confronti di nuovi prodotti mentre di norma il mercato non propone invece alcuna novità, poiché le annate dei vini nuovi vengono d’abitudine presentate solo nella primavera successiva. “Già si propone come vino intelligente e trasversale - commenta il direttore commerciale di Fontanafredda, Roberto Bruno – ed è il vino davvero per tutti, da consumare al ristorante o a casa durante i pranzi in famiglia o nelle cene tra amici nei tanti momenti conviviali che più caratterizzano quest’ultimo periodo dell’anno e - a maggior ragione - le festività di fine anno”. Ma Già non è solo una novità commerciale, quanto piuttosto un vino ricco di valenze innovative che nasce a Fontanafredda dopo anni di ricerca e di sperimentazione in vigneto e in cantina. “Gia’ è una vera e propria anteprima della vendemmia appena terminata - spiega Danilo Drocco, direttore tecnico dell’azienda -. Non ha nulla a che vedere con i vini novelli ma è invece un prodotto che recupera un’antica tradizione delle campagne albesi, dove si era soliti imbottigliare il vino nuovo già a novembre. Noi non abbiamo fatto altro che riprendere la stessa tradizione, per riproporla ovviamente con in più il bagaglio delle conoscenze tecniche di cui oggi possiamo disporre. Il risultato - conclude Drocco - è un vino fresco e fragrante, di colore rosso rubino giovane. Al naso il profumo è intenso e fruttato, mentre in bocca il sapore è piacevolmente secco, con buona stoffa, armonico e vellutato, e uno spiccato retrogusto di mandorla”. Gia’ rosso, Gia’ vino, Gia’ pronto e Gia’ buono: Gia’ anticipa quindi i tempi di uscita al consumo pur mantenendo le potenzialità evolutive e le caratteristiche di longevità simili a quelle di qualsiasi altro vino rosso giovane. E’ poi è un vino dalla straordinaria leggerezza: con soltanto 11 gradi di alcool, rappresenta il vino a più bassa gradazione di tutta la D.o.c. Langhe. “La riduzione del grado alcolico - riprende Drocco - è stata perseguita sia in vigna, con la selezione dei vigneti più adatti, con la gestione dei tempi di vendemmia e con un particolare controllo delle rese per ettaro, sia in cantina, con l’impiego di metodi di vinificazione e di tecnologie naturali adatte a questo specifico scopo”. Il risultato è che la contenuta gradazione alcolica fa di Già un vino particolarmente adatto alle esigenze di consumo attuali. Già è quindi un vino innovativo nel contenuto, ma anche nella forma, perché è presentato esclusivamente nella bottiglia da un litro, un formato ideale tanto per il consumo in famiglia quanto per le più svariate occasioni di festa, in vineria o al ristorante. “Il contenitore in cui Già è confezionato – spiegano a Fontanafredda - intercetta anche la sensibilità del consumatore più attento alle tematiche ecologiche: è infatti una bottiglia realizzata con l’85% di vetro riciclato e l’etichetta è stampata su carta riciclata utilizzando colori a base vegetale”. “Le principali valenze di “Già” - riassume Giovanni Minetti, direttore generale della tenuta - rimangono certo quelle legate alla tradizione, espressa sia nel rievocare l’antica abitudine dei vignaioli piemontesi di imbandire le mense con il vino “nuovo” spillato da San Martino in poi, sia per la materia prima, perché Gia’ nasce dalle uve più tipiche e apprezzate delle Langhe: il Dolcetto, il Barbera e il Nebbiolo vendemmiate e vinificate separatamente e poi sapientemente assemblate. Credo però che il vero punto di forza di Gia’ sia la sua bassa gradazione alcolica, che lo rende piacevole, leggero e buono da bere subito, unita ad un carattere tipicamente piemontese”

IL GIORNALE

AssoBirra «O bevi O guidi» al via in scuole e atenei
Anche AssoBirra (Associazione degli industriali della birra e del malto) ha sottoscritto la Carta europea sulla sicurezza stradale, la piattaforma nata nel 2004, per volere della Commissione Ue, con l’intento di ridurre il numero delle vittime degli incidenti. Ecco alcuni degli obiettivi assunti dalle 1.700 realtà che hanno aderito all’iniziativa: migliorare del 61% il comportamento degli utenti della strada; aumentare del 13% la sicurezza dei veicoli; ridurre gli incidenti del 12%. Un progetto che dovrebbe coinvolgere oltre 184 milioni di persone in Europa. «AssoBirra è ormai impegnata da anni sul fronte del consumo responsabile, come testimonia anche la seconda edizione della campagna “ O bevi O guidi”lanciata pochi giorni fa - spiega il direttore Filippo Terzaghi-; nei 6 mesi della prima edizione di questa campagna abbiamo raggiunto e sensibilizzato oltre 200mila neopatentati, ovvero il 40% di quanti hanno preso la patente in quel periodo. Con la nuova edizione intendiamo non solo entrare nelle 3mila autoscuole italiane per spiegare a chi prende la patente l’importanza di non bere quando si guida, ma anche di entrare nei più rappresentativi atenei italiani per ricordare a chi ha preso la patente da meno di 3 anni e a chi ha meno di 21 anni le novità introdotte dal nuovo Codice sul tema alcol e guida. La nostra campagna ha avuto un forte apprezzamento a livello europeo, tanto da essere stata presentata all’interno dell’European alcohol and health forum, quale esempio di campagna di responsabilità sociale. Ora l’adesione alla Carta europea della sicurezza stradale rappresenta un’ulteriore conferma dell’impegno del settore per tematiche così delicate, come il consumo responsabile di alcolici».
Gigi Pavesi

CORRIERE.IT – SALUTE

Analisi dell’Istituto Mario Negri
Meno rischi di tumore con i cibi colorati
Flavonoidi e proantiocianidine, sostanze cui si deve la pigmentazione di uva, frutti rossi, vino e agrumi, sono associati a minore probabilità di varie forme di cancro
MILANO - Mele, soia, uva, frutta secca, tè, agrumi. Sono questi alcuni fra gli alimenti che possono ridurre il rischio di sviluppare un tumore nell’arco della vita. Più in generale, tutti i cibi ricchi di flavonoidi, soprattutto frutta e verdura, insieme a soia e tè, hanno una funzione protettiva verso molte forme di cancro. Lo affermano i ricercatori dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano che, in un articolo sull’ultimo numero della rivista , tirano le somme di studi condotti su un totale di oltre 26mila persone.
LO STUDIO - I ricercatori hanno raccolto e analizzato i risultati di vari studi multicentrici condotti da esperti del Mario Negri che, negli anni, hanno coinvolto circa 10mila pazienti affetti da tumore e 16mila casi-controllo. Hanno poi confrontato le probabilità di sviluppare un cancro con il consumo di alimenti che contengono flavonoidi e proantocianidine, composti alimentari che si trovano prevalentemente in frutta e verdura, noti da tempo come responsabili della pigmentazione di molti vegetali e da alcuni anni posti sotto la lente d’ingrandimento dei ricercatori per la loro attività protettiva nei confronti di varie patologie.
COSA SONO - «I flavonoidi sono in realtà un insieme di oltre 5mila sostanze che hanno in comune una stessa struttura chimica - spiega Carlo La Vecchia, capo del Dipartimento di Epidemiologia dell’Istituto Mario Negri e professore di Epidemiologia all’Università di Milano -. Sono composti alimentari presenti in micro quantità nei cibi, non hanno funzioni nutritive e una loro carenza, tanto per intenderci, non causa i problemi che causa per esempio una mancanza di vitamine. Però hanno effetti biologici rilevanti e per questo sono studiati con attenzione da alcuni anni, da quando cioè siamo in grado di rilevarne presenza e quantità negli alimenti».
QUALI SONO E DOVE SI TROVANO - I flavonoidi sono rilevabili prevalentemente nei vegetali, in alcuni tipi di frutta, mele, pere, uva, frutta secca, a seconda della sottoclasse (se ne contano sei). Gli agrumi, i piselli, la liquirizia, il cumino sono ricchi di flavanoni. I legumi, come fagioli e piselli, e soprattutto la soia sono fonte preziosa di isolavo, presenti anche nei semi di girasole e in vari tipi di germogli. I flavonoli si trovano perlopiù in verdure come broccoli, cipolle, porri, in vari frutti, specie nella buccia, nel vino rosso e nel tè. I flavoni abbondan
Giovedì, 16 Dicembre 2010
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