(ASAPS) BRUXELLES, 18 gennaio 2010 – Il Belgio non è un campione di sicurezza stradale e per questo i suoi esperti sono stati mandati in missione per scoprire i segreti degli altri partner europei. I suoi 10 milioni e 300mila abitanti devono vedersela, secondo la Direzione Generale Energia e Trasporti della Commissione Europea, presso la quale è attiva la Community Accident Road Accident Data Base, con 922 morti all’anno (dati del 2008). Certo, il miglioramento dal 2000, quando le vittime erano state 1.470 è evidente, ma i sudditi di sua maestà Alberto II non sono andati oltre il -37,3%. L’accelerazione degli ultimi anni potrebbe consentire di centrare la metà delle vittime pretese dall’UE: significherebbe arrivare a 735 morti entro la fine di quest’anno. Proprio per questo a Bruxelles si attendono con ansia i dati del 2009, previsti per metà febbraio: se venisse ripetuto l’exploit del 2008, quando la mortalità venne abbattuta del 14% in un anno, scendendo per la prima volta sotto la soglia delle mille vittime, il traguardo auspicato sarebbe ancora alla portata del Belgio. Una curiosità: era dal 1950 che il numero di vittime della strada non era così basso. Quell’anno furono addirittura 1051, a fronte di un parco veicolare che non superava i 550mila veicoli. Oggi, in Belgio, ne circolano quasi 7 milioni. Ma torniamo alla notizia: il primo ministro Yves Leterme ha spedito un drappello di “scout” in giro per il mondo in cerca di idee per salvare vite e riportarle in patria, per consentire alla polizia federale di creare – nel 2010 – il Centro di Conoscenza e di Esperti della Circolazione. Il compito principale del Centro sarà quello di proporre soluzioni innovative, ma anche di formare personale destinato a lavorare sul campo e sarà formato in larga parte da giuristi e analisti strategici. Il primo obiettivo di questa istituenda struttura sarà quello di trasformare il Belgio in uno dei tre paesi che col tasso di mortalità più basso, entro il 2015. (ASAPS) |
|