MILANO - La Corte Costituzionale scalfisce la legge che ha introdotto il «reato di clandestinità». Nel particolare, la Consulta ha sancito l’impunibilità dell’immigrato estremamente indigente che non ha lasciato l’Italia nonostante abbia ricevuto, anche più volte, l’ordine di allontanamento o di espulsione. In questo modo la Corte costituzionale dichiara illegittimo («nella parte in cui non dispone che l’inottemperanza all’ordine di allontanamento sia punita nel solo caso che abbia luogo senza giustificato motivo») un articolo contenuto nel cosiddetto «pacchetto sicurezza» entrato in vigore nel luglio 2009. VALVOLA DI SICUREZZA - Ebbene, dopo aver rilevato che il «pacchetto sicurezza» ha aumentato nel massimo (da quattro a cinque anni) le pene per lo straniero destinatario di un decreto di espulsione adottato dopo l’inottemperanza ad un precedente ordine di allontanamento, la Corte Costituzionale censura la mancata previsione di un «giustificato motivo». Si tratta infatti - scrivono i giudici costituzionali nella sentenza n.359 depositata il 17 dicembre in cancelleria - di una clausola che, come la Corte ha già rilevato, è tra quelle destinate in linea di massima a fungere da «valvola di sicurezza» del meccanismo repressivo. «È manifestamente irragionevole - si legge nella sentenza numero 359 - che una situazione ritenuta dalla legge idonea ad escludere la punibilità dell’omissione, in occasione del primo inadempimento, perda validità se permane nel tempo». Esiste infatti «un ragionevole bilanciamento - sottolinea la Consulta - tra l’interesse pubblico all’osservanza dei provvedimenti dell’autorità, in tema di controllo dell’immigrazione illegale, e l’insopprimibile tutela della persona umana» Da corriere.it del 17 dicembre
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