Foto di repertorio dalla rete
Neanche i Black Bloch del 14 dicembre a Roma hanno creato tanto danno quanto quello procurato dal White Bloch toscano di venerdì 17 dicembre. Sia stata la sfortuna? No assolutamente. L’Italia si è spezzata in due e in larga parte paralizzata a causa di appena 20 cm di neve caduta a metà della spina dorsale della mobilità del Paese! Ma il colpo non era mortale, assolutamente. Non doveva esserlo, perché si sapeva da giorni che il colpo sulla spina dorsale sarebbe arrivato e i tanti responsabili non ne hanno fatto tesoro, fra incoscienza ed inefficienza. Per cominciare l’incoscienza di quei camionisti ed automobilisti che si sono messi in movimento o hanno continuato il loro viaggio assolutamente privi di pneumatici invernali o catene, che se anche avevano a bordo non sapevano assolutamente montare. In quest’epoca in cui tanti giovani e meno giovani maghi dell’elettronica sanno navigare come tanti ammiragli Nelson nel web e su Face Book, i più diventano poi soggetti inermi incapaci di armare la loro vettura al bisogno. Idem i camionisti. Dove sono finiti i driver di una volta che si fermavano a soccorrere gli altri che sapevano magari trainare un collega? Si deve correre, correre, arrivare, consegnare! In quanto all’inefficienza l’elenco è lungo. Ma dov’erano i mezzi spargisale che iniziano a spargere prima che il ghiaccio si trasformi in lastra quasi in una sorta di sortilegio anti sfortuna (venerdì 17)? Quante lame c’erano sulla A1 in basso prima dell’Appennino e soprattutto sulla FI-PI-LI? Noi sappiamo dagli uomini e donne della Stradale che la situazione ha trovato tutto il sistema assurdamente impreparato. Forse perché questa volta il generale inverno con una manovra di aggiramento ha colpito più a valle, più sulle rive dell’Arno che sul passo a Roncobilaccio dove le truppe avrebbero saputo opporre una resistenza più dignitosa. Risultato: migliaia di automobilisti immobilizzati tutta la notte e la mattinata in una crescente angoscia, spesso debordante nel panico. Con soccorsi rari e occasionali. In molti non li hanno neppure visti. Gli agenti dopo ore e ore su strada si sono chiesti dove fosse la protezione civile, dove fossero i professionisti del soccorso. A momenti erano da soccorrere pure loro. Una debacle totale. Su questo versante ci risulta che gli uomini e le donne della Polizia Stradale in autostrada e sulla superstrada abbiano fatto quello che hanno potuto con servizi di 24 ore consecutive, in mezzo al traffico fra macchine da spingere e spostare, famiglie da consolare, gente da calmare. Ma come? Hanno fatto quello che hanno potuto con gli uomini e i mezzi disponibili. Cioè pochissimi. Certo che se uno pensa di vedere sulle autostrade tanta polizia come nella zona rossa di Roma se lo sogna. L’organico della Stradale manca ancora di oltre 1.500 agenti, arruolamenti mirati non se ne vedono da 15 anni. L’età media supera i 40 anni. I mezzi sono assolutamente inadeguati, soprattutto quelli di emergenza. Quanti sono i fuori strada 4 x 4 super attrezzati (anche di generi di conforto immediato) in dotazione alla Polstrada? Gli agenti in qualche caso hanno dovuto improvvisare soccorsi agli automobilisti con l’aiuto di trattori di generosi contadini per rimuovere i veicoli paralizzati sulle rampe di accesso. Incredibile! Dopo le sberle subite negli ultimi anni, dopo le contromisure adottate e i piani di intervento, 20 cm di neve hanno fatto saltare il sistema. Serve una severa inchiesta per capire cosa non ha funzionato. Magari sarebbe ora di fare una legge che, oltre alla banale sanzione, chiami alla responsabilità per danni (enormi) anche i conducenti e i proprietari di quei mezzi pesanti che affrontano le autostrade dove vige l’obbligo di catene montate o pneumatici invernali, senza esserne provvisti. Intanto di tutta questa situazione di colpevole inadeguatezza vanno individuati i responsabili. Ci sarà qualcuno che ne risponderà?
Forlì, lì 18.12.201o
Giordano Biserni Presidente Asaps
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