Venerdì 27 Dicembre 2024
area riservata
ASAPS.it su

I dati del 2009 degli Incidenti stradali
Vi descriviamo il dove, come, quando e chi della sinistrosità stradale in Italia

Di Giordano Biserni e Lorenzo Borselli

 

Foto Blaco-archivio Asaps

 

(ASAPS) – Il dato sulla sinistrosità relativo al 2009, diffuso da ISTAT ed ACI nel novembre di quest’anno, è senz’altro il migliore di sempre.  Prima di entrare nel merito di ciò che è accaduto – o di cosa si è saputo – nel 2009, è bene rammentare che il rapporto ISTAT ha fatto segnare un eccellente -10,3% del numero dei morti: le vittime accertate sono state infatti 4.237 (4.725 nel 2008), mentre i feriti – nessuno ci dice in quale fattispecie di gravità – sarebbero stati 307.258, contro i 310.745 registrati nel 2008 (-1,1%), con 215.405 sinistri rilevati dalle forze di polizia, 3.558 in meno del precedente anno, quando il numero aveva raggiunto quota 218.963 (-1,6%).

Entrando nel merito del rapporto, si trova la conferma che le strade urbane sono il primo teatro della sinistrosità stradale del nostro Paese. Si pensi che nelle aree cittadine, nel corso del 2009, si sono verificati 163.716 incidenti pari al 76% degli incidenti totali rilevati dalle forze di polizia (erano il 76,8% anche nel 2008), nei quali hanno perso la vita 1.892 persone pari al 44,7% delle vittime mortali. I feriti sono stati 233.166 cioè il 72,6% del totale degli ingressi ai pronto soccorso.
Sulle autostrade si sono verificati invece 12.200 incidenti, pari al 5,7% del complesso dei sinistri, nei quali hanno perso la vita 350 persone, l’8,3% delle vittime della strada. I feriti sono stati 20.538 il 6,7% delle ospedalizzazioni totali.

Sulle altre strade e in queste sono ricomprese le strade Statali, Provinciali, Comunali Extraurbane e Regionali, si sono verificati 39.489 incidenti pari al 18,7% dei sinistri totali nei quali hanno perso la vita 1.995 persone, il 47,1% dei lenzuoli bianchi stesi sull’asfalto e 63.554 feriti che corrispondono al 20,7% delle lesioni personali totali.
Un altro dato ci sembra però significativo e cioè l’indice di mortalità delle varie tipologie di strada (cioè il rapporto tra il numero di morti e il numero degli incidenti, moltiplicato 100). L’indice di mortalità generale del 2009 è stato di 2,0 (era 2,7 nel 2001). Cioè 2 morti ogni 100 incidenti rilevati dalle forze di polizia. Ma con Indici molto diversi a seconda delle strade. Per quelle Urbane infatti l’indice di mortalità scende a quota 1,2, per le autostradale e i raccordi l’indice sale a 2,9, ma il record della mortalità tocca alle altre strade (cioè le Statali, Provinciali, Comunali extraurbane e Regionali) nelle quali l’indice schizza a 5,1. Quasi il triplo dell’indice generale di mortalità e il quintuplo rispetto alle strade Urbane.

Le Polizie Locali hanno rilevato il 65,2% dei sinistri (una risposta a quanti dicono che la Municipale pensa solo a sanzionare), la Polizia Stradale è intervenuta nel 18,7% degli incidenti e i Carabinieri nel 15,9%.
Il mese fatidico per gli incidenti stradali è stato ancora quello di luglio, con 21.858 sinistri in valore assoluto e con la media record di 705 incidenti al giorno. Secondo il rapporto, il settimo mese rappresenta il record anche sul fronte della mortalità, con 498 decessi, pari a 16 al giorno. Come indice di mortalità (cioè il rapporto tra il numero di morti e il numero degli incidenti, moltiplicato 100) è invece agosto a prevalere, con 2,5 morti ogni 100 incidenti contro i 2,3 di luglio e i 2,0 di maggio e ottobre.
Perché luglio è più pericoloso, anche dal punto di vista della frequenza dei sinistri, rispetto ad agosto, mese delle vacanze per eccellenza? Secondo l’analisi dell’Asaps il motivo può essere riconducibile al fatto che luglio sta diventando sempre più anche un mese di movimenti turistici e di vacanza in generale, con la caratteristica però di vedere una maggior miscelazione di traffico turistico, composto in prevalenza da gente meno esperta alla guida, meno abituata a viaggiare sulle autostrade e sulle statali, caratterizzate ancora da un intenso traffico commerciale prima del tradizionale stop di agosto.

Il giovedì con 33.414 incidenti diventa il giorno più rischioso della settimana e supera di un soffio il venerdì con 33.349 scontri che era sempre in testa fino al 2008. I giorni con meno incidenti sono il sabato con 29.522 e la domenica con 23.073, che però sono i due giorni col maggior numero di morti, rispettivamente 708 e 696, come dire meno incidenti ma molto più gravi. In questo caso molta delle differenza la fanno le ore notturne del sabato e della domenica.
L’orario in assoluto nel quale si contano più incidenti è quello che va dalle 18 alle 19 con 17.367 impatti, che precede le ore 17 con  17.367 sinistri. Alta la frequenza degli incidenti anche dalle 8 alle 9 e dalle 9 alle 10 con 12.594 e 12.982 sinistri. Le ore più rischiose  come indice di mortalità sono assolutamente quelle notturne che vanno verso l’alba. Si consideri che di fronte ad un indice medio di 2,0 abbiamo un indice di 2,3 a mezzanotte. 3,2 all’una di notte, 4,9 alle due, 3,4 alle tre, 4,9 alle quattro, e l’ora maledetta con 5,2 alle cinque, 4,8 alle sei. Gli indici più bassi di mortalità sono proprio quelli delle ore con maggiore frequenza di incidenti: 1,3 alle otto, 1,4 alle nove, 1,7 alle diciotto.
Per individuare la fascia oraria notturna viene convenzionalmente considerato l’orario che va dalle 22 alle 6 del mattino, nel quale si sono contati 27.872 incidenti stradali pari al 12.9% del totale, nei quali 986 persone hanno perso la vita, pari al 23,3% del totale delle vittime. I feriti della notte sono stati 45.242 cioé il 14,7% del dato complessivo. Sono però le notti del venerdì e sabato a causare il maggior numero di eventi. Si consideri che nelle 16 ore maledette del venerdì e del sabato si sono verificati in totale 12.051 incidenti pari al 43,2% di tutte le notti della settimana, nei quali hanno perso la vita 415 persone (in gran parte giovani) cioé il 42,1% dei lenzuoli bianchi stesi nelle notti di tutta la settimana. I feriti del venerdì e sabato notte sono stati 20.687, pari al 45,6%. Si può fare per questo pericoloso segmento della mobilità una ulteriore divisione per comprendere la portata del problema.

Le strade in assoluto più pericolose nella notte, e in quelle dei fine settimana in particolare, sono le strade extraurbane, intendendo con questa definizione tutte le strade Statali, Provinciali, Comunali extraurbane, le Autostrade e i raccordi. Infatti è proprio sulle extraurbane a fronte di un limitato numero di incidenti, 3.639 in tutto,  che si è contato il maggior numero di morti: 239  pari al 57% del totale delle vittime di quelle due notti (101 il venerdi notte e 138 il sabato notte) e 20.627 feriti.
Mentre nelle strade urbane si sono contati ben 8.412 incidenti, con 14.020 feriti e un numero più limitato di morti: 176 in totale (82 il venerdì notte e 94 il sabato notte). In sostanza per evidenziare la maggiore pericolosità delle strade extraurbane possiamo fare riferimento all’indice di mortalità. Sappiamo che l’indice medio è pari a 2. Nelle strade urbane è 1,2.  Nelle ore notturne l’indice della mortalità sale a 2,1 nelle starde urbane e schizza  a 6,8 nelle extraurbane (6,6 il venerdì e sabato in quanto in quelle notti il numero tale dei sinistri è più alto). Insomma l’impegno delle forze di polizia, anche con lo strumento delle modifiche al Codice della strada recentemente intervenute, deve continuare su questo versante. Le notti continuano ad essere le più pericolose, quelle del fine settimana in particolare.
Se investighiamo invece sulla tipologia degli scontri e delle rispettive cause, scopriamo che 3 incidenti su 4, esattamente il 75,2%, avvengono fra due o più veicoli. Il resto, pari al 24,8%, vede coinvolti veicoli isolati: sbandamenti e fuoriuscite autonome. Nella prima tipologia di incidenti, il sinistro più comune è il cosiddetto scontro frontale - laterale (due veicoli solitamente provenienti da direzioni diverse), con 76.095 scontri che hanno causato 1.071 morti e 112.165 feriti. Segue in questa graduatoria il tamponamento (classico sinistro autostradale, ma non solo) che ha fatto registrare 38.995 casi nei quali si sono contati 382 morti e 64.706 feriti.

Nella seconda casistica, quella che coinvolge singoli veicoli isolati, abbiamo visto che il caso più diffuso è costituito dalla fuoriuscita o sbandamento del veicolo, nel quale entrano in gioco anche motivi spesso riconducibili a fattori legati alla stato psico-fisico dei conducenti da abuso di alcol, sostanze stupefacenti, uso di medicine, colpi di sonno, distrazione. Gli incidenti registrati in questa tipologia che coinvolge veicoli isolati sono stati 20.646, nei quali sono morte 845 persone e 25.750 sono rimaste ferite.
Nello specifico l’investimento di pedone rappresenta l’ 8,6% degli incidenti complessivi, con 18.472 casi in cui hanno perso la vita 611 persone (ma vedremo che il totale dei pedoni deceduti è più alto, forse perché si aggiungono poi i decessi conseguenti a scontri fra veicoli) e 20.887 sono rimasti feriti.
Se si fa riferimento ai soli incidenti mortali possiamo constatare che i casi  più frequanti sono lo scontro frontale - laterale (30,2%), la fuorisuscita (16,7%)  e lo scontro frontale (15,4%). Se andiamo ad analizzare l’indice di mortalità delle varie tipologie di scontro possiamo accertare che quella più pericolosa con 4,3 decessi ogni 100 incidenti è lo scontro frontale, segue la fuoriuscita di strada con 4,1 decessi ogni 100 incidenti, dall’urto con ostacolo accidentale 3,8 e dall’investimento di pedone 3,3 morti ogni 100 inicidenti. Gli incidenti sono quasi esclusivamente conseguenza di comportamenti sbagliati alla guida. Infatti il 44,7% degli incidenti è accreditato al mancato rispetto della precedenza, alla guida distratta e alla velocità troppo elevata. E’ stato rilevato poi in 8.097 casi il comportamento scorretto del pedone peri al 3% delle cause totali di incidente. Una importante e delicata novità nella descrizione delle cause di incidenti è costituita dal fatto che nel 2009 non sono stati pubblicati i dati sugli incidenti stradali riconducibili allo stato psico-fisico alterato del conducente e a difetti o avarie del veicolo. Ciò secondo ACI - Istat a causa dell’esiguo numero di circostanze presunte addebitabili alle cause indicate. Infatti il report del 2009 specifica che: Per motivi legati spesso all’indisponibilità dell’informazione al momento del rilievo, inoltre, risulta da parte degli Organi di rilevazione, di estrema difficoltà la compilazione dei quesiti sulle circostanze presunte dell’incidente, quando queste siano legate allo stato psicofisico del conducente. Il numero degli incidenti nei quali è presente una delle circostanze appartenenti ad uno dei due gruppi sopra citati risulta, quindi, sottostimato. in particolare, nel caso di incidenti stradali con circostanze presunte legate allo stato psicofisico alterato del conducente si rileva una netta discrepanza con i risultati diffusi da altri organismi internazionali, che hanno condotti studi ad hoc su queste tematiche.
Preso atto di questa doverosa precisazione, ci domandiamo però ora quali misure saranno adottate per conoscere in modo non approssimativo il numero degli incidenti e delle vittime riconducibili allo stato psicofisico alterato del conducente. Ciò in un Paese come il nostro nel quale il tasso di incidentalità grave rimane alto e nel quale negli ultimi 4 anni sono state approvate severe leggi di contrasto all’alcol e alle sostanze e sono state attivate diverse ed efficaci attività di contrasto e rilevazione con etilometri e precursori. Per questo chiediamo fermamente, come ASAPS, di conoscere esattamente qual è la portata del fenomeno. Non ci basta sapere che i dati di oggi sono inattendibili. Lo sapevamo e lo dicevamo da tempo. Ora si organizzino modalità di raccolta più attendibili, e ci facciano sapere i risultati, ma da subito.
Se è vero che gli incidenti calano, e con essi le vittime, è altrettanto vero che le fasce d’età a maggior rischio rimangono sempre le stesse. Quella che fa registrare il maggior numero di decessi fra gli uomini rimane compresa tra i 20 dei i 24 anni, quella caratterizzata dalla maggior presenza di patenti fresche di inchiostro, più soggetta al rischio notturno ed alla scarsa confidenza con l’alcol. Anche le fasce che fanno da 25 a 29 e da 30 a 34, però, fanno segnare valori molto elevati.
Per le donne la prima fascia di rischio è sempre quella da 20 a 24 anni. Ma per quelle successive si passa alle fasce d’età degli anziani, cioè 75-79 e 80-84 anni. Secondo l’Istat questo maggior numero di donne anziane decedute è attribuibile al maggior coinvolgimento delle stesse nel ruolo di pedone. Anche per quanto riguarda i feriti sono i più giovani a dover ricorrere alle cure dei sanitari. Per entrambi i sessi la fascia di maggior rischio è qualla fra i 15 e i 34 anni, con un picco nella classe 20-24.
Alla fine dei conti però gli uomini sono sempre quelli che pagano il costo maggiore. Le vittime di sesso maschile nel 2009 sono state  3.311 su 4.237 pari al 78% le donne che hanno perso la vita sulle strade sono state 928, pari al 22%. Fra i 307.258 feriti gli uomini sono stati 190.668 pari al 62%, le donne 116.590, 38%.
Fra i morti da incidente i conducenti sono stati 2.934, pari al 69,2% del totale, i feriti sono stati 213.116, cioé il 69,4%. Anche in questo caso gli uomini sono l’assoluta maggioranza con 2.621 conducenti morti pari all’89%, le donne sono state 313 cioé l’11%. I feriti fra i conducenti maschi sono stati 151.476 pari al 71%. Le donne si sono fermate a quota 61.640, cioé il 31%. Anche fra i conducenti la fascia d’età più colpita è quella dei giovani fra i 20 e i 24 anni con 316 morti e 26.941 feriti. In questo caso, se si fa una distinzione di genere, si osserva che per i maschi la fascia più colpita è la solita fra i 20 i 24 anni, fra le femmine è tra i 20 e i 29 anni.
Per quanto riguarda i conducenti morti secondo la tipologia delle strade l’Istat rileva come il numero dei decessi, in termini assoluti, sia più elevato sulle strade extraurbane per entrambi i sessi (1.367 maschi e 177 femmine). Per quanto riguarda il numero dei feriti in valori assoluti, il numero più elevato si riscontra invece sulle strade urbane piuttosto che sulle autostrade o le strade extraurbane.

Se osserviamo i dati dei conducenti feriti rileviamo che la relativa percentuale rispetto ai conducenti coinvolti è più elevata per le strade extraurbane per i maschi con 56,6% di conducenti feriti ogni 100 conducenti coinvolti. Mentre per le autostrade e i raccordi prevalgono le femmine con 74,5 feriti per 100 conducenti coinvolti.
Su 4.237 vittime totali del 2009, l’Istat fissa a quota 636 il numero dei passeggeri morti, pari al 15% del totale. Si arriva al 100% con i 667 pedoni che hanno perso la vita nel 2009, pari al 15,7% delle vittime. Analizzeremo in un’altra scheda questa categoria di utenti deboli della strada. Fra i feriti i passeggeri raggiungono quota 73.816 pari al 24% del numero complessivo degli ingressi ai pronto soccorso. I pedoni che hanno riportato lesioni più o meno gravi sono stati invece 20.326, pari al 6,6% del totale. L’indice di gravità, cioé il rapporto fra il numero totale dei morti e dei feriti, moltiplicato 100 è di 1,4 per i conducenti, 0,9 per i passeggeri e di 3,2 per i pedoni. (ASAPS)

Giovedì, 30 Dicembre 2010
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK