Rassegna stampa del 7 Dicembre 2005 |
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Da “AGI” del 7 dicembre 2005 RAPINATO DELLA PENSIONE, BANDITO CATTURATO DA POLIZIOTTO
Colto in flagrante da un poliziotto fuori servizio e’ stato arrestato, dopo un breve inseguimento a piedi, un 36enne napoletano residente a Cremona che questa mattina ha aggredito e rapinato un anziano della pensione. La rapina e’ avvenuta all’uscita dello sportello postale dove il 77enne O.L. aveva appena ritirato 1.660 euro. Il pensionato, con i soldi infilati in tasca, stava salendo in auto quando e’ stato bloccato dal rapinatore, disarmato e a volto scoperto, che gli ha intimato di consegnargli il denaro. Poi la fuga in mezzo ai campi che separano l’abitato di Cavatigozzi dalla zona del porto canale. All’aggressione ha assistito pero’ un sovrintendente della polizia stradale di Cremona che ha inseguito il rapinatore, bloccandolo dopo poco in mezzo ai campi. Sul posto, avvertiti dalla direttrice dell’ufficio postale, sono arrivati anche i carabinieri del radiomobile di Cremona che hanno tratto in arresto il napoletano, con alle spalle precedenti per rapina e ora impiegato come operaio in una ditta di Cremona. Finito dietro le sbarre della casa circondariale di Ca’ del Ferro l’uomo si e’ giustificato dicendo di essere in grave difficolta’ economica a causa di diversi debiti.
Da “www.romacivica.net” del 7 dicembre 2005 IL POLIZIOTTO NELLA BUFERA Antonio CIARAMELLA
La sottosezione di Polizia autostradale di Cherasco (CN) consta attualmente circa 1/3 del personale previsto per sorvegliare i 250 Km della tratta Torino Savona; ovvero 13 poliziotti in meno rispetto all’organico assegnato ministerialmente. Eppure, per l’alto senso del dovere che contraddistingue tutti i poliziotti del cuneese non si sottrae a sostituire il collega ammalato, a rinunciare al giorno di riposo o a posticipare le ferie per consentire alla collettività la sicurezza sulle strade. Questo nelle circostanze ordinarie ed in quelle straordinarie? Nessuno si sottrae alla richiesta di aiuto, nessuno guarda l’orologio, nessuno rivendica diritti o problemi familiari. Alle ore 13,00 del 2 dicembre prendono servizio sull’autostrada due pattuglie, all’atto delle consegne vengono informati dello stato di preallerta della protezione civile per maltempo. Dovevano smontare alle 19,00 ed invece hanno terminato il servizio alle 10,30 del giorno successivo. Alle ore 14,30 il Comandante è preoccupato e con un altro volontario si porta sull’autostrada, poco dopo è seguito dal Dirigente della Sezione di Polizia Stradale è meglio essere sul posto del bisogno per meglio coordinare i servizi di emergenza; anche loro termineranno il servizio il 3 dicembre successivo. Le condizioni peggiorano ma ufficialmente la bufera di neve inizia alle 17,30 del 2 dicembre e terminerà alle 4,00 del giorno dopo. Occorre essere sul luogo ove il traffico si è bloccato a causa di un camion che si è posto di traverso alla carreggiata, avvisare dei rallentamenti in coda che significa percorrere a piedi dai 3 ai 10 km sotto la incessante nevicata lasciando segnali luminosi, filtrare, spostare materialmente le auto impantanate, assistere l’utenza, evitare la frammentazione, informare, comunicare gli organi superiori e l’utenza. Sulla strada, insieme al personale della protezione civile e gli ausiliari dell’autostrada che non si risparmiano. Un lavoro svolto in condizioni estremamente difficile ma reso possibile anche dal collega che non è sulla strada ma alla centrale. Essi, con grande perizia, smistano le chiamate, indirizzano i soccorsi, mettono in onda tutte le informazioni possibili per rassicurare l’utenza e per assistere gli operatori, avvisano i familiari preoccupati, ricevono ed eseguono le varie disposizioni che arrivano incessantemente dal Compartimento, dalla Prefettura e dalla Protezione civile. Ecco segnalata la frana sul cebano ed il conseguente blocco della strada, ecco sopraggiungere le pattuglie di Polizia stradale di Ceva, Cherasco, Cuneo e Saluzzo. Un lavoro reso ancora più prezioso quando sopraggiunge la tempesta elettro-magnetica che blocca i cellulari ed i telefoni di servizio. Sono attivi soltanto gli uffici di Polizia, con gli impianti di riserva ed autogeni, per tenere le comunicazioni tra i vari operatori sulla strada. 300 sono i mezzi pesanti in difficoltà e migliaia di utenti che chiedono assistenza. Una donna perde il controllo e l’auto ruota su se stesso sulla carreggiata mentre il traffico le scorre accanto inesorabilmente. E’ inevitabile il panico, si rifiuta di mettersi in auto, il personale della polizia l’accompagna in un albergo per il pernottamento; sull’auto sale un volontario che si prende la responsabilità di consegnarla in albergo. I tuoni ed i lampi danno una brutta sensazione ma i poliziotti restano lì impassibili, alzano il bavero e sopportano anche gli improperi dell’utenza seppure condividono lo stesso disagio. Una donna poliziotto si prodiga per spostare i mezzi e si accorge che un utente maschio è in auto al caldo con il personal computer acceso; gli fa osservare che non è il caso e Lui spegne il computer ma rimane comodamente in auto. Molti cittadini invece li implorano di restare, di fargli compagnia e coraggio, di non abbandonarli riconoscono i poliziotti il loro punto di riferimento, le istituzioni che non sono parole ma persone che lavorano, che sono veramente vicini al cittadino nel momento del bisogno. Quando però la pattuglia deve spostarsi per un altro soccorso in un altro punto dell’autostrada, magari andando anche contromano; il cittadino si dispera e piangono per la commozione quando li vedono tornare da loro, nella loro divisa bicolore con i famosi centauri calzati ai piedi. Ormai la divisa è inzuppata di fango e sudore ma continua ad essere indossata con grande onore. Alla mattina del 3 dicembre Il traffico finalmente si sta smaltendo verso Torino, forse il peggio è passato, ma ecco un inconveniente; il traffico è bloccato al tunnel vicino allo svincolo per millesimo. Le pattuglie si portano subito sul luogo per liberare le auto fuori controllo, spostare i mezzi pesanti, smaltire il traffico. Sono le 10,00 il traffico è tornato nella normalità, al passaggio gli autisti fanno ciao con la mano agli “stradalini” del Piemonte e della liguria, accompagnando il gesto con un sorriso, il poliziotto stanco è soddisfatto del gesto e contraccambia ma soprattutto ritrova le energie per tornare a casa, anche lì c’è qualcuno che li aspetta. Restano problemi insoluti, come la necessità di aree di stoccaggio della capienza di 200/330 veicoli per radunare i mezzi pesanti e procurare loro energia e mezzi di conforto, ma la competenza e la volontà spetta ad altri e non sempre la mera applicazione della legge può risolvere i problemi. Oggi qualcuno ha anticipato il riposo, si prevedono nuove intemperie sabato, i colleghi saranno di nuovo sulla strada come in tutti gli esodi invernali ed estivi, durante le più svariate intemperie atmosferiche, tutti i giorni dell’anno, in tutti i luoghi d’Italia, come gli angeli custodi dell’asfalto. Nessuno guarda l’orologio o timbra il cartellino, l’orario non è stato rispettato, gli straordinari sono pagati poco meno di 5 euro all’ora, l’indennità autostradale è una miseria ma pazienza questo mestiere l’abbiamo scelto Noi, siamo poliziotti. SEGRETARIO GENERALE SIULP CUNEO
Da “Apcom” del 7 dicembre 2005 TORINO 2006 LA POLIZIA STRADALE SCORTERA’ LA FIAMMA OLIMPICA Lungo tutta la Penisola Roma. La Polizia Stradale parteciperà al viaggio della Torcia Olimpica, dalla partenza del 7 dicembre 2005 a Roma fino all’accensione del bracere dell’Olimpiade Invernale di Torino 2006 prevista per il 10 febbraio. Forte della tradizione che la vede da sempre affiancata al mondo dello sport, soprattutto per la scorta alle gare ciclistiche, spiega una nota, la Polizia Stradale sarà impegnata a garantire la sicurezza della circolazione lungo tutto l’itinerario percorso dai tedofori, con 15 operatori comandati da un Ispettore, a bordo di 3 autovetture e 4 moto. Un Vice Questore Aggiunto della Polizia Stradale provvederà, inoltre, a curare costantemente i contatti della scorta con il Comitato Organizzatore e le autorità locali di Pubblica Sicurezza. Percorrendo tutta la Penisola, il viaggio della Torcia potrà contare sull’assistenza di tutti i reparti territoriali della Polizia Stradale, che contribuiranno a garantire la massima sicurezza del percorso perché siano salvaguardati quei valori di solidarietà, amicizia e fratellanza tra i popoli che sono alla base delle Olimpiadi.
Da “La Provincia di Sondrio” del 7 dicembre 2005 stragi del sabato sera Le riflessioni del presidente del Tribunale di Sondrio Francesco Saverio Cerracchio Il vero "nodo" è trovare un’alternativa alla discoteca Francesco Saverio Cerracchio
Troppi giovani morti sulle nostre strade nei cosiddetti "incidenti del sabato sera". Un argomento, purtroppo, sempre di stretta attualità soprattutto alla luce dei tragici episodi che si sono verificati a breve distanza negli ultimi mesi. A questo proposito volentieri pubblichiamo la riflessione a firma del Presidente del Tribunale di Sondrio, dottor Francesco Saverio Cerracchio, relativo a "Emergenza giovani". L’articolo ci è stato gentilmente concesso dalla Banca Popolare di Sondrio che lo ha pubblicato sul n. 99 - Dicembre 2005 del Notiziario. E’ sotto gli occhi di tutti la tragedia ricorrente degli incidenti stradali mortali del fine settimana. Tanti, troppi giovani perdono la vita di notte all’uscita dalle discoteche. La dinamica è sempre più o meno la stessa: perdita di controllo dell’auto per disattenzione, imprudenza, velocità eccessiva, colpo di sonno, stanchezza e una delle cause principali è l’abuso di alcol e droghe. Anche nella nostra Provincia il fenomeno è purtroppo attuale ed al centro dell’attenzione. Ma le misure finora attuate sono state insufficienti per porre fine ad una strage ricorrente, che costituisce ormai una vera e propria emergenza. Occorre dunque intervenire con maggiore determinazione ed efficacia. Lo richiede la nostra coscienza morale oltre che il dovere civico ed istituzionale. Ma come intervenire? Certamente riducendo l’orario di apertura delle discoteche col divieto di consumo delle bevande alcoliche, rendendo più sicure le nostre strade ed obbligatorio nelle scuole l’insegnamento dell’educazione stradale, inasprendo le sanzioni per le violazioni delle norme di circolazione. Ma tali misure non appaiono risolutive della questione. Bisogna fare ancora di più e di meglio. Il vero problema è, infatti, quello di trovare un’alternativa alla discoteca, che non deve costituire il solo punto di aggregazione dei giovani. Costoro dovrebbero convincersi che esistono altri modi e luoghi per stare assieme ed ascoltare musica senza stordirsi con l’uso di alcolici o di droghe e l’alto volume degli amplificatori, che provocano danni alla salute a volte irreversibili. Si impone, dunque, un cambiamento culturale, un’educazione diversa e nuova dei giovani nella famiglia e nella scuola, volta ad un ripensamento e ad una riscoperta dei veri valori della vita. La famiglia La famiglia, innanzi tutto, primo e fondamentale nucleo della società civile, deve riappropriarsi del suo inalienabile ruolo di formazione e di educazione nei confronti dei figli per promuovere il loro sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale, il rispetto per i diritti umani e per le libertà fondamentali, e per prepararli ad una vita responsabile di uomini e cittadini consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri. I genitori ed i famigliari adulti in generale devono impegnarsi ad educarli al rispetto della dignità umana, delle persone, dei valori della vita e della convivenza, all’osservanza delle norme e di tutte le altre regole sociali. Bisogna anche riscoprire l’importanza all’interno della famiglia del ruolo dei nonni, ai quali di recente è stato giustamente dedicato un giorno di festa (2 ottobre). Seguiamo i loro consigli ed i loro insegnamenti che sono dettati dalla maturità e dall’esperienza. Essi costituiscono la memoria e la saggezza di ogni comunità. Ma non basta l’insegnamento, se esso non è sostenuto dagli atteggiamenti e dai comportamenti concreti. L’esempio e la testimonianza valgono molto più delle parole. La nostra Costituzione ha dato un significativo riconoscimento alla famiglia, come società naturale fondata sul matrimonio (art. 29), prevedendo misure economiche ed altre provvidenze per la formazione della stessa e l’adempimento dei compiti relativi (art. 31) nonché il dovere ed il diritto dei genitori di mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio (art. 30). Quello di educare i figli è dunque per i genitori non solo un diritto ma anche un dovere etico e giuridico. Troppo spesso, però, esso non viene adeguatamente adempiuto. Per motivi di lavoro, soprattutto, ma anche per immaturità, incoscienza, leggerezza si lasciano i figli in compagnia di persone non idonee o soli davanti ad un televisore alla mercé di programmi diseducativi. Bisogna essere più presenti con i figli, dialogare con loro, ascoltarli, ma anche saper dire di no. I drammatici eventi sospensivi o interruttivi del vincolo matrimoniale (separazione e divorzio) non dovrebbero, riguardando i soli genitori, ripercuotersi sui figli, ma l’esperienza purtroppo insegna che la realtà è diversa. Sui figli di solito vengono scaricate le tensioni ed i conflitti dei genitori, che a volte li usano anche per ottenere l’accoglimento delle loro richieste economiche e patrimoniali o peggio per attuare vendette e ritorsioni. Quanto questo clima possa giovare ad un equilibrato e sereno sviluppo della personalità dei figli si può ben immaginare! Ben vengano dunque nuove normative sull’affido condiviso dei figli e sulla mediazione familiare obbligatoria purché si tuteli l’interesse prioritario dei figli ad avere la presenza di entrambi i genitori durante la crescita. La scuola La scuola ha un ruolo fondamentale ed insostituibile nell’educazione dei giovani. Da essa dipende il nostro futuro, come si usa dire. Il suo compito deve essere quello di formare la coscienza dei giovani verso il rispetto di quei valori etici e legali sui quali si costruisce e si regge una ordinata convivenza civile (la vita, la non violenza, la libertà, la dignità della persona, l’onestà, la legalità). Non dunque controllare, reprimere, costringere, ma piuttosto educare, formare, convincere. E’ necessario trasmettere ai giovani non solo cultura in senso tradizionale, ma anche valori etici e sociali, regole universali che sono indispensabili per la stessa sopravvivenza della società. La scuola deve educare i giovani a riconoscere i veri valori della vita, quelli che costituiscono il patrimonio morale, naturale ed universale dell’uomo, ed a tralasciare i falsi ed illusori valori offerti dalla cultura dell’immagine e dell’apparire, dominata dall’egoismo, dall’individualismo e dal relativismo. La scuola come maestra di vita deve essere il luogo del rinascimento etico e culturale della nostra società. La scuola deve in particolare educare alla moralità ed alla legalità, contribuendo a far maturare nei giovani il senso etico e civico, il sentimento della legge, come prodotto del patto sociale, che è alla base dello Stato, il rispetto delle norme quali strumenti regolatori necessari nei comportamenti umani. L’abuso e la disubbidienza alla legge non può essere impedita da nessuna legge (Leopardi). Va costruita nei giovani la cultura della eticità-legalità, intesa come riconoscimento ed attuazione del valore dei principi morali e civili, patrimonio imprescindibile di una società moderna. Occorre, quindi, che la scuola elabori un rinnovato progetto di educazione morale e civile dei giovani, adeguato ai loro nuovi problemi derivanti da una società in continua e rapida evoluzione, sempre più complessa, carica di tensioni e ricca di contraddizioni. Compito questo enorme che la scuola non può espletare se lasciata sola dalle altre istituzioni. Le istituzioni La scuola ha bisogno sia della partecipazione delle famiglie e dei giovani, che vanno maggiormente coinvolti nella preparazione dei nuovi progetti educativi, sia del supporto e della collaborazione delle altre istituzioni pubbliche e private. Le forze di polizia fanno quello che possono, ma per l’insufficienza di personale e di mezzi a disposizione non sono in grado di arginare il fenomeno, che è anche sociale e culturale. Occorre, perciò, un intervento del legislatore che deve regolamentare con urgenza la materia senza farsi influenzare da condizionamenti o pressioni interessate. E’ stato da tempo proposto di anticipare l’orario di chiusura delle discoteche e di vietare il consumo di bevande alcoliche. La relativa proposta di legge però giace nelle aule del Parlamento senza sviluppi positivi e non se ne comprende il motivo. La questione va approfondita nelle sedi istituzionali ed in eventuali dibattiti e convegni pubblici. E’ necessario che la società civile faccia sentire la sua voce, attraverso le associazioni e le fondazioni che già si occupano del problema. Anche le comunità locali devono, poi, fare la loro parte dando il necessario contributo per la predisposizione degli strumenti e dei supporti sociali idonei alla soluzione del problema o, comunque, al ridimensionamento del fenomeno. Ad esempio sarebbe opportuno impegnare maggiormente i giovani in attività extra-scolastiche sportive (palestra, corsi, gare ecc.) e artistiche (teatro, musica ecc.), con previsione di viaggi fuori provincia nei fine settimana per motivi di studio o di aggiornamento, e creare nuovi punti di aggregazione per i giovani nei quali costoro possano liberamente riunirsi per ascoltare musica o assistere a spettacoli teatrali e cinematografici di loro gradimento. Conclusioni Anche i singoli cittadini dovrebbero dare il proprio contributo, ciascuno secondo le proprie possibilità e competenze, perché solo l’impegno di tutti potrà dare risposte utili e positive ad un problema tanto complesso e di difficile soluzione. Dobbiamo, comunque, riflettere su un’emergenza così drammatica che rischia di diventare un triste rituale e sulle cause di un fenomeno sociale così diffuso. Senza voler criminalizzare nessuno, è giusto anche ricercare le eventuali responsabilità per predisporre gli opportuni rimedi. Il problema non si risolve dicendo che è colpa di tutti e di nessuno. |
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