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Rassegna stampa 17/11/2005

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Rassegna stampa del 16 Dicembre 2005

 



 Da “Il Gazzettino”  del 16 dicembre 2005

Uno spot per combattere l’abuso di alcol

Racconta la storia di un rapporto che finisce per colpa di una sbronza: lui è uno studente belga, lei un’americana capitano dell’’esercito della caserma Ederle

Realizzato dal regista Rodolfo Bisatti, tra il "Blù" e il pronto soccorso, sarà proiettato nei cinema e nelle tv private

Federica Cappellato


 

"Genitori, date un’occhiata ai vostri figli quando rientrano a casa la sera, essere padri e madri significa avere una responsabilità che non si esaurisce con il concepimento: c’è un ruolo educativo da svolgere, i ragazzi bisogna seguirli, consigliarli. E agli esercenti dico: è giusto perseguire un guadagno ma ricordatevi che fate parte di una comunità, bisogna trovare il giusto equilibrio anche quando si parla di lucro. Vendere alcolici ai minori è sbagliato. Vendete piuttosto qualche spirtz in meno e concorrete a formare una società migliore". L’unione fa la forza secondo il sindaco Flavio Zanonato, convinto che l’ente comunale, promotore della robusta campagna "Alza la testa, non il gomito" possa penetrare poco nelle abitudini giovanili se a far parte della "cordata" contro gli abusi alcolici non ci sono anche famiglie, barman, insegnanti, compatti nell’invitare a non alzare troppo il gomito. Messaggio che dal prossimo week-end verrà veicolato dallo spot "L’alcol ti toglie di mezzo", proiettato nelle sale cinematografiche prima del film e lanciato sulle tv private. Tre minuti di filmato girato tra il locale Blù di via Monte Pertica e il Pronto soccorso dell’Azienda ospedaliera: protagonista un ragazzo che durante una serata al night si prende una sbronza, accompagna a casa una giovane, si sente male, finisce in ospedale mentre la sua lei inizia una tenera amicizia con un altro, rimasto sobrio. Nel cast dello spot, sotto la regia di Rodolfo Bisatti (suo "Il giorno del falco" che nel 2004 partecipò al Festival del Cinema di Venezia), il belga Goffrey Brevine, ventunenne studente di Filosofia, a Padova con Erasmus, e Angelina Rak, 29 anni, americana di Atlanta, capitano d’esercito in servizio alla caserma Ederle. Protagonisti stranieri, dunque, scelti per dare un taglio internazionale all’argomento. "Padova è una città multiculturale - puntualizza il regista - è inutile far finta di essere provinciali". Ogni settimana sei giovani finiscono al Pronto soccorso di Padova in coma etilico, tra le comparse dello spot anche il direttore del polo sanitario Franco Tosato. "Oggi i ragazzi non hanno tanto paura di essere colpiti da cirrosi epatica o di morire in un incidente stradale - commenta lo specialista - quanto di fare brutta figura con le coetanee". Lo spot non è un pugno sullo stomaco. "Abbiamo volutamente scelto di non lanciare un messaggio terroristico - spiega l’assessore comunale alle politiche sociali Claudio Sinigaglia - ma pacato: rimanete sobri, lucidi, bere troppo significa veder scomparire qualsiasi relazione significativa, togliersi di mezzo dal gruppo". E per sensibilizzare gli studenti delle scuole alla lotta alle dipendenze domani, martedì e mercoledì si terranno degli incontri all’MPX con la partecipazione di Gigi Dal Bon, ex tossicodipendente autore del libro "Carica vitale".

 


Da “TG Com”  del 16 dicembre 2005

In autostrada contromano: morto

Fano, incidente fatale per un 85enne


 

Un 85enne di Rimini è morto in un incidente stradale avvenuto, dopo che aveva imboccato, contromano, l’autostrada A14 nel tratto marchigiano. A.B., queste le iniziali della vittima, era entrato in autostrada a Fano, sulla carreggiata sud, dirigendosi però verso nord. Dopo un centinaio di metri la sua auto si è scontrata con un autocarro che procedeva nella direzione giusta e per l’anziano non c’è stato nulla da fare.

 


Da “adnkronos”  del 16 dicembre 2005

I giovani, indagati per tentato omicidio, avrebbero agito per noia

Sassi dal cavalcavia, identificati 4 minorenni

Hanno lanciato nella notte tra sabato e domenica scorsa un masso di circa mezzo chilo contro un pullman in transito sulla A14


 

Senigallia. Quattro studenti, tra i 15 e i 17 anni. Sarebbero loro gli autori del lancio di sassi avvenuto nella notte tra sabato e domenica da un cavalcavia della A14. I ragazzi, che sono stati identificati dalla polizia stradale di Ancona, avrebbero agito per noia e ora risultano indagati dalla Procura per i Minorenni delle Marche per tentato omicidio aggravato e continuato.

Il lancio è avvenuto nella notte tra il 10 e l’11 dicembre nei pressi di Montignano di Senigallia. Ad essere colpito con un masso di circa mezzo chilo, era stato il parabrezza di un pullman con a bordo 35 persone della Croce gialla di Camerano (Ancona).

L’autista era rimasto incolume grazie al fatto che la tendina del mezzo era abbassata e aveva deviato la traiettoria del sasso. L’uomo era riuscito a fermare il pullman. Sul luogo dell’incidente era intervenuta la stradale di Fano, che aveva fatto i primi rilievi. Come ha illustrato il dirigente del Compartimento di polizia stradale delle Marche, Pietro D’Angelo, i quattro studenti, indagati dalla procura dei Minori di Ancona con l’accusa di tentato omicidio aggravato e continuato, avrebbero agito per noia. A loro sarebbero attribuibili altri lanci di sassi dallo stesso cavalcavia l’11 novembre che, sempre durante le ore notturne, colpirono il vetro posteriore di un camion.

 


Da “Il Corriere di Como”  del 16 dicembre 2005

Bloccato all’area di servizio con oltre 7 chili di droga

arresto della polstrada

R.C.


 

Erano impegnati in un servizio antirapina e di prevenzione dei furti sulle auto, ma sono riusciti a sventare un ingente scambio di droga. Colpo grosso degli agenti della polizia stradale di Como che, mercoledì sera, hanno fatto scattare le manette ai polsi di un 51enne cittadino della Repubblica Ceca sorpreso con un borsone pieno di marijuana. Oltre sette chili di sostanza stupefacente nascosti a bordo di un’auto con targa ticinese.

L’arresto è stato messo a segno attorno alle 20 di mercoledì, all’interno dell’area di servizio Lario Ovest, ovvero il primo distributore che incontrano sull’A9 tutti gli automobilisti provenienti dalla Svizzera e diretti verso Milano. Gli agenti hanno notato l’uomo che si aggirava con fare sospetto e hanno voluto controllarlo. Alla vista dei poliziotti il 51enne ha iniziato a innervosirsi, un comportamento che ha ovviamente fatto insospettire i due uomini della stradale che hanno quindi deciso di approfondire i loro accertamenti. Individuata sul piazzale dell’area di servizio, non lontana dalle pompe di benzina, l’auto utilizzata dall’uomo, una Bmw, gli agenti hanno effettuato una perquisizione trovando nel portabagagli un borsone con all’interno numerosi sacchetti di plastica contenenti un totale di 7 chili e 383 grammi di marijuana. Immediatamente sono scattate le manette ai polsi dell’uomo, che non ha voluto dire nulla agli agenti della Polstrada di Como.

Al vaglio degli investigatori due ipotesi: quella che l’uomo, con la droga, fosse appena transitato dalla dogana proveniente dalla Svizzera, oppure che il 51enne si trovasse nell’area di servizio per effettuare un passaggio di consegna dello stupefacente a qualcun altro.

L’uomo è stato subito portato al Bassone dagli agenti della stradale. Forse già stamattina sarà interrogato dal giudice delle indagini preliminari per l’udienza di convalida dell’arresto.

 


Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”  del 16 dicembre 2005

Sassi dal cavalcavia «per noia»

Individuati 4 studenti minorenni di Senigallia che tra il 10 e l’11 dicembre lanciarono un sasso contro un pullman in marcia lungo l’autostrada che rischiò di sbandare


 

ANCONA - Avrebbero agito per noia e per «movimentare la serata» i quattro minorenni - fra i 15 e i 17 anni - di Senigallia individuati dalla polizia stradale come presunti autori del lancio di sassi avvenuto tra il 10 e l’11 dicembre contro un pullman in marcia lungo l’ autostrada A14 nei pressi del cavalcavia n. 150 di Montignano di Senigallia.

Il particolare è emerso durante una conferenza stampa del dirigente della polizia stradale delle Marche Italo D’Angelo.

Nel caso del pullman, il cui vetro anteriore era stato sfondato da un sasso lungo 12 centimetri, la prontezza di riflessi dell’ autista aveva evitato una tragedia: a bordo del mezzo c’erano 33 persone di ritorno da una gita. Ma gli investigatori ritengono che i quattro siano responsabili anche di un altro episodio analogo, risalente alla notte dell’11 novembre scorso, quando un’ altra sassata aveva mandato in frantumi il lunotto anteriore di un camion. In quell’occasione altri veicoli furono colpiti da sassi, senza riportare danni.

Nei giorni scorsi si era appreso, in base alle testimonianze di alcuni residenti raccolte dalla polizia, che circa un mese fa, nella notte tra sabato 13 e domenica 14 novembre scorsi, altri lanci di terra o pietre sarebbero stati fatti contro auto in transito sull’A14, a circa un chilometro di distanza dal punto in cui è avvenuto l’ultimo episodio.


IL 25 SETTEMBRE SCORSO DUE 13ENNI AVEVANO LANCIATO PIETRE DA PONTE A PALERMO
L’episodio precedente risaliva a nemmeno due mesi fa. Il 25 settembre scorso due ragazzini di appena 13 anni hanno lanciato da un ponte che attraversa l’auotostrada di Palermo dei sassi contro le auto. Uno di questi ha colpito il parabrezza di un’Opel Astra rompendo il vetro. E’ stato proprio l’uomo che era a bordo della vettura, guidata da una parente, a scendere dal veicolo e ad inseguire i due ragazzi per poi consegnarli ai Carabinieri.

Ma Palermo non è nuova a episodi analoghi. L’ultimo il 12 settembre: un sasso lanciato da ignoti da un cavalcavia ha colpito il parabrezza del pullman che collega la città con Trapani, infrangendolo. Tanta paura ma fortunatamente nessuna conseguenza per i passeggeri.
La procura del capoluogo siciliano è arrivata ad avanzare l’ipotesi che ci sia un’unica gang alla loro origine e ha riunito in uno stesso fascicolo d’indagine i casi verificatisi: quello all’altezza del carcere Pagliarelli, all’imbocco della Palermo-Sciacca, quando rimase ferito all’occhio sinistro un automobilista e quello, precedente, quando un sasso colpì una Fiat panda con a bordo una donna e i figli. Nel fascicolo d’indagine rientrerebbe anche l’episodio dei sassi contro il treno che collega Palermo con l’aeroporto Punta Raisi: il sasso colpì un finestrino del treno e il macchinista, all’altezza di Carini, bloccò il convoglio.


SPRANGHE DI FERRO LANCIATE IL 5 SETTEMBRE A TORINO DA UN RAGAZZO DI 16 ANNI
Erano invece spranghe di ferro quelle lanciate il 5 settembre scorso a Torino da un ragazzo di 16 anni che per questo è stato denunciato.

Il gioco del lancio di oggetti si era riproposto poi il 27 agosto scorso a Padova: questa volta però l’obiettivo non erano le auto ma gli agenti della polizia municipale, una cui pattuglia venne colpita da un masso mentre era intenta a posizionare un apparato Autovelox. Il masso, del peso di circa tre chili, piombò improvvisamente sulla parte posteriore dell’automobile della pattuglia, a poca distanza da dove si trovavano i due vigili.

Due ragazzi, questa volta a Genova, il 26 agosto avevano lanciato pietre contro un autobus dell’Amt da un cavalcavia pedonale a Genova-Sestri Ponente, colpendo il parabrezza senza infrangerlo e senza provocare feriti. Il giorno prima, a Roma, due ragazzini avevano invece tirato una pietra di un chilo contro il finestrino di un autobus rompendo il vetro e ferendo una persona.
Era il 22 agosto quando sette ragazzi in via Cartagine, alla periferia di Palermo, lanciarono una gragnuola di mattoni, rubati da una villa, in strada, costringendo gli automobilisti a vere e proprie gincane per schivarli.


A PALERMO DEI RAGAZZINI LANCIANO DA UN PONTE PEZZI DI DIVANO

Ancora a Palermo, era il 18 agosto, tre minorenni lanciarono da un cavalcavia in viale Regione siciliana, nel capoluogo siciliano, i pezzi di un divano abbandonato. A notarli fu un’auto del gruppo cinofili della polizia: i ragazzini, due 14enni e un 16enne, vennero identificati e affidati alle famiglie.
A Roma, poi, il 17 agosto scorso una donna, con gravi problemi psichici, fu arrestata dalla Polizia mentre lanciava un blocco di sanpietrini dal cavalcavia di via Fiorentini, colpendo di striscio l’auto di un agente del commissariato San Lorenzo.

A Bologna, invece, il 16 agosto, un gruppo di 5 giovanissimi, con un età compresa tra gli 11 e i 13 anni, lanciò zolle di terra da una collina adiacente l’A1 nei pressi del casello. Dopo essere stati fermati dai carabinieri i 5 dissero che volevano solo passare un po’ di tempo e divertirsi.
La molla che sembra aver fatto tornare dal passato l’incubo dei sassi dal cavalcavia è però la tragedia che accadde il 13 agosto a Cassino. Quella notte il lancio di un masso di 41 kg dal cavalcavia 439 al km 666 dell’autostrada Milano-Napoli, all’altezza di Piedimonte San Germano, uccise un uomo e ferì altre 5 persone.


DAL 2000 A OGGI I CASI DI "LANCI" SONO STATI PIU’ DI 600

Tra gli esperti c’è chi parla di «bisogno d’attenzione» da parte di chi si rende protagonista di questi atti o chi invece li motiva con «disagio sociale» o con la «mancanza di valori nella società». E sempre più spesso sono giovanissimi i protagonisti di questi atti.

Qualunque sia la motivazione i numeri legati a quello che molti reputano essere un "gioco" sono allarmanti: dal 2000 ad oggi le segnalazioni ricevute da Polizia e carabinieri sono state 664. I veicoli danneggiati, nello stesso periodo, ammontano a 735 e nove le persone arrestate finora, delle quali 6 solo nel 2001.

Ma il dato che più fa riflettere è quello che riguarda i minori; dal 2000 ad oggi sono i minorenni coinvolti sono stati 27, di cui 10 solo nel 2004.

 


Da “Il Corriere Adriatico”  del 16 dicembre 2005

La studentessa erascesa dall’autobusLa sciagura a pochimetri dall’abitazioneIndagini serratedella Polstrada
Ragazza travolta a Ponte Sasso, la madre trova il suo corpo in un fossato dell’Adriatica
Uccisa da un pirata della strada



MAROTTA - Ha visto una figura raggomitolata, una sagoma sbattuta nel fossato su un lato dell’Adriatica. Ha osservato meglio e ha scoperto che quello era un corpo senza vita, il cadavere di sua figlia di 18 anni. La tragedia si è materializzata a Ponte Sasso ieri sera, alle 21. E’ stata la madre a lanciare l’allarme: era uscita di casa per cercare la ragazza che sarebbe dovuta tornare con l’autobus un’ora prima.

La giovane è rimasta vittima di un “pirata” della strada: travolta e uccisa da un’auto che dopo l’urto ha proseguito la sua corsa. Si chiamava Soeka Chantouf, diciotto anni compiuti lo scorso agosto, una studentessa delle superiori di nazionalità marocchina, residente con la famiglia a Ponte Sasso.

Erano passate le 20.30 quando la donna, non vedendo arrivare la figlia dopo un pomeriggio trascorso in città, è andata a cercarla. Si è affacciata lungo la statale Adriatica nella zona di Ponte Sasso e con il cuore in gola ha cominciato a guardarsi intorno, nei pressi della fermata dell’autobus. Lungo il cammino un tremendo presagio: nel buio della statale non molto lontano dalla fermata, e dall’abitazione, la donna ha scorto una scarpa, la scarpa di sua figlia. E’ iniziata così una ricerca disperata, sul ciglio della strada, fino a quando ha visto un esile corpo rannicchiato nel fossetto che corre lungo l’Adriatica.

La donna ha chiesto aiuto al 118, un’autoambulanza di Marotta è arrivata a Ponte Sasso ma per la ragazza non c’era più nulla da fare. Sul posto pattuglie della polizia stradale e agenti della scientifica del commissariato di Fano. I particolari della scena hanno destato feroci sospetti negli agenti: quel cranio fracassato faceva sospettare che la ragazza potesse essere stata aggredita e ammazzata ma già dal primo sopralluogo erano apparse evidenti le tracce degli pneumatici, che segnavano una lunga frenata. In quel tratto della statale Adriatica, non molto lontano dal punto dove il corpo della ragazza è stato scaraventato, i segni dell’auto che l’aveva investita. Un “pirata” della strada cha travolto e ucciso la ragazza di 18 anni quando era quasi arrivata a casa.

Sul posto anche il medico legale che da una prima ricognizione sul corpo ha ipotizzato che la morte sia sopraggiunta intorno alle 20, cioè un’ora prima del ritrovamento. Soeka Chantouf, abitava lì vicino: a pochi metri, in via Collodi, la sua casa e la sua famiglia, emigrata a Fano dal Marocco dove Soeka era nata.

Per ricostruire i dettagli di quella che è a tutti gli effetti la scena di un crimine, i vigili del fuoco hanno illuminato la zona con le fotoelettriche. Un lenzuolo bianco sul corpo e il tratto della statale chiuso per precauzione. Ieri sera il padre della vittima, fuori casa per lavoro, ancora doveva essere rintracciato. Anche il magistrato di turno ha svolto un sopralluogo: la caccia è serrata per trovare l’investitore killer.

 


Da “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 16 dicembre 2005

Sotto accusa il «nuovo» Photored di Valenzano

Foto-multa al semaforo bocciata dal giudice «Un affare per i privati»

 

Taratura sì, taratura no. Il Comune di Valenzano incassa un latro «colpo» dall’ufficio del giudice di pace. In un’articolata sentenza, l’avv. Giuseppe Frugis ha ancora una volta bocciato il «nuovo» Photored (si chiama Traffiphot), cioè l’apparecchiatura che fotografa le auto che passano con il semaforo rosso. Sotto accusa, la «terna» di semafori vigilati elettronicamente che si trovano sulla via Fanelli, al confine tra Bari e Valenzano. Il giudice Frugis (il primo che ha cassato i fermi della Sesit e il «vecchio» Photored, oltre all’autovelox), con questa nuova decisione, «completa» l’orientamento giurisprudenziale già tracciato dall’ufficio giudiziario barese con la sentenza del coordinatore, Antonio Palumbieri. Secondo Frugis, non è condivisibile quanto sostiene l’amministrazione comunale di Valenzano: e cioè che la taratura serve solo per le apparecchiature che misurano la velocità. E la spiegazione sta nel fatto che il meccanismo di foto-multa per il rosso si attiva secondo un criterio che misura il tempo. Il «Traffiphot», infatti, parte alcuni secondi dopo che scatta la luce rossa. Quindi, scrive Frugis, è di vitale importanza «il perfetto funzionamento dell’apparecchiatura, dovendo rilevare frazioni di tempo espressi in secondi e decimi di secondi». Il giudice, quindi, va un po’ in controtendenza rispetto all’orientamento del nuovo codice della strada che ritiene legittime le multe relative al semaforo rosso ed effettuate con apparecchiature «omologate». Ma anche in questo caso, Frugis «scava» una norma nel cosiddetto Regolamento di esecuzione (art. 345), che disciplina «solo il controllo dell’osservanza del limite di velocità a mezzo di apposite apparecchiature, quali ad esempio autovelox, telelaser». Quindi, non c’è alcuna norma che consenta «la rilevazione del regolare transito dei veicoli agli incroci regolati da impianto semaforico, esclusivamente con apparecchiature fotografiche». Il giudice si lascia poi andare ad un’analisi un po’ critica. Partendo dal dato che una ditta privata (quella che installa le apparecchiature) incassa il 50 per cento delle sanzioni, ipotizza che «in nome delle prevenzione degli incidenti, possano concorrere, per un verso l’interesse a far cassa per i bilanci comunali, e per altro verso, l’interesse ad una fonte di guadagno per le aziende private». Respinge al mittente ogni accusa il comandante della Polizia municipale di Valenzano, Gaetano Sifanno: «Abbiamo appellato in Cassazione la prima sentenza e lo stesso faremo per tutte quelle decisioni che riguarderanno questioni per le quali la norma e i decreti di omologazione parlano chiaro». Le foto-multe finora emesse sono circa 5mila, poco più di mille, invece, sono i ricorsi già presentati.

Nicola Pepe


Da “L’Arena – Giornale di Verona” del 16 dicembre 2005

Incidente stradale, alle 17.30, nei pressi di San Zenone di Minerbe

Ciclista investito: è grave

Urtato da un ragazzo, poi rintracciato dalla Stradale


 

Probabilmente l’ha tradito il buio, ha urtato un ciclista ma poi la paura lo ha fatto allontanare. Sta di fatto che il ragazzo, quasi diciottenne che ieri verso le 17.30 a San Zenone di Minerbe ha toccato, facendolo cadere a terra, un ciclista di 73 anni, quando lo ha visto immobile si è spaventato ed è scappato. A casa.

L’uomo invece, che abita a una trentina di metri dal luogo in cui è stato urtato dallo scooter, in via San Feliciano, è stato ricoverato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Legnago con un grave trauma cranico. Ed è in prognosi riservata. Un’incidente sulla cui dinamica hanno lavorato a lungo gli agenti della Polstrada di Legnago. Hanno lavorato a lungo e bene perchè hanno ricostruito, dai frammenti trovati a terra e dal danno riportato sulla bicicletta, quel che era accaduto.
L’anziano stava rientrando con tutta probabilità a casa, era sul ciglio destro della carreggiata quando alle sue spalle è sopraggiunto lo scooter che lo ha urtato, quel che bastava per fargli perdere l’equilibrio. E l’anziano è caduto. Il giovane è scappato, si è spaventato vedendo a terra l’uomo che nella caduta aveva battuto violentemente il capo. Ma è scappato.
La chiamata alla pattuglia della Polstrada è arrivata lo stesso, fortunatamente, così come l’ambulanza inviata da Verona Emergenza. L’uomo è stato intubato sul posto e poi trasportato in ospedale. Gli agenti hanno concluso gli accertamenti e ricostruito quel che era successo anche attraverso i pezzi di scooter che erano rimasti per terra. Hanno iniziato le ricerche nelle case poco distanti e nel giardino di una di queste hanno notato lo scooter danneggiato. E le ammaccature corrispondevano.
Gli agenti hanno quindi suonato il campanello e ad aprire è stato il ragazzo, non c’era nessuno a casa e quando gli hanno chiesto di spiegare cosa fosse successo lui non ha negato quella «spinta» e nemmeno di aver preso paura. E in serata, ancora spaventato, è stato accompagnato nella sede della Polstrada per essere sentito. (f.m.)


Giovedì, 17 Novembre 2005
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