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Articoli 03/04/2004

Malattie infettive e profilassi

Malattie infettive
e profilassi

di Atonia Liaci*

l nostro corpo è continuamente a contatto con i microrganismi, di cui è spesso ospite potenziale. Gli agenti infettanti appartengono a diverse classi. Innanzitutto i virus, quelli ben noti, come i virus influenzali, del morbillo, della varicella, del raffreddore comune, oppure quelli che, in seguito a modifiche nella loro struttura, provocano inaspettate epidemie, affacciandosi all’improvviso sulla ribalta della scena mondiale, come il virus dell’A.I.D.S., ed, in ultimo, il coronavirus probabile agente eziologico della cosiddetta polmonite atipica o S.A.R.S..
Seguono i batteri, come gli streptococchi, gli stafilococchi, i batteri intestinali; poi, clamidie, micoplasmi, funghi, protozoi, elminti. Questi agenti infettanti possono trasmettersi all’organismo umano direttamente da una persona all’altra, con il cosiddetto contagio, oppure attraverso dei vettori (zanzara nell’infezione malarica), per trasmissione.
È importante sapere che l’infezione non conduce necessariamente alla malattia.

Essa è l’ingresso del microrganismo nell’ospite dopo il superamento delle sue barriere di difesa, ma la malattia si instaura solo quando l’equilibrio tra ospite e parassita si modifica, e subentra uno stato di sofferenza generale o locale dell’organismo.

Il nostro corpo possiede, infatti, diversi meccanismi di resistenza. Alcuni sono sistemi di resistenza innati, cioè propri della nostra specie, ed indipendenti da un precedente contatto con l’agente infettante, rappresentati dalle barriere cutanee e mucose, dal succo acido dello stomaco, dall’antagonismo dei batteri saprofiti intestinali, da fattori umorali non specifici, quali i fagociti, il complemento, il lisozima, la proteina C reattiva e gli interferoni, deputati a distruggere gli agenti riconosciuti come “estranei” all’interno dell’organismo.
I meccanismi di resistenza acquisita sono rappresentati, invece, dall’immunità specifica, e si sviluppano solo dopo un primo contatto con l’agente infettante, attraverso la risposta anticorpale e cellulare. Solo quando vengono meno le barriere di difesa, diminuisce la resistenza dell’ospite, oppure il germe infettante si presenta particolarmente virulento, o a carica molto elevata, l’equilibrio tra ospite ed agente infettante si rompe, e l’infezione si trasforma in malattia. Gli agenti infettanti penetrano nell’organismo umano attraverso diverse vie: la via cutanea, le vie respiratorie e congiuntivali, la via digerente ed ematica, quella genitale e placentare.
Possono, poi, rimanere nel punto di entrata, qui moltiplicarsi, e quindi diffondersi, o esercitare un’azione a distanza, producendo tossine; oppure, ancora, superate le varie barriere di difesa del corpo, attraverso il circolo, raggiungere gli organi bersaglio, provocando la comparsa di segni e sintomi più o meno caratteristici, di cui il più comune è senz’altro la febbre. Tra il momento dell’ingresso dell’agente infettante nell’organismo e quello della comparsa dei sintomi intercorre un periodo di apparente benessere, il periodo di incubazione, che può avere durata variabile, generalmente di 7-15 giorni.
Come si combatte il contagio e la diffusione
degli agenti patogeni?

La profilassi delle malattie infettive si può operare impedendo all’agente infettante di entrare in contatto con l’organismo umano, oppure rafforzando i suoi sistemi di difesa naturali. Il primo obiettivo si raggiunge attraverso la denuncia obbligatoria delle malattie, l’isolamento dei soggetti ammalati, la sorveglianza sanitaria e adeguati provvedimenti nei confronti dei conviventi e dei contatti, l’eventuale disinfezione o disinfestazione degli ambienti. Alcuni presidi sanitari, denominati dispositivi di protezione individuale, sono sicuramente efficaci ad impedire il contagio, poiché evitano il contatto diretto tra l’uomo e l’agente patogeno. Sono costituiti da guanti, maschere facciali e tute, con specifiche caratteristiche di protezione. I guanti di protezione contro i microrganismi, ad esempio, sono costituiti da materiali che devono possedere, oltre alla resistenza meccanica, anche i requisiti relativi alla penetrazione ed alla permeazione, come il caucciù naturale o il lattice. Questi dispositivi vengono utilizzati quando non è possibile eliminare in altro modo il pericolo di contagio, e per la sicurezza di alcune categorie a rischio. Ad esempio, su indicazione della Direzione Centrale di Sanità del Dipartimento della P.S. nell’ambito dei recenti provvedimenti contro la diffusione dell’epidemia di polmonite atipica, devono essere adottati, in aggiunta alle richiamate norme generali di profilassi delle malattie infettive, dagli operatori delle forze dell’ordine che durante il servizio vengano in contatto con casi sospetti di S.A.R.S..
Le capacità difensive dell’individuo contro le singole malattie si realizzano, invece, con i vaccini (immunizzazione attiva), con le immunoglobuline (immunizzazione passiva), e con l’impiego di chemioterapici, antibiotici e antivirali.
Esistono numerosi tipi di vaccini, di origine virale o batterica. I primi sono costituiti da virus vivi, vivi ed attenuati con passaggi ripetuti su terreni di coltura (es. morbillo, rosolia e parotite), virus inattivati (es. influenza), o particelle virali ottenute con metodo ricombinante (es. epatite B). Anche i vaccini batterici possono essere vivi (B.C.G. antitubercolare), inattivati e costituiti da batteri uccisi (es. colera e febbre tifoide) o da tossine inattivate (es. anatossina tetanica e difterica) o da polisaccaridi capsulari (meningococco e pneumococco). L’effetto dei vaccini è quello di generare nell’organismo, prima del contagio e attraverso la stimolazione operata dagli antigeni inoculati sul sistema immunitario, una risposta anticorpale specifica, che si instaura generalmente dopo un periodo di circa due settimane, e viene rinforzata dai richiami. L’immunoprofilassi passiva si effettua, invece, con la somministrazione diretta degli anticorpi, le immunoglobuline umane. La protezione ottenuta con l’immunità passiva è breve, generalmente non supera le 3-4 settimane, ma si instaura molto precocemente; perciò, viene utilizzata nei soggetti recentemente esposti al contagio (es. tetano, epatite B, rabbia). I chemioterapici, gli antibiotici e gli antivirali possono essere utilizzati sia in profilassi, come nella meningite meningococcica, sia in terapia, servendosi dei farmaci ai quali i germi risultano sensibili, nelle dosi e per il tempo necessario a combattere la malattia. Oggi i nuovi antivirali e l’affermato uso degli interferoni consentono di avere armi più efficaci nei confronti delle malattie da virus.
Conclusioni
Lo stato di attenzione sul rischio di diffusione dell’epidemia di polmonite atipica, che si è di recente sviluppata nei paesi asiatici, rende attuali gli argomenti descritti. Senz’altro la battaglia dell’uomo contro il microscopico mondo degli agenti infettanti è sempre ardua e difficile, anche perché il nemico è subdolo ed invisibile, si adatta all’ambiente ed alle nuove condizioni, modifica, mutando, le proprie caratteristiche di patogenicità, e sviluppa di continuo nuovi meccanismi di resistenza. Tuttavia, la conoscenza e la sperimentazione rappresentano valide risposte, non dimenticando che, a volte, anche semplici atti quotidiani di rispetto dell’igiene, quali il “banale” lavaggio delle mani, sono sicuri ed efficaci presidi contro la diffusione delle infezioni.


* Medico Capo della Polizia di Stato
Ufficio Sanitario - Questura di Ragusa


di Atonia Liaci

da "Il Centauro" n. 85
Sabato, 03 Aprile 2004
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