Il nostro
corpo possiede, infatti, diversi meccanismi di resistenza. Alcuni sono
sistemi di resistenza innati, cioè propri della nostra specie,
ed indipendenti da un precedente contatto con l’agente infettante,
rappresentati dalle barriere cutanee e mucose, dal succo acido dello stomaco,
dall’antagonismo dei batteri saprofiti intestinali, da fattori umorali
non specifici, quali i fagociti, il complemento, il lisozima, la proteina
C reattiva e gli interferoni, deputati a distruggere gli agenti riconosciuti
come “estranei” all’interno dell’organismo.
I meccanismi
di resistenza acquisita sono rappresentati, invece, dall’immunità
specifica, e si sviluppano solo dopo un primo contatto con l’agente
infettante, attraverso la risposta anticorpale e cellulare. Solo quando
vengono meno le barriere di difesa, diminuisce la resistenza dell’ospite,
oppure il germe infettante si presenta particolarmente virulento, o a
carica molto elevata, l’equilibrio tra ospite ed agente infettante
si rompe, e l’infezione si trasforma in malattia. Gli agenti infettanti
penetrano nell’organismo umano attraverso diverse vie: la via cutanea,
le vie respiratorie e congiuntivali, la via digerente ed ematica, quella
genitale e placentare.
Possono, poi, rimanere nel punto di entrata, qui moltiplicarsi, e quindi
diffondersi, o esercitare un’azione a distanza, producendo tossine;
oppure, ancora, superate le varie barriere di difesa del corpo, attraverso
il circolo, raggiungere gli organi bersaglio, provocando la comparsa di
segni e sintomi più o meno caratteristici, di cui il più
comune è senz’altro la febbre. Tra il momento dell’ingresso
dell’agente infettante nell’organismo e quello della comparsa
dei sintomi intercorre un periodo di apparente benessere, il periodo
di incubazione, che può avere durata variabile, generalmente
di 7-15 giorni.
Come si combatte il contagio e la diffusione
degli agenti patogeni?
La profilassi delle malattie infettive si può operare impedendo
all’agente infettante di entrare in contatto con l’organismo
umano, oppure rafforzando i suoi sistemi di difesa naturali. Il primo
obiettivo si raggiunge attraverso la denuncia obbligatoria delle malattie,
l’isolamento dei soggetti ammalati, la sorveglianza sanitaria e adeguati
provvedimenti nei confronti dei conviventi e dei contatti, l’eventuale
disinfezione o disinfestazione degli ambienti. Alcuni presidi sanitari,
denominati dispositivi di protezione individuale, sono sicuramente
efficaci ad impedire il contagio, poiché evitano il contatto diretto
tra l’uomo e l’agente patogeno. Sono costituiti da guanti, maschere
facciali e tute, con specifiche caratteristiche di protezione. I guanti
di protezione contro i microrganismi, ad esempio, sono costituiti da materiali
che devono possedere, oltre alla resistenza meccanica, anche i requisiti
relativi alla penetrazione ed alla permeazione, come il caucciù
naturale o il lattice. Questi dispositivi vengono utilizzati quando non
è possibile eliminare in altro modo il pericolo di contagio, e
per la sicurezza di alcune categorie a rischio. Ad esempio, su indicazione
della Direzione Centrale di Sanità del Dipartimento della P.S.
nell’ambito dei recenti provvedimenti contro la diffusione dell’epidemia
di polmonite atipica, devono essere adottati, in aggiunta alle richiamate
norme generali di profilassi delle malattie infettive, dagli operatori
delle forze dell’ordine che durante il servizio vengano in contatto
con casi sospetti di S.A.R.S..
Le capacità difensive dell’individuo contro le singole malattie
si realizzano, invece, con i vaccini (immunizzazione attiva), con le immunoglobuline
(immunizzazione passiva), e con l’impiego di chemioterapici, antibiotici
e antivirali.
Esistono numerosi tipi di vaccini, di origine virale o batterica.
I primi sono costituiti da virus vivi, vivi ed attenuati con passaggi
ripetuti su terreni di coltura (es. morbillo, rosolia e parotite), virus
inattivati (es. influenza), o particelle virali ottenute con metodo ricombinante
(es. epatite B). Anche i vaccini batterici possono essere vivi (B.C.G.
antitubercolare), inattivati e costituiti da batteri uccisi (es. colera
e febbre tifoide) o da tossine inattivate (es. anatossina tetanica e difterica)
o da polisaccaridi capsulari (meningococco e pneumococco). L’effetto
dei vaccini è quello di generare nell’organismo, prima del
contagio e attraverso la stimolazione operata dagli antigeni inoculati
sul sistema immunitario, una risposta anticorpale specifica, che si instaura
generalmente dopo un periodo di circa due settimane, e viene rinforzata
dai richiami. L’immunoprofilassi passiva si effettua, invece, con
la somministrazione diretta degli anticorpi, le immunoglobuline umane.
La protezione ottenuta con l’immunità passiva è breve,
generalmente non supera le 3-4 settimane, ma si instaura molto precocemente;
perciò, viene utilizzata nei soggetti recentemente esposti al contagio
(es. tetano, epatite B, rabbia). I chemioterapici, gli antibiotici e gli
antivirali possono essere utilizzati sia in profilassi, come nella meningite
meningococcica, sia in terapia, servendosi dei farmaci ai quali i germi
risultano sensibili, nelle dosi e per il tempo necessario a combattere
la malattia. Oggi i nuovi antivirali e l’affermato uso degli interferoni
consentono di avere armi più efficaci nei confronti delle malattie
da virus.
Conclusioni
Lo stato di attenzione sul rischio di diffusione dell’epidemia di
polmonite atipica, che si è di recente sviluppata nei paesi asiatici,
rende attuali gli argomenti descritti. Senz’altro la battaglia dell’uomo
contro il microscopico mondo degli agenti infettanti è sempre ardua
e difficile, anche perché il nemico è subdolo ed invisibile,
si adatta all’ambiente ed alle nuove condizioni, modifica, mutando,
le proprie caratteristiche di patogenicità, e sviluppa di continuo
nuovi meccanismi di resistenza. Tuttavia, la conoscenza e la sperimentazione
rappresentano valide risposte, non dimenticando che, a volte, anche semplici
atti quotidiani di rispetto dell’igiene, quali il “banale”
lavaggio delle mani, sono sicuri ed efficaci presidi contro la diffusione
delle infezioni.