Foto Coraggio – archivio Asaps
Automobilisti dal bicchiere facile, attenzione: a Milano mancano i posti necessari per farvi «perdonare» dalla giustizia. É vero che il codice della strada prevede la possibilità, per chi viene sorpreso alticcio alla guida della propria vettura, di ottenere uno sconto di pena se si impegna in lavori di pubblica utilità. Ma - secondo un allarme lanciato ieri dai vertici del tribunale - a Milano nessuno (né istituzioni pubbliche, né onlus, né altri enti) ha chiesto di poter usufruire dei servigi degli sbevazzoni pentiti. E così il benefit previsto dalla legge è rimasto, almeno finora, solo sulla carta. La possibilità di mitigare le conseguenze, per chi viene sorpreso con un tasso alcolico superiore alla norma, con una condanna ai lavori socialmente utili è stata introdotta dalla modifica del codice della strada varata nel luglio dello scorso anno. I vantaggi sono cospicui: estinzione del reato, dimezzamento della sospensione della patente, restituzione dell’automobile confiscata. In cambio, il guidatore indisciplinato deve garantire un massimo di sei ore alla settimana di lavoro, o meglio di «attività non retribuita a favore della collettività da svolgere, in via prioritaria, nel campo della sicurezza e dell’educazione stradale presso lo Stato, le regioni, le province, i comuni o presso enti o organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato, o presso i centri specializzati di lotta alle dipendenze». (*) Secondo i vertici del tribunale di Milano, questa possibilità «va incentivata e diffusa in quanto dimostra come il responsabile del reato non solo venga effettivamente punito ma in modo utile e vantaggioso per la società». Ma per dare ai reprobi la possibilità di lavorare, serve ovviamente che qualcuno faccia richiesta dei loro servigi, chiedendo al tribunale di stipulare l’apposita convenzione. E qui casca l’asino, perché a Milano, non si è fatto avanti nessuno: «allo stato il tribunale ha una sola convenzione con i City Angels scarsamente utilizzata, relativa ad attività di sorveglianza ed assistenza». Di fatto, quindi, cosa accade? Dopo essere stati «pizzicati», gli automobilisti si vedono notificare il decreto penale di condanna (più o meno grave in base al livello di alcool). A quel punto possono fare ricorso chiedendo di venire avviati ai lavori socialmente utili. Ma di fatto la loro richiesta viene «congelata», perché non si sa come impiegarli. Da qui scaturisce l’appello lanciato da Livia Pomodoro, presidente del tribunale, e dal capo dei giudici preliminari, Claudio Castelli: gli enti senza fini di lucro che hanno bisogno di personale da impiegare in attività di rilievo sociale si facciano vivi. Ma avvertono: tra gli obblighi che gli enti dovranno assumersi c’è anche quello dei controlli, per evitare che il lavoro di pubblica utilità non diventi semplicemente un trucco per schivare le conseguenze della guida ad alta gradazione. di Luca Fazzo da IL GIORNALE
(*) Nota: sarebbe utile che nell’offerta di lavori socialmente utili in alternativa alle sanzioni per guida in stato di ebbrezza, le associazione che si occupano di problemi alcol correlati avessero un posto di rilievo. Le attività proposte sarebbero in attinenza con il reato commesso, avrebbero una valenza educativa e non solo di sostituzione alla pena, ci sarebbero maggiori garanzie che il tutto non si trasformi in un espediente per evitare sanzioni peggiori.
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