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Notizie brevi 17/09/2011

Bergamo, quarta edizione del Premio “Luigi D’Andrea”
Premiati quattro operatori delle Forze dell’Ordine, una criminologa italiana in servizio a Scotland Yard e una studentessa delle Medie di Dalmine

 


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Nelle foto scattate da Paolo Grassi, di Poliziotti.it, il tavolo commemorativo posto all’ingresso della sala e, sotto,
Gabriella circondata dai premiati

(ASAPS) BERGAMO, 9 febbraio 2011 – Il Premio dedicato alla memoria del maresciallo della Polizia Stradale Luigi D’Andrea, ucciso da Renato Vallanzasca a Dalmine il 6 febbraio 1977 insieme all’appuntato Renato Barborini, è giunto alla sua quarta edizione. Il riconoscimento, voluto con forza dalla vedova di Luigi, Gabriella Vitali, è stato conferito venerdì scorso (4 febbraio) presso la sede della Provincia di Bergamo, in occasione della Giornata della Memoria delle Vittime del Dovere, istituita dalla regione Lombardia proprio per il 6 febbraio, nel corso di una cerimonia al palazzo della Provincia di Bergamo, con il patrocinio, oltre che dell’Asaps, del ministro dell’Interno, di Regione e Provincia e del Corpo delle Infermiere Volontarie della CRI.
Accanto a Gabriella c’erano tutte le Autorità cittadine e regionali, politici, sindacalisti e tanta, tantissima gente comune, che ha ancora bene impresso nella memoria quanto accaduto una mattina di 34 anni fa.
Gli “eroi” sono quattro operatori delle forze di polizia, protagonisti di incredibili salvataggi, una criminologa italiana in forza a Scotland Yard, specializzata nel profiling di pedofili, e una bambina di 13 anni, autrice di un tema scolastico da antologia: il Sovrintendente Salvatore Giordano, della Polizia Stradale di Borgo Manero (Novara), salvò dalle acque del lago Maggiore un ragazzo di 15 anni che stava annegando; l’Assistente Roberto Bazzani, della Polizia Stradale di Legnago (Verona) non esitò a tuffarsi nelle acque del porto mentre le eliche di una nave in manovra stavano per falciare un bambino caduto dalla banchina; l’Assistente Capo Lucia Biscaro, del commissariato di Jesolo (Venezia), soccorse un bambino cingalese di un anno stramazzato al suolo nell’androne dell’ufficio Immigrazione: gli praticò una difficile manovra di disostruzione delle vie aeree e lo rianimò, tenendolo in vita; l’Agente Scelto Roberto Talmelli, della Polizia Municipale di Ferrara, salvò un anziano disabile dalle fiamme del suo appartamento, rischiando di restare a sua volta intrappolato nel rogo; la criminologa Elena Martellozzo, nativa di Padova, è invece diventata una criminologa di fama internazionale ed è stata scelta da New Scotland Yard, il quartier generale della Metropolitan Police Service di Londra. Nel suo ufficio di Westminster, tra Broadway e Victoria Street, setaccia la rete a caccia di pedofili. E poi Mariam Kennar, una splendida bambina di 13 anni, alunna della scuola media “Camozzi” di Dalmine. I suoi genitori vengono da lontano, hanno tradizioni e costumi diversi dai nostri, e l’hanno educata al rispetto dei valori fondanti la nostra società. I valori veri, non quelli che oggi sembrano farla da padrone: Mariam ha scritto un tema da antologia. A questi cinque membri della collettività, Gabriella e le figlie Lucia e Giovanna hanno regalato una preziosa medaglia d’oro, segno che il lavoro di Luigi, ammazzato sulla carreggiata dell’A4 da un assassino alla testa di assassini, non finì quella mattina.
Continua, nonostante l’ennesimo spregio alla sua memoria inferto da un’incomprensibile e vergognosa ricerca dell’eroe negativo, culminata con l’uscita di un film che ne celebra le gesta. Paese davvero strano, il nostro: da una parte oltraggiato dal “no” all’estradizione formulato dal Brasile riguardo Cesare Battisti, terrorista del gruppo Proletari Armati per il Comunismo e “scrittore”, condannato in contumacia all’ergastolo, con sentenze passate in giudicato, per aver commesso quattro omicidi in concorso durante gli anni di piombo; dall’altra, Paese bramoso di restituire alla libertà un pluriomicida come Renato Vallanzasca, condannato a 4 ergastoli e 260 anni di carcere .
Uno non ce l’abbiamo e lo vorremmo dentro, uno ce l’abbiamo e lo vorremmo fuori.
Mentre l’eterna diaspora del pro e contro dilania gli animi dei nostri concittadini, noi rivolgiamo, come sempre, un deferente omaggio alla memoria di Luigi D’Andrea e di tutte le vittime del dovere e della criminalità, sia essa organizzata, eversiva o comune.
Sperando che la pena non rappresenti più, per gente dello stampo di questi criminali, una scorciatoia per redimersi (e magari lucrare a suon di libri, biografie o affollate conferenze), ma un effettivo strumento sì di rieducazione, ma anche di protezione da essi per una società che hanno dimostrato di voler soltanto piegare alla propria prepotenza. (ASAPS)

 

 



 

Sabato, 17 Settembre 2011
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