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Rassegna alcol e guida del 12 e 13 febbraio 2011

A cura di Alessandro Sbarbada, Guido della Giacoma e Roberto Argenta

L’EFFETTO DELLE BEVANDE ALCOLICHE E LA FORZA DEL BRANCO LA CAUSA DELL’ATTO CRIMINALE

LA REPUBBLICA

Arzano, arrestati cinque minori per abusi sessuali su una 11enne
11 febbraio 2011 — pagina 1 sezione: NAPOLI
DAL NOSTRO INVIATO STELLA CERVASIO
Il 23 gennaio scorso, domenica, il Napoli ha vinto a Bari: una bella occasione per farsi qualche drink e andare a caccia di ragazze che ci stanno. E se non ci stanno, fa lo stesso. In cinque, età compresa tra i quattordici e i sedici anni, per festeggiare - secondo quanto dicono i carabinieri - eccitati e anche un po’ su di giri per l’ alcol la vittoria della squadra del cuore, hanno dato letteralmente la caccia a una ragazzina di soli 11 anni. L’ hanno accerchiata insieme a un’ amica di poco più grande, che è riuscitaa fuggire,e portata nel cortile di un palazzo, dove hanno compiuto atti sessuali nei suoi confronti. I CINQUE sono stati arrestati nelle loro case di Arzano, a pochi metri da via Sette Re, dove si è consumata la violenza. Ieri mattina i carabinieri di Casoria hanno messo fine alle molestie di ogni genere che commettevano nei confronti delle compagne di scuola e delle compaesane. L’ idea di fare baldoria, nel fine settimana, quando il corso e le strade di Arzano sono piene di ragazzi. Il cortile dove hanno trascinato l’ undicenne, invece, era appartato, l’ edificio diroccato, non passava nessuno. Qui, non visti, i cinque aggressori - due dei quali gemelli - alle 18.30 del 23 gennaio scorso hanno toccato l’ adolescente e l’ hanno costretta a toccarli, l’ hanno svestita, umiliata e derisa, mentre uno del branco le teneva tappata la bocca con la mano. Per la nuova legge del luglio 2009 gli atti commessi dai minori definiscono il reato violenza carnale, stupro, contro il quale le pene sono state inasprite e vanno da sette a sedici anni. Per fortuna le grida della ragazzina non sono state ignorate. L’ amica, fuggita per chiedere aiuto, aveva coinvolto alcuni passanti mettendoli al corrente di quello che le era apparso quasi un sequestro di persona. Due di loro l’ hanno ascoltata e si sono avviati verso il portone dove si stava consumando l’ atto finale della violenza. Uno dei ragazzi si stava già aprendo i pantaloni, quando le due persone chiamate dall’ amica della vittima hanno fatto irruzione all’ interno. Prima di scappare i cinque avevano anche sbeffeggiato le amiche intervenute a soccorrere la undicenne. La denuncia è stata sporta dai genitori della vittima, che ha riconosciuto nelle foto i suoi persecutori, "vicini" di quartiere. Ai minori è stata notificata un’ ordinanza di custodia cautelare in carcere per il reato di violenza sessuale di gruppo aggravata. Il difensore di 4 indagati, l’ avvocato Vincenzo D’ Auria, sottolinea che le famiglie si impegneranno per la rieducazione dei ragazzi: «Sono studenti - dice il penalista- di famiglie perbene. Pagheranno per quello che hanno fatto, ma non vanno considerati criminali. Sono amareggiati, hanno compreso la gravità del loro comportamento». Nel paese di "Io speriamo che me la cavo", il celebre libro del maestro Marcello D’ Orta, sgomento e condanna. In sei mesi, nella zona, due casi di violenza: in agosto fu ai danni di una ragazza a Casoria e la vittima fece arrestare cinque violentatori. - STELLA CERVASIO


QUESTA VOLTA E’ LA VITTIMA AD ESSERE ALTERATA DALLE BEVANDE ALCOLICHE

TMNEWS

Trascina 25enne fuori da bus e la stupra in un parco a Roma
16:08 - CRONACA- 12 FEB 2011
Subito fermato, era già stato arrestato per violenza su minore
Roma, 12 feb. (TMNews) - Molesta una ragazza di 26 anni, ubriaca, sull’autobus, poi la costringe a scendere, la trascina nel parco vicino alla fermata e la stupra: fermato dalla polizia a Roma un 47enne con l’accusa di violenza sessuale. L’uomo pochi mesi fa era già stato arrestato per violenza sessuale su una minorenne. La violenza è accaduta nella notte tra giovedì e venerdì. La ragazza, italiana, in stato di alterazione alcoolica, è stata avvicinata sull’autobus dall’uomo che ha iniziato a palpeggiarla. La ragazza ha cercato di sottrarsi, ma il 47enne l’ha afferrata, facendola scendere dal mezzo pubblico, ad una fermata sulla via Nomentana. Una volta in strada, l’uomo l’ha trascinata nel vicino parco dell’Aniene dove - ha denunciato la ragazza - l’ha rapinata e stuprata. Subito dopo la violenza però la giovane ha usato uno stratagemma ed è riuscita a liberarsi dal suo aggressore: ha convinto l’uomo ad accompagnarla in una vicina sala giochi, dove avrebbe ritirato del denaro che gli avrebbe poi consegnato. Ma una volta entrata nella sala giochi la giovane ha chiesto aiuto ed ha chiamato il 113. Gli agenti delle volanti, arrivati immediatamente sul posto, hanno bloccato l’uomo che, nel frattempo, si era nascosto poco lontano. Portato negli uffici della squadra mobile, è stato identificato: si tratta di un tossicodipendente di 47 anni, che solo pochi mesi fa era stato arrestato per violenza sessuale ai danni di una minorenne. La ragazza è stata visitata in ospedale e gli agenti hanno raccolto la sua denuncia. L’uomo è stato così sottoposto a fermo e portato a Regina Coeli in attesa del provvedimento di convalida da parte dell’autorità giudiziaria. Le indagini sono coordinate dalla Pm Bice Barborini.
“QUI C’E’ QUALCOSA CHE NON FUNZIONA PIU’…”

ASAPS

SABATO 12 FEBBRAIO 2011
http://ilblogdiasaps.blogspot.com/2011/02/la-rivolta-continua-contro-le-divise.html#more
La rivolta continua contro le "divise"
Napoli, scene di ordinaria follia stradale, rivolta contro agenti della Polizia Municipale che fermano un uomo in scooter. Intanto le aggressione alle divise si moltiplicano. I dati dell’Osservatorio Sbirri Pikkiati: 2.079 aggressioni nel 2010. La maggior parte al sud. Nel 30% di casi alcol e droga protagonisti.
(ASAPS) NAPOLI, 12.02.2011 – Il lungo parapiglia che ha visto contrapposti, ancora una volta a Napoli, rappresentanti delle Forze dell’Ordine e privati cittadini, non può lasciarci indifferenti. Il clima che sentiamo sulla strada, la crescente insofferenza verso chi ti controlla, è ormai insopportabile.
È il segno di una profonda crisi di valori che tocca tutti gli strati della società: in questa bolgia urlante c’è un manipolo di agenti che, se da un lato non accetta di ripiegare sotto la pressione della folla crescente e urlante, dall’altro non è libera di fare il proprio lavoro.
Di videofonini in azione ce n’erano parecchi, ma non abbiamo colto alcun gesto di violenza da parte dei “caschi bianchi”, i quali, invece mantengono la calma. Uno dei più esagitati grida con insistenza “vergogna”. Vergogna di cosa? Di voler fare una multa a un uomo che, secondo le notizie di cronaca, stava viaggiando in scooter senza casco, con un passeggero (pare suo fratello), trasportando una lunga scala di ferro? Sono scene comuni, queste, in molte città del mezzogiorno d’Italia, finite spesso anche nel mirino di trasmissioni televisive come Striscia o Le Iene. Ci si indigna davanti all’indifferenza di rappresentanti delle Forze dell’Ordine, così come ci si indigna quando qualche pirata di turno, meglio se ubriaco o straniero, attenta alla vita e alla sicurezza di tutti noi.
Ci si indigna, dicevamo: a condizione che il pirata sia il prossimo.
Ci si indigna, dicevamo: a condizione che i controlli non vengano fatti a noi.
Il pirata è ubriaco e uccide qualcuno? Ergastolo!
Fanno soffiare te nell’etilometro? "Ho fatto gargarismi con il colluttorio", "ho bevuto sciroppo per la tosse...": dimostrate il contrario. Oppure: che libertà è quella che impedisce a me di bere un bicchiere di vino o birra (uno?) a cena con gli amici?
No, signori. Qui c’è qualcosa che non funziona più. Lo diciamo da tempo, lo scriviamo ormai da anni.
Nel corso del 2010 l’Osservatorio “Sbirri Pikkiati” ha rilevato 2.079 episodi di violenza perpetrati ad agenti delle polizie dello Stato o Locale. Più o meno gli stessi rilevati nel 2009, quando vennero annotati 2.053 eventi (+1,3%). È, questo, uno degli osservatori più collaudati dell’ASAPS e anche uno dei più delicati: perché in questo contesto noi teniamo un conto impopolare, quello delle botte e della violenza che, quotidianamente, rimediamo sulle strade del paese. A difendere la legalità ci sono poliziotti, carabinieri, finanzieri, agenti delle polizie locali. La loro età media invecchia, il loro numero diminuisce e, con esso, la propria capacità operativa.
Spesso perdono anche il rispetto della gente e il “timore reverenziale” che, in qualche modo, poteva rappresentare uno scudo protettivo: il 2010 è stato segnato dalla vicenda giudiziaria seguita alla morte di Stefano Cucchi, 31 anni, deceduto il 22 ottobre 2009 in una stanza dell’ospedale Pertini di Roma, dove era stato ricoverato in stato di detenzione a seguito di un arresto per droga. La storia del geometra romano riporta d’attualità altri casi di quella che viene definita, sui blog e su molti media, violenza di stato: c’è quella più famosa di Federico Aldrovandi, quella meno nota di Giuseppe Uva o di Marcello Lonzi, il caso di Carlo Giuliani, sempre pronto a tornare d’attualità.
Accanto a queste storie, però, noi abbiamo – nel solo 2010 – ben 2.079 report di violenza: eventi che ci lasciano non solo basiti, ma anche sconvolti della mancanza di attenzione con cui, quotidianamente, vengono liquidati. A rendere tutto tremendamente frustrante, c’è un’intollerabile violenza sociale alla quale la categoria delle divise viene quotidianamente sottoposta, che trova spesso un’inspiegabile avallo da parte dei poteri di Stato.
Esempi: leggere la sentenza n. 1997/2010, emessa dalla Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione il 9 gennaio 2010, che assolve e giustifica l’automobilista che aveva offeso e minacciato un agente della Polizia Locale, che gli aveva contestato un’infrazione, è stato come ricevere un pugno nello stomaco. Ciò, non tanto per una nostra difesa d’ufficio, ma per l’ennesimo schiaffo che è stato dato alla credibilità e alla dignità di chi tutela Stato e Legge.
In sostanza la Cassazione ci ha detto che ci sono casi in cui, dopo una contravvenzione, si può mandare il vigile a quel paese, addirittura minacciarlo. Ci sono, ovviamente, delle condizioni: il comportamento dell’automobilista può essere perdonato quando la multa sia stata fatta ad una persona che abbia “contingenze prioritarie che prevalgano su ogni altra esigenza”. La vicenda affrontata dagli Ermellini riguardava una doppia condanna, comminata in primo grado e in appello, a un medico catanese, che era stato multato dalla polizia municipale per un’auto in divieto di sosta con rimozione forzata. Il medico, chiamato per una visita cardiologica urgente, aveva lasciato la macchina in divieto e, vedendo i vigili elevargli la contravvenzione, si era rivolto loro dicendo che se avessero concluso il verbale avrebbe fatto vedere loro “l’inferno”. Minaccia da condannare, sia per il Tribunale che per la Corte d’appello di Catania, quest’ultima espressasi nel maggio 2008. La difesa del cardiologo ha fatto ricorso con successo in Cassazione sostenendo che in quel caso doveva scattare “l’esimente dell’adempimento del dovere”, non escludibile “in ragione dello scarso livello di sensibilità dimostrato verso la difficile opera di controllo del traffico e delle esigenze della collettività”.
Ma i supremi giudici, contrariamente alle richieste della pubblica accusa, hanno accolto il ricorso del medico e hanno evidenziato che il medico “reagì all’operato dei vigili con l’atteggiamento di chi ritiene che il proprio compito contingente sia prioritario e prevalga su ogni altra esigenza e, in tale ottica, pretende che chiunque comprenda e condivida tale valutazione”. Quando, dunque, i vigili, “deludendo tale aspettativa – dice la Cassazione – insistettero nel loro atteggiamento, anche per i problemi che la macchina in divieto causava alla circolazione, gli venne naturale reagire con una frase che, al di là del suo obiettivo contenuto minatorio, voleva sostanzialmente esprimere, nella sua stessa enfasi, solo un’esasperata protesta verso quella che gli appariva come un’importuna e ottusa interferenza nell’urgente compito del suo dovere professionale e, non era, quindi, soggettivamente caratterizzata da reale volontà di coartazione”. Da qui l’annullamento della sentenza di condanna “perché il fatto non costituisce reato”.
Non è mai stata nostra abitudine criticare l’operato dei giudici ma siamo ancora in attesa che qualcuno ci spieghi ed elenchi quali sono le “contingenze prioritarie che prevalgono su ogni altra esigenza”. Perché, è ovvio, ognuno avrà le proprie. L’idraulico che interviene per una fuga d’acqua, l’insegnante che sta facendo tardi a scuola, la madre che mamma che accompagna il bambino, il contadino che deve dare il fieno alla vacca. Eravamo abituati a vedere l’annullamento di multe con motivazioni assurde, risibili e a volte inesistenti; eravamo abituati ad interrogatori con domande a tiro incrociato fatte da alcuni giudici di pace e avvocati, per demolire quei pezzi di carta che si chiamano verbali e umiliare gli estensori in divisa che avevano scritto cose che la legge in questi casi dovrebbe tutelare fino a querela di falso, ma che hanno perso ogni peso di attestazione con fede privilegiata. Eravamo abituati alle reazioni scomposte e spesso violente di alcuni conducenti al momento del controllo. Ma che arrivasse una sentenza che stabilisce la possibilità di mandare a quel paese o addirittura minacciare impunemente un agente, no, non ce lo aspettavamo. Ci vien da pensare allora che anche altri pubblici ufficiali, anche in un’aula di giustizia, possano essere mandati a quel paese, ovviamente solo nei casi di “contingenze prioritarie che prevalgano su ogni altra esigenza”.
Vorremmo ci si rendesse conto che certe decisioni non demoliscono solo il ruolo di chi rappresenta la Legge con una divisa (già ad una quota molto prossima allo zero), ma minano il concetto di legalità in senso formale e sostanziale. Quindi contribuiscono alla graduale demolizione del principio di convivenza civile su cui si basa lo Stato, che comprende anche i giudici. La nostra affermazione, ovviamente, è formulata così, solo per “contingenze prioritarie che prevalgono su ogni altra esigenza”.
Un altro caso: a Milano, tre militanti di una fazione politica, accusati di aver spedito l’equipaggio di una volante della Polizia in ospedale, vengono assolti da ogni addebito con una sentenza del tribunale di Milano che ci sembra davvero particolare. Pur rispettando pienamente l’operato dei giudici, c’è qualcosa che non riusciamo a capire: il 9 ottobre 2007 in largo Crocetta, nel centro del capoluogo lombardo, una pattuglia della Questura ferma tre giovani, uno dei quali avrebbe appena partecipato a una rissa con militanti di un gruppo avverso. Le istruzioni della centrale operativa sono chiare. Procedere all’accompagnamento in ufficio del ragazzo, ma il giovane rifiuta. È spalleggiato dagli amici, i poliziotti insistono e poi tutto precipita. Il rifiuto diventa resistenza e cinque poliziotti riportano lesioni: dodici giorni di prognosi per un ispettore, che riporta oltre a una serie di traumi anche la distorsione del rachide cervicale, dieci giorni di prognosi per tre dei suoi colleghi, otto per il quinto. Alla fine scattano le manette, ma al processo avviene, secondo noi, il corto circuito.
Uno dei fermati, quello coinvolto nella rissa, viene condannato per la rissa con i neofascisti alla Statale, ma il terzetto viene assolto in blocco dall’accusa di resistenza a pubblico ufficiale con una motivazione che ci lascia basiti. Secondo il giudice, infatti, l’ordine di seguire i poliziotti in Questura era illegittimo, perché vi sono solo due casi in cui si può costringere qualcuno ad essere accompagnato in un ufficio di polizia: quando rifiuta di dare le proprie generalità o quando esibisce un documento falso, e questo non era il caso, oppure quando riceve un ordine di presentazione, ad esempio ex articolo 650 CP, e non lo rispetta. Ma nemmeno questo era il caso.
Dunque, scrive il giudice, “i tre hanno resistito a un atto oggettivamente illegittimo. Anche se sicuramente gli agenti delle Volanti intervenuti in largo Crocetta non se ne sono resi conto, avendo agito a seguito di ordini ricevuti per via gerarchica e senza nemmeno conoscere il contesto in cui si inseriva il loro operato, la resistenza degli imputati è stata posta in essere a salvaguardia di un diritto costituzionalmente garantito, quello alla libertà personale, e inoltre non vi era modo di opporsi altrimenti all’operato degli agenti, poiché i fatti hanno reso evidente che il rifiuto manifestato a parole di andare in questura e l’affermazione di avere già reso note le proprie generalità e di essere disposto a ripeterle a voce non hanno sortito alcun effetto”.
Cioè, i tre imputati hanno agito in uno stato di necessità davanti a un atto “illegittimo e arbitrario” della polizia e anche se gli sbirri, poi pikkiati per giusta causa, non fossero affatto consapevoli di compiere un atto illegale, e anzi fossero convinti di fare il proprio dovere, non cambia nulla.
Di senso diametralmente opposto, invece, la moltitudine delle condanne emesse per resistenza e lesioni a Pubblico Ufficiale. La stessa Cassazione (sentenza 36.177, 08.10.2010, Sesta Sezione Penale) ha condannato un “portoghese” che, sorpreso da un controllore di un bus a circolare senza biglietto, aveva aggredito il funzionario deputato al controllo dei titoli di viaggio. La Suprema Corte, confermando le precedenti condanne emesse dai giudici di merito, ha così chiarito che il controllore è sì un incaricato di pubblico servizio, ma la tipologia di attività “ispettiva ed accertativa, finalizzata al controllo del mancato fraudolento pagamento del biglietto di viaggio” fa sì che il passeggero che lo aggredisce dopo la verifica della mancata obliterazione del titolo di viaggio deve necessariamente rispondere di resistenza a pubblico ufficiale”.
Se vogliamo che il patto sociale tenga, se vogliamo che la strada sia effettivamente un luogo libero, perché sicuro, bisogna accettare l’idea che la regola deve essere rispettata da ognuno di noi e se anche ci concediamo qualche italianissima libertà, quando un italianissimo agente della forza pubblica ci coglie in flagrante, dovremmo accettare civilmente la sanzione che ci viene comminata. Esattamente come facciamo quando andiamo in vacanza, oltre confine, in paesi – duole dirlo – più civili del nostro. (ASAPS)
UNA INTERESSANTE QUANTO PREOCCUPANTE LETTERA DI UN CITTADINO: IL SENSO DI RESPONSABILITA’ NON C’E’ PIU’, COME E’ STATO AMPIAMENTE DOCUMENTATO ANCHE NELL’ARTICOLO PRECEDENTE!

CREMONAONLINE

Alcol venduto anche ai minori di 16 anni
ven 11 febbraio 2011
Egregio direttore,
le scrivo perché scandalizzato da un reato che ormai è diventato consuetudine. In quasi tutti i bar del centro di Cremona vengono serviti sistematicamente superalcolici ai minorenni in barba alle leggi che lo proibiscono fino alla maggiore età (a 16 anni è concesso il consumo di birra).
E’ già capitato (e ho potuto verificare con figli di amici) che i ragazzini stiano male anche per strada o arrivino a casa completamente ubriachi pur non avendo ancora 16 anni. E un proliferare di ‘shots’ vodka alla menta, assenzio e questo senza che nessun, e dico nessun esercente controlli o chieda documenti ai ragazzini che hanno libero accesso ai superalcolici. Non credendoci ho fatto una prova e mi sono recato in un noto locale del centro cittadino di sera, ebbene, tutto si svolge nella normalità come se i consumatori fossero adulti. Nessun controllo di sorta superalcolici dati senza criterio. Mi chiedo cosa ne pensino i nostri amministratori che dicono di essere così attenti alla nostra gioventù, e quali sono i controlli serrati (in Germania arrivano alla chiusura del locale per tre mesi se i superalcolici vengono somministrati ai minorenni) che pensano di mettere in atto per arginare questo malcostume che distrugge il fegato e la salute della nostra gioventù, permettendogli di farsi lo ‘sballo alcolico’ con buona pace delle tasche degli esercenti e della loro coscienza.
E non tiriamo in ballo il controllo delle famiglie sui minori, per cortesia, sarebbe pura retorica per bendarsi gli occhi.
A. Davò
(Cremona)

Ha ragione. La legge esiste ma come spesso accade viene disattesa. Il tema del consumo di alcol—e in molti casi dell’abuso anche tra i giovanissimi—è tra i più dibattuti in questo periodo. Parlarne è utile ma se poi, alla prova dei fatti, i comportamenti vanno nella direzione opposta, ogni buon proposito crolla. Il nostro amico lettore chiede più controlli: ha ragione, ma non è possibile piazzare un vigile urbano fuori da ogni locale... Bisogna acquisire una cultura diversa e comportarsi con maggiore senso di responsabilità.
LE DUE FACCE DELLA MEDAGLIA: LETTERA DELLA MADRE DI UNO DEGLI AGGRESSORI

LA LETTERA

«Mio figlio ha sbagliato ed è giusto che paghi, ma non date la colpa a noi genitori»
Scrive la madre di uno dei quattro giovani arrestati per il pestaggio di un sedicenne in viale Monza
Sono la mamma di uno dei giovani arrestati per l’aggressione al ragazzino in viale Monza. Non voglio difendere mio figlio, anzi, lo dico a voce alta: ha sbagliato ed è giusto che paghi. Vorrei però rispondere a chi gratuitamente giudica chi sta dietro a questi ragazzi. Non dimentichiamoci che parliamo di ragazzi di 20 anni, con personalità propria, consapevoli delle proprie azioni. O almeno, così dovrebbe essere. Ho tanto sentito parlare di famiglie disagiate, genitori incompetenti. Ebbene, io parlo per quello che riguarda la mia famiglia.
Siamo genitori separati, lavoriamo, ed abbiamo sempre fatto di tutto per non far mancare nulla alla nostra famiglia. Mio figlio è cresciuto con il padre, che lo ha sempre seguito. Lavorano insieme. Durante la settimana non esce. Il padre ed io abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto anche dopo la separazione, frequentandoci assiduamente tutti insieme, cercando di essere sempre entrambi punti di riferimento. Come i ragazzi di quell’età, il sabato sera è un’occasione per stare con gli amici. Questo è per noi nostro figlio. Abbiamo sempre seguito la sua crescita, cercando di trasmettergli gli stessi valori con i quali siamo cresciuti noi. Ora, non credo che possiamo essere definiti una famiglia disagiata, abbiamo fatto di tutto per essere buoni genitori, ma purtroppo non sempre le cose nella vita vanno come noi vorremmo.
Voglio quindi mandare un messaggio a tutti coloro che addossano le colpe dei figli ai loro genitori. Così facendo, queste persone non fanno altro che giustificare questi episodi. Lo dico andando anche contro mio figlio. Questi ragazzi sono persone adulte, ma finché si sentiranno dire che non è colpa loro, ma dei genitori, non si responsabilizzeranno mai. Non fatelo. È giusto che mettiate questi ragazzi di fronte alle loro responsabilità, e che paghino loro stessi, non chi, pur a volte sbagliando, ha cercato di rendere persone adulte i propri figli.
Detto questo, vorrei esprimere tutta la mia solidarietà alla famiglia del ragazzino, siamo anche noi genitori. Ma vorrei anche che ognuno, prima di giudicare, si facesse un esame di coscienza. Ho sentito parlare di genitori irresponsabili in quanto non a conoscenza di ciò che avviene fuori casa. Sì, è vero, non avrei mai pensato che mio figlio potesse commettere un’azione così deplorevole, ma mio figlio ha vent’anni, non posso obbligarlo a non uscire la sera ora, ma di sicuro, a 15 anni, non è mai capitato che fosse all’una di notte in un pub a comprare vodka. Allora, invece di giudicare, preoccupiamoci di più dei nostri di figli. Penso che non sia questa la strada giusta per evitare che anche lui diventi un potenziale futuro partecipante di un branco.
Giovanna M.
LA LETTERA DI UN CITTADINO A COMMENTO DI UN INCIDENTE MORTALE CAUSATO DALL’ALCOL E LA RISPOSTA DEL DIRETTORE DEL GAZZETTINO

IL GAZZETTINO

Sabato 12 Febbraio 2011,
Caro direttore, su Antenna 3 ho ascoltato un’intervista al padre del ragazzo che, guidando sotto l’effetto di stupefacenti e alcol, è uscito di strada con la sua auto, causando la morte di una ragazza di 17 anni che viaggiava con lui. Ebbene, il padre del ragazzo ha detto che suo figlio ha certamente sbagliato e pagherà. Che sì, quella sera aveva "tirato" un po’ di erba e bevuto qualche goccio in più, ma non bisogna farne un mostro.Di scuse e cordoglio per i parenti della vittima nessuna traccia. Silenzio totale. Cosa ne dice?
Luigino Gallinar
Treviso

Caro lettore, ammesso che io abbia una qualche autorevolezzza, non credo che in questo casi serva granchè.
Cercherò di rispondere usando piuttosto il buon senso e la ragione. Capisco la sua indignazione, ma il padre di quel ragazzo credo stia pagando già un prezzo molto alto come genitore e come uomo. Infierire ulteriormente su di lui non mi sembra utile e forse neppure giusto. Nè da parte mia, nè da parte di nessun altro. Se non si è scusato ha ovviamente sbagliato, ma come padre penso che, anche se oggi forse non riesce ad ammetterlo, sappia assai bene quanto grave è ciò che suo figlio ha fatto.
E quanto devastante sia il dolore che, a causa sua, dilania e dilanierà per sempre un’altra famiglia che, improvvisamente e senza ragione alcuna, si è vista strappare una figlia di appena 17 anni. Chiede di non fare di suo figlio un mostro. E’ umanamente comprensibile.
Ma spero trovi anche la forza di capire e di accettare il fatto che il suo ragazzo non ha "semplicemente" sbagliato, che non ha "banalmente" bevuto qualche un goccio in più. Ma che ha distrutto, per la follia di una sera, una giovane vita e una famiglia.
Non è per questo l’impersonificazione del male, ma non merita attenuanti nè scusanti. Deve pagare e deve pagare con la dovuta severità. Non per sete di vendetta, ma per senso di giustizia. E perchè ciò che è accaduto possa non ripetersi più.
DA UNA RICERCA REALIZZATA DALLA DOXA… SCATURISCONO DEI SUGGERIMENTI INTERESSANTI

VIVERE IN ARMONIA

Dal cin cin alla dipendenza
11.2.11 Aumentano i giovani consumatori di alcol. Come impedire che si trasformi in problema
I giovani e l’alcol: un rapporto pericoloso
In Italia, il primo incontro con “un bicchiere” avviene a 14 anni. Un appuntamento che lascia poco tranquilli, se pensiamo che a 13 anni il sistema nervoso centrale non è ancora completamente sviluppato e un’esposizione prolungata e regolare all’alcol può portare a un ritardo della maturazione e dello sviluppo delle funzioni cognitive. Il dato – presente nella ricerca realizzata dall’istituto Doxa e commissionata dall’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcol (www.alcol.net) – si mescola ad altri numeri e percentuali: otto italiani su dieci consumano alcol, più precisamente il 90% dei maschi e il 70% delle femmine. Su cento italiani di 13 anni e oltre, il 63% sono consumatori regolari, il 15,6% sono consumatori occasionali, il 21,4% non consumatori.
Cosa e quando si beve. La bevanda alcolica più consumata dagli italiani è il vino, seguito da birra, aperitivi, digestivi e superalcolici. Il “nettare degli dei” si beve soprattutto durante i pasti, mentre per la birra prevale il consumo sociale al bar, al pub o nelle birrerie. “La maggioranza degli italiani beve lontano dai modelli drammatizzati dello sballo del sabato sera e non si iscrive d’ufficio nel numero degli irresponsabili che abusano prima di mettersi al volante – ha dichiarato il vice presidente dell’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcol, Michele Contel – Il migliore degli anticorpi contro l’abuso è proprio in famiglia, con l’adozione di comportamenti che eludono ogni riferimento al piacere e al gusto delle bevande alcoliche”.
Il Binge Drinking. Il 23% dei giovani consumatori – ragazzi tra i 13 e i 24 anni – sono a rischio e il fenomeno è in aumento. Il 14,6% dei sedicenni ha dichiarato di aver fatto l’esperienza del Binge Drinking – almeno cinque bicchieri in due ore fuori dai pasti – un fenomeno che arriva dagli Usa, dove è diventato una vera e propria piaga sociale. Bere una grande quantità d’alcol nel minore tempo possibile fino a stordirsi può portare al coma etilico, alla perdita del controllo delle proprie azioni, a effetti negativi sulla salute. Per non parlare del fatto che spesso è associato all’uso di sostanze stupefacenti.
Come intervenire. Il primo consiglio è prevenire. “Ogni stile di vita si forma all’interno della famiglia – spiega Fiorenzo Ranieri, responsabile del Centro documentazione, studi e ricerca sul fenomeno delle dipendenze patologiche di Arezzo (www.cedostar.it) – Se l’alcol è presente in casa, la possibilità che un ragazzo ne faccia un uso non adeguato anche al di fuori è più probabile”. La famiglia è il luogo in cui l’individuo si struttura e impara a relazionarsi con il mondo prima di entrare a farvi parte attivamente e differenziarsi. “Il primo passaggio obbligatorio è guardarsi come genitori – raccomanda Ranieri – tenendo sempre presente che l’alcol, in età precoce, è dannoso per la crescita e lo sviluppo già in quantità ridotte. Non bisogna porsi il problema della misura con cui viene consumato, ma va evitato nel suo complesso”.
Educazione sin da piccoli. Soprattutto nel caso delle dipendenze, molte situazioni si verificano perché non esiste una piena consapevolezza delle proprie azioni e delle loro conseguenze. “Spesso c’è l’abitudine di far assaggiare ai bambini una goccia di vino, magari mescolata allo zucchero o direttamente dal bicchiere – ricorda Ranieri – Si tratta di un primo contatto, che viene sottovalutato eppure va evitato perché non si inneschi qualcosa di diverso nel corso degli anni”. In altri casi, si tengono esposte in una vetrinetta del salotto o del soggiorno le bottiglie di superalcolici. “Per il bambino, quello figura come una sorta di spot pubblicitario continuo, tra l’altro in un contesto assolutamente amichevole come quello famigliare, di cui ci si fida completamente”. Togliere dalla vista ogni forma di alcol è un piccolo gesto che può evitare di generare un legame futuro. “Ma il problema più grande sorge all’interno dei gruppi di coetanei – ammette Ranieri – dove l’utilizzo di determinate sostanze diventa un simbolo di appartenenza. In questo caso, il genitore si trova spesso con le mani legate, per quanto la prevenzione e un dialogo aperto possano sempre dare i loro frutti”.
L’utilizzo di alcol negli adolescenti può essere dovuto a una sovrapposizione di fattori: da un lato gioca un ruolo forte l’esplorazione tipica degli adolescenti, che spesso si mescola al confronto/scontro con la famiglia o al bisogno di trovare sollievo dai disagi personali, come una sorta di auto-medicamento (sebbene dannoso). Quando ci si accorge del problema, bisogna riprendere contatto con i propri figli, evitare gli approcci paternalistici che rischiano di aumentare il divario e trovare il modo giusto per ristabilire la comunicazione. “Non bisogna vergognarsi, né trincerarsi dietro frasi come ‘Tanto è così’ oppure ‘Lo fanno tutti’ – raccomanda Ranieri – Oltre al proprio medico curante, esistono centri specializzati che assicurano l’assoluto anonimato e vie di uscita personalizzate”.Paola Rinaldi
ORDINANZA COMUNALE MOLTO STRANA ED ANCORA PIU’ STRANO IL TITOLO DELL’ARTICOLO: L’ALCOL A CARVEVALE CI SARA’, ECCOME!

ESTENSE.COM

Niente alcol al Carnevale
L’ordinanza del sindaco di Cento in occasione delle domeniche di manifestazione
Cento. Nelle giornate di domenica 13, 20, 27 febbraio e 6, 13 marzo, dalle ore 12 alle ore 20, in occasione delle sfilate dei carri allegorici, ai titolari di esercizi commerciali su aree pubbliche e private, di laboratori artigianali e degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, situati all’interno del territorio di Cento capoluogo, è vietato vendere per asporto bevande analcoliche in contenitori di vetro o in lattina nonché bevande alcoliche e superalcoliche di qualunque gradazione ed in qualsiasi contenitore, di vetro e non. Le bevande consentite possono essere consumate solo nell’ambito delle rispettive aree di pertinenza degli esercizi commerciali su aree pubbliche e private, dei laboratori artigianali e degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande. Agli stessi e’ inoltre vietata la somministrazione e la vendita di superalcolici (*). E’ vietato inoltre a chiunque si trovi all’interno del circuito carnevalesco consumare sul suolo pubblico bevande alcoliche e superalcoliche di qualsiasi gradazione. Le bevande consentite possono essere consumate solo nell’ambito delle rispettive aree di pertinenza degli esercizi commerciali su aree pubbliche e private, dei laboratori artigianali e degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande .
Chi viola tale ordinanza del Sindaco verrà punito con una sanzione da euro 25 a euro 500.

(*)Nota: un bicchiere di vino, una caraffa di birra ed un bicchierino di superalcolico contengono circa la stessa quantità di alcol!
QUALCUNO A PADOVA SI LAMENTA DELLE ORDINANZE COMUNALI: SPERIAMO CHE IL SINDACO NON MOLLI!

IL MATTINO DI PADOVA

Padova, città per vecchi Giovani scatenati in rete contro i divieti notturni
11 febbraio 2011 — pagina 03 sezione: Nazionale
PADOVA. Voglia di divertimento da una parte e linea dura contro il degrado dall’altra: sono gli opposti fronti su cui si sta consumando la diatriba fra Flavio Zanonato e i giovani che stanno tempestando la sua bacheca in Facebook. A ispirare la singolar tenzone è l’ordinanza che il sindaco, rivestiti i panni dello sceriffo, ha emanato tre giorni fa per ripulire via Bernina, zona Arcella, da spacciatori, ladri, incivili che insozzano strade e marciapiedi di pipì e vomito.
Nel mirino del popolo della notte il contenuto “punitivo” del provvedimento che impone la chiusura all’una alla discoteca Love e il divieto di somministrare bevande e cibi ai circoli E-Style, Unwound e Mappaluna. Città per vecchi, pulizia etnica, città di spettri: si sprecano nelle critiche dei ragazzi scenari deprimenti per l’immagine di Padova. Contro il sindaco anche chi lavora nei locali, preoccupato di perdere il posto. Ma Zanonato è irremovibile: «Devo tutelare i diritti dei residenti» e si appella all’articolo 41 della Costituzione che recita «L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana».
GIOVANI AGGUERRITI. «Io che ho vent’anni dovrei passare il sabato sera a giocare a canasta? - chiede Luisa Torchio - Locali e discoteche fanno girare l’economia, non sarebbe il caso di incentivare la cosa, invece che bloccare tutto ogni volta? E’ questa una città per vecchi che appena si lamentano scatta l’ordinanza? Poi non si stupisca se i giovani scappano».
«Smetta di fare ordinanze senza senso - rincara Jennifer Sforza - siamo stanchi di tutto quello che ci proibisce. Non tagli le gambe a posti tranquilli e che finalmente propongono cose diverse a costi ridotti». I ragazzi difendono a spada tratta l’offerta di svago dei circoli di via Bernina: «Questi locali sono la storia del divertimento di Padova e non c’è motivo di adottare la politica del proibizionismo. La città offre sempre meno alternative - si lamenta Elisa Fais - non siamo noi giovani a rubare nelle auto e a spacciare».
«E’ la solita soluzione comoda - accusa Giacomo Bosello - perché altre sarebbero impegnative». «La chiusura alle 23 dei locali in centro - fa notare Gianni Ratti - ha consegnato piazza delle Erbe agli spacciatori».
LAVORATORI PREOCCUPATI. «Che alternativa ci propone Signor Sindaco a noi dipendenti dei locali?» chiede Pamela Burcovich del Love - E gli affitti, gli artisti, i clienti affezionati e le migliaia di euro spese? La sua ordinanza tutela solo una parte dei cittadini. Ha un’alternativa per quelli come me che di questo lavoro vivono?». E del resto è diffusa fra “gli amici” in rete del primo cittadino l’idea che il suo provvedimento provocherà danni all’economia locale con conseguente impoverimento della città.
SINDACO RISOLUTO «In quella zona di Padova - risponde Zanonato ai ragazzi che lo hanno contattato in Fb - vivono centinaia di famiglie che hanno dei diritti che devono essere tutelati. I circoli aprono ma non risolvono problemi tipo i parcheggi, hanno una frequentazione sovradimensionata rispetto alle strutture a disposizione. Spesso in questi locali sono presenti numeri incompatibili con le norme di sicurezza. Sollecitati dai residenti, che hanno raccolto 400 firme, abbiamo monitorato la zona e documentato problemi come la presenza di droga, rumori fino alle 5 di mattina, grande consumo di alcol, vomito e pisciate sulle strade. Non credo - rimane convinto Zanonato - che i giovani nella loro grande maggioranza si divertano sballandosi e ubriacandosi, ma i responsabili sono stati avvisati che dovevano cambiare e non hanno provveduto. Non è vero che a Padova non ci sono opportunità di divertimento per i giovani - sottolinea il sindaco - per fare un esempio è una capitale della musica pop e rock».
LE PROPOSTE. Secondo i giovani, al di là dell’odiata ordinanza, qualcosa potrebbe fare l’amministrazione comunale per ridurre il degrado e limitare i problemi legati alla presenza di locali molto frequentati in via Bernina: mezzi di trasporto pubblici notturni per evitare il caos parcheggi, ma soprattutto inviare pattuglie delle forze dell’ordine per scoraggiare gli spacciatori, i ladri e gli esagitati che si sballano a suon di alcol e droga e usano le strade come latrine. - Elena Livieri
IL MATTINO DI PADOVA

Il giro di vite contro i bar scatta nel 2007 un’escalation di divieti e maximulte
11 febbraio 2011 — pagina 03 sezione: Nazionale
PADOVA. Quella destinata ai locali di via Bernina è solo l’ultima di una lunga serie di ordinanze del sindaco Zanonato per ripulire la città dal degrado e foriere di vivaci polemiche. Nel maggio 2007 è stato imposto il coprifuoco nelle piazze del centro, con obbligo di chiusura dei locali a mezzanotte. La stessa limitazione è stata estesa due mesi più tardi ai locali del Portello. A luglio 2008, una seconda ordinanza prevede 500 euro di multa per chi consuma bevande in bottiglie di vetro nelle piazze, provvedimento che si estende ai locali che le vendono. A gennaio 2009 è la volta dell’ordinanza anti-droga: 500 euro di multa per chi spaccia o consuma sostanze stupefacenti in luogo pubblico. A settembre 2010 l’ennesimo giro di vite contro l’alcol da parte del sindaco che con una nuova ordinanza prevede 100 euro di sanzione per chi viene sorpreso a bere nelle zone stazione e Borgomagno. Lo scorso dicembre Zanonato ha anche vietato la festa prevista al Palagolena al Portello per l’ultimo dell’anno.
ECCO L’ALTRA CAMPANA…

IL MATTINO DI PADOVA

«Via Bernina ridotta a letamaio»
11 febbraio 2011 — pagina 03 sezione: Nazionale
PADOVA. Vogliamo la Ztl dalle 23.30 in poi». Lucia Romagnoli, del comitato Borgomagno, plaude e rilancia all’ordinanza anti-degrado di via Bernina. «La proposta di Ztl è già stata presentata in quartiere: sono anni che non riusciamo più a riposare, finalmente l’amministrazione ha messo mano alla situazione». I residenti che vivono attorno al «quadrilatero» di via Bernina sono esasperati: sul tavolo dell’assessore Marco Carrai almeno 390 firme. Sotto accusa i locali e la gente che richiamano.
«Sappiamo che la Ztl non potrebbe riguardare via Bernina, dove bisogna permettere il passaggio, ma sarebbe perfetta per le vie circostanti, che sono quelle più a rischio. Il minuscolo parcheggio dei locali, in via Bernina, va esaurito in breve tempo. E allora le circa mille persone che arrivano nel weekend parcheggiano nelle vie attorno, con schiamazzi e rumori insopportabili».
Le vie Tunisi, Fowst sono le più a rischio secondo i residenti. «Non sono solo rumori - dice Lucia Romagnoli - Ho visto gente defecare davanti alla mia porta, fare la pipì, vomitare». Sulle vie in cui vietare l’accesso, fino alle cinque della mattina, si può discutere. «Nelle giornate di punta - continua la Romagnoli - Il parcheggio selvaggio arriva fino alla Santissima Trinità». Il divieto di somministrazione di alcolici dopo l’una non basta. «Ho visto spesso questi ragazzi, fuori dalle loro macchine, caricarsi di alcol in bottiglioni prima di entrare nei locali».
Un’usanza importata dalla Spagna, dove bere all’aperto è diffusa: si sta in compagnia e si risparmia, visti i prezzi delle consumazioni nei locali. E se discoteca e circoli faranno ricorso al Tar contro l’ordinanza di chiusura anticipata, l’assessore alla Polizia municipale Marco Carrai è pronto ad ogni evenienza.
Sul suo tavolo un faldone con dieci anni di risse, arresti per spaccio e altro, furti e persone trovate in coma etilico fuori e dentro i locali. Gli esposti dei residenti non si contano, le segnalazioni della Questura altrettanto: l’eventuale battaglia degli esercenti sembra difficile da vincere. Enrico Alberini
IL SINDACO DISPONIBILE AL DIALOGO PER CONTRASTARE IL DISAGIO

LA SICILIA

I numerosi casi di vandalismo, teppismo e di disturbo alla quiete pubblica, soprattutto nelle ore notturne, che si sono verificati nei giorni scorsi a San Michele di Ganzaria, sono stati oggetto di un’interrogazione
Sabato 12 Febbraio 2011Provincia,pagina 41e-mailprint
I numerosi casi di vandalismo, teppismo e di disturbo alla quiete pubblica, soprattutto nelle ore notturne, che si sono verificati nei giorni scorsi a San Michele di Ganzaria, sono stati oggetto di un’interrogazione - presentata al Sindaco e al Presidente del Consiglio - da parte dei consiglieri comunali Giovanni Petta (Pd), Martino Geraci (Mpa), Evaristo Gallo (Indp) e Luigi Nativo (Pd).
«In paese - scrivono i consiglieri comunali - si respira un clima pesante e di forte insicurezza, a cui si aggiunge anche tanta preoccupazione per il diffondersi di piaghe sociali, che colpiscono in particolare i giovani. L’Amministrazione comunale ha emanato un’ordinanza con la quale si restringono gli orari di chiusura per le attività commerciali, di ristorazione e somministrazione di alimenti e bevande alcoliche e non, suscitando malessere nel tessuto economico e commerciale del paese».
«Pertanto - proseguono nella nota i 4 consiglieri comunali - si vuole comprendere se i provvedimenti fin qui adottati siano stati concertati con le parti interessate e se l’ordinanza in questione rappresenti un deterrente per far fronte al proliferarsi dei gravi atti registrati».
«Riteniamo - conclude l’interrogazione - che il Consiglio comunale sia il luogo deputato per discutere la questione e dettare al contempo le linee opportune per intervenire anche e soprattutto in raccordo con le forze dell’ordine».
In riferimento all’interrogazione sulla sicurezza cittadina di San Michele di Ganzaria, il sindaco Stefano Maria Ridolfo ha fatto sapere di essere disponibile sia a recepire i suggerimenti che proporranno i consiglieri comunali e sia ad aprire un tavolo di confronto con tutti gli operatori sociali, al fine di stabilire una strategia d’azione comune per contrastare gli ultimi fenomeni di disagio. L. S.
ANCHE A VENEZIA IL SINDACO CERCA UNA SOLUZIONE…

IL GAZZETTINO (Venezia)

Giù le saracinesche di tutti i locali del campo alle 23.
Sabato 12 Febbraio 2011,
Eccola la soluzione a cui sta lavorando il Comune per ridurre la rumorosità di Santa Margherita, dopo che una perizia fonometrica disposta dalla Procura ha provato che in questo campo ci sono livelli di rumore da "zona industriale". Ieri, a Ca’ Farsetti, c’è stata una riunione con il vicesindaco Sandro Simionato, gli assessori Carla Rey e Gianfranco Bettin, il direttore generale Marco Agostini e il comandante dei vigili Luciano Marini. «Abbiamo preso atto degli esiti della perizia dell’Arpav - riferisce Agostini -. Faremo ulteriori approfondimenti con gli uffici, ma abbiamo iniziato a delineare i contorni di un’ordinanza che contiamo di emettere per la prossima settimana, tra mercoledì e giovedì».
E la prima soluzione in campo è proprio quella della limitazione d’orario. Una sorta di coprifuoco alle 23, quando tutte le saracinesche dovranno essere abbassate. Anche adesso, con la chiusura dei locali, in campo torna la pace, come dimostrano i dati raccolti nella perizia. Peccato che questo avvenga, in media, alle 2 di notte! Due le fasce problematiche individuate dai tecnici dell’Arpav: tra le 16 e le 20, quando i valori arrivano anche a 63-64 decibel (il limite è a 55), e tra le 22 e le 2 di notte, quando si superano i 70 decibel, valori da zona industriale, con picchi anche di 78, 79. Risultati raggiunti dopo un mese di raccolta dati, tra l’ottobre e il novembre scorsi, che ora impongono al Comune di agire. «Dobbiamo stare attenti, qui rischiamo di finire tutti in galera - commenta il sindaco Giorgio Orsoni - Va presa una decisione in tempi rapidi». E il rischio di un annullamento da parte del Tar? «A fronte di una perizia del genere! - sorride Agostini -. Questi sono dati oggettivi, che prima non avevamo. E la rumorosità è un pericolo per la salute pubblica». Via libera, dunque, a questa ordinanza salva-quiete che oltre alla limitazione d’orario, potrebbe contenere anche qualche altra misura: dalla chiusura dei plateatici, al divieto di consumare alcolici. Si vedrà...
CONSEGUENZE DEL CONSUMO DI VINO, BIRRA ED ALTRI ALCOLICI: INCIDENTI, RISSE, VIOLENZE, DENUNCE, OMICIDI

IL MATTINO DI PADOVA

Investe una donna e risulta positivo all’alcol test
11 febbraio 2011 — pagina 28 sezione: Provincia
RUBANO. Incidente fortunatamente senza gravi conseguenze per una ciclista investita da un automobilista che, all’esame dell’etilometro, ha fatto segnare un tasso alcolico superiore, anche se di poco, a quello consentito. Erano circa le 16 di ieri quando L.P., 50 anni, residente a Saccolongo, transitava alla guida della sua utilitaria su via Della Provvidenza a Sarmeola proveniente da Rubano verso Padova. Giunto in prossimità dell’incrocio con via Lazio il cinquantenne, forse a causa di una distrazione(*), non si è accorto che sulle strisce pedonali stava attraversando la strada regionale 11 S.S., 78 anni, residente a Caselle di Selvazzano.
L’utilitaria ha investito la donna che è caduta a terra trascinando con sè la bici che portava a mano. Subito si è temuto il peggio per l’anziana donna che invece ha riportato solo lievi contusioni. Trasportata al pronto soccorso dell’ospedale di Padova è stata accolta in area verde. Sul posto una pattuglia del Consorzio di polizia municipale Padova Ovest. Gli agenti hanno sottoposto il guidatore all’alcol test che segnava 0,60 ml/l.(**) Il limite è di 0,50 e per L.P. è scattato il ritiro della patente. (l.m.)

(*)Nota: nel titolo il giornalista parla di positività all’alcol test e poi qui parla di distrazione: più facile che la causa sia il suo consumo di sostanze alcoliche!

(**)Nota: anche con valori bassi di alcolemia il cervello subisce delle modifiche che impediscono di guidare correttamente!
AMERICA OGGI

Brooklyn. Uccide tre persone e ne ferisce altre due
12-02-2011
Caccia all’uomo a Brooklyn. Prima fa una strage in famiglia, uccidendo a coltellate la sua amica e la madre della ragazza. Poi va a casa e, sempre a coltellate, uccide il compagno della madre, poi ruba una macchina e ferisce l’uomo che la guidava che non glie la voleva dare. Nella fuga in auto travolge una donna che attraversava la strada e la manda al Kings Conty Hospital.
Ora la polizia di New York è sulle sue tracce. Tre morti, tutti uccisi a coltellate, e due feriti in un raptus di follia omicida esplosa ieri mattina, poco dope le 5 nella zona russa di Sheepshead Bay a Broklyn.
L’uomo ricercato dagli agenti si chiama Maksim Gelman, e ha 23 anni.. La tragedia è maturata nell’appartamento della sua amica, della quale la polizia per ora non ha fornito il nome, situato lungo la East 24.ma strada. Qui l’uomo in preda ai fumi dell’alcol ha ucciso le due donne. Poi è andato a casa sua, alla 27ma strada, e ha ucciso con una coltellata al cuore Aleksander Kuznetsov, di 54 anni, il compagno di sua madre. E’ quindi sceso per strada e ha rapinato un uomo di 42 anni della sua Pontiac Bonneville. L’uomo è stato portato al Lutheran Hospital in condizioni critiche. Un miglio dopo il carjacking, Gelman ha investito con l’auto rubata una donna che attraversava Avenue R e Ocean Avenue. La donna è stata ricoverata in gravi condizioni al Kings County Hospital.
Secondo alcuni vicini di casa il ricercato era un poco di buono sempre sotto l’effetto della droga e dell’alcol. La polizia era intervenuta nella sua abitazione diverse volte nelle ultime settimane. "Non andava d’accordo con il compagno della madre" ha dichiarato un vicino che non ha voluto dire il suo nome, aggiungendo che ultimamente "non andava d’accordo con nessuno. Era sempre ubriaco o drogato. Litigava con tutti. La polizia lo conosceva bene. Era un attaccabrighe".
Misterioso il motivo per l’uccisione della sua compagna e della madre. Alcuni vicini di casa hanno detto alla polizia che la sua ragazza voleva lasciarlo perchè era sempre ubriaco e perchè non voleva più andare a lavorare. Un fatto che la madre della ragazza gli rinfacciava molto spesso".
LA SICILIA

Ubriaco finisce sulle auto in sosta
Sabato 12 Febbraio 2011Agrigento,pagina 34e-mailprint
Completamente ubriaco si mette alla guida e si schianta contro le auto in sosta, rischiando pure di travolgere i passanti.
E’ accaduto attorno alle 23 di giovedì, in via Matteotti, a metà strada tra la Bibbirria e la via Bac Bac.
Il conducente di una Peugeot 206, mentre percorreva l’arteria cittadina ha perso il controllo del mezzo che si è andato a schiantare contro le auto posteggiate in sosta.
L’automobilista, T.M, 31 anni di Agrigento, dopo avere tamponato cinque vetture, è rimasto incastrato nell’abitacolo del proprio mezzo. Per liberarlo è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco del comando provinciale di Agrigento. Poi il trasporto in ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio. Al giovane sono stati riscontrati diversi lievi traumi sparsi in varie parti del corpo. Guarirà in pochi giorni.
Sul posto per i rilievi si sono recate le pattuglie della squadra Volante. Il trentunenne, dopo le cure del caso, sottoposto al test alcolemico a mezzo etilometro e agli esami tossicologici, è risultato completamente ubriaco. Immediata è scattata la denuncia a piede libero per guida in stato di ebbrezza. La patente di guida gli è stata ritirata. Solo per puro caso, l’auto con al volante il giovane agrigentino, non ha investito alcuni passanti che percorrevano la strada.
IL GAZZETTINO

Auto "impazzita" sbanda, capotta
e finisce la sua corsa nel fossato
Sabato 12 Febbraio 2011,
Poteva avere conseguenze ben più gravi per i tre occupanti della BMW uscita di strada l’altra notte all’imbocco della superstrada Valsugana in comune di Pove del Grappa, all’altezza del distributore dell’Agip di viale Europa. Alla guida dell’autovettura, proveniente da Solagna con direzione Bassano, il trentatrenne C.P. residente a Cassola che uscendo dalla curva al termine del ponte sulla superstrada ha perso il controllo della vettura; con lui a bordo F.R. e Z.M. di 32 anni entrambi residenti a Romano d’Ezzelino.
Forse a causa dell’elevata velocità il conducente ha perso il controllo dell’auto(*) che dopo aver sbandato e capottato più volte ha finito la sua folle corsa nel fossato che delimita la strada.
Tutti i tre hanno riportato leggeri ferire guaribili tra i sette e gli otto giorni; F.R. è rimasto incastrato sotto il sedile posteriore ed è stato estratto dai vigili del fuoco.
Il conducente è stato denunciato per guida in stato di ebbrezza e gli è stata ritirata anche la patente. La macchina è stata sottoposta al fermo amministrativo per sei mesi.
Sul posto, per i rilievi, una pattuglia della radiomobile dei Cc di Bassano. Gianfranco Baggio

(*)Nota: anche in questo articolo il giornalista cerca la causa nella velocità e si dimentica dello stato di ebbrezza!!!
IL GAZZETTINO

Padre e figlio. E una serata brava.
Valeria Lipparini
Sabato 12 Febbraio 2011,
Sono rimasti fino a mezzanotte e mezzo di ieri nel locale "Spirito Allegro" di Quinto. E hanno bevuto qualche bicchierino di troppo. I due, Loris Coradin sessantatreenne e il figlio Gianmaria trentatreenne, il primo residente a Martellago e il secondo a Quinto, sono usciti dal locale visibilmente alticci. E sono saliti sulla loro auto, una Peugeot 206. ma sono incappati in un controllo della Polizia stradale. E, a quel punto, è cominciato un vero e proprio inseguimento. Il conducente della Peugeot ha spinto l’acceleratore a tavoletta e ha imboccato una serie di stradine laterali con la speranza di far perdere le proprie tracce eludendo i controlli della Polizia. L’auto, lanciata a folle velocità, ha percorso una serie di vie laterali alla periferia di Quinto finchè la Polstrada è riuscita a fermarla in via Aldo Moro, a Quinto.
I due occupanti sono stati fatti scendere dall’auto ma, probabilmente ancora sotto l’effetto dell’alcol, si sono rifiutati di sottoporsi all’alcoltest e hanno invece cominciato ad aggredire i poliziotti dapprima soltanto insultandoli e accusandoli addirittura di essersi intascati dei soldi senza meglio specificare a quale circostanza si riferivano. Poi, sono passati alle vie di fatto colpendo gli agenti con calci e pugni. A quel punto uno dei due è stato ammanettato, ma ha conitnuato a colpire, anche a testate, gli agenti della Polstrada. Ne è nata una colluttazione, nel corso della quale due agenti hanno riportato ferite guaribili in sette giorni. Sul posto interveniva una seconda pattuglia che, finalmente, riusciva ad ammanettarli entrambi e a trasportarli al comando della Polstrada a Treviso dove, i due, venivano arrestati con le accuse di lesioni e offese a pubblico ufficiale. Per entrambi si sono aperte le porte del carcere di Santa Bona.
IL LAVORO DELLE FORZE DELL’ORDINE

IL PUNTO A MEZZOGIORNO

Tolleranza zero sulle strade Ciociare, ritirati 108 punti dalle patenti
Posted By redazione On 12 febbraio 2011 @ 11:56 In Cronaca,Frosinone | No Comments
Operazione di controllo sulle strade della Ciociaria, da parte della polizia Stradale, per limitare il verificarsi di gravi incidenti stradali lungo le principali direttrici della provincia ed in prossimità delle località maggiormente frequentate dal mondo giovanile. In particolare sono stati attivati dei posti di controllo coordinati dal vice questore aggiunto Bruno Agnifili con impiego di pattuglie e personale della Questura.
Tali servizi, sono stati rivolti al controllo della velocità tenute dai conducenti dei veicoli ed al rispetto delle normative riguardanti la guida in stato d’ebbrezza anche con l’ausilio di apparecchiature speciali in dotazione, quali autovelox, Telelaser, precursori ed etilometri .
In particolare si è anche verificato il rispetto della normativa riguardante l’ Art. 117 del Codice della Strada per ciò che attiene alle limitazioni alla guida per i neopatentati e sempre nei confronti di questi si sono intensificate le verifiche tendenti a riscontrare il rispetto dell’articolo 186 bis Codice della Strada – “ tolleranza zero “ .
Questi i dati:
122 veicoli controllati, 145 persone controllate, 2 persone denunciate, 2 posti di controllo attivati, 5 pattuglie impiegate, nessun incidente rilevato, 17 infrazioni accertate, 3 patenti ritirate, 3 carte di circolazione ritirate, 7 infrazioni relative alla velocità, 3 guida in stato d’ebbrezza, 108 punti decurtati, 1 veicolo sequestrato
UNA PROPOSTA DELL’ASSOCIAZIONE MANUELA

LA TRIBUNA DI TREVISO

Nuova proposta Dan
11 febbraio 2011 — pagina 40 sezione: Provincia
SAN FIOR. «Sequestro cautelativo di tutti gli immobili per chi provoca incidenti mortali sotto l’effetto di alcol o sostanze stupefacenti». Questa la proposta che Andrea Dan, presidente dell’Associazione Manuela sicurezza stradale, porterà in Procura. L’associazione chiede così pene più severe per la guida in stato di ebbrezza. (di.b.)
NON SANNO PIU’ COSA INVENTARSI PER VENDERE

WINENEWS

VINO, DESIGN E I SETTE PECCATI CAPITALI. DALL’AGENZIA DI PUBBLICITA’ SPAGNOLA “SIDECAR” ARRIVA LA COLLEZIONE DI BOTTIGLIE DEDICATE AD ACCIDIA, IRA, SUPERBIA, GOLA, AVARIZIA, INVIDIA E LUSSURIA
11 FEBBRAIO 2011, ORE 17:18
I sette peccati capitali - più propriamente vizi - fanno parte della storia dell’uomo fin dai tempi di Aristotele, che li definiva “gli abiti del male”. Nel Medioevo erano considerati un’opposizione - in contrasto con le virtù - della volontà umana alla volontà divina, mentre dall’illuminismo questa differenza perde di importanza.
Oggi, grazie al genio creativo dell’agenzia di pubblicità spagnola “Sidecar”, specializzata in wine packaging, diventano una linea di vini della Rioja: 7 bottiglie, ognuna dedicata ad un peccato diverso richiamato visivamente da bottiglie ed etichette che non hanno bisogno di interpretazione. Si va da quella “iraconda” - rappresentata da un’etichetta bruciata - a quella “avara” - una serratura finemente lavorata d’oro, dalla bottiglia “lussuriosa” - rossa e… in autoreggenti - a quella “invidiosa”, dalla “superba” alla “golosa”, fino all’”accidiosa”.
Come direbbe Oscar Wilde, l’unico modo per liberarsi da una tentazione è concedersi ad essa ..

Rassegna alcol e guida del 13 febbraio 2011

QUESTO ARTICOLO MI DA L’OCCASIONE DI ANALIZZARE ALCUNE AFFERMAZIONI CHE SI INCONTRANO SPESSO LEGGENDO GIORNALI, RIVISTE, SITI INTERNET, ECC.

SALUTE POUR FEMME

Abuso di Alcol(*): l’Oms lancia l’allarme
Pubblicato da Cinzietta in In Evidenza, Malattie, News Mediche, Prevenzione, Primo Piano, Tumore.
Sabato, 12 Febbraio 2011.
Nel Rapporto Globale sulla Salute e l’Alcol, diffuso ieri, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha puntato l’indice nei confronti dell’uso nocivo dell’alcol.(**) Pensate, care amiche di Pourfemme che secondo i dati raccolti ogni anno perdono la vita a causa di problemi alcol-correlati, più di 2,5 milioni di persone. Non troppo spesso si pensa agli effetti devastanti che questa sostanza ha sulla salute, in particolare dei giovani(***). Le cifre più precise possono aiutare a capire meglio: secondo i dati dell’OMS il 4% di tutti i decessi avviene in conseguenza dell’abuso di bevande alcoliche(****). Come?
Nella maggior parte dei casi si tratta di risultato di ferite, per lo più in seguito ad incidenti stradali,(*****) ma l’alcol, provoca anche il cancro, malattie cardiovascolari e cirrosi epatica, tutte patologie pericolose che possono condurre a morte. Non a caso rientra nei fattori di rischio delle principali patologie killer: come spesso vi raccontiamo, quando parliamo di uno stile di vita sano, occorre evitarlo come il fumo di sigaretta, i rapporti sessuali non protetti, l’alimentazione errata ed infine, come evidenziato anche nei giorni scorsi in occasione della Giornata Mondiale contro il cancro, la sedentarietà. Il problema riguarda maggiormente gli uomini, ma noi donne non ne siamo di certo immuni: da mamme, compagne, amiche e figlie inoltre, non possiamo abbassare l’attenzione. Siamo solite prenderci cura dei nostri cari e non dobbiamo dimenticare di dare il buon esempio, un’educazione adeguata, comprendere e spiegare che se i media affermano che un bicchiere di vino rosso fa bene al cuore, non significa che è una buona terapia e deve essere assunto con regolarità, due bicchieri sarebbero già troppi a 12 anni.(******)
In più si creerebbe una scusa, si da l’idea che in tutto ciò non vi sia un rischio. Bisogna capire che se il vino comprende un numero x di sostanze benefiche(*******), potremo trovare le stesse anche in una mela, o meglio, in un grappolo d’uva, senza accompagnarle con elementi tossici abbinati! L’Oms propone di continuare ed insistere sulle linee guida indicate già lo scorso anno, che richiedevano ai singoli Stati nazionali, una particolare attenzione, alla commercializzazione di tali sostanze, ai limiti d’età, alla guida in stato di ebbrezza, ma anche a campagne di assistenza e cura nei confronti di chi cade nell’alcolismo, oltre che di informazione, proprio per ricordare che l’alcol provoca anche dipendenza, esattamente come le droghe(********) e la nicotina.

(*)Nota: incominciamo a chiamare le cose con il proprio nome: nessuno beve l’alcol ma si consumano bevande alcoliche. Inoltre non si parla di abuso di una droga ma di consumo.
(**)Nota: ogni quantità consumata è un rischio e quindi qualsiasi consumo è nocivo!
(***)Nota: gli effetti “devastanti” colpiscono tutti e non i giovani in particolare.
(****)Nota: anche qui possiamo chiederci: dove finisce il consumo ed inizia l’abuso?
(*****)Nota: in Italia ci sono circa 25.000 morti all’anno a causa del consumo di bevande alcoliche di cui solo circa 2500 dovuti ad incidenti stradali.
(******)Nota: il target 12 dell’O.M.S. auspica un consumo zero almeno fino ai 15 anni!
(*******)Nota: se, e sottolineo SE
(********)Nota: L’alcol è una droga ed è più dannoso per la salute di cocaina, cannabis o ecstasy ed è lo "stupefacente" più nocivo in relazione al suo impatto sulla società. Lo afferma uno studio pubblicato sulla rivista inglese Lancet, che riporta i risultati di una ricerca condotta da David Nutt, l’ex consigliere del governo laburista per la lotta alla droga, suggerisce che il danno complessivo prodotto dagli alcolici batte quello di crack e eroina. (Corriere salute dell’1.11.10)
ALCOL, FUMO E DIETA MINACCIANO SEMPRE PIU’ LE DONNE

TM NEWS

Salute/ Alcol, fumo, dieta: donne verso "epidemia" di osteoporosi
12:56 - ESTERI- 13 FEB 2011
Servizio sanitario britannico inquieto per lievitazione costi
Roma, 13 feb. (TMNews) - L’osteoporosi minaccia sempre di più le donne. Secondo le più recenti previsioni del servizio sanitario nazionale britannico la futura generazione di donne britanniche andrà incontro a un drammatico aumento di casi di osteoporosi. Aumenta inoltre il numero complessivo di donne che soffrono di fragilità ossea, conseguenza dell’invecchiamento della popolazione. La causa, sostengono gli studiosi, è da attribuire a uno stile di vita sbagliato, con diete errate, mancanza di esercizio fisico, dosi eccessive di alcol, fumo, contraccettivi: tutti fattori che contribuiscono in modo significativo all’insorgere di questa malattia, in particolare con la menopausa. Le fratture, scrive oggi l’Independent, hanno già raggiunto "proporzioni da epidemia": i casi di frattura dell’anca, frequente sintomo dell’osteoporosi, sono aumentati del 17% nel corso dell’ultimo decennio in Inghilterra. I costi stimati dal servizio sanitario nazionale per questo tipo di frattura ammontano attualmente a due miliardi di sterline l’anno,
Lunedì, 14 Febbraio 2011
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