OMNIAUTO.ITL’etilometro sta uccidendo il vino? I Vignaioli italiani chiedono norme che non danneggino la filiera vitivinicola http://www.omniauto.it/magazine/13481/etilometro-sta-uccidendo-il-vino L’etilometro arriva sulle strade e il vino scompare dalle tavole degli italiani. Le nuove leggi contro la guida in stato d’ebbrezza, contenute nel Codice della strada, stanno facendo vivere alla filiera vitivinicola una delle più grandi crisi strutturali mai conosciute. Ne è convinta la FIVI, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, che ha lanciato un appello a istituzioni, stampa, operatori del settore e consumatori affinchè si apra un dibattito che metta in chiaro se frenare l’abuso di alcol di qualcuno significa davvero danneggiare le abitudini gastronomiche di qualcun’altro, portando ad un minore consumo di vino e quindi alla conseguente crisi economica dei produttori. Secondo i dati rilasciati dalla FIVI, il consumo di vino, a seguito dell’introduzione dell’etilometro nel Codice della strada, ha profondamente modificato le abitudini di consumo tanto che "un cliente su tre non beve più al ristorante". E l’allarme è quanto mai serio in un Paese come l’Italia, che da tempo immemore è in testa alla classifica dei principali produttori mondiali di vino e uve. Il valore della filiera vino, indotto e servizi, ammonta a oltre 20 miliardi di euro ed il settore impiega 700.000 tra occupati in vigneti, cantina, trasformazione e distribuzione e 1,2 milioni considerando anche l’indotto primario. (*) L’ETILOMETRO FUNZIONA DAVVERO? Il vero freno alla ripresa del comparto vitivinicolo, secondo Carlo Nebiolo Presidente dell’Epat, si chiama "etilometro" e la sua efficacia non è neanche certa. "E’ comprovato scientificamente - si legge in una nota FIVI - che l’etilometro a fiato (usato dalle Forze dell’Ordine in Italia) è inaffidabile e non è in grado di attestare ’realmente’ le capacità di guida e lo stato di sobrietà dell’automobilista (Art. 186 del codice della strada, guida in stato di ebbrezza, con automobilisti trovati con un tasso alcolico superiore allo 0,5 g/l., limite consentito per legge)". Proseguendo nell’analisi del fenomeno la FIVI è andata oltre ed ha chiesto un parere a Michael P. Hlastala, Primario Pneumologo, Ricercatore dell’università di Washington (USA), che attraverso studi decennali, ha asserito la fallacità dell’etilometro attualmente in uso. "A seguito delle sue ricerche in materia, l’etilometro, non sarebbe infatti in grado, il condizionale è d’obbligo, di dare risultati certi e probanti per quanto concerne l’esatta misurazione della concentrazione alcolica nel sangue dell’individuo sottoposto a controllo", ha detto Costantino Charrere, Presidente Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, chiedendo chiarezza, anche su questo aspetto, alle istituzioni. I RISCHI DI UN NEO-PROIBIZIONISMO Partendo dalla consapevolezza che molti incidenti stradali del sabato sera tra i giovani non sono causati dal consumo eccessivo di vino, ma da un miscuglio di sostanze alcoliche di dubbia provenienza, la Federazione parla di neo-proibizionismo. "Il proibizionismo, come la storia insegna, non ha mai portato a niente di buono, prevenire ed educare invece sono le strade giuste per aiutare i consumatori ed il mercato!", recita una nota. Per questo la FIVI si dice perplessa di fronte a "proposte normative improprie che per contrastare l’abuso di alcol, colpiscono nel mucchio, senza fare distinzione. (*) Il nostro scopo è quello di allargare questo dibattito, a tal fine invitiamo tutte le categorie produttive di filiera a prendere coscienza ed intervenire in rete, in Italia ed in Europa, col fine di far fronte al problema denunciato". Per FIVI è quindi urgente una soluzione concreta, che educhi e informi risolvendo il problema, magari passando per "una fase di rifiuto ad una fase decisionista" da parte dei produttori e dei ristoratori. (**)
(*) Nota: all’estero, nei paesi dove esiste una cultura della sicurezza più avanzata della nostra, di fronte a questo italico tentativo di difendere la possibilità di bere prima di mettersi al volante (attaccandosi alla scarsa affidabilità dell’etilometro o ad accuse di neo-proibizionismo) ci prenderebbero in giro.
(**) Nota: allora, la questione è importante, vediamo di approfondire. Senza parlare di sofferenza umana, ma solo da un punto di vista economico, il vino e le altre bevande alcoliche sono un costo per il nostro paese: infatti le spese derivanti dalle conseguenze del bere (almeno 45 miliardi di euro/anno – Fonte Istituto Superiore di Sanità) sono di molto superiori al giro d’affari legato al commercio alla produzione. La scienza insegna che per diminuire i problemi alcolcorrelati bisogna diminuire i consumi, l’Italia ha sottoscritto in sede OMS un impegno a perseguire la riduzione dei consumi alcolici, come importante obiettivo di salvaguardia della salute pubblica. Da quando sono stati intensificati i controlli con gli etilometri sono significativamente diminuiti gli incidenti stradali, salvando moltissime persone dalla morte o dall’invalidità permanente. Che questo si porti dietro una riduzione dei consumi alcolici è una bellissima notizia, perché, oltre alla diminuzione della strage stradale, comporta una significativa riduzione di tutte le altre diffuse e devastanti sofferenze alcolcorrelate, nella maggior parte dei casi conseguenti in Italia al consumo proprio del vino. Per i motivi citati, tutto ciò porterà un complessivo beneficio all’economia del paese, e al benessere di chi ci vive. Con buona pace degli epatologi, degli oncologi, degli avvocati divorzisti, dei vignaioli indipendenti, dei costruttori di sedie a rotelle, dei produttori di tappi di sughero, dei carrozzieri e delle agenzie delle pompe funebri, che vedranno ridurre il loro fatturato.
AVVENIRE Genova, bimba di 3 anni ferita dal padre Dopo cinque giorni è fuori pericolo GENOVA. Aveva già superato il momento del dolore, delle grida e del pianto, era muta e aveva gli occhi sbarrati quando è giunta in ospedale ma i colpi del forchettone a due punte impugnato dal padre (*) che le avevano devastato l’addome hanno solo lambito la vena cava: una questione di millimetri e il perfetto intervento della equipe di emergenza dell’ospedale Gaslini all’alba di domenica scorsa hanno salvato la vita alla bimba di tre anni aggredita domenica e finalmente fuori pericolo. Ha gioito la madre della piccina, che al momento del raptus del marito da cui si sta separando era al lavoro in un bar per la festa della “notte bianca” di Genova e da allora non ha lasciato più la figlia. Ha tirato un sospiro di sollievo anche tutta la città: la bambina potrà tornare a casa tra settedieci giorni. La sua salvezza sembra un piccolo miracolo: quando è giunta al pronto soccorso era infatti già in choc emorragico: i quattro, cinque colpi del forchettone le avevano provocato perforazioni gastriche, alla milza, al fegato e al diaframma e avevano lambito la vena cava. I medici hanno operato per tre ore mentre una trasfusione manteneva in azione il circolo del sangue. Se fosse stata colpita direttamente la piccina sarebbe morta. Suturate con una ventina di punti le ferite, la bimba è stata tenuta per 72 ore sedata profondamente: «un colpo di tosse o un pianto avrebbero potuto compromettere le suture - ha spiegato Pietro Tuo, direttore di Anestesia e Rianimazione - . i punti hanno tenuto e oggi abbiamo potuto finalmente dichiararla fuori pericolo». Il padre, un polacco di 27 anni, è rinchiuso nel carcere di Marassi. La piccola era arrivata in condizioni molto gravi all’ospedale Gaslini dove è stata operata e salvata.
(*) Nota: in questo articolo non è specificato, ma l’uomo che ha colpito ripetutamente con un forchettone la figlia di tre anni ha agito in stato di ebbrezza alcolica.
L’ADIGE Per ricordare Jessica, ecco il video degli amici http://www.ladige.it/news/2008_lay_notizia_01.php?id_cat=4&id_news=80465 TRENTO - Per ricordare Jessica Piffer, la sedicenne di Faver morta lo scorso agosto a seguito di un incidente stradale in Val di Cembra, ora c’è un video. Lo hanno preparato gli amici del gruppo «Quell’attimo inaspettato», nato per fare formazione, per raccontare i pericoli legati all’abuso di alcol e alla guida in stato ebbrezza. Il video, una miscellanea di fotografie della studentessa dell’istituto per parrucchieri di Trento, è stato realizzato da Sara Tomaselli, 18 anni, studentessa che si occupa di grafica. «Si tratta di una cinquantina di immagini di Jessica» racconta Mattia Arcidiacono, 19 anni, parrucchiere di Trento, che il giorno del funerale, proprio dall’altare della chiesa di Faver aveva annunciato che avrebbe fatto qualcosa di utile in nome dell’amica. Quel «qualcosa di utile» è il gruppo che, stando almeno al numero di adesioni su Facebook, pare avere raccolto un notevole interesse. Sono 1249 i membri della pagina del social network, realizzata dopo la prematura scomparsa della giovane. Il video racconta, con le foto, quella vita spezzata, ma vuole essere soprattutto un’occasione per riflettere sulla leggerezza con cui i ragazzi (ma in realtà anche gli adulti) si mettono al volante dopo avere bevuto un po’ troppo. Erano le 3.40 dell’1 agosto quando a Grumes un’Alfa Romeo 147, guidata da un diciannovenne, lanciata a tutta velocità sbandò, finendo la corsa tra il guardrail e il muro che fiancheggia la strada. Jessica Piffer, 16 anni, venne sbalzata fuori dall’abitacolo. Gli altri tre ragazzi ne uscirono vivi. «Durante gli incontri che stiamo promuovendo sul territorio - spiega Arcidiacono - parliamo anche della necessità di assicurarsi con la cintura di sicurezza (che spesso può salvare la vita) anche quando ci si trova sul sedile posteriore (peraltro è ciò che impone il codice della strada). Rimane il fatto che chi è al posto di guida deve assumersi la responsabilità di quello che succede dentro la macchina. Lo dico per fare un ragionamento in generale, non per accusare qualcuno». Il video verrà proiettato in anteprima al Bar Jolly di Faver, quello della famiglia di Jessica: là Mattia Arcidiacono aveva avuto modo di conoscere la giovane, durante una puntata della trasmissione di Tca «Una serata perfetta». L’appuntamento è per martedì 28 settembre alle 20.30. «Mostreremo il video: la musica utilizzata è quella della canzone preferita di Jessica: "Buona Notte Principessa" di Mattia Cerrito, in arte Matti». Il video, prima della pubblicazione su youtube, è stato visionato dai genitori della ragazza, che hanno apprezzato lo sforzo che stanno facendo i suoi amici con il gruppo «Quell’attimo inaspettato» (una citazione, questa, dal profilo Facebook della ragazza di Faver). «Al Bar Jolly - racconta Arcidiacono - presenteremo il nostro gruppo e risponderemo alle domande che ci verranno poste. Al momento siamo circa una decina di ragazzi, ma la speranza è di vedere molti coetanei della Val di Cembra aderire alla nostra iniziativa». I giovani sono già in contatto con la Provincia (l’assessore alle politiche sociali Marta Dalmaso li ha incontrati pochi giorni dopo l’annuncio della nascita dell’iniziativa). «Si tratta di un primo "video pubblico" per ricordare nel giusto modo Jessica e per iniziare a riflettere sui comportamenti a rischio. Ha una durata di due minuti e mezzo. A questo ne seguirà uno "privato", nel senso che verrà proiettato durante gli incontri informativi, che racconterà l’incidente, con le fotografie dell’auto finita fuori strada: la cronaca della scomparsa di Jessica e una ragionamento su come si sarebbe potuto evitare il dramma». Il gruppo «Quell’attimo inaspettato» opera a Trento, in collaborazione con l’Azienda provinciale per i servizi sanitari e a Levico. «Siamo in contatto anche con l’Associazione donatori volontari sangue e plasma: promuoveremo una serata dedicata all’abuso di alcol fra i giovani - conclude Arcidiacono - Martedì 21 a Tesero, alle 20.30, terremo un incontro nell’auditorium Canal, sopra la sede della cassa rurale. Chi è interessato può contattarci via email (mattia@nerooro.com o mattia.arcidiacono@gmail.com ) o via telefono (366-3121207)». (*) Andrea Tomasi
(*) Nota: complimenti a Mattia e ai ragazzi di “Quell’attimo inaspettato”. Nel suo piccolo questa rassegna stampa è a loro disposizione per fare da cassa di risonanza alle loro pregevoli iniziative.
ASAPS.IT Roma Frontale fra auto: 18enne muore a Palestrina Entrambi gli automobilisti sono risultati positivi ai test dell’alcol e della droga Ferite guaribili per i conducenti dei 2 mezzi, a perdere la vita è stato il passeggero di una delle due vetture (ASAPS), 17 settembre 2010 – Nuovo incidente mortale causato da ubriachi alla guida. Teatro della tragedia la strada statale 155, in direzione di Palestrina, dove martedì sera, poco dopo le 22 nei pressi di un centro commerciale, un auto di grossa cilindrata guidata da un 23enne romano, si è prima scontrata con una macchina che usciva dal parcheggio del grande magazzino e poi frontalmente con una Panda che procedeva sulla strada statale in senso opposto. A bordo dell’utilitaria si trovava un ragazzo di appena 18 anni, figlio di un poliziotto, che è rimasto gravemente ferito nell’impatto, trasferito d’urgenza in ospedale è morto poco dopo. Dagli accertamenti effettuati dagli inquirenti è risultato positiva ai test dell’alcol e della droga anche il 35enne alla guida dell’utilitaria. Entrambi i conducenti sono stati ricoverati in ospedale con trenta giorni di prognosi. (ASAPS)
LA PROVINCIA DI VARESE gallarate/la nuova moda si chiama «americanata» No all’ubriacatura collettiva organizzata su Facebook Dalle 18.30 drink di gruppo da un bar all’altro: il Comune si oppone e annuncia multe da 500 euro GALLARATE Tutti d’accordo: questa «Americanata» non s’ha da fare. È una condanna unanime quella che arriva dalla commissione Sicurezza rispetto all’aperitivo itinerante in programma sabato 25 settembre a partire dalle 18.30. Il ritrovo, nel tam tam che gira su Facebook, sarà il «Juice Bar» di via XX Settembre, ma il tour proseguirà al «Bar Giardino» di piazza Guenzati, al «Manicomio» di piazza Garibaldi e si concluderà al «Buddha» di via Trombini. L’idea degli organizzatori è quella di dimostrare che si possa bere in sicurezza e, per raggiungere l’obiettivo, propongono ai partecipanti di bere un cocktail, ottenuto miscelando Campari bitter, Martini rosso e soda, in ciascuno dei quattro locali coinvolti. Spostandosi a piedi da un bancone all’altro. «A casa mia, quattro drink sono un litro di superalcolici: mi spiegate come ci tornano a casa questi ragazzi?», la preoccupazione dell’assessore alla Sicurezza Paolo Cazzola. L’esponente dell’esecutivo, forte del consenso unanime da parte della commissione, intende contrastare in ogni modo questo tipo di iniziativa. E per questo schiererà la polizia locale fuori da ogni bar, con il blocchetto delle multe in vista. Così che per tutti quelli che saranno sorpresi a bere sulla pubblica via scatti la multa da 500 euro. Non solo: «I gestori non osino servire alcol a chi ha meno di sedici anni o è in evidente stato di ubriachezza, perché non sarà tollerato». Il timore è che, come avvenuto in passato, la festa si trasferisca all’esterno, nelle vie del centro storico, con ovvi problemi di disturbo alla quiete. Situazioni analoghe sono già avvenute e la questura ha punito i locali coinvolti con tre giorni di chiusura. Senza contare l’aspetto educativo: «Iniziative come queste portano con sé il messaggio distorto per cui l’alcol rappresenta un momento aggregativo e non c’è niente di più sbagliato». Di qui l’ordinanza «no-alcol», un provvedimento che nel solo 2010 è stato applicato 50 volte, multando altrettante persone sorprese a bere per la strada, una pratica non più consentita nella città dei Due Galli. Ma gli schiamazzi non sono l’unica conseguenza del drink di troppo. Dal 1 gennaio sono venti le persone denunciate per guida in stato di ebrezza alcolica. Numeri contenuti in una relazione dedicata all’attività della polizia locale che, martedì sera, Cazzola ha presentato alla commissione. I dati parlano di 112 reati comunicati all’autorità giudiziaria, 121 persone denunciate e 48 sequestri penali. Sono 2.318 le multe per eccesso di velocità e 75 le patenti ritirate. Riccardo Saporiti
ILTEMPO.IT (Roma) Denunciati sei organizzatori dei tour alcolici: 20 euro per una notte da sballo Blitz anti-vagabondaggio etilico E il Tar riboccia il «Pub Crawl» Movida La polizia revoca le licenze a due locali notturni del Centro Operazione contro la «febbre etilica» della Capitale. La polizia amministrativa della questura ha sospeso due licenze a due locali notturni (uno in via dei Serpenti, l’altro a Castel Sant’Angelo) e denunciato sei persone. L’accusa è di far parte del sistema del «pub crawl». Letteralmente vuol dire: andare a carponi per pub. Nella pratica sono dei veri e propri tour alcolici. Ultimamente anche i romani ma in particolare i turisti stranieri sono riuniti in una delle piazze della Capitale dagli organizzatori, che adescano i clienti grazie agli annunci in inglese su internet. Va di moda il ritrovo di piazza di Spagna, proprio sotto la fontana. Ma anche via dei Serpenti e vicolo San Biagio. I giovani, arrivati da più parti d’Europa, s’incontrano e comprano un biglietto. Venticinque o venti euro. Dipende dal tipo di tour. Previsti sconti il martedì per le donne e il giovedì per gli studenti. Poi tutti in marcia: il gruppone se ne va per il centro storico fermandosi solo in pub e wine bar a bere birra e «shot» di alcol. A fiumi. Obiettivo: ubriacarsi tutti insieme. Arrivare a camminare a carponi, in pratica. Il trekking alcolico nella Città Eterna è finito da qualche tempo nel mirino delle forze dell’ordine, dopo che il Campidoglio, con un’ordinanza, la numero 127 del 2010, aveva vietato il «pub crawl» almeno fino al prossimo Capodanno. Non è servito neanche un ricorso al Tar del Lazio di uno degli organizzatori delle gite per tornare a bere senza sosta. Il tribunale non l’ha accolto. Secondo i giudici amministrativi «non sussistono gli elementi essenziali - si legge nell’ordinanza - per disporre l’accoglimento dell’istanza incidentale di sospensione dell’atto impugnato» per la mancanza «a un sommario esame, del prescritto danno grave ed irreparabile». Insomma, stop ai tour alcolici. E così il blitz della polizia, diretto da Edoardo Calabria, ha dato un segnale netto per contrastare i «pub crawler». Dopo le prime sospensioni delle licenze disposte dal questore in occasione di precedenti controlli al pub di Via Vittorio Emanuele II e all’Ostello di Via Livorno, anche le forze dell’ordine hanno iniziato a partecipare ai tour serali. Certo non con l’intento di mandare giù un sorso di birra. Piuttosto per mandarla di traverso a chi organizzava senza potere le serate a carponi. Il lavoro delle forze dell’ordine, intanto, si sta intensificando anche nel mondo digitale. Sotto costante osservazione della postale i siti internet dove nasce l’organizzazione. È lì il primo punto di ritrovo dei giovani a caccia di una serata da sballo.
DENTROSALERNO.IT Medicina: alcool e pillola per il feto Una donna su tre, in gravidanza, consuma “alcool“: è quanto emerge da una ricerca - conclusasi il 3 settembre 2010 - dell’Università di Trieste. Gli studiosi hanno poi osservato a lungo in molte donne che ciò, in concomitanza con l’uso pregresso della “pillola“, riesce ad indurre danni al feto. Tali danni, ove sia stato fatto un uso indiscriminato della pillola e dell’alcool, nelle forme più gravi si esprimono nel bambino come “malformazioni e ritardi di crescita“, e sono nel mondo occidentale la “prima causa di disabilità cognitiva non genetica”.
CITTAOGGIWEB Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Magenta Era "in prova": picchia genitori e fratello e finisce in carcere Magenta Ha picchiato mamma, papà e fratello dopo una banale discussione ed è finito a San Vittore. Protagonista negativo della vicenda è un uomo di 38 anni, L.S., sottoposto alla misura dell’affidamento in prova con obbligo di dimora. Mercoledì scorso verso le 20, nella sua abitazione di Magenta, in via Piave, visibilmente alticcio ha alzato le mani sulla mamma di 69 anni, sul papà di 67 e sul fratello minore di 33 procurando loro lievi lesioni. Immediato è stato l’intervento di una pattuglia di carabinieri della stazione di Magenta. I tre, recatisi al pronto soccorso dell’ospedale Fornaroli, sono stati medicati e dimessi con una prognosi di otto giorni. I carabinieri conoscevano S.L., il 38enne che ha aggredito i familiari. Era stato arrestato tempo fa per spaccio di stupefacenti e, dopo un periodo di detenzione, era stato messo ai domiciliari presso la sua abitazione e quindi all’affidamento in prova. Il gesto compiuto l’altra sera è costato caro al magentino. Il magistrato di sorveglianza, basandosi sul rapporto dei carabinieri, ha deciso per la revoca della misura alternativa e ha disposto che il 38enne tornasse in carcere. I carabinieri hanno eseguito la disposizione del magistrato nel pomeriggio di giovedì accompagnando S.L. a San Vittore.
CORRIERE DEL VENETO TREVISO L’inferno del marito-orco: pesta i figli, stupra la moglie I carabinieri chiamati da uno dei bambini: i militari, aggrediti, arrestano l’uomo LORIA — Torna a casa ubriaco, vuole fare sesso con la moglie, lei si ribella e lui la riempie di botte finché arrivano i carabinieri, chiamati dal figlio 12enne. L’uomo, però non si calma e aggredisce la figlia di 3 anni prendendola per il collo. Bloccato dai militari dell’Arma, Omar (omettiamo il cognome per tutelare la privacy dei figli), marocchino di 45 anni, è stato quindi arrestato. Una storia di violenze e soprusi per una donna, poco più che trentenne e i suoi tre bambini, vittime per oltre tre anni di un marito violento e alcolizzato. Omar ha un conclamato problema di alcolismo che lo ha portato a diventare giorno dopo giorno sempre più violento. Vittima prediletta la moglie, costretta a sopportare le sue richieste di prestazioni sessuali «particolari» ad ogni ora del giorno e della notte. E se provava a rifiutarsi erano botte e abusi sessuali. La donna, ha sopportato per anni perché è straniera in Italia, non parla bene la lingua e poi ci sono quei tre bambini da crescere. Ha resistito fino alla scorsa notte, quando la furia dell’uomo è diventata ancora più violenta. Il 45enne aveva anche deciso di farsi curare, arrivando a prendere un appuntamento con il Sert per lo scorso mese di agosto. Poi però non si è presentato, dicendo agli operatori che non poteva perché era in Marocco, in realtà non si è mai mosso da casa. Giovedì all’alba però Omar è tornato a casa, era ubriaco fradicio e voleva fare sesso. Lei si è rifiutata provocando l’ennesimo scatto d’ira da parte del 45enne che l’ha picchiata con una tale violenza da farla urlare. A quel punto il maggiore dei tre figli, 12 anni, ha chiamato i carabinieri: «La mamma - spiega Elvio De Biasio, comandante della stazione dei carabinieri di Onè di Fonte -, lo aveva preparato dicendogli che, se l’avesse sentita gridare, avrebbe dovuto subito chiamare i carabinieri. E il piccolo, seppure terrorizzato, fortunatamente è riuscito a chiedere il nostro intervento». I militari sono arrivati in pochi minuti nella casa della coppia, trovando lui completamente fuori controllo. Hanno provato a calmarlo, rimediando calci e pugni finché, in un estremo atto di violenza, il 45enne si è scagliato contro la figlia più piccola, una bimba di tre anni prendendola per il collo. A quel punto i militari, di fronte a quell’uomo che sembrava impazzito e pronto a far del male alla figlia, lo hanno immobilizzato strappandogli dalle mani la piccola e mettendola al sicuro. Il 45enne è stato quindi arrestato per resistenza e lesioni. «La signora - conclude il comandante -, di fronte all’aggressione alla figlia e aiutata da un’interprete, ha finalmente trovato il coraggio di denunciare il marito anche per le violenze sessuali subite». Per il 45enne si sono quindi aperte le porte del carcere di Santa Bona, mentre per la donna e i suoi tre bambini si è finalmente presentata la possibilità di rifarsi una vita. Milvana Citter
LECCEPRIMA.IT UBRIACO NELLA VILLA TENTA VIOLENZA SU DONNA E RAGAZZINA Un 34enne rumeno arrestato ieri sera a Morciano di Leuca. Prima, battute verso tutte le signore che passavano, poi il tentativo con una donna. Fermato dal marito, si è diretto verso una minorenne MORCIANO DI LEUCA – Prima ci avrebbe provato con una donna sposata, con tanto di marito nelle vicinanze, poi, addirittura, con una minorenne. Complice, uno stato di ubriachezza che definire molesta è quasi un eufemismo. E’ finito così in carcere con l’accusa di violenza sessuale, dopo aver provocato un vero e proprio subbuglio, Florin Vladu, 34enne rumeno, con residenza in provincia di Pavia, ma che abita da qualche tempo nel basso Salento. Teatro della vicenda, ieri sera, la villa comunale di Morciano di Leuca, in questo periodo dell’anno ancora molto frequentata da residenti e turisti. Vladu, dunque, dopo aver alzato il gomito, avrebbe iniziato a infastidire tutte le donne che passavano sotto i suoi occhi. Un comportamento sgradevole, ma al quale i più hanno dato inizialmente scarso peso, considerandolo come il delirio di un ubriaco, sostanzialmente innocuo. Ma sembra che con lo scorrere del tempo e il calare della sera, l’insistenza si sia fatta eccessiva, tanto che dalle intenzioni si sarebbe arrivati ai fatti. Quando nella villa, ormai, erano rimaste poche persone, Vladu avrebbe cercato di approfittarne, avvicinando una signora, afferrandola per le braccia, e tentando più volte di abbracciarla e baciarla. Il 34enne non sapeva, però, che la donna era accompagnata dal marito. L’intervento di quest’ultimo è stato immediato e deciso. Seguito da una telefonata al 112. Tutto questo mentre l’uomo, allontanatosi, ma evidentemente non intenzionato a fuggire, cambiava oggetto delle sue attenzioni. E, vista una ragazzina, non ancora maggiorenne, avrebbe ripetuto il copione, ovvero afferrandola per le braccia. In questo caso, la ragazzina sarebbe però riuscita a divincolarsi e fuggire. Nel frattempo, proprio in quei concitati momenti, arrivavano dalla stazione di Salve i carabinieri, in precedenza chiamati dal marito della prima vittima. I quali si sono trovati davanti ad una scena a dir poco inquietante: la ragazza, terrorizzata e in lacrime, stava correndo verso casa. E solo davanti ai genitori s’è tranquillizzata. E’ stata lei la prima a indicare ai militari l’uomo che l’avrebbe afferrata. Vladu ha cercato ovviamente di negare tutto, per essere però smentito dalla coppia di coniugi che per prima era stata oggetto delle morbose attenzioni. Il 34enne, a quel punto, avrebbe avuto una violenta reazione, prima minacciando le vittime, poi cercando di colpire con calci e pugni i carabinieri intervenuti, senza però riuscire nell’intento. Portato in caserma, è stato dichiarato in arresto. Il pm di turno della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lecce, Alberto Santacaterina, ha disposto il suo trasferimento in carcere.
L’ARENA di Verona MARANO. Dopo le polemiche sui trattamenti Pesticidi sulle vigne «L’alternativa è il vino biologico» L’agronomo Zardini: «Necessari progetti a tutela della salute» Dopo le polemiche sull’uso di pesticidi in agricoltura e il futuro delle coltivazioni in Valpolicella, il docente dell’Università di Enologia con sede a San Floriano, Paolo Zardini, prende posizione. «La produzione con metodi alternativi e di minor impatto è oggi una scelta obbligata», sostiene l’agronomo, che è anche capogruppo di minoranza del Comune di Marano; «c’è bisogno di mettere in campo già ora le migliori azioni per far sì che l’ambiente agricolo cresca ulteriormente, anche professionalmente. In generale la Valpolicella, per il controllo fitosanitario, è rimasta ancorata ad un tipo di lotta convenzionale». Oggi altre regioni (per esempio il Trentino Alto Adige) hanno sviluppato metodi di difesa delle colture che prevedono progetti di agricoltura alternativa di tipo integrato e biologico. «A San Floriano», continua Zardini, «abbiamo la fortuna di avere un apparato scolastico e accademico di prim’ordine, che si occupa di agricoltura, ambiente e tecnologia innovativa: si dovrebbero far partire progetti integrati con il settore imprenditoriale, lungimiranti, volti alla tutela della salute del cittadino e dell’agricoltore che usa prodotti pericolosi, avendo anche maggiore attenzione per l’ambiente e i suoi ecosistemi. Oggi è possibile fare agricoltura preservando il prodotto senza l’uso di pesticidi di sintesi, ma servono competenza e organizzazione». (*) Per il consigliere provinciale Ivan Castelletti, della commissione Agricoltura, è fondamentale investire sul biologico. Castelletti crede molto nello sviluppo dei vini veronesi specialmente in Valpolicella. «La qualità dei vini prodotti da uve biologiche in Veneto sta crescendo, di pari passo con la consapevolezza di produttori e amministratori di diminuire il carico sul territorio e sui vigneti di prodotti chimici», spiega Castelletti, «e con la tendenza dei consumatori a privilegiare vini di territorio prodotti con pratiche di coltivazione e di vinificazione rispettose dell’ambiente e della salute». Il progetto sul vino biologico nei prossimi mesi, secondo Castelletti, deve essere rivisto anche dalla Commissione europea per trovare un compromesso che rispetti i reali standard biologici rispetto a quelli in vigore per il vino convenzionale.
(*) Nota: se l’obiettivo è tutelare la salute, piuttosto che bere vino biologico è preferibile mangiare uva. Anche biologica se si vuole.
LA PROVINCIA DI LECCO merate Ubriaco, prende a coltellate l’amico: arrestato L’uomo era ospite nella casa del conoscente rimasto ferito. L’aggressore colpito a bastonate MERATE Un filippino di 54 cinquantenne ha ripetutamente colpito con un coltello - fortunatamente in modo non grave - un connazionale di cui era ospite. Il diverbio è avvenuto nella tarda serata di martedì attorno alle 23,15 in una abitazione di via S. Luisa di Marillac, vicino all’ospedale. Jaime Hernandez, che in precedenza risultava domiciliato a Milano ma che è in Italia senza fissa dimora, con precedenti penali e comunque in regola con il permesso di soggiorno, da qualche tempo era ospitato da un altro filippino di 42 anni, sposato. Per futili motivi, forse dovuti alla convivenza, è scoppiato un litigio ed Hernandez, in evidente stato di ubriachezza, ha estratto un piccolo coltello a serramanico di tasca e ha colpito varie volte al braccio sinistro e al volto il 42enne, di professione domestico. A sua volta l’aggredito ha reagito con un bastone con il quale ha colpito alla testa Hernandez, causandogli ferite guaribili in 20 giorni. Temendo però guai più gravi, se n’è andato di casa dirigendosi a piedi al pronto soccorso del Mandic, distante meno di duecento metri. I medici dell’ospedale hanno chiamato i carabinieri dopo aver curato il ferito, che ha riportato ferite al braccio sinistro ed al mento, guaribili in una ventina di giorni. Anche Hernandez si era recato al pronto soccorso dell’ospedale, e qui i carabinieri l’hanno rintracciato mentre si faceva medicare le botte alla testa. Un sopralluogo successivo ha portato al rinvenimento del coltello nei pressi dell’abitazione. Sono così scattate le manette ai polsi di Hernandez, accusato di lesioni personali aggravate e porto abusivo di armi ed oggetti atti ad offendere. Lorenzo Perego
LA STAMPA LA RIVOLUZIONE DEL BERE Via libera alla birra fai da te Il fenomeno è ancora agli inizi ma gli artigiani stanno creando un mercato per esperti e buongustai Un decreto ministeriale: anche i coltivatori di orzo potranno produrla, come i viticoltori MARIO BAUDINO Esiste un birrificio artigianale a 2650 metri d’altezza, che com’è ovvio funziona solo d’estate. E’ sulle Alpi del Cuneese al rifugio Pagarì, dove Aladar, al secolo Andrea Pittavino, ha installato pentoloni e fermentatori per gli escursionisti. Ma a parte la posizione inusuale, il piccolo impianto non è una rarità. Il fronte dei piccoli birrai è sempre più ampio, e sta conquistando un ruolo crescente. Ha ottenuto anche un riconoscimento ufficiale, perché un decreto ministeriale permette a chi coltiva l’orzo di produrre la sua birra in una situazione fiscale più vantaggiosa. Può considerarla come «attività agricole connessa»: ha cioè gli stessi diritti e doveri dei coltivatori-produttori di vino, mentre prima era penalizzato. Detto questo, la burocrazia esiste per tutti, e nel caso dei birrai è complicata, come ci spiega Luca Giaccone, curatore della «Guida alle birra d’Italia» pubblicata da Slow Food. Si aggiunga che molto spesso i nuovi artigiani importano la materie prime. Il segnale è però importante, forse addirittura in grado di smentire Ernst Jünger. Il grande scrittore tedesco di «Tempeste d’acciaio» vedeva un contrasto importante tra le civiltà della birra e quelle del vino, preferendo le seconde, dionisiache, alle prime, introverse: ma fra il vino e la birra italiani scoppia la pace, mentre un esercito di raffinati produttori bussa alle porte. Saranno tutti al Salone del Gusto, in uno spazio dedicato, con i colleghi americani. Il birraio artigiano sta cambiando il modo di bere: non più per dissetarsi nella stagione calda con un prodotto standardizzato, ma una scelta da esperti e buongustai. I numeri dicono che siamo agli inizi, si parla dell’1% del mercato; bisogna sapere però che dietro ai 300 nuovi birrifici d’Italia (tanti sono, un terzo dei quali fra Piemonte e Lombardia) c’è chi, come accade per il vino, ormai fa tutto in casa per il consumo personale. «Sono molto diffusi dei semplici kit che costano un centinaio di euro - spiega Giaccone - e permettono di prepararsi una trentina di litri di birra, lavorando un’intera giornata. Volendo, si potrebbe anche aggiustarsi con le pentole della cucina, visto che si tratta di bollire, filtrare e decantare». E c’è anche un aspetto curioso: la legge vieta di scrivere su queste attrezzature la parola birra, ragion per cui vengono venduti come «kit per bevanda spumeggiante»: il che a qualcuno evocherà il melodramma e le fosche gelosie della «Cavalleria rusticana», dove si parlava però di vino, ma agli appassionati ricorda l’America degli «home-brewer», dove tutto è cominciato. Qui da noi il fenomeno è giovane. I primi ad avventurarsi furono, spiega l’esperto, due piemontesi e due lombardi, a metà degli Anni Novanta: Teo Musso, che a Piozzo, zona di dolcetto, inventò la mitica «Baladin», e un «birradotto» che porta la bevanda dal birrificio alla birreria in centro al paese; la Beba a Villa r Perosa, Il Birrificio italiano a Lurago Marinone, provincia di Como, e il Birrificio Lambrate nell’omonimo quartiere di Milano. Sono stati i padri fondatori, e adesso il loro modo d’intendere la birra ha influenzato anche le multinazionali del settore, creando intorno a sé una galassia che si declina in tutte le accoppiate possibili con i negozi, i pub o i ristoranti. Ad Albisola superiore, nel Savonese, c’è Fiore, una pizzeria famosa perché unisce forno e birrificio. Dice il cinico Homer Simpson: «Tutti noi abbiamo bisogno di credere in qualcosa: io credo che tra un attimo mi farò una birra». La beffarda affermazione è sul punto di diventare politicamente corretta.
ILGIORNALEDELLAPROTEZIONECIVILE.IT Contro gli incidenti del sabato sera da Londra la guida al soccorso degli ubriachi Giovani e alcol: in Inghilterra si insegna a soccorrere gli amici ubriachi; in Italia siamo forse meno originali, ma non mancano le campagne di sensibilizzazione La cool Britannia irrompe con originalità anche in settori non legati direttamente allo show business. La Croce Rossa inglese ha pensato infatti di istituire un corso di primo soccorso dedicato alle persone in stato di ebbrezza. Tra le iniziative legate al tema della diffusione dell’alcol tra i giovani, probabilmente si tratta di una "rivoluzione copernicana": l’intenzione è infatti ribaltare la prospettiva, responsabilizzando i giovani e insegnando loro ad aiutare eventuali amici che avessero alzato eccessivamente il gomito. Come ha dichiarato Joe Mulligan, portavoce della Croce Rossa, bisogna essere sicuri "che ogni giovane, che abbia bevuto o meno, abbia la capacità e la sicurezza di affrontare una situazione critica". Grazie alla campagna d’informazione lanciata dalla Croce Rossa della Gran Bretagna, verrà insegnato agli allievi delle scuole come comportarsi, ad esempio come mettere in posizione di sicurezza una persona che sta male e come somministrare il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca. L’abuso di alcol tra i giovani è spesso causa di incidenti stradali mortali. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’alcol è la prima causa di morte tra i giovani europei tra i 15 e i 29 anni. I dati sugli incidenti stradali forniti dall’ASAPS - Associazione Amici Sostenitori della Polizia Stradale - lasciano intendere che si è ben lontani da una soluzione "tradizionale" del problema: se da un lato infatti nei primi mesi del 2010 è diminuita la percentuale degli incidenti (-3,3% rispetto al 2009), dall’altro è aumentata quella relativa agli incidenti mortali (+ 5,9%). In questi ultimi un ruolo centrale lo gioca purtroppo la guida in stato di ebbrezza: le vittime sono soprattutto i giovani sotto i 30 anni, che consumano sostanze alcoliche ben oltre il limite consentito per legge. Per Sandro Salvati, presidente della Fondazione Ania per la sicurezza stradale "siamo di fronte ad un vero e proprio allarme sociale legato alla deriva della giovani generazioni. Da una parte l’Asaps ci dice che aumentano i morti da incidente stradale nei week-end del primo quadrimestre 2010 e oltre un terzo delle vittime è under 30. Dall’altra l’Istituto Superiore della Sanità ci comunica che cresce tra i giovani la moda del bere per sballarsi". È sempre più evidente la necessità di sensibilizzare i giovani a "non bere e guidare", ed è in questo contesto che si inserisce l’iniziativa del Gruppo dei Giovani del Comitato Locale di Cusano Milanino "Never Drink & Dri
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