ROMA - Addio alla sbornia "mediterranea", spesso causata da vino o birra e prossima (o conseguente) a un pasto: in fatto di alcol, il nuovo pericolo, soprattutto per i giovani, viene dal Nord Europa e si chiama "binge drinking", un modo di bere che è finalizzato proprio all’ubriacatura e prevede il consumo di bevande alcoliche diverse in un arco di tempo ridotto e lontano dai pasti. Ne parla espressamente la relazione che il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha trasmesso ai presidenti di Camera e Senato sugli interventi realizzati da ministero e Regioni in attuazione della legge quadro 125/2001 in "materia di alcol e problemi alcolcorrelati". La relazione contiene i dati più recenti sulla situazione italiana e da essi risulta quasi 8,5 milioni di cittadini bevono oltre la soglia di rischio e che tale abitudine riguarda il 15,8% di chi ha più di undici anni.
Tra di loro ci sono circa 475.000 ragazzi con meno di 16 anni, pari al 18,5% dei ragazzi ed al 15,5% delle ragazze. Secondo il rapporto, la situazione tra la popolazione più giovane è peggiorata anche per abitudini di "importazione" come il binge drinking, divenuta pratica consueta soprattutto per i giovani uomini tra i 18 e i 24 anni (21,6%) e nella fascia 25-44 anni (17,4%), ma diffusa anche fra le donne fra i 18 e i 24 anni (7,9%); fra le giovanissime di 11-15 anni, è addirittura più diffusa che fra i coetanei maschi. Le medie giovanili sono nettamente superiori a quella nazionale che è di 12,4% per gli uomini e del 3,1% delle donne.
Altro dato preoccupante è che nell’ultimo decennio è cresciuta in Italia la quota di chi beve al di fuori dei pasti e che tale aumento è particolarmente significativo tra le donne e fra i giovani, ai quali va il primato in questi consumi: fra gli 11 e i 25 anni, nel 2009 ha riguardato il 34,4% dei maschi e il 22,8% delle donne. La relazione del ministero afferma, inoltre, che nel 2008 circa 6mila incidenti stradali - per la precisione, 5.920, il 2,12% del totale - sono stati causati dall’eccessivo consumo di alcol e da conducenti in stato di ebbrezza. Infine in Italia risulta ancora bassa rispetto agli altri Paesi europei la diffusione di conoscenze sul tasso legale di alcolemia per la guida e sui limiti di consumo con esso compatibili.
Nell’indagine è riportato un dato contraddittorio rispetto agli allarmi del ministero e riguarda il basso consumo pro-capite di alcol (8,02 litri contro l’11,6 della media Ue) e il fatto che l’Italia risulta essere, assieme al Portogallo, il Paese con il maggior numero di astemi totali: il 39% dei cittadini, secondo un’indagine europea condotta nel 2009, non consuma bevande alcoliche. Record singolare per un Paese che condivide con la Francia il primato mondiale per la produzione di vino e in cui 8,5 milioni di persone presentano "almeno un comportamento a rischio" rispetto al consumo dell’alcol. Con la relazione è stato presentato anche il primo bilancio dell’operazione "Naso rosso", promossa d’intesa con il ministero della Gioventù. Dai dati emerge che il 34,6% dei giovani arriva in discoteca già con un tasso di alcol nel sangue superiore al limite dello 0,5 concesso dalla legge per poter guidare. A fine serata, la percentuale di giovani sopra la soglia dello 0,5 è aumentata al 44%, mentre quelli a tasso zero, che all’ingresso erano il 33%, sono scesi al 16%. L’unica nota positiva, come ha sottolineato il ministro Giorgia Meloni, è che tra i ragazzi che hanno dichiarato che avrebbero guidato dopo la discoteca la quasi totalità è risultata inferiore al limite dello 0,5. "Questo vuol dire - ha detto Meloni - che è aumentata la consapevolezza tra i giovani che, se devono guidare, bevono con moderazione".
da Repubblica.it
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