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Rassegna alcol e guida del 4 marzo 2011

A cura di Alessandro Sbarbada, Guido della Giacoma e Roberto Argenta

APRO QUESTA RASSEGNA CON UN ARTICOLO CHE E’ UN CONCENTRATO DI IDIOZIE. PER COMMENTARE TUTTE LE INESATTEZZE PRESENTI NON BASTEREBBE UNA INTERA RASSEGNA.

http://www.agenfax.it/cronaca/a-cena-con-letilometro_12394.html

A cena con l’etilometro

Scritto il 04 marzo 2011.

Chi beve abitualmente il vino cerca di convivere con la paura dell’etilometro in agguato, una paura che ha fatto calare bruscamente le vendite al punto da far tremare i produttori che temono le cantine restino piene di prodotto invenduto. Ed è in questo panorama che si scopre, o si riscopre, la nuova cultura del bere ed il fatto che bere vino in modo corretto e consapevole rappresenta un vantaggio salutistico rispetto all’essere astemi. Argomenti di grande attualità di cui si fa un gran parlare. Esattamente come è accaduto ieri sera a Cella Monte all’agriturismo Villa Perona dove, con il giornalista enogastronomico Paolo Massobrio, Corrado Rendo direttore sanitario ASL Al, Fabio Falco Capitano Comandante Compagnia Carabinieri di Casale Monferrato, Luigi Bartoletti direttore SERT provinciale ASL Al e Donatella Prosa responsabile Sert Casale Monferrato è stato fatto il punto proprio su “vino ed etilometro”. Scopo dell’incontro è stato quello di fare chiarezza sull’immagine corretta che gli agriturismi devono dare, del mondo della ristorazione e soprattutto del vino, alimento fondamentale per l’economia del nostro territorio e, se consumato correttamente, prezioso alleato per la buona salute. Una serata alla quale ha partecipato anche il presidente regionale Coldiretti Piemonte Paolo Rovellotti, il quale ha voluto richiamare l’attenzione sul fatto che “il vino fa parte della civiltà agroalimentare, parte integrante della nostra dieta mediterranea e quindi, come tale, deve essere considerato a tutti gli effetti come patrimonio, mai demonizzato”. “Appare doveroso sottolineare questi concetti proprio adesso, epoca nella quale si assiste ad una criminalizzazione indiscriminata di tutte le bevande alcoliche in virtù degli effetti nocivi sulla salute e sulla guida automobilistica. – afferma il presidente regionale e provinciale di Terranostra Franco Pigino – Ma è doveroso fare una distinzione: tutti sappiamo, infatti, che le stragi del sabato sera non sono certo dovute ad un buon bicchiere di vino consumato durante la cena. Il messaggio nuovo è legato a molti studi scientifici e osservazioni sugli effetti benefici del consumo abituale e moderato di vino. Fra i vari principi attivi identificati nel vino, quello più noto è il resveratrolo. Questa sostanza è un antiossidante presente soprattutto nel vino rosso, che ha la capacità di migliorare l’efficienza cellulare attraverso il potenziamento dell’attività mitocondriale, la “centralina” energetica delle cellule”. Il vino, quindi, non per curare le malattie, ma per prevenire e ridurre il rischio di sviluppare molti gravi disturbi cardiovascolari e neurologici. Resta il problema della giusta dose di vino, volta a garantire gli effetti ora menzionati. A questo riguardo i ricercatori impegnati nel settore hanno identificato in due bicchieri al giorno la quantità ottimale per la popolazione di sesso maschile. Il vino, coniugato al femminile, prevede invece una dose leggermente inferiore (un bicchiere), in virtù di differenze metaboliche ed epidemiologiche. Il vino dunque non solo come bevanda ricca di gusto e piacere, ma anche come fonte di salute e di potenzialità preventiva. Il vino che non solo non fa male, ma addirittura fa bene. Bere vino, dunque, anziché essere astemi, se si vuole proteggere la salute. Ed è proprio questo si deve valorizzare e diffondere fra produttori e consumatori di vino. Infatti, soltanto l’informazione precisa e puntuale e l’educazione al consumo consapevole di vino possono promuovere serenità e fiducia fra vignaioli e produttori e soprattutto tranquillità e salute fra i consumatori. “Sicuramente il vino non è una medicina, ma è pur vero che molte delle sue componenti producono effetti benefici per l’organismo umano e molte autorevoli ricerche medico-scientifiche hanno dimostrato che il vino, se consumato con moderazione, può aiutare a vivere meglio. – afferma la Coldiretti alessandrina – Spesso assistiamo ad una confusione enorme tra i livelli e le diverse tipologie di alcol contenute nel vino e in altre bevande. Sappiamo tutti che non si possono mettere sullo stesso piano e soprattutto come l’effetto negativo sulla guida dei veicoli sia dovuto ai superalcolici più che al vino. Dunque è la ricerca a dimostrare che il vino è un elemento importante della dieta quotidiana: soprattutto se si parla di vino rosso dove è presente il resveratrolo, la sostanza che ha questa influenza positiva sulla salute”. Purché non se ne abusi ma, del resto, è consigliabile non abusare anche di dolci o di cibi grassi. Lo stesso Ministero della Sanità esorta a rilanciare la dieta mediterranea sottolineando che si abbia la sensibilità di comprendere che l’alcolismo ha radici sociali ed economiche ben lontane dall’attività della filiera vitivinicola e che è proprio il vino, assieme all’olio e ad altri prodotti, uno dei componenti fondamentali della dieta mediterranea. Il consumo procapite di vino si è praticamente dimezzato negli ultimi 30 anni in Italia, che è sceso a 40 litri a persona per un totale di 20 milioni di ettolitri: un’analisi da cui emerge come il consumo responsabile di vino sia cosa ben diversa dall’abuso di alcol che riguarda il 34,6% dei giovani che arriva in discoteca già con un tasso di alcol nel sangue superiore al limite dello 0,5 concesso dalla legge per poter guidare. “Il vino è divenuto l’espressione di uno stile di vita “lento” attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol. Si tratta di un cambiamento che occorre riconoscere per evitare il rischio di una dannose criminalizzazioni, mentre è necessario investire nella prevenzione promuovendo la conoscenza del vino con il suo legame con il territorio e la cultura, a partire proprio dalle giovani generazioni”.

UN LIBRO CHE TRATTA DELL’ALCOLISMO DEGLI ADOLESCENTI ED IL RUOLO DEI GENITORI

PASSAPAROLA

Giovani con il bicchiere in mano che bevono per dimenticare il futuro

La storia del rapporto fra un figlio quindicenne e madre e padre assenti in "Ragazzi ubriachi", il libro di Flavio Pagano. Le radici di un fenomeno sempre più diffuso, l’alcolismo fra gli adolescenti. E il ruolo dei genitori, incapaci di parlare e di ascoltare

di SILVANA MAZZOCCHI

IN Ragazzi ubriachi, il bel libro di Flavio Pagano (Manifestolibri), così li racconta il protagonista quindicenne: "Tanti amici miei, quando erano un po’ ubriachi, anche le ragazze, prima erano allegri, così allegri e pieni di vita che sembravano che il mondo se lo volevano mangiare. Però, dopo un po’ diventavano tristi. Il mondo se l’erano bevuto... Bere è così, sembra che voli, ma le ali non ce l’hai". Un gruppo di ragazzi come tanti cerca nell’alcol la sicurezza, ma nell’alcol finisce per perdersi. In un’altalena perenne che va dallo smarrimento alla delusione, alla voglia d’amore e d’amicizia, allo scontento. Con intorno genitori benestanti e assenti che cercano di vivere alla meno peggio, tra amarezza e disincanto. Senza saper ascoltare, o saper vedere davvero i propri figli, neanche quando rischiano di imboccare un cammino senza ritorno.

E’ costruito a due voci, con i diversi punti di vista di padre e figlio, Ragazzi ubriachi. Il padre, un uomo buono ma distratto e lontano, irrisolto nel lavoro e incapace di imporre regole di qualsiasi tipo. Il figlio ragazzino, poco amante della scuola ed eternamente alle prese con una quotidianità che lo trascina sempre più giù. E, sullo sfondo, una madre, ansiosa, apprensiva, eternamente in viaggio, preoccupata allo spasimo, eppure negata a comprendere. Genitori separati, non diversi da tanti altri. E come tanti altri convinti che sia indispensabile occupare il tempo dei figli con mille impegni "formativi". Ma incapaci di dar loro le poche certezze di cui hanno davvero bisogno: poter contare su un punto di riferimento sicuro, su qualcuno che sappia captare le loro fragilità, l’allarme lanciato dai primi segnali di alcolismo. Un padre e una madre in grado di saper davvero guardare il loro ragazzo, ascoltarne le ragioni, i bisogni, i desideri.

Ragazzi ubriachi racconta una realtà molto diffusa e ancora sottostimata: i giovanissimi usano l’alcol e ne abusano, si ubriacano e si stordiscono. "Bevono per dimenticare il futuro". E troppo spesso i genitori se ne rendono conto solo quando è ormai troppo tardi. Flavio Pagano, scrittore e autore televisivo, ha il dono di una scrittura semplice e suggestiva, Il suo romanzo ha il merito di raccontare un pezzo di vita vera.

I ragazzi e l’alcol, si può quantificare il fenomeno in Italia?

"Nella cultura mediterranea il bere ha una lunghissima tradizione, le cui radici affondano nella poesia latina ma in quella tradizione prevale l’aspetto conviviale, il vino come amico, consolatore e talvolta illuminante. Poi c’è stata la svolta. Il bere, molto e male, è diventato un fenomeno sociale. Il 10% dei giovani tra i 13 e i 24 anni dichiara almeno un episodio di binge drinking, ovvero il consumo di almeno cinque bevande alcoliche nel giro di due ore, lontano dai pasti, negli ultimi tre mesi. Più numerosi i maschi, 15%, ma le ragazze che bevono aumentano. Quasi il 30% dei giovani, sempre tra i 13 e i 24 anni, dichiara di essersi "ubriacato almeno una volta" e più in generale l’esperienza dell’ubriachezza, anche occasionale, riguarda quasi il 20% degli italiani. Del cambio culturale in corso fa parte anche il declino del vino a favore dei superalcoolici. L’Organizzazione mondiale della sanità riferisce che in Europa il 25% delle morti di giovani di età compresa tra i 15 e 29 anni è ricollegabile, direttamente o indirettamente, all’alcool. In Italia sui circa 170 mila incidenti stradali che si verificano annualmente, un terzo è attribuibile all’alcool e la metà delle vittime è rappresentata da giovani. Ovviamente l’alcool è anche la principale causa di cirrosi epatica".

Alcol e sballo, qual è il disagio dei giovanissimi? Il ruolo delle famiglie, della scuola...

"I ragazzi si avvicinano al bere perché quella tradizione di cui dicevamo è ancora viva, almeno nelle parole, e bere è il gesto conviviale per eccellenza. Non si pensa all’ubriachezza, ma ad inebriarsi. È questa l’idea che seduce. I motivi sembrano futili. Si beve perché brilli ci si sente più simpatici, per trovare il coraggio di avvicinare una ragazza, ma anche per autodrammatizzazione - che è un ideale giovanile sempre più diffuso, e molto insidioso. Riecheggiano atteggiamenti del Romanticismo, dove l’eroe è bello e un po’ ammaccato. I ragazzi perdono contatto con le proprie emozioni, bevono "per dimenticare una vita che non hanno ancora vissuto" e tendono verso atteggiamenti clamorosi. Dietro la futilità apparente delle ragioni c’è un vuoto inquietante. Bere un bicchiere e farsi quattro risate lascia il posto al bere quattro bicchieri e farsi un bel pianto. In famiglia, più che il dialogo, manca l’ascolto. E poi famiglia, società, scuola, non posseggono né offrono riferimenti. I ragazzi ubriachi fanno parte del popolo degli invisibili, di quelli che per sentire di esistere devono incendiare un cassonetto a una manifestazione, o vomitare nel cesso di un locale. Dalla politica alla vita domestica, gli adulti offrono solo confusione e debolezza".

Un romanzo a due voci, il padre e il figlio adolescente; è possibile il dialogo in certe circostanze?

"Nel libro ho cercato di dar voce ad entrambe le parti. Gli stessi episodi sono raccontati dal punto di vista di un padre (figura demolita) e di suo figlio. Il confronto è duro: i primi due capitoli cominciano con una dichiarazione di guerra "Mio figlio è uno stronzo", "Mio padre è uno stronzo", eppure è uno scontro tra persone che si cercano disperatamente. Tutto avviene in una famiglia "normale", dove non ci sono problemi economici, né tanto meno un livello culturale insufficiente. Ed è lì che l’alcool rivela la sua insidiosità. Perché non fa scalpore, non sembra una cosa pericolosa. I genitori sottovalutano spesso i segnali di disagio dei propri figli. Sono loro, prima di tutto, a essere ubriachi. Ubriachi di noia, di slogan, di idee senza radici, di parole. I genitori di oggi, spesso, in realtà sono degli eterni figli. Quello che occorre a un ragazzo è l’esempio. Quella del libro è una famiglia di genitori separati. Ma il discorso non vale solo per le famiglie dissolte. Prima di parlare con i propri figli bisogna ascoltarli, vederli. Essere presenti. Mettere regole, e dare l’esempio in prima persona. Il punto è lì. Altrimenti le parole, che pur sono un mondo meraviglioso, diventano chiacchiere. Ci vuole amore, e anche fermezza".

Flavio Pagano - Ragazzi ubriachi; Manifestolibri pag.172, euro 18

CONSEGUENZE DEL CONSUMO DI BEVANDE ALCOLICHE

LA VOCE DELLA SLOVACCHIA

Alcol e acetone nelle vene del massacratore di DNV

4.3.11 - Lubomir Harman, l’uomo che ha ucciso sette persone e ne ha ferite altre quindici nel quartiere residenziale di Devinska Nova Ves a Bratislava aveva bevuto alcol e sniffato acetone subito prima di compiere il massacro.

Gabor Grendel, portavoce del Ministero dell’Interno, ha reso noto ieri i risultati dell’esame autoptico che certifica come Harman avesse un livello di etanolo nel sangue pari a 0,50-1g / kg, lo 0,14 per mille di acetone nel sangue e lo 0,85 nelle urine.

Insomma “secondo il rapporto degli esperti l’assassino era leggermente ubriaco al momento dell’azione” e “oltre all’alcool (…) aveva anche inalato acetone”.

Secondo i riscontri dell’autopsia la ferita al petto di Harman sarebbe stata mortale anche se l’uomo non si fosse inferto il colpo di grazia da solo ed ha permesso al ministro degli Interno David Lipsic di affermare: “questo caso dimostra che l’impiego dei fucili automatici Vz 58 da parte della Polizia può salvare vite innocenti nelle aree urbane”, riferendosi alle polemiche dei giorni scorsi e relative all’arma di servizio smarrita a Bratislava da un poliziotto.

Secondo gli esperti è definitivamente esclusa la possibilità che, nel corso della sparatoria, la polizia possa aver sparato contro o aver ferito persone diverse da Harman. “A differenza del perpetratore del crimine, la polizia tiene in conto la vita e la salute dei civili innocenti. Le conclusioni degli esperti dimostrano che gli agenti di Polizia hanno svolto correttamente il loro compito e che meritano non solo le lodi del Ministero ma anche quelle dei cittadini”, ha concluso Lipsic.

Il 30 agosto del 2010, Lubomir Harman, un residente di un quartiere periferico di Bratislava, ha ucciso a sangue freddo i cinque membri di una famiglia di vicini Rom, un loro parente in visita ed una povera donna affacciata al balcone di casa. Nel conflitto a fuoco con la polizia che ne era seguito, Harman aveva ferito 15 passanti, era rimasto ferito a sua volta e si era infine ucciso sparandosi un colpo in testa.

Qualche imbecille ipotizzava, ancora nei giorni scorsi, che oltre alla follia ed al disagio sociale le folli azioni dell’uomo potessero trovare una qualche giustificazione nell’origine etnica delle sue vittime e sul loro comportamento molesto di vicini. Con buona pace dei pennivendoli e dei documentaristi da strapazzo Harman, oltre che sangue, nelle vene aveva anche alcol ed acetone.

IL RACCONTO

"Prima il whisky poi l’aggressione così la notte è diventata un incubo"

La testimonianza della giovane che ha denunciato lo stupro in caserma. "Ricordo il tatuaggio di uno di loro". "Avevo fame e mi hanno trasferito dalla cella alla mensa. Lì sono iniziati gli abusi". "Ho avuto tanta paura. Ma solo il giorno dopo ho trovato il coraggio di raccontare tutto"

di EMILIO ORLANDO

ROMA - "Ho ancora in mente un tatuaggio, quello dell’uomo che mi ha violentata. Sono sconvolta. Non riesco a pensarci. Come è accaduta una cosa del genere? Io stessa non ci volevo credere. E forse ho rimosso per un po’. Ora però sento tutto il dolore. In quella mensa ho avuto tanta paura...". Parla, parla senza fermarsi con i carabinieri di via In Selci ma sembra non riuscire a mettere a fuoco quello che le è capitato: racconta degli "abusi che ha subito" S. D. T, 32 anni, dice di essere stata la "vittima" di tre carabinieri e di un vigile urbano la notte tra mercoledì e giovedì nella camera di sicurezza della stazione dei carabinieri di Roma Quadraro.

La donna, una ragazza madre, originaria di Crema ma residente nella Capitale, arrestata per aver rubato dei vestiti in un supermercato, quella notte dormiva nella cella della piccola stazione sulla Tuscolana in attesa del giudizio per direttissima. Dice di ricordare con chiarezza "quello che è accaduto". E racconta: "Durante la notte sono stata svegliata da quattro uomini che sono venuti da me con bottiglie di alcolici e mi hanno offerto da bere. Ho accettato, non immaginavo di non potermi fidare. Abbiamo bevuto whisky, poi ho chiesto qualcosa da mangiare, avevo fame, e loro mi hanno fatto uscire dalla cella e mi hanno portato in sala mensa". La donna interrompe il racconto e comincia a piangere. Poi riprende: "E stato lì che è successo il peggio. Mi hanno circondata e a turno hanno avuto con me rapporti sessuali. Anche loro avevano bevuto e molto... ". Gli investigatori del Nucleo investigativo di via In Selci hanno dato il via alle indagini, hanno fatto i rilievi nella cella e nella mensa, che ora è sotto sequestro.

Le indagini sono partite appena dopo la denuncia. Poche ore dopo che S. D. T. si è presentata nell’aula di tribunale per essere processata per il furto. "Dopo l’udienza ho avuto il coraggio di denunciare, di raccontare della folle notte passata in caserma - afferma - quello che ho detto è vero. Sono pronta a descrivere i tatuaggi che aveva uno degli agenti che ha fatto sesso con me. Sono una ragazza madre, faccio lavori saltuari, ma non sono una di facili costumi". Ad aiutare la donna è stato un amico, un agente immobiliare che l’ha accompagnata a sporgere denuncia e l’ha poi portata al Policlinico Casilino, per gli test sanitari. "Era spaventata e sotto choc - ha sottolineato l’amico - le ho detto che non doveva avere paura, ma lei era intimorita perché doveva accusare dei carabinieri. Le ho detto che doveva dire la verità. Come avrebbe dovuto comportarsi altrimenti? Lasciar correre solo perché si tratta di uomini appartenenti alle forze dell’ordine?".

I carabinieri accusati delle violenze, da quando la vicenda è stata resa pubblica, sono stati trasferiti in un’altra stazione, sul litorale romano. I colleghi sono sotto choc: "È un fulmine a ciel sereno - dicono i militari - non avremmo mai creduto potesse succedere una cosa del genere. Vogliamo chiarezza e soprattutto vogliamo sapere se quello che dice la donna è vero". E dei militari sui quali ora pende l’accusa di violenza sessuale tutti parlano bene: "Sono tre bravi ragazzi, benvoluti da tutti nella zona in cui operano, sia dai residenti che dai commercianti. Ma se sono colpevoli è giusto che paghino per quello che hanno fatto. Noi dobbiamo dare il buon esempio, sempre e comunque".

MESSAGGERO VENETO

Litiga con la madre e le mangia una falange

03 marzo 2011 — pagina 01 sezione: Udine

Al culmine d’una lite familiare, ha staccato a morsi una falange della mano della madre, ingoiandola. È accaduto ieri poco dopo le 16 in un appartamento in via Amalteo, nella zona della chiesa di San Pio X. Protagonista dell’episodio la 38enne udinese Vanessa Del Cont, già balzata di recente agli onori della cronaca perché a dicembre rimase ferita durante una lite con il marito, che si trova ancora in carcere. I carabinieri l’hanno arrestata per lesioni personali gravi.

Ieri oltre ai sanitari del 118 che poi hanno condotto la stessa donna e la madre in ospedale si sono immediatamente recati sul posto i Cc del Nucleo investigativo, che hanno avviato le indagini per far luce sul fatto. La falange non è stata ritrovata e quindi – stando alle prime testimonianze raccolte – è verosimile che Vanessa Del Cont l’abbia proprio ingoiata. Risulta sia stata la stessa donna ad ammetterlo. Nell’alterco, evidentemente per cercare di difendersi, anche la madre ha colpito la figlia, ferendola al volto, probabilmente con un pugno o con una sberla. Vanessa, visibilmente alterata dall’alcol, aveva fatto una richiesta di denaro non condivisa.

Arrivate al pronto soccorso dell’ospedale, madre e figlia hanno ricevuto le cure del caso: la prima è stata medicata in chirurgia plastica per essere poi dimessa con una prognosi di guarigione di venti giorni (al di là della lesione permanente), mentre Vanessa Del Cont è stata dapprima trattenuta al pronto soccorso e poi dimessa a sua volta per la lieve lesione al volto. Entrambe, a tarda sera, si trovavano ancora alla caserma di viale Trieste dove i carabinieri mettevano a verbale le testimonianze prima di procedere al suo arresto. A quanto pare anche il padre di Vanessa era in casa e ha potuto fornire la propria versione dei fatti. Oggi il sostituto procuratore Claudia Danelon valuterà la posizione della donna per procedere alla convalida dell’arresto e all’eventuale misura cautelare.

La sera dell’8 dicembre, in viale Ungheria, Vanessa Del Cont e il marito 48enne Gianluca Fabbro avevano litigato. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, a scatenare l’alterco era stata la decisione di cominciare ad addobbare la casa per l’avvicinarsi del Natale. Lei voleva, lui no. Quello che successe in quei momenti è ancora oggetto di accertamento da parte dell’inchiesta avviata dalla procura. Da allora l’uomo è ancora in carcere: i Cc lo arrestarono per tentato omicidio, poi il magistrato inquirente decise di derubricare l’ipotesi in quella di lesioni personali. Una consulenza medico-legale affidata al dottor Lorenzo Desinan è stata affidata per accertare se le due coltellate all’addome subite dalla donna fossero potenzialmente idonee a causare la morte: per modalità, direzione dei colpi eccetera. Ipotesi da non escludere è stata anche quella d’un gesto autolesionistico da parte della donna: al momento la situazione è rimasta quella iniziale, ma ora il Pm dovrà rivalutare il fatto alla luce della consulenza tecnica. (g.s.)

LA REPUBBLICA

Molestie a una negoziante

03 marzo 2011 — pagina 21 sezione: Nazionale

• Denunciato per violenza sessuale e violenza privata, un 42enne cavese, A.D., che nel fine settimana ha molestato in un negozio del centro, la titolare dell’attivitá commerciale. All’improvviso la donna di 32 anni avvertita la presenza sospetta dell’uomo nel locale, si è sentita toccare e palpare nelle parti intime e spaventata ha cercato di distogliere l’uomo dalle sue cattive intenzioni.

• La forza della donna ha costretto l’uomo a lasciarla stare, dopo che il 42enne aveva dato sfogo alle sue perversioni. Ad identificare successivamente l’uomo sono stati gli agenti del locale commissariato di pubblica sicurezza i quali hanno ascoltato la testimonianza della donna, molto provata per l’accaduto.

• L’uomo sorvegliato speciale dalla polizia per essere giá stato segnalato, ha agito sotto l’effetto dell’alcol.

• A.D. prima di agire si è assicurato che il negozio dove aveva deciso di entrare in azione, fosse privo di acquirenti e si è intrufolato al suo interno, con l’intento di consumare un abuso sessuale. La donna in quel momento sola ha cercato di opporre resistenza all’uomo che con la sua forza, è comunque riuscito a palparle le parti intime. • Attimi di paura per la donna impossibilitata a cercare aiuto, per paura che l’uomo potesse infierire maggiormente su di lei ma una volta vista la resistenza dell’uomo la 32enne ha avuto la forza di reagire, respingendolo aspramente e costringendolo ad allontanarsi dal negozio.

• La vittima ha immediatamente allertato il commissariato di pubblica sicurezza di corso Palatucci, che prontamente intervenuto ha identificato l’uomo, denunciandolo per violenza sessuale e violenza privata ai danni della giovane esercente, residente in cittá. Nei confronti di A.D. è stata richiesta la misura cautelare in carcere. Al pm, quindi, la decisione di concedere o meno la carcerazione all’uomo, reo di aver abusato della commerciante.

• Le molestie ai danni della 32enne seguono il tentativo di violenza alla stazione, avvenuta a fine gennaio, da parte di un 40enne cavese nei confronti di due studentesse, sedute nella stazione in attesa dell’arrivo del treno.

• In quell’occasione la presenza in borghese di un poliziotto di Salerno scongiurò il peggio e con l’aiuto degli agenti del locale commissariato di pubblica sicurezza, l’uomo fu arrestato e condotto alla casa circondariale di Fuorni.

• In precedenza c’era stato un altro episodio: un uomo senza fissa dimora e con problemi psichici importunò alcune ragazze che aspettavano il bus davanti alla stazione ferroviaria. Anche in quell’occasione l’uomo si era avvicinato alle donne per toccarle nelle parti intime.

Annalaura Ferrara

IL TIRRENO

Finisce in carcere per guida in stato di ebbrezza

Protagonista del 1º caso in Val di Magra imprenditore edile residente a Carrara

VENERDÌ, 04 MARZO 2011

SARZANA. Finisce in carcere, primo caso in Val di Magra, a causa di una precedente denuncia per guida in stato di ebbrezza.

Un imprenditore edile di 36 anni è stato arrestato dai carabinieri a seguito della sentenza emessa dal Tribunale della Spezia nello scorso anno.

L’uomo, residente a Carrara, nell’aprile del 2007 restò coinvolto in un incidente stradale avvenuto alle 5 del mattino lungo viale XXV Aprile.

I carabinieri, poco dopo giunti sul posto, rilevarono che, fortunatamente, non c’erano stati feriti. Però non sfuggì loro lo stato dell’imprenditore, chiaramente in preda all’alcol, come poi dimostrarono i test eseguiti dai militari sullo stesso automobilista. Da qui iniziò l’iter giudiziario a carico del carrarese che, dopo fasi successive, approdò alla sentenza: un mese di reclusione e 800 euro di multa. Pena che forse l’uomo avrebbe potuto trasformare in sanzioni amministrative, ma della quale proprio sembrò non curarsene.

Da alcuni mesi i carabinieri di Sarzana cercavano di intercettare l’uomo: ma, per un motivo o per l’altro, questi riusciva sempre a farla franca.

Almeno fino a ieri mattina quando i carabinieri lo hanno atteso nei pressi del cantiere presso il quale stava lavorando, conseguentemente mettendogli le manette.

Questo è il primo caso in Val di Magra che riguarda la detenzione in carcere per guida in stato di ebbrezza, come ha rilevato il capitano Alessandro Coassin, comandante della compagnia carabinieri di Sarzana.

F.P.

L’ANGOLO DELLE RICERCHE


TUTTO PER LEI

Demenza senile: rischio ridotto se si beve vino e birra nella giusta quantità(*)

a cura di Giovanna Manna

data pubblicazione 04 mar 2011 alle ore 10:13am

Secondo una ricerca, pubblicata sulla rivista Age and Ageing un consumo moderato di alcol può ridurre il rischio di malattie neurodegenerative.

Troppo alcol fa male al cervello e può rallentarne l’attivita’, ma un consumo ”ligth” di vino e birra potrebbe essere benefico nel tenere lontana la demenza senile.

Un gruppo di ricercatori tedeschi ha analizzato i dati di oltre 3.000 pazienti per valutare l’impatto del consumo di bevande alcoliche sulla funzionalita’ cerebrale. E da qui si è focalizzato su 23 studi dedicati alla relazione tra cervello e alcol condotti su soggetti con un’eta’ media di 65 anni.

Ebbene, un consumo ”leggero” di alcol ha fatto registrare una minore incidenza di casi di demenza e di Alzheimer, ma non ovviamente di declino cognitivo e della cosiddetta demenza vascolare.

(*) Nota: innanzitutto nel consumo di una droga non esiste la “giusta quantità” poi dobbiamo ricordarci che anche il «classico» bicchiere di vino al giorno può far lievitare il pericolo di sviluppare il cancro dal nove al 168 per cento.

INIZIATIVE DI INFORMAZIONE E PREVENZIONE

TUTTO PER LEI

Prevenzione “donne, alcol e droghe”: parte il primo DAD.NET

a cura di Giovanna Manna

data pubblicazione 03 mar 2011 alle ore 9:34am

Al via, presso la sede FAO di Roma, la prima conferenza “Donne, alcol e droghe”, alla presenza del Sottosegretario di Stato per la Famiglia, la Droga e il Servizio Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Carlo Giovanardi, che si protrarà fino al 4 marzo.

A introdurre l’evento, Kristiina Kangaspunta, incaricato d’affari dell’UNICRI, mentre gli obiettivi e le finalità della conferenza saranno illustrati dal Capo del Dipartimento Politiche Antidroga, Giovanni Serpelloni.

Interverranno: il Vicepresidente del Parlamento Europeo, Roberta Angelilli, il Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, e il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

Questa conferenza è dedicata esclusivamente al progetto DAD.NET, realizzato dal Dipartimento Politiche Antidroga in collaborazione con l’Istituto delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia (UNICRI), che come finalità quella di sviluppare interventi di prevenzione e trattamento, rivolti all’universo femminile.

Un gruppo di lavoro, vuole definire le linee di indirizzo per ragazze e giovani donne, esse verranno estese a tutto il territorio nazionale e che saranno ideate in modo tale da essere adottate anche al livello europeo.

Dai primi dati raccolti emersi dalla prima giornata di lavori della Conferenza dedicata al progetto Dad.Net (Donne, alcol e droghe), si apprende che sono oltre 27 mila le donne tossicodipendenti in Italia, 23 mila delle quali (l’86%) ogni anno accedono ai servizi pubblici chiedendo un trattamento per dipendenza da sostanze stupefacenti.

Il primo accesso avviene, però, dopo circa 6-8 anni dall’inizio della dipendenza. Le donne al contrario degli uomini, accettano di piu’ di essere aiutate e si sottopongono al trattamento per un periodo piu’ lungo.

ASCA

Droga: Conclusa a Roma Tre Giorni Dedicata a Dipendenza Al Femminile

- Roma, 4 mar - Si e’ conclusa oggi la tre giorni dedicata al progetto DAD.NET, ’’Donne, alcol e droga’’ che ha visto la partecipazione di esperti nazionali e internazionali che si sono confrontati proprio sulla problematica della dipendenza al femminile. Francia, Portogallo, Svezia, Grecia, Spagna, Giordania, Marocco, Algeria, Israele, Libano ed Egitto hanno portato il proprio contributo sulla tematica, rappresentando la realta’ dei propri paesi e denunciando il disagio subito da parte di quel mondo femminile che e’ gia’ caduto nella dipendenza e di quello che ad essa si avvicina. Valutare il consumo occasionale di alcol e droga nelle donne, individuare i fattori di rischio nelle adolescenti che possono avvicinarsi alla dipendenza, assistere le donne tossicodipendenti in gravidanza dal momento del concepimento fino alla cura del bambino. Queste alcune delle problematiche messe in evidenza nei tavoli di lavoro che si sono tenuti nel corso della seconda e terza giornata della conferenza. Sono state inoltre analizzate - riferisce il Dipartimento Antidroga - le molteplici cause alla base della dipendenza femminile, legate a fattori sociali, familiari e ambientali, ma ancora di piu’ ad una carenza di autostima e ad un’ansia da prestazione che spesso diventano un trampolino di lancio per entrare nella morsa della droga. ’’E’ stato raccolto molto materiale - ha dichiarato Giovanni Serpelloni, capo del DPA - che contiene spunti e approcci eterogenei. La seconda fase del lavoro consistera’ nell’omogeneizzare questi dati, aprire un confronto con gli esperti, per arrivare a consegnare a tutti gli operatori, coinvolti a vario titolo, delle linee guida dedicate all’assistenza delle donne. Affinche’ queste linee guida siano davvero efficaci, tutti gli esperti - ha proseguito Serpelloni - sono stati concordi nel ritenere necessario soprattutto un confronto con un gruppo di pazienti tossicodipendenti per comprendere la loro interpretazione della realta’ e conoscere la loro valutazione delle azioni proposte. Il futuro del progetto DAD.NET e’ quello di non essere un libro dei sogni ma di diventare il libro delle azioni di prevenzione e cura delle donne e per le donne’’.


UN SINDACO CON LE IDEE MOLTO CHIARE E DIREI… ANCHE MOLTO GIUSTE!

IL MATTINO DI PADOVA

«Se vogliono salvare vite, i comitati s’impegnino contro fumo e alcol»

03 marzo 2011 — pagina 36 sezione: Provincia

MONSELICE. «I comitati si impegnino contro sigarette e alcol, salverebbero più vite». E’ lapidario il commento del sindaco Francesco Lunghi, all’indomani della diffusione dei dati dell’Usl 17 sulla mortalità per tumori nella Bassa (attesta che il maggior numero di decessi deriva da malattie cardiocircolatorie e che non ci sono più morti per tumore a Monselice o a Este rispetto ai comuni lontani dalle cementerie). «Nella nostra zona i tumori in generale, e quelli alle vie respiratorie in particolare, sono in media con i dati nazionali, regionali e del resto del territorio della nostra Usl. E lo stesso si può dire per le malattie alle vie respiratorie che non siano tumori» ribadisce il sindaco, che peraltro è medico otorinolaringoiatra, primario del reparto e dirigente dell’Usl della Bassa. «In questi anni, i comitati ambientalisti hanno condotto grandi battaglie contro i cementifici, e Italcementi in particolare, spiegando queste campagne come la volontà di “tutelare la salute nostra, dei nostri figli e del nostro territorio” - sottolinea Lunghi - Sono certo della loro buona fede: penso che siano sinceri quando spiegano di voler tutelare la salute. Ma ora che i dati dell’Usl hanno fatto chiarezza, mi aspetto da parte loro un cambio di strategia. Si impegnino, con la stessa passione, lo stesso ardore, lo stesso coinvolgimento usato sino ad oggi, non contro i cementifici ma contro l’uso delle sigarette e dell’alcol: salverebbero molte più vite, sarebbero molto più decisivi nell’abbassare le cause di morte del nostro territorio». Soddisfatto per i dati Usl si dice anche l’assessore provinciale e consigliere comunale Fabio Conte (pure lui medico, pediatra): «Io, che ho avuto la responsabilità e l’onore di guidare Monselice per 10 anni (compresi quelli tra il 2004 e il 2008 presi in esame dallo studio Usl), non posso che accogliere con grande soddisfazione l’esito di questa indagine, che pone fine alle strumentalizzazioni e alla campagna di paure messa in atto da chi, per anni, ha tentato di far passare nella popolazione l’equazione cementifici=tumori. Le cose non stanno così». (f.se.)

ANCHE IL SINDACO DI PERUGIA CERCA UNA SOLUZIONE AI PROBLEMI DERIVATI DAL CONSUMO DI SOSTANZE

AGINEWSON

SICUREZZA: SINDACO PERUGIA, SERVE UN’AZIONE DI TUTTA LA CITTA’

(AGI) - Perugia, 4 mar. - "Sarebbe sbagliato e ingiusto criminalizzare una generazione, ma e’ indubbio che assunzione di stupefacenti e abuso di alcol rappresentano rischi per la salute e nello stesso tempo manifestazioni di disagio sociale.

Non funziona il paternalismo e non bastano reprimere lo spaccio e sanzionare chi non osserva le ordinanze, occorre mettere in campo azioni per ridare ai giovani spazi e occasioni di socialita’, dare loro la possibilita’ di esprimersi, stare nella citta’ e nel centro storico in particolare con motivazioni e stimoli positivi". Cosi’ il sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali, che ha riunito a Palazzo dei Priori istituzioni, mondo della scuola, Universita’, presidi sanitari territoriali, per costruire su questo tema azioni organiche, scambiare informazioni ed esperienze, lavorare in sintonia. Tra i partecipanti rappresentanti della Regione Umbria, dell’Universita’ di Perugia, dell’Universita’ per stranieri, del Coni, dell’Ufficio scolastico regionale, della Asl, dell’Adisu, della Provincia di Perugia e dell’Afas. Il sindaco ha aperto e chiuso la riunione, sottolineando come "sarebbe sbagliato e perdente circoscrivere questi temi nell’ambito della sicurezza urbana, ed ancor piu’ pensare ad una sorta di ’militarizzazione’ del centro". Temi, secondo Boccali, sui quali "la citta’ deve dare una risposta globale, a partire naturalmente dalle famiglie e con il coinvolgimento di tutte le istituzioni ed anche dei soggetti non pubblici, ma non si puo’ pensare di risolverli esclusivamente con politiche di tipo proibizionistico". Da alcuni dati resi noti durante l’incontro e’ emerso come nel 2010, in Umbria, ci sono stati 24 decessi per overdose, 23 in provincia di Perugia ed uno in provincia di Terni. Nella maggior parti dei casi la droga killer e’ stata l’eroina. Per il 25% dei casi i deceduti erano nati all’estero ma 19 dei morti (il 79% del totale) risiedevano comunque in Umbria e di questi 3 a Perugia, 4 a Spoleto, 2 a Citta’ di Castello e Todi, 4 senza fissa dimora. Infine, in 17 su 24 casi il cadavere e’ stato rinvenuto a Perugia.(AGI) Pg2/Sep

LAVORI SOCIALMENTE UTILI

Sarà uno dei temi trattati nella seduta di mercoledì

Il sindaco: “Lavori socialmente utili per chi guida in stato di ebbrezza”

4.3.11 – Senigallia.- Chi beve al volante potrebbe finire a pulire i giardini comunali o ad assistere i bambini alle uscite delle scuole. Lavori socialmente utili come condanna per chi guida in stato d’ebbrezza.

La proposta verrà formulata dal sindaco Mangialardi e dal presidente Monachesi durante il prossimo Consiglio comunale, quando l’assise sarà chiamata a votare l’attivazione di un protocollo di intesa fra il Comune ed il Tribunale di Senigallia per commutare la pena di guida in stato di ebbrezza in lavori socialmente utili.

“Le persone fermate in stato di ebbrezza – spiega Mangialardi – verrebbero condannate a svolgere attività non retribuite a favore della collettività, meglio ancora se nel campo della sicurezza e dell’educazione stradale perché dalla leggerezza commessa, quella appunto di guidare ubriachi(*) mettendo a rischio la propria ed altrui incolumità, possano imparare una lezione e non ricadere più nello stesso errore”. Il Comune dovrà predisporre anche un elenco di attività da proporre, come alternativa all’ammenda da pagare, e chissà che non si trovi anche il modo di riaprire i bagni pubblici di piazza 4 Agosto, con dei volontari pronti a sorvegliarli contro gli atti vandalici che ne hanno decretato la chiusura. Spetterà poi al giudice incaricare qualcuno che verifichi il regolare svolgimento del lavoro di pubblica utilità per la durata stabilita. “Un’iniziativa che ha una forte valenza sociale – prosegue il primo cittadino – di recupero di quei soggetti, spesso giovani, che abusano di alcoolici. Per l’Amministrazione comporterà una spesa minima relativa alla copertura assicurativa e alla fornitura di dispositivi di protezione individuali, se necessari per il tipo di mansione da svolgere”.

Di questo si parlerà mercoledì prossimo in Consiglio comunale. La sessione si aprirà come di consueto alle 16.30 con lo spazio riservato alla presentazione di interrogazioni e interpellanze. Sarà poi il consigliere comunale Dario Romano a presentare un ordine del giorno sui tirocini formativi e di orientamento. Al quinto punto all’ordine del giorno è in programma una mozione presentata dal gruppo consiliare Pdl per l’istituzione della sosta produttiva nelle aree del centro storico.

L’assise affronterà quindi l’ordine del giorno in merito alla “attivazione di un protocollo di intesa fra Comune e Tribunale di Senigallia per commutare la pena di guida in stato di ebbrezza in lavori socialmente utili”.

Come settimo e ultimo punto dell’ordine del giorno il sindaco Mangialardi proporrà una pratica riguardante l’adesione del Comune di Senigallia all’istituto “Alcide Cervi” per la storia dell’agricoltura, dei movimenti contadini, dell’antifascismo e della resistenza nelle campagne.

(*) Nota: non è una “leggerezza” guidare ubriachi!!!!!!

IL LAVORO DELLE FORZE DELL’ORDINE

PRIMADANOI

“Progetto strade sicure”: i carabinieri de L’Aquila denunciano 7 giovani

Data 4/3/2011 8:30:00 | Argomento: L’Aquila

L’AQUILA. “Progetto strade sicure”, sette persone denunciate e quattro segnalate dai carabinieri de L’Aquila.

I controlli, che hanno coinvolto tantissime pattuglie del Nucleo radiomobile e delle Stazioni dipendenti, hanno riguardato la notte scorsa diverse zone de L’Aquila, tra cui le nuove aree di aggregazione della città di viale della Croce Rossa e zone contigue.

In azione decine di militari, con l’ausilio di personale del Nas e delle unità cinofile, muniti anche di dispositivo etilometro, che hanno eseguito controlli a tappeto in tutta la città finalizzati alla prevenzione e repressione dei reati in genere ed a salvaguardia della salute pubblica.

Complessivamente, in totale, sono state sette le persone deferite alla magistratura, per guida in stato di ebbrezza, con il conseguente ritiro di patente e sequestro delle autovetture, tutte di età compresa tra i 20 ed i 40 anni.

Quattro, invece, le persone segnalate alla Prefettura per uso di sostanze stupefacenti. Una persona è stata sottoposta all’obbligo di firma presso la Stazione dei carabinieri di Paganica a seguito di provvedimento del Gip del Tribunale di Rieti. Sequestrate anche modiche quantità di hashish e marijuana.

Questo tipo di attività fa parte del cosiddetto “Progetto strade sicure” che, come ormai avviene da tempo, è particolarmente apprezzato dai cittadini che troppo spesso si trovano a fare i conti con automobilisti selvaggi e incuranti delle regole del vivere civile.

I controlli dei carabinieri sono proseguiti per tutta la notte. Sono stati controllati tre esercizi pubblici e fermati 90 mezzi; complessivamente sono state 185 le persone sottoposte a controllo, numerosissime le violazioni al codice della strada contestate. L’attività dei carabinieri risponde a un accordo siglato tra il Comando Generale dell’Arma ed il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, teso a disincentivare l’uso di sostanze stupefacenti e l’abuso di alcol, soprattutto per chi si mette alla guida delle auto, rappresentando un pericolo non più solo per se stessi ma anche per gli altri.

Oltre ai servizi di pattugliamento, i carabinieri partecipano anche ad alcune conferenze che hanno luogo presso gli istituti scolastici di ogni ordine e grado di L’Aquila e provincia, al fine di educare i giovani alla legalità e far comprendere loro i danni che vengono causati dallo smodato uso di alcool e dall’uso di sostanze stupefacenti.

IL TIRRENO

FERMATO DAI VIGILI URBANI

Ubriaco e senza patente

Sessantenne in sella allo scooter

VENERDÌ, 04 MARZO 2011

Ieri mattina una pattuglia della polizia municipale ha fermato un uomo di 66 anni che era in sella a uno scooter e procedeva con un’andatura incerta. I sospetti dei vigili urbani hanno ben presto trovato conferma: l’uomo è infatti risultato positivo al test dell’etilometro. Ma non solo: gli mancava la patente e anche l’assicurazione. Il conducente dello scooter è stato dunque accompagnato al comando della polizia municipale e denunciato per guida in stato di ebbrezza, oltre alle multe per la mancanza della patente e dell’assicurazione. L’intervento dei vigili urbani ha consentito di evitare un incidente.

POTREMMO PARTECIPARE IN MASSA CON DEGLI SLOGAN APPROPRIATI!!!

IL CORRIERE ADRIATICO

Enoteca

Sabato, 05 Marzo 2011
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