Foto di repertorio dalla rete
(ASAPS), 15 marzo 2011- La Provincia di Milano ha deciso di non prorogare il limite dei 70 chilometri orari sulle tangenziali, deciso il 10 febbraio scorso e introdotto il 21 del mese per ridurre le emissioni di polveri sottili. Da mercoledì 16 marzo si tornerà quindi a viaggiare a 90 chilometri orari. L’obiettivo della Provincia, condiviso al tavolo dei sindaci dell’hinterland, non era quello di bastonare gli automobilisti, ma incentivare uno stile di guida più pulito e tutelare la salute pubblica in un momento di crisi ambientale. I livelli di Pm10 hanno sballato la soglia d’allarme in 57 giorni dall’inizio del 2011 bruciando il “bonus” di 35 superamenti concesso dall’UE già lo scorso 8 febbraio. Per questo motivo sull’inquinamento di Milano e della Lombardia sarà aperta un’altra procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea. Infatti solo negli ultimi 7 giorni i veleni hanno toccato un picco di 90 microgrammi per metro cubo d’aria, quando il valore limite di legge è di 50 microgrammi. I 70 orari antismog avrebbero dovuto contribuire al contenimento delle micropolveri come accade già in mezza Europa, dove il modello che si è cercato di introdurre in Italia è applicato su molte strade. Non è accaduto lo stesso nel nostro Pese dove gli automobilisti si ostinano a non rispettare la norma e si espongono alle sanzioni previste dal Codice della strada. Nel bilancio dell’operazione “traffico lumaca” ci sono infatti circa 500 infrazioni accertate dalla Polizia Stradale col telelaser (in tre settimane di controlli) sull’anello gestito da Serravalle. L’ordinanza di Palazzo Isimbardi, era fondata sull’analisi di “studi scientifici avanzati”, che hanno dimostrato che con la limitazione della velocità si ottiene una diminuzione del 40% nel consumo di carburante, con un parallelo calo delle emissioni inquinanti prodotte dai mezzi. Occorre inoltre segnalare che al fallimento dell’iniziativa ha contribuito anche la mancata uscita dai box delle “safety car” annunciate all’avvio della campagna, che di fatto non hanno potuto esercitare la loro azione deterrente sulle strade. La Provincia, ha finito così per doversi appellare solo all’attenzione e alla sensibilità degli automobilisti. Ma né i segnali né gli appelli sono serviti ad indurre i conducenti italiani a contribuire alla salvaguardia della loro salute. (ASAPS)
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