La scena del terribile incidente del 18 luglio 2008 – foto dalla rete (ASAPS), 16 marzo 2011 – Nuovo processo davanti alla Corte di Assise di Appello di Roma per Ignatiuc Vasile. A decidere la riapertura del caso del giovane moldavo che nel luglio 2008 bruciò un semaforo rosso a Roma mentre scappava dalla polizia, causando la morte di un ragazzo e il ferimento di altri due, è stata la Cassazione durante l’udienza svoltasi il primo febbraio scorso. In particolare la Suprema Corte ha accolto il ricorso della Procura della Corte di Appello che chiede per Vasile il ripristino della condanna a 16 anni di reclusione per omicidio volontario, lesioni volontarie e ricettazione, emessa in primo grado dalla Corte di Assise di Roma nel febbraio 2009. In appello, invece, il verdetto fu più clemente, 8 anni e 8 mesi di reclusione, perché la Corte di Assise di Appello, il 18 marzo 2010, riqualificò l’originaria imputazione in quella di omicidio colposo “aggravato dalla previsione dell’evento”. Secondo i Giudici del Palazzaccio, deve essere rivalutata tutta la dinamica dell’incidente sulla quale, è il parere dell’alta Corte, i giudici dell’appello non si sono esaustivamente soffermati. Tra gli elementi da riconsiderare, ad esempio, ai fini del ritorno all’accusa originaria di omicidio volontario, la Suprema Corte indica “l’assenza di tracce di frenata, o di elementi obiettivamente indicativi di deviazione in rapporto al punto di impatto con il mezzo su cui viaggiavano i tre giovani”, e il “comportamento serbato dall’imputato dopo la violenta collisione”. Il furgone guidato da Vasile si rovesciò su un fianco e il moldavo cercò di uscirne sfondando un vetro per darsi alla fuga. Veniva però fermato dalla polizia che lo teneva sotto controllo dopo aver smesso di seguirlo a sirene spiegate proprio per evitare che continuasse nella sua corsa omicida. Quello della Cassazione è un altro deciso passo nella direzione di una presa di coscienza che, in taluni casi, la morte sulla strada ha una connotazione evidentemente diversa dalla colpa. Per questo come Asaps insistiamo su una modifica della legge con la previsione di una autonoma figura di "Omicidio stradale", per fare chiarezza sulla individuazione delle responsabilità. (ASAPS) Roma |
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