(ASAPS), 19 marzo 2011- Se i fatti denunciati dalla Guardia di Finanza di Desenzano (BS), con l’organizzazione di un sistema truffaldino di rilevamento della velocità saranno dimostrati, ci troveremmo di fronte ad una forma di inganno fatto sistema che oltre ad avere una forte rilevanza penale, va a minare il già sofferente rapporto fiduciario fra controllori e controllati. E’ ormai consuetudine che di fronte ai bilanci falcidiati degli enti locali alcuni amministratori ricorrano all’uso sistematico degli autovelox, e misuratori di velocità in genere, più che per logiche riconducibili ad una reale sicurezza stradale a logiche di mera cassa. La vocazione di alcuni piccoli comuni di utilizzare gli autovelox su strade statali e superstrade lo sta a dimostrare, in quanto i ricavi delle sanzioni non vanno certo all’ente proprietario della strada. Anche la legge 120 del luglio scorso, che prevede che la metà degli introiti (dedotte le spese) vada all’ente proprietario della strada a prescindere dall’organo di polizia che rileva la sanzione, tarda a trovare applicazione per la mancanza dei conseguenti provvedimenti attuativi. Nel caso di Desenzano si sarebbe arrivati addirittura ad alterare la misurazione della velocità in eccesso. Se così fosse realmente allora il controllo della velocità sarebbe sceso su una incredibile china criminale. L’utilizzo di autovelox non a norma con l’organizzazione scientifica di una truffa colossale e un giro d’affari milionario, è un fatto di estrema gravità anche per la credibilità dei vari corpi di Polizia Locale e dello Stato che si occupano seriamente dei controlli, e di tante associazioni, che con dedizione e passione si occupano di sicurezza stradale. Mentre si sta attuando uno sforzo coeso per abbassare le cifre della mortalità stradale con risultati positivi e incoraggianti, certe notizie minano lo sforzo costante di chi è in prima linea nel contrasto allo stragismo stradale. Di fronte ad episodi come quello di Desenzano le associazioni che si occupano di sicurezza stradale con serietà non devono solo strillare il loro disappunto e disagio, ma devono cominciare a pensare di costituirsi parte civile nei procedimenti contro chi abusa di uno strumento legittimo e utile (se usato con logiche di sicurezza), per fini solo di cassa e per di più truffando gli automobilisti. A questo punto la materia va regolamentata in modo più puntuale anche individuando una apposita autorità per la verifica preliminare e costante dei contratti con ditte appaltatrici dei servizi e modalità di rilevamento e accertamento. Si crei poi un fondo comune degli introiti e una gestione armonica dei proventi su tutto il territorio nazionale e regionale in relazione alle esigenze locali delle strade e per migliorarne veramente la sicurezza.
Giordano Biserni |
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