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Rassegna alcol e guida del 6 aprile 2011

A cura di Alessandro Sbarbada, Guido della Giacoma e Roberto Argenta
 

IL MESSAGGERO

Le nuove droghe
I GIOVANI E L’ALCOL
UNA VERA EMERGENZA
di SILVIO GARATTINI
COSA succede ai ragazzi, maschi e femmine, giovanissimi? Sembrano essere alla ricerca di una forma di autodistruzione. Ai consumi di cannabis, anfetamine e cocaina si aggiunge anche l’alcol. I dati presentati in questi giorni dall’Istat, anche se passeranno inosservati e magari procureranno un po’ di fastidio ai politici, sono veramente impressionanti e preoccupanti.
Il 13,6 per cento dei giovani fra gli 11 ed i 15 anni di età beve alcolici, si tratta di una specie di iniziazione a quanto accadrà nell’età successiva la tendenza a bere senza freni fino a raggiungere la perdita di controllo. Non sono poche persone, sono ben circa 600 mila giovani! La sede più frequente per queste “bevute” è rappresentata dalle discoteche, la giornata più negativa è il sabato. Considerando i consumi si assiste ad una diminuzione dell’impiego di vino e birra mentre aumenta l’assunzione di aperitivi, amari e superalcolici. Il Centro-Nord e soprattutto il Nord-Est è la sede principale dei consumi d’alcol mentre contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare i consumi sono proporzionalmente più alti nei piccoli comuni rispetto alle grandi città. Questi sono i dati più significativi che confermano allarmi precedenti e soprattutto la segnalazione dell’aumento dei giovani con intossicazioni alcoliche acute che arrivano ai pronti-soccorso.

Quali sono le conseguenze? Molte sono note per gli adulti ma sono invece poco conosciute trattandosi di un fenomeno nuovo per quanto riguarda i giovanissimi che impiegano una sostanza come l’alcol dotata di un forte tropismo cerebrale in una situazione in cui il cervello non ha ancora completato la sua maturazione. Basti pensare che l’alcolismo determina una distruzione delle cellule nervose con conseguente atrofia cerebellare, forme di epilessia e progressiva demenza in caso cronicizzazione. A questo si possono aggiungere danni al sistema nervoso periferico con forme di neuropatie nonché deficit circolatori ed epatopatie che possono essere particolarmente gravi in soggetti che hanno già subito lesioni da virus. Iniziare da giovanissimi a bere comporterà probabilmente anche un’anticipazione dei tumori che riconoscono nell’alcol un grave fattore di rischio, in particolare per quanto riguarda i tumori della bocca, del tratto gastrointerico e del fegato. La probabilità di tumori aumenta in concomitanza con un altro grave fattore di rischio, il fumo.

Alcol e fumo si potenziano vicendevolmente per quanto riguarda il cancro e purtroppo chi beve ha spesso anche la cattiva abitudine di fumare. Infine non va dimenticato che l’alcol induce anche una forma di tossicodipendenza in una frazione significativa dei bevitori abituali. Cosa si può fare? Nessuno ha la bacchetta magica ed i comportamenti dei giovani quando diventano di moda sono molto difficili da cambiare. Certamente occorre chiamare in causa i genitori che non possono non accorgersi delle condizioni in cui ritornano a casa i propri figli. È molto importante cercare di fare un lavoro educativo, ma è necessario anche intensificare attività repressive per chi vende o facilita l’utilizzo di alcolici ai minorenni. Va anche presa in considerazione la possibilità di mettere sulle etichette dei superalcolici scritte simili a quelle presenti sui pacchetti di sigaretta. (*)

Va pure discussa la opportunità di impedire la pubblicità di tutte le bevande alcoliche. Si dirà che sono le solite cose ma chi ha consigli migliori si faccia vivo. Il problema è serio e non bisogna avere paura di provvedimenti impopolari che possono avere modesti successi nel breve termine, ma hanno il merito di attirare l’attenzione di tutti sulla gravità di comportamenti che possono minare il futuro dei giovani. Se crediamo veramente che i giovani debbano avere un futuro è il momento di agire.

(*) Nota: su quelle di vino e birra no? Forse per Silvio Garattini l’alcol dei superalcolici è diverso?
Nella riga sotto pare rimediare.


IL MESSAGGERO

Consumi e tendenze nel rapporto dell’Istat del 2010
L’ultima moda: niente cibo per 2 giorni e poi solo alcolici
Sempre più adolescenti in coma è allarme alcol tra 11 e 15 anni
Fuori pasto e per stordirsi: 9 milioni di italiani ne abusano
di CARLA MASSI
ROMA - Ha visto la morte in faccia la quindicenne che sabato notte è finita in coma etilico dopo una serata superalcolica nel cuore di Roma, vicino Campo de’ Fiori. A Bergamo, venti giorni fa durante una festa in piazza, si è accasciata a terra priva di coscienza un’altra ragazzina gonfia di birra. Un bicchiere di vodka gelata, a Bressanone, è bastato a far arrivare in ospedale una tredicenne rimasta per 48 ore in rianimazione. Storie tutte uguali, drammaticamente fotocopiate che si ripetono, puntualmente, ogni fine settimana. La vita dei pronto soccorso ci rimanda una infantile confidenza con l’alcol. E i numeri confermano.
L’Istat, come ogni anno, presenta il quadro dei consumi e delle tendenze. Ogni anno, oltretutto, si abbassa l’età del primo incontro con l’alcol. Soprattutto fuori pasto come, ormai, piace fare anche agli adulti. Al bar, seduti ai banconi. Il faro va puntato sulla fascia di quelli che hanno tra gli 11 e i 15 anni: una buona fetta di loro bevono oltre cinque bicchieri a settimana lontano dal pranzo e dalla cena. Muovendosi senza timori tra i nove milioni di italiani che hanno comportamenti a rischio nel consumo di vino, birra e superalcolici. Nove milioni vogliono dire circa il 16% della popolazione.
Ma, mentre gli adulti hanno messo un freno (il 65% della popolazione ha consumato almeno una bevanda alcolica durante il 2010 contro il 68% del 2009) gli adolescenti sono sempre più fascinati dallo sballo in bottiglia. Le intossicazioni dei minori di 14 anni rappresentano il 14,4% mentre nei giovani tra i 15 e i 35 il 25,4%. «Ora i giovani si radunano nel bar sotto casa ma anche vicino a scuola nel pomeriggio e poi proseguono con birra e altro fino a tardi alla sera - racconta Emanuale Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di sanità -. Sono sempre più numerosi. Per giunta, ignoranti degli effetti dell’alcol. Non sanno che se si abusa in maniera continuativa per settimane il suo ippocampo, l’area cerebrale deputata alla memoria e all’orientamento spaziale, si ridurrà del 10-20%».
Non sanno e, forse proprio per questo, continuano ad inventare giochi pericolosi. Per la mente e per il corpo. L’ultimo mischia l’abbandono all’alcol con la punitiva anoressia. Si chiama “drunkoressia”, una moda americana che velocemente si sta diffondendo, come un virus, anche qui da noi. E’ stata costruita, da una mente diabolica, per essere adottata proprio dalle giovanissime, come denuncia Codici un’associazione di tutela dei consumatori. Il mix è dei più intriganti per menti deboli: si digiuna per uno o due giorni e poi si mandano giù bicchieri su bicchieri senza temere che le calorie alcoliche facciano aumentare di peso. Questo significa che bevono a stomaco vuoto, che si sballano con la mancanza di cibo e con l’overdose di alcol. «Negli Stati uniti - denuncia Codici - una ragazza su tre è pronta a ridurre drasticamente le porzioni nel piatto pur di poter bere liberamente la sera e avere un fisico asciutto». Ma non certo sano. «Arrivano ad uno stato tale di sballo - aggiunge Scafato - che non si rendono conto di quanto stanno male. A volte neppure gli amici si rendono conto, durante una festa o anche per strada in piazza, se c’è una depressione respiratoria, se si è vicino al coma». Chi produce alcolici mette le mani avanti e offre un’altra lettura: negli ultimi trenta anni, secondo la Coldiretti, il consumo di vino è sceso di 40 litri a persona. Sì, è vero ma aumenta che beve aperitivi e amari. Anche nel pomeriggio, tra una versione di greco e un compito di matematica.

IL MESSAGGERO

«Si rischia la vita anche con un bicchiere
Il cervello può subire danni irreversibili»
ROMA - «E’ incosciente, ha la frequenza respiratoria bassa, tachicardico e incontinente. Se non viene portato in ospedale appena compaiono i sintomi rischia danni irreversibili gravi al cervello». Non si perde in altre descrizioni Francesca Leonardis, anestesista responsabile della Terapia intensiva del Policlinico universitario di Tor Vergata. Ma bastano le poche parole per “disegnare” il coma etilico e far capire di che si tratta.
Basta un bicchiere di superalcolico per mandare un ragazzo ko?
«Per chi è particolarmente sensibile è sufficiente per dare una depressione del sistema nervoso fino al coma. La risposta è molto individuale».
Fino al coma?
«Fino alla morte, se non si interviene in tempi brevi. Con soluzioni di glucosio e, nei casi più gravi, anche con l’aiuto respiratorio. Ricordiamo che coma vuol dire che una persona è in uno stato di non responsività dal quale il paziente non si può riprendere se non trattato in un pronto soccorso»
Quanto tempo impiega l’organismo a reagire all’alcol?
«Il picco di concentrazione ematica viene raggiunto anche trenta minuti dopo l’ingestione».
Prima di andare in ospedale, che fare?
«Accertarsi se la persona ha davvero perso conoscenza. Provare a svegliarla, sollecitarla anche con stimolazioni dolorose».
I ragazzi sono molto più vulnerabili degli adulti?
«Il loro sistema nervoso centrale non è ancora arrivato a compimento. Sono molto più esposti ad un trauma di questo tipo».
Lei ha avuto a che fare con giovani finiti in coma etilico?
«Capita sempre più frequentemente. In una sera fanno il pieno e, spesso, a quel pieno di alcol aggiungono anche cocaina e altre sostanze. Troppo spesso arrivano a terapia intensiva gonfi di roba e devastati da un incidente stradale. A quel punto non si distingue più tra il coma etilico, il trauma e l’overdose di un mix micidiale».
Ma a quindici anni ci si riprende senza conseguenze?
«Mi dispiace ma non è possibile dare certezze in generale. Va visto caso per caso, importante è la tempestività dell’intervento»
C.Ma.

TRENTINO

Alcol fuori pasto, il record trentino
Tre su quattro esagerano con vino e liquori, mettendo a rischio il loro fegato
Maschi molto più «assetati» delle donne. Sempre di più i comportamenti a rischio
ROBERT TOSIN
TRENTO. Tre maschi trentini su quattro bevono fuori pasto e non solo vino. Ci vanno pesante anche con aperitivi alcolici e liquori. La fotografia dell’Istat che ieri ha diffuso i dati sul consumo di alcolici in Italia vede il Trentino nelle poco allegre posizioni di vertice. Preoccupa sempre di più la diffusione del vizio tra i giovanissimi e tra le donne.
I dati sono impietosi e accomunano Trentino e Alto Adige. Complessivamente, l’80 per cento della popolazione che ha più di 11 anni ha un qualche tipo di rapporto con l’alcol. Poco o tanto, insomma, beve prodotti a gradazione. Crolla il luogo comune che i trentini si affoghino nel vino. Non è quella la bevanda preferita o, meglio, non è la sola. Ci sono regioni che apprezzano di più il “nettare di Bacco” come Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Friuli, Toscana e altre ancora. Anche sul consumo giornaliero altre regioni vanno più forte: il mezzo litro quotidiano infatti lo consumano più facilmente in Molise o in Basilicata (il 6 per cento), oppure in Valle d’Aosta. In provincia invece “solo” il 3 per cento consuma oltre mezzo litro di vino al giorno. Più apprezzata invece la birra, tanto da presentare una percentuale di estimatori quotidiani piuttosto alta, il 5,4 per cento.
Il risultato poco invidiabile dei bevitori fuori pasto condiviso con Bolzano riguarda soprattutto gli uomini, ma comunque anche tra le donne la percentuale non è trascurabile: il 40 per cento, cifra superata da altre regioni. Preoccupante invece il 52,6 per cento delle donne altoatesine che dichiarano di bere fuori pasto, dieci punti percentuali oltre la Liguria, seconda in questa speciale classifica.
Anche i numeri assoluti fanno colpo. In Trentino 304 mila persone sopra gli 11 anni nel corso dei dodici mesi bevono alcolici; 125 mila di questi lo fanno tutti i giorni. E non solo vino, dicevamo. I trentini sono grandi consumatori di aperitivi e amari. In quest’ultimo caso non proprio al top della classifica ma tra i primi, così come per il consumo di liquori in genere. Ma se nelle altre regioni il liquore viene preso ai pasti, magari come degna conclusione di un pranzo o una cena tra amici, in Trentino c’è il vizio abbastanza diffuso di trangugiarlo lontano dai pasti. La percentuale del 38,5 per cento segue solo quella che si registra a Bolzano e in Friuli.
In un simile clima di facile approccio all’alcol è ovvio che il rischio della degenerazione è ad un passo. E in effetti da questo punto di vista l’indagine dell’Istat è impietosa. Il 36,4 per cento dei trentini maschi assume più o meno frequentemente comportamenti di consumo a rischio, sfora cioè quelli che sono gli atteggiamenti “controllati” del bere. La cifra è molto alta e segue di poco quella registrata in Molise e in Valle d’Aosta. Ha superato la media nazionale anche il consumo “smodato” da parte della donna trentina. E comincia a fare paura anche l’“ubriacatura lampo”, cioè il consumo di molto alcol in poco tempo, classico delle sbornie serali quando nel giro di poche ore si scolano sei o più bicchieri. Questo vizio tocca un maschio trentino su 4. La percentuale complessiva del 14,6 per cento è una delle più alte d’Italia, al quarto posto dopo quelle di Bolzano, Lombardia e Molise.

TRENTINO

L’INTERVISTA
Il primario Pancheri: «La prevenzione comincia dall’asilo»
TRENTO. Da anni il primario del servizio di alcologia Roberto Pancheri è in prima linea per combattere il vizio dei trentini di attaccarsi alla bottiglia. Una battaglia titanica perché va a scontrarsi con una “tradizione” fortemente radicata nelle nostre valli.
Dottore, i dati dell’Istat sono impietosi. E’ una battaglia persa la sua?
No, direi proprio di no. Quello che stiamo facendo non è inutile. Certo, la cultura del bere che c’è in Trentino è difficile da scalfire.
Si insiste sulla prevenzione, dunque.
Certo, e come tutti i processi di prevenzione ha bisogno di tempo. Non si possono vedere risultati in tempi brevissimi.
Quindi qual è la vostra strategia?
E’ complicato intervenire su comportamenti già acquisiti e così puntiamo forte sulle nuove generazioni. E non sto parlando degli adolescenti che già magari bevono, ma ancora prima: all’asilo. Chiaramente non sui bambini, ma sugli insegnanti per incidere su un’educazione antialcolica fin dall’inizio.
Ma leggendo i numeri pare di essere lanciati nel burrone senza possibilità di salvezza.
I numeri sono alti, si beve ancora molto, ma molto meno rispetto a vent’anni fa. Non è un caso che i produttori cerchino di far aumentare i consumi.
Tra le tante voci che preoccupano, una desta la particolare attenzione degli esperti: il bere fuori dai pasti.
Sì, perché l’alcol in quelle circostanze devasta il fegato. Anche se, detto per inciso, non è che bere a stomaco pieno faccia bene.
Il bicchiere salutare durante i pasti è dunque una leggenda metropolitana.
Non troverà mai nessun medico che suggerisce ad un paziente di bere vino a tavola per migliorare nella salute. Su questo bisogna essere chiari e anche l’Organizzazione mondiale della sanità è stata lapidaria: l’alcol non va considerato un farmaco.
Restano sempre molti i trentini considerati “bevitori a rischio”.
La dipendenza è dietro l’angolo. Ci sono tre categorie di bevitori che si considerano a rischio: gli “eccessivi”, quelli che sforano due bicchieri al giorno (uno per le donne); coloro che bevono fuori pasto; e i binge drinker, chi scola più di 6 unità (5 per le donne) di alcolici nel giro di poche ore. Questi ultimi hanno il 400% di possibilità in più rispetto ad altri di diventare dipendenti.

L’ARENA di Verona

INDAGINE ISTAT. La ricerca mostra che Triveneto e Lombardia sono in testa nei consumi
Alcol, quasi 9 milioni a rischio
Nel Nordest è allarme-bevute
Bicchieri sempre di più fuori pasto, abbondano aperitivi e superalcolici
Il pericolo già a 11 anni
Gli italiani bevono sempre più fuori pasto, tra aperitivi e superalcolici. E questo vale ancor più per i giovani, che se riducono i consumi giornalieri bevono sempre più lontano dai pasti e ad alto tenore alcolico (5,4 bicchieri fuori pasto a settimana per gli 11-15enni). E ci sono quasi 9 milioni di persone che hanno comportamenti a rischio nel consumo di alcol, il 16,1% della popolazione. Questo racconta l’Istat in una sua indagine sull’uso e l’abuso di alcol.
CALANO I CONSUMI. Nel 2010 il 65,7% della popolazione over 11 ha consumato almeno una bevanda alcolica durante l’anno, in diminuzione rispetto al 2009 (68,5%). La quota di over 14 che beve alcolici, stabile intorno al 70% negli ultimi 10 anni, nel 2010 è scesa al 67,6%. (*) Il 26,3% beve alcolici quotidianamente. Sono più numerosi i consumatori uomini (78,9%) delle donne (53,4%), e il consumo è più diffuso al Centro-nord, soprattutto nel Nord-est.
SEMPRE PIÙ FUORI DAI PASTI. Quote crescenti di popolazione bevono fuori dai pasti (13,5 milioni circa nel 2010). Tra i più giovani (14-24 anni) nel 2000 beveva fuori pasto il 14,5% dei 14-17enni, nel 2010 si sale al 16,9%, con un aumento maggiore per le ragazze.
MENO VINO E BIRRA, PIÙ SUPERALCOLICI. In aumento aperitivi, amari e superalcolici. Il 53,3% delle persone beve vino; amari, superalcolici o liquori (39,9%).
QUASI 9 MILIONI DI BEVITORI «NON MODERATI». Nel 2010 le persone over 11 con almeno un comportamento a rischio sono 8 milioni e 624 mila. Diffuso il binge-drinking tra i giovani di 18-24 anni e i ragazzi di 11-17 anni. I comportamenti a rischio sono più diffusi nel Nord-est e nel Nord-ovest e nei Comuni fino a duemila abitanti.

(*) Nota: mi pare che in pochi titoli di giornale si sia dato risalto a questo dato, estremamente positivo: in un anno è aumentata di oltre il 2 per cento la quota degli italiani con più di 14 anni che non consumano per nulla bevande alcoliche. Si tratta di almeno un milione di astemi/astinenti in più.

IL GIORNALE

L’INTERVISTA L’ESPERTO
«Con un calice il nostro fegato non rischia»
«Bere con moderazione, a stomaco pieno, diluire alcol nel tempo e mai abbinarlo a farmaci», sono le regole di Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’- Istituto superiore della Sanità.
Ma che significa in concreto bere con moderazione?
«Un calice di vino da 125 ml o un boccale di birra da 330 cc, contengono entrambe 12 grammi di alcol, che sono quelli che il nostro fegato riesce a distruggere in circa due o tre ore. L’eccedenza invece circola immodificato nell’organismo facendo danni ».
Con queste quantità è dunque vietato farsi l’aperitivo e poi bere il vino a tavola?
«Se è fatto in tempo ragionevole non c’è nessun problema: vanno bene se consumati nel giro di tre quattro ore. Ma prima di assumere alcol è meglio mangiare qualcosa. A stomaco pieno si dimezzano gli effetti negativi dell’alcol».
Però dicono che il vino fa bene.
«Contiene alcol come la birra o un liquore.
Sono stati dimostrati effetti positivi dell’alcol sulla cardiopatia coronarica, sulla calcolosi della colecisti, sul diabete di tipo due».
Una buona notizia.
«Ma c’è quella cattiva. Contemporaneamente e per gli stessi livelli di consumo c’è il rischio essere colpiti da altre 60 patologie e di 12 tipi di tumori».
Meglio essere astemi?
«No, io consumo di tutto, ma con moderazione». (*)
Ma le donne possono bere come gli uomini?
«No, una donna non dovrebbe superare una bevanda alcolica al giorno, l’uomo due».
Passiamo ai ragazzi.
«Al di sotto dei 15 anni la tolleranza è zero. Il loro organismo è in crescita ed è in corso di maturazione il sistema enzimatico che metabolizza l’alcol ».
Invece molti ragazzini si sballano.
«E abbiamo dati allarmanti. L’1% degli alcolisti non supera i 19 anni e il 14% delle intossicazioni colpisce chi ha meno di 14 anni. I giovani sono poli-consumatori, passano dalla birra ai drink. L’alcol facilita le relazioni (**), ma dopo sei bicchieri cadono in condizioni di depressione. E così scatta la spirale che ti fa aumentare le dosi per stare meglio».

(*) Nota: la sacrosanta libera scelta di ciascuno di comportarsi come preferisce è una cosa, altro è dare indicazioni alla popolazione.
Il “less is better” dell’OMS sta chiaramente a significare che per la salute meno si beve e meglio è.
La più salutare delle scelte dunque è il non bere.
A mio parere, a questa domanda la risposta opportuna da dare sarebbe stata semplicemente “Sì”.
Anche un medico fumatore è costretto a riconoscere che rispetto alle sigarette la scelta più salutare sia non farne uso. Per le bevande alcoliche non è diverso.
Fin qui il mio punto di vista, che parte dal presupposto – non verificato - che l’articolo abbia riportato fedelmente i contenuti dell’intervista.
La rassegna è a disposizione dell’amico Emanuele Scafato nel caso intendesse replicare o precisare la sua posizione.

(**) Nota: detta così, mi pare quantomeno discutibile.
Questa frase potrebbe incoraggiare a bere – con il beneplacito dell’esperto – un lettore de IL MESSAGGERO che avesse difficoltà nel relazionarsi. Purchè naturalmente si mantenesse al di sotto dei sei bicchieri.

IL GAZZETTINO (Pordenone)

Conseguenze anche per due ragazzi che ubriachi si erano presi gioco dei carabinieri
Alcol a minori, mamma nei guai
Due in coma etilico. Denunciata dopo la festa di compleanno del figlio
Una festa di compleanno piena di guai. Anche per la mamma del neo diciottenne che aveva festeggiato la maggiore età in un’area sportiva di via della Fornace a Tauriano lo scorso febbraio. Quella notte, verso le tre, si erano sentiti male due minorenni: una ragazza di 16 anni e un diciassettenne. Fu necessario chiamare un’ambulanza del 118 perchè erano in coma etilico. Trasportati in pronto soccorso, erano stati trattenuti in osservazione. La situazione aveva richiesto l’intervento dei carabinieri, sul posto con un equipaggio del Radiomobile. Dal controllo sarebbe risultato che alla festa di compleanno c’era un centinaio di persone. Non si entrava solo su invito, ma pagando una sorta di biglietto del costo di cinque euro.
Secondo i carabinieri, in questi casi non si può più parlare di una festa privata, ma di un pubblico spettacolo, per il quale necessitano le autorizzazioni. La madre del diciottenne, D.M., 50 anni, di Spilimbergo, è stata segnalata a piede libero all’autorità giudiziaria per due reati contravvenzionali: apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo o trattenimento e mancato controllo della somministrazione di alcolici a minorenni.
Conseguenze anche per due giovani, entrambi maggiorenni, che con il loro comportamento si sono presi gioco dei carabinieri e ne hanno ostacolato l’attività di controllo. I militari stavano identificando gli invitati, quando I.L., 21 anni, di Coseano e E.M., 23, di Spilimbergo, si sono rifiutati di fornire le proprie generalità. Il ventunenne, in evidente stato di ebbrezza, con un "mocio vileda" si è messo a lavare la "gazzella" del Radiomobile davanti a un centinaio di ragazzi. È stato denunciato a piede libero per interruzione di pubblico servizio, ubriachezza e rifiuto di fornire le proprie generalità. Al ventitreenne, che poi ha collaborato con i militari, sono state contestata solo l’ubriachezza e l’interruzione di pubblico servizio, visto che alla fine ha esibito i documenti di identità.


L’ARENA di Verona

DIPENDENZE. Unità operativa di Marzana
Problemi di alcol, calano del 5% i pazienti recidivi
Nel 2010 visitate 671 persone, aumenta il numero di ricoverati
Calano del 5% i rientri di pazienti con problemi di alcol all’Unità di Medicina delle Dipendenze e Alcologia dell’Ulss20 di Verona: nel 2010 sono stati 443, contro i 610 del 2009. Un risultato che indica l’efficacia delle terapie ricevute dai pazienti e il conseguente miglioramento delle condizioni di salute di coloro che si rivolgono al servizio.
L’Unità operativa di Marzana non si occupa di gestire le emergenze o le intossicazioni acute alcol-correlate, ma di curare i casi di grave compromissione fisica legata a problemi di alcolismo, attraverso un’Unità di degenza che offre 5 posti letto. I casi meno gravi vengono gestiti da un Servizio ambulatoriale, in cui si prescrivono terapie farmacologiche, si inviano i pazienti ai gruppi dedicati a persone con problemi di alcol e si effettuano visite di controllo.
Nel 2010, sono stati 671 i pazienti visitati a livello ambulatoriale, di cui 77 ricoverati, 59 maschi e 18 femmine. Questo dato segna un aumento del numero dei ricoveri del 2,8 per cento rispetto al 2009, anno in cui i ricoveri sono stati 71. L’età media dei pazienti ricoverati nel 2010 è di 47 anni, senza differenze tra maschi e femmine, mentre nel 2009 era stata di 49. «L’aumento dei ricoveri riferiti a situazioni di maggior degrado psico-fisico-sociale», spiega Gian Paolo Brunetto, responsabile del Reparto Medicina delle Dipendenze e Alcologia, «evidenzia che a Verona è in crescita il numero di soggetti che sviluppano gravi problemi legati al consumo di alcol».
Gli utenti si presentano in struttura spontaneamente, spesso motivati dai familiari o dal medico di base o dai Servizi di competenza territoriale. Nei casi più gravi, viene loro proposto un programma riabilitativo di ricovero di 3 settimane. «Durante questo periodo, puntiamo molto sulla motivazione personale», prosegue Brunetto, «così come puntiamo molto sulla presenza di almeno uno o più familiari o, in alternativa, di un amico: è il cosiddetto approccio sistemico, che coinvolge tutta la sfera affettivo-relazionale della persona». Tale coinvolgimento è fondamentale sia per il sostegno psicologico che amici e parenti possono esercitare, sia perché, nei momenti di crisi, può rappresentare uno stimolo alla voglia di farcela (*).
I 5 posti letto dell’Unità di degenza vengono occupati dai pazienti, a turno, durante le 3 settimane del programma riabilitativo e, purtroppo, sono sempre pieni. «È chiaro che utilizziamo il ricovero ospedaliero», conclude Flavia Corso, dottoressa dell’Unità operativa di Alcologia, «per i casi più complessi e ai pazienti più motivati». Chi non viene ricoverato riceve comunque assistenza ambulatoriale e, successivamente, assistenza territoriale tramite i gruppi. (**)

(*) Nota: tale coinvolgimento è fondamentale soprattutto perché, dato che il problema è di tutto l’ambiente sociale, non è solo la persona che beve ad essere protagonista di un personale cambiamento, ma anche chi gli vive accanto.

(**) Nota: come spesso accade, la terminologia di questo articolo è discutibile. Parole come “dipendenza”, “alcolismo”, “gruppi”, “pazienti”, “soggetti” meriterebbero attenzione. Ma in tanti anni di rassegna stampa abbiamo visto di peggio, e la tendenza appare positiva. La qualità media degli articoli tende a salire, con il passare degli anni.

MODENA QUI

L’alcol continua a colpire. A partire dagli 11 anni
186 persone in cura nel distretto: l’Aigvs rilancia la prevenzione
La piaga dell’alcol continua a colpire nel distretto: nel 2010 sono state 186 le persone che sono dovute ricorrere al centro alcologico, 13 in più del 2009.E il quadro assistenziale, nel quale è fondamentale l’attività della municipale, vede anche 22 soggetti inviati ai gruppi di auto-aiuto, dove alla fine dell’anno scorso si registrava la presenza di 51 nuclei famigliari, a testimonianza di come il problema investa la base stessa della società.
Perché portata alle estreme conseguenze, la dipendenza da alcol distrugge i rapporti, facendo precipitare nella solitudine, la stessa da cui lottano per uscire gli 85 alcolisti seguiti con trattamenti socio-riabilitativi in vista del reinserimento sociale.
Questo è il dopo.
Ma è sul prima che bisogna intervenire in maniera efficace e costante per fare capire a tutti quali sono le proporzioni del tunnel.
In primis ai giovani, che sono i più esposti ai pericoli di uno stile di vita che trae vanto nella celebrazione mediatica dell’eccesso.
La stessa contro cui l’Associazione Giovani Vittime della Strada (Aigvs) rilancia la sua lotta con un’iniziativa che, nel mese della prevenzione alcologica, vedrà domani gli studenti delle superiori di Sassuolo e Maranello coinvolti in un incontro dal significativo titolo ‘I bicchieri di troppo...
sono... lo stupefacente’ che dalle 9 alle 12.30 nell’Aula Magna dell’Iti Volta servirà a sensibilizzarli sui rischi del consumo smodato, con gli interventi, fra gli altri, della presidente dell’Aigvs Laura Caldarella, del sindaco Luca Caselli, dell’assessore alla Scuola Antonio Orienti, di quello alle Politiche giovanili Cristiana Nocetti, del vicesindaco Menani nonché del comandante della municipale Faso, del vice questore De Iesu e dello psicoterapeuta Gabriele Caselli, che recensirà il filmato ‘Grezy Hecit’, appositamente pensato per l’occasione.
Ma in serata è prevista anche una vista alla Stele in memoria delle Giovani Vittime della Strada per un’iniziativa che si concluderà poi in musica.
«Ciò che vogliamo trasmettere - ha sottolineato la Caldarella alla presentazione dell’iniziativa - sono messaggi sempre più incisivi che conducano a comportamenti responsabili.
Non serve solo la repressione: è fondamentale il contributo educativo da portare in primis nel luogo eletto per la formazione, la scuola».
«Bisogna fare capire ai ragazzi - le ha fatto eco lo psicoterapeuta Caselli - che la condanna riguarda i mezzi con cui ricercano il divertimento, non lo scopo di socializzazione, che è figlio della loro età.
E’ giusto stare insieme, ma l’alcol non è un aiuto e devono capirlo: alla fine non lascia niente».
«Possiamo divertirci rimanendo noi stessi: è un messaggio che deve arrivare in maniera chiara ai ragazzi» ha chiosato l’assessore alle Politiche giovanili Cristiana Nocetti, portando al questione anche su un piano amministrativo.
Che a Sassuolo vuol dire anche ordinanza anti-alcol: «E’ stato uno dei primi atti della legislatura - ha ricordato il sindaco Caselli - proprio a testimonianza dell’attenzione che riserviamo a questo tema e che ci vede ovviamente attivi sostenitori di iniziative come quella di giovedì.
Ci sono sempre più giovani che bevono, per questo è fondamentale l’azione di controllo, che deve essere democratica verso tutti i locali, a partire da quelli comunali come il Temple Bar, che devono dare il buon esempio».
«Il fumo uccide, ma anche l’alcol - ha osservato il vicesindaco Menani - eppure non c’è ancora chiara coscienza di questo».
Soprattutto tra i giovanissimi: «Già a 11-12 anni ci sono casi a rischio - ha continuato il comandante Faso - per questo è fondamentale l’azione di prevenzione, in ogni ambito».
Per non ritrovarsi poi domani tra rimpianti e centri di riabilitazione.
Daniele Montanari

L’ARENA di Verona

DA DOMANI, FINO A LUNEDÌ 11 APRILE, « VINITALY » PRESENTA IL MEGLIO DELLA PRODUZIONE VINICOLA
Verona ospita il più atteso evento enologico mondiale
Vinitaly è la più grande fiera dedicata al settore vinicolo. Ogni anno, 4 mila espositori, provenienti da tutto il mondo, presentano il top della produzione
Vinitaly offre cinque giorni di grandi eventi capaci di attrarre 153 mila professionisti del settore: degustazioni tecniche di vini e distillati, panoramiche sulle realtà vitivinicole delle diverse regioni italiane e un programma convegnistico, articolato in conferenze, forum e seminari, che affronta e approfondisce i temi dell’attualità, facendo emergere le sfide e le prospettive per il futuro.
Da domani, fino all’11 aprile, Veronafiere torna ad ospitare la vetrina internazionale di maggior richiamo per tutti gli "addetti ai lavori" della filiera vino. (*)
Nell’anno del 150° dell’Unità d’Italia, anche Vinitaly ha voluto celebrare l’avvenimento, attraverso «Italia 150: la storia del vino italiano», ma anche con "La Bottiglia dell’Unità d’Italia" di Veronafiere-Vinitaly, progetto ufficiale riconosciuto dalla Presidenza della Repubblica.
Un altro tema sarà l’annosa questione: meglio bianco, rosso o "verde"? Se da un lato l’Italia si riunisce nel bicchiere con gli eno-appassionati che indicano il Barolo come vino-simbolo dell’Unità, dall’altro ci si chiede se ancora i rossi siano i preferiti dagli italiani, o, come rileva Assoenologi, vi sia un cambio di tendenza a favore dei bianchi.
Ma se i più cool fossero i "verdi"? Sempre più eno-appassionati cercano il vino preferito fra quelli "eco-friendly", prodotti in cantine che rispettano l’ambiente, secondo un sondaggio Vinitaly-WineNews proprio sulla svolta "verde" del mondo del vino italiano.
Altro tema emerge dai nuovi stili di consumo. Nel bicchiere vince la leggerezza: i nuovi consumatori prediligono vini a bassa gradazione alcolica, fruttati e dalla spiccata acidità, che meglio si adattano ai ritmi della vita metropolitana. A Verona ci si interrogherà se proprio i vini a ridotto tenore di alcol, possano rappresentare una nuova opportunità di mercato.
Una ritrovata leggerezza anche nelle occasioni di consumo, con le grandi bottiglie non più conservate gelosamente in cantina, ma stappate per condividerle, e sempre più accessibili grazie al consumo al bicchiere. Unica regola: l’uso dei migliori accessori per il vino, come quelli di scena a Vinitaly.

(*) Nota: anche quest’anno, in occasione del Vinitaly, Alessandro Sbarbada e Enrico Baraldi saranno a Verona a descrivere “l’altra faccia del bicchiere”.
Appuntamento a giovedì sera 7 aprile, dalle 20.30, presso ’IL POSTO’ - Sede del Centro Giovanile XNOI Via Scuderlando 305 Borgo Roma – Verona.
A differenza del Vinitaly, l’ingresso è libero e gratuito.

AGI.IT

VINITALY: COLDIRETTI FVG, FAMIGLIE ACQUISTANO PIU’ ACQUA MINERALE
(AGI) - Udine, 6 apr. - Coldiretti Fvg al Vinitaly di Verona ’’nonostante si sia dimezzato negli ultimi 30 anni in Italia il consumo di vino sceso a circa 40 litri a persona per un totale di circa 20 milioni di ettolitri’’. Una folta rappresentanza di 100 associazioni sara’ presente nello stand della regione Fvg.
La vitivinicoltura rappresenta infatti uno dei settori dei punta dell’agricoltura del Fvg alla quale Coldiretti dedica grande attenzione ’’anche se dal rapporto Istat sugli italiani e l’alcol, risulta che nel 2010 le famiglie italiane hanno speso piu’ per acquistare acqua minerale che vino: con 19,71 euro mensili per famiglia contro 12 euro’’. Secondo Coldiretti a far calare la domanda soprattutto nella ristorazione ’’sono stati, oltre ai ricarichi eccessivi, le campagne antialcol e la stretta sulle norme del Codice della strada che hanno colpito anche il vino che e’ in realta’ caratterizzato da un consumo abbinato ai pasti e che non ha a che fare con i ’binge drinking’ del fine settimana’’. ’’Il vino - precisa il direttore di Coldiretti Elsa Bigai - e’ divenuto l’espressione di uno stile di vita ’lento’, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol. Si tratta di un cambiamento che - continua - occorre riconoscere per evitare il rischio di una dannosa criminalizzazione, mentre e’ necessario investire nella prevenzione promuovendo la conoscenza del vino con il suo legame con il territorio e la cultura’’. (AGI)

GAZZETTA DELLO SPORT

Il Giro e Veronesi insieme per la salute
La corsa rosa 2011 e la Fondazione dell’oncologo saranno fianco a fianco per sostenere e incoraggiare stili di vita corretti
CIRO SCOGNAMIGLIO
MILANO «Grazie per essere entrato in gruppo. Anche se tu vai sempre in fuga, perché sei all’avanguardia...» . Angelo Zomegnan, direttore del Giro d’Italia, ha salutato così Umberto Veronesi. La fondazione del professore milanese, che dal 1994 guida l’Istituto europeo di oncologia, sarà infatti un partner d’eccezione della corsa rosa 2011, che scatta tra un mese (7 maggio) dalla Reggia di Venaria Reale. Ieri, nella sala Montanelli di Via Solferino, la casa della Gazzetta, la presentazione dell’iniziativa: si chiama «Le tappe della salute» . Cardini Umberto Veronesi, classe 1925, ha consacrato la vita alla lotta al cancro: ha diretto l’Istituto nazionale tumori di Milano, è stato ministro della Sanità, è il presidente del Comitato scientifico Lega italiana contro i tumori. Adora lo sport: canottaggio, alpinismo, motociclismo, ciclismo... e allora l’intesa con il Giro d’Italia è tutto tranne che sorprendente. «Lo sport insegna tutto: rispetto «Alimentazione sana, niente fumo e attività fisica: così possiamo diminuire i fattori di rischio per molte malattie» delle regole e degli avversari, non abbattersi né esaltarsi troppo. E il cuore di uno sportivo è un cuore forte, potente» . Regioni Al Giro, la Fondazione — presieduta da Paolo Veronesi, uno dei 7 figli del professore — proporrà consigli su prevenzione e assunzione responsabile di stili di vita corretti: alimentazione sana, no al fumo e attività fisica regolare. Consigli che potranno essere approfonditi sul sito (www.fondazioneveronesi.it ) e, durante il Giro, anche su Gazzetta. it, Rai3 e RaiSport 2. «Pensiamo alla Liguria — ha spiegato Veronesi —: i liguri beneficiano della dieta Pop, pasta olio pesce, e sono i più longevi d’Italia. O all’Umbria, la regione con il più basso rischio cardiovascolare grazie al suo olio, che protegge le arterie, e al sano consumo di vino rosso. O a tutto il Sud, baciato dai raggi solari che aiutano tra l’altro a prevenire le malattie dell’apparato scheletrico» . Mostra Il Giro d’Italia si concluderà domenica 29 maggio a Milano, e proprio nel capoluogo lombardo sarà allestita la mostra multisensoriale «No Smoking Be Happy» , ideata dalla Fondazione Veronesi per sentire, toccare e vedere i danni che il fumo provoca al corpo umano. Alle tappe ci saranno anche gli «Amici della Fondazione» , volti noti al pubblico italiano che aiutano la ricerca: tra le ambasciatrici della salute, Lucrezia Lante della Rovere (ieri in sala), Caterina Balivo, Serena Autieri e Martina Stella. Casa «Umberto Veronesi è una delle persone più degne del nostro Paese. La collaborazione tra Giro e Fondazione, che parla al cuore e alla mente delle persone, è una bellissima notizia» , ha detto Andrea Monti, direttore della Gazzetta. «La grande idea è unire sport e salute come nella storia del Giro non è mai avvenuto» , ha aggiunto Michele Acquarone, direttore generale di Rcs Sport. E Angelo Zomegnan ha concluso parlando di un’altra iniziativa che va proprio in quella direzione: «Nel trasferimento neutralizzato della quarta tappa, da Genova al via ufficiale di Quarto dei Mille, il gruppo passerà per l’Ospedale pediatrico Gaslini. Regaleremo ai bambini ricoverati un quarto d’ora di sorrisi a contatto con la magia rosa».

ASAPS.IT

Ancona
Se l’automobilista viene multato per guida in stato d’ebbrezza non scatta la copertura assicurativa, lo ha stabilito la Corte D’Appello
Una sentenza pesante che dovrebbe far riflettere i disinvolti dell’alcol al volante
Con un incidente grave può volar via il nostro sudato appartamento…
(ASAPS), 6 aprile 2011 – Ci aspettavamo anche un risalto maggiore. Questa è una sentenza di quelle pesanti per le conseguenze che possono scaturire sul bilancio di una famiglia. E dovrebbe costituire, se confermata in Cassazione, un campanello di grave allarme anche per i genitori. (*)
In sostanza in caso di incidente stradale la copertura assicurativa non scatta in favore dell’automobilista multato per guida in stato di ebbrezza perché il verbale degli agenti rappresenta una prova schiacciante. Lo ha affermato la Corte d’Appello di Ancona che ha accolto il ricorso di una società di assicurazioni che aveva risarcito i danni causati da un’assicurata coinvolta in un incidente stradale, anche se in concorso di colpa nella misura graduata del 30%, successivamente multata per guida in stato di ebbrezza.
La polizza stipulata dall’automobilista prevedeva infatti la carenza della copertura assicurativa in caso di conducente ubriaco. In primo grado il ricorso della compagnia non era stato accolto per questo motivo è stata presentata una successiva istanza che è stata invece accettata dalla Corte Di Appello. Quest’ultima ha infatti riconosciuto all’impresa assicuratrice il diritto di rivalsa nei confronti del proprio assicurato nel caso in cui, dagli atti processuali, emerga la prova inconfutabile che il conducente del veicolo sia stato multato per guida in stato di ebbrezza.
In sostanza l’assicurazione non è tenuta a risarcire i danni provocati nell’incidente stradale dall’assicurato che è stato multato per guida in stato di ebbrezza alcolica e anche nel caso avesse già liquidato i danni, può agire in ripetizione delle somme pagate nei confronti dell’assicurato e del conducente.
Insomma cari genitori attenzione. Quando vostro figlio esce con la macchina e beve è come se si portasse dietro, attaccato a un filo di spago, il vostro appartamento che vi siete sudati con anni di duro lavoro. Questo vale anche per gli adulti che alzano il gomito. Cosa fare? Intanto prevedere nella polizza assicurativa una clausola di salvaguardia, che ovviamente costa. Ma la cosa migliore e assolutamente non costosa è semplice, basta non bere quando si sa di dover guidare. (ASAPS)

(*) Nota: … e per le mogli (si veda in proposito il successivo articolo)

LA PROVINCIA DI VARESE

L’uomo arrestato per maltrattamenti: «Non volevo separarmi»
(s.ca) Resta in carcere il bustese di 49 anni arrestato nella notte tra venerdì e sabato dai carabinieri del nucleo operativo radiomobile di Busto Arsizio con l’accusa di maltrattamenti e resistenza. L’uomo è comparso ieri mattina davanti al gip Nicoletta Guerrero per l’udienza di convalida.
E non ha negato nulla, anzi ha ammesso ogni addebito: dalle percosse alla moglie e alla figlia, alle minacce e alle ingiurie. Compresa la violenta aggressione verbale ai danni della primogenita: «Adesso prendo un coltello e ti apro dall’addome al collo». Il quarantanovenne non ha di fatto cagionato lesioni gravi in nessuna occasione: anche l’arma puntata addosso ai carabinieri intervenuti in soccorso delle due donne è risultata essere una scacciacani.
Ma perché tanto astio, tanta propensione a fare del male a quelli che dovrebbero essere i suoi cari? Il bustese a questo punto ha spiegato che la sua furia era motivata da una situazione incancrenita nella famiglia: quel giorno aveva infatti ricevuto l’istanza di separazione della moglie.
La compagna, peraltro, lo aveva privato dell’accesso ai conti correnti di famiglia e all’automobile: questo avveniva per un motivo preciso, ovvero per cautela. Intendeva insomma evitare che il quarantanovenne, con gravi problemi di alcolismo, commettesse irreparabili danni economici o ferisse se stesso o terzi nel corso di un incidente stradale causato dallo stato d’ebbrezza. Queste le ragioni che avevano indotto a un tale passo.
Il gip di Busto Arsizio ha deciso per la misura di custodia cautelare in carcere, con possibilità di trasferimento dell’indagato in una casa di cura qualora ne fosse identificata una idonea per sottoporlo una terapia di disintossicazione.

CRONACA QUI

Olanda: violentata dal padre partorisce a 12 anni durante la gita
Messa incinta dal padre, una dodicenne olandese ha partorito il suo bambino mentre si trovava in gita con i compagni. La vicenda, resa nota due settimane fa, ieri si è arricchita di un ulteriore, tragico particolare. L’esame del Dna effettuato sul neonato, infatti, ha permesso di stabilire che, alla base della gravidanza c’era stato un rapporto incestuoso consumato quando la giovane aveva appena 11 anni. Il padre, un 52enne che secondo quotidiani locali ha una lunga storia di alcolismo e una condanna per un crimine sessuale alle spalle, è stato arrestato e ora rischia una pena di almeno 12 anni di reclusione.

VIRGILIO.IT

Calcio/ Inter-Schalke,tifoso tedesco perde falange con bomba carta
Poi carabiniere trova il dito amputato e lo consegna ai sanitari
Ieri sera, circa un’ora prima dell’inizio della partita di Champions League tra Inter e Schalke 04, tra un gruppo di ultras tedeschi che veniva scortato dalle forze dell’ordine allo stadio di San Siro, un tifoso ha cercato di lanciare una bomba carta ma, completamente ubriaco, non vi è riuscito e l’ordigno gli è esploso in mano causandogli la parziale amputazione di una falange. Gli agenti hanno sentito un rumore sordo e hanno visto l’uomo, per altro impassibile per i fumi dell’alcol, che perdeva copiosamente sangue da una mano. I sanitari sono subito intervenuti per soccorerlo e poi si sono messi, vanamente, in cerca del dito tranciato dall’esplosione. Per fortuna dello scalmanato tifoso, poco più tardi un carabiniere del Terzo battaglione che scortava gli ultras ha ritrovato il dito a una decina di metri di distanza e lo ha consegnato ai medici.

RIVIERA24.IT

A Diano Marina in un parco cittadino 4 tredicenni ubriache dopo aver bevuto vodka e Bacardi
Diano Marina - Una di loro è stata trasportata al pronto soccorso dell’ospedale di Imperia su un’ambulanza, in codice giallo. Le sue condizioni si avvicinavano al coma etilico. Qualcuno si è reso conto della situazione, ed ha avvertito il 118
A Diano Marina in un parco cittadino quattro tredicenni ubriache sono state identificate dagli agenti della Polizia municipale. Una di loro è stata trasportata al pronto soccorso dell’ospedale di Imperia a bordo di un’ambulanza, in codice giallo. Le sue condizioni si avvicinavano al coma etilico. Qualcuno si è reso conto della situazione, ed ha avvertito il 118. Le tredicenni avevano acquistato vodka e Bacardi in un locale poco lontano. Una volta passata la sbornia, la ragazzina, dall’ospedale di Imperia, è ritornata a casa.

LA NUOVA SARDEGNA

acat, la festa delle famiglie

IL MESSAGGERO VENETO

giornate della sicurezza: l’alcol e i rischi per i giovani

LA REPUBBLICA

il sindaco: "al bando chi dà l’alcol ai minorenni"
alcol, il sindaco contro i locali "chiudiamo chi lo dà ai minorenni"
ubriachi al volante? lavori utili per evitare la confisca dell’auto - diego longhin
dal necroforo al magazziniere tutti i posti per "smaltire" la pena - lorenza pleuteri

 

 

 

Giovedì, 07 Aprile 2011
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