IL TIRRENO IL TIRRENO Al volante ubriaco, va in galera Condannato a due mesi di reclusione per guida in stato di ebbrezza CASTELFIORENTINO. Se si viene sorpresi ubriachi al volante si può anche finire in carcere. Oltre la denuncia, il ritiro della patente, il processo, la condanna, c’è la possibilità di ritrovarsi in una cella di Sollicciano. Non ci credete? Chiedetelo - appena ovviamente tornerà in libertà - all’operaio ventottenne che ieri pomeriggio è stato prelevato nella sua casa di Castelfiorentino dai carabinieri. I carabinieri si sono presentati nella sua abitazione alle 14,30 con un ordine di carcerazione emesso dal tribunale di Firenze a seguito della condanna a due mesi di reclusione comminata nei confronti dell’operaio per guida in stato di ebbrezza. L’uomo, a cui era stata contestata la violazione del codice della strada nel 2007, è stato portato a Sollicciano dove dovrà restare rinchiuso per sessanta giorni. Ovviamente la sua condizione giudiziaria era ed è particolare. Si tratta infatti di un pregiudicato, che evidentemente non aveva più possibilità di accedere ai benefici e agli sconti di pena previsti dal codice penale. E che inoltre, invece di affidarsi a un legale per evitare il peggio, ha sottovalutato la gravità del reato commesso e si è disinteressato del processo e della sentenza che nel frattempo era stata emessa a suo carico dal tribunale di Firenze. Fatto sta che ieri pomeriggio i carabinieri della stazione di Castelfiorentino hanno dovuto eseguire un provvedimento che, per il tipo di reato commesso, la guida cioé in stato di ebbrezza, rappresenta un caso più unico che raro, non solo nella nostra provincia. LA PROVINCIA DI VARESE Ubriaco si schianta contro il bus Tre morti e un ferito gravissimo La strage l’altra notte tra Saronno e l’abitato di Rovello Porro, lungo la provinciale Difficile l’identificazione delle vittime: sono tutti ventenni di nazionalità ucraina rovello porro Tre cadaveri stesi tra le rotaie e l’asfalto della provinciale, che in questo tratto corre drittissima tra la massicciata ferroviaria e la pista ciclabile. Sono le immagini raggelanti dell’incidente che l’altra sera, poco dopo la mezzanotte, a Rovello Porro, è costato la vita a tre ragazzi tra i 20 e i 25 anni, tutti di nazionalità ucraina, che viaggiavano su un’Alfa Romeo finita a schiantarsi dritta contro un autobus delle Nord che rientrava in deposito a Saronno. Il solo sopravvissuto è il conducente, lui pure ucraino:si chiama Dorin Rotar, ha 26 anni, e nella tarda serata di ieri era ricoverato in prognosi riservata (condizioni giudicate gravissime) all’ospedale Sant’Anna di Como. È sopravvissuto grazie alla cintura di sicurezza (era l’unico, a quanto pare, ad averla allacciata, mentre gli altri suoi amici sono stati proiettati fuori dal veicolo)ma è anche, probabilmente, il primo e solo responsabile della carneficina. Guidava con un tasso alcolico ben oltre i livelli di legge, ed è probabile che proprio l’alcol abbia in qualche modo alterato la sua percezione della realtà: in un punto che più rettilineo non si può, l’Alfa 164, lanciata a una velocità folle, ha piegato improvvisamente verso a sinistra puntando dritta il pullman guidato da un rovellese, Gerardo Robbiani, 46 anni, che ha avuto appena il tempo di raccomandarsi l’anima a Dio. Ha sterzato verso destra, nel tentativo disperato di sottrarsi all’impatto, ha spinto il suo bus contro il guardrail che separa la strada dalla ferrovia, l’ha divelto, ha invaso la massicciata ma non è riuscito a evitare l’Alfa. Difficile raccontare l’impatto. Dell’auto resta poco o nulla. Contro l’autobus si è spezzata in due: l’avantreno, con il cofano e il motore, è stato ritrovato qualche metro oltre il pullman, mentre il retrotreno, i sedili posteriori e il bagagliaio, si è fermato sulle rotaie davanti all’autobus. Per i ragazzi che viaggiavano con Dorin Rotar non c’è stato nulla da fare. Sono Volodymyr Makaronok, 22 anni, nato e residente in Ucraina e due omonimi, Valerij Paladij, due volti e due vite ma stesso nome, stesso cognome e stessa età, 26 anni entrambi, anche se nati in mesi diversi. Gli equipaggi delle ambulanze (si sono mosse la Croce Azzurra di Rovellasca, la Croce Rossa di Saronno e la Croce Rossa di Garbagnate oltre che, in forze, i vigili del fuoco di Como) li hanno coperti con un lenzuolo, prima che la magistratura, a rilievi completati, concedesse il via libera alla rimozione dei cadaveri. Sul problema dell’identificazione dei coinvolti, la polizia stradale di Como ha avuto un bel daffare: primo di tutto perché tutti i coinvolti erano, probabilmente, sprovvisti di permesso di soggiorno, e con sé avevano soltanto documenti ucraini, che hanno complicato moltissimo la ricerca di eventuali parenti cui dare la notizia. Poi perché l’unico documento italiano rinvenuto a bordo dell’Alfa apparteneva a un quinto giovane ucraino, tale Denis Pereby Kovskiy, 25 anni, di professione autista, regolarmente residente a Orzi Nuovi, nel Bresciano, dal 2008. La presenza di quel documento ha complicato le operazioni di riconoscimento, accreditandolo tra le vittime: in realtà, lo stesso Denis ha poi contattato, nel pomeriggio di ieri, i carabinieri del suo paese, chiarendo di essere vivo e di avere ceduto l’auto già da diversi mesi a un suo connazionale. Altri dettagli non ne ha forniti, e la polizia, per il momento, si è accontentata, anche se non sono esclusi sviluppi nelle prossime ore. Nel pomeriggio di ieri, intanto, alla Polstrada di Como si sono presentati altri cittadini ucraini: si trattava di un gruppo di parenti delle vittime che in ospedale hanno riconosciuto i morti. Hanno spiegato quel che l’assenza di documenti non consentiva di chiarire, e cioè che i quattro amici abitavano in provincia di Milano, anche se poi non sarebbero riusciti a spiegare cosa facessero a Rovello, da dove venissero e dove andassero. Gli accertamenti proseguiranno. La sola notizia positiva riguarda il conducente dell’autobus:nonostante l’impatto ha riportato lesioni lievi ed è stato subito dimesso dall’ospedale. Stefano Ferrari s.ferrari@laprovincia.it IL CORRIERE DI COMO Gabriele Cattaneo: «Sono sconvolto. È terribile, sono tutti giovanissimi» Il primo cittadino del paese «Sono sconvolto. Non è facile parlare dopo una notte simile». Il telefono del sindaco di Rovello Porro, Gabriele Cattaneo, è squillato un’ora dopo la mezzanotte di domenica. Il primo cittadino, responsabile anche del gruppo della protezione civile del paese, è stato allertato per il grave incidente sulla provinciale. «Non immaginavo una situazione simile – ricorda Cattaneo – Sono sotto shock, soprattutto da quando ho saputo l’età delle vittime. È terribile, sono ragazzi giovanissimi. Il conducente, da quanto si è appreso, aveva un tasso alcolico superiore ai limiti consentiti. Quasi certamente correva anche troppo. Sono tutti elementi correlati, il risultato è un mix pericolosissimo. E la drammatica conseguenza è sotto gli occhi di tutti». Fino all’alba, il sindaco è rimasto sulla strada con i volontari della protezione civile e le forze dell’ordine. «Abbiamo dovuto chiudere al traffico la provinciale da Rovello Porro a Saronno – spiega Cattaneo – Solo all’alba, dopo che sono stati rimossi i corpi, la circolazione è stata ripristinata. Ho osservato la carreggiata durante quelle ore interminabili. Non ho visto segni di frenata. Probabilmente chi era alla guida ha perso il controllo dell’auto e si è schiantato senza riuscire a fare nulla per evitarlo». Gabriele Cattaneo si rivolge direttamente ai ragazzi. «È una tragedia assurda – ripete – Non posso che appellarmi a tutti i giovani perché capiscano che bisogna prestare attenzione, evitare di correre questi rischi. Spesso non ci si pensa, si esagera senza rendersi conto delle conseguenze che alcol, velocità o altro possono provocare. In questo caso sono morti tre ragazzi e uno è in condizioni gravissime. Tra l’altro, il bilancio poteva essere ancora più tragico. Solo per fortuna lo schianto non ha causato altre vittime». Ed è sotto shock anche l’autista dell’autobus coinvolto nell’incidente. «Lo conosco personalmente e gli ho parlato dopo che è stato medicato in ospedale – conclude il sindaco – Era comprensibilmente sconvolto. Non ha potuto fare nulla per evitare lo schianto. Ha notato la macchina in lontananza, ha visto che iniziava a zigzagare e ha subito rallentato, ma in un attimo se l’è trovata addosso. Per fortuna guidava un mezzo alto, altrimenti temo che sarebbe finita peggio». LA PROVINCIA DI VARESE No all’arresto per il conducente Troppo grave, non può fuggire ROVELLOPORRO - La legge prevede che, in caso di omicidio colposo provocato in un incidente stradale per abuso di sostanze alcoliche, l’eventuale responsabile sia arrestato. Si tratta di una facoltà, non di un obbligo, ma da qualche anno a questa parte, anche a Como capita che l’autorità giudiziaria opti per la misura restrittiva, cioè per le manette. Se fosse uscito in altre condizioni, anche il giovane Dorin Rotar, che guidava l’Alfa Romeo su cui sono morti tre suoi connazionali, sarebbe probabilmente finito al Bassone. Non è successo soprattutto per via delle condizioni in cui versa, politraumatizzato in un letto dell’ospedale ant’Anna. In altre parole non c’è pericolo né che fugga né che commetta nuovamente lo stesso reato. Le sue condizioni di salute sono davvero critiche. Lo ha salvato la cintura di sicurezza; era, Rotar, l’unico ad averla allacciata, mentre i suoi connazionali sono stati proiettati fuori dall’abitacolo, morendo praticamente sul colpo. Il mancato arresto non gli permetterà, ovviamente, di evitare gli strascichi giudiziari di una vicenda destinata a far parlare ancora a lungo. Il giovane rimane indagato per omicidio colposo. CORRIERE DI COMO Tragedia di Rovello, lo strazio dei genitori delle vittime La polizia ha rintracciato i familiari dei tre ragazzi ucraini morti nello schianto Sono stabili, sia pure gravissime, le condizioni del giovane di 26 anni, originario dell’Ucraina, sopravvissuto al terribile schianto avvenuto domenica notte a Rovello Porro. Nell’incidente sono morti tre connazionali del ragazzo ferito. Quest’ultimo era alla guida dell’Alfa 164 sulla quale viaggiava il gruppo. Il conducente, risultato positivo al test dell’alcol, ha perso il controllo della vettura, ha invaso la corsia opposta e si è schiantato contro un autobus di linea delle Ferrovie Nord Milano. Ieri, ulteriori esami hanno accertato che il tasso alcolico nel sangue del 26enne oscillava tra 1 e 2 milligrammi per litro, ben al di sopra del limite consentito, fissato in 0,5 milligrammi. Almeno per il momento, il giovane non è in grado di parlare e non ha fornito dunque alcuna informazione sull’incidente. È ricoverato in rianimazione all’ospedale Sant’Anna e la prognosi resta riservata. Gli agenti della polizia stradale di Como, incaricati di effettuare i rilievi a Rovello Porro, sul luogo dell’incidente, si sono mobilitati anche per rintracciare i familiari delle vittime, due ragazzi accomunati dallo stesso nome, Valerij Paladij e dallo stesso anno di nascita, 1986 e Volodymyr Makaronok, 22 anni appena, tutti originari dell’Ucraina. I genitori dei giovani deceduti nello schianto sono domiciliati in Italia, nel Milanese. Con la collaborazione anche dell’ambasciata ucraina sono stati rintracciati e informati della tragedia. Già nella giornata di ieri sono arrivati al Sant’Anna e a loro è toccato il drammatico quanto inevitabile rituale del riconoscimento dei corpi. Non è ancora chiaro se vorranno riportare in patria le salme dei ragazzi o se il rito funebre sarà celebrato in Italia. La Procura di Como ha aperto inoltre un fascicolo sull’incidente. Il giovane che era alla guida dell’auto è stato denunciato per guida in stato di ebbrezza e omicidio colposo. L’Alfa 164 sulla quale viaggiavano i ragazzi è stata sequestrata, così come l’autobus contro cui la macchina senza controllo si è schiantata. È tuttora sotto shock l’autista del mezzo pubblico, un 46enne di Rovello Porro che non ha potuto fare nulla per evitare l’impatto con quella vettura impazzita. Nell’incidente, l’uomo ha riportato ferite alle braccia e contusioni ma le sue condizioni fortunatamente non destano preoccupazioni. Anna Campaniello RIVIERA24.IT IL DELITTO DI TORRI Decine di mazzi di fiori sul luogo dell’assassinio di Walter. Sfilata di amici e parenti Ventimiglia - Walter Allavena voleva soltanto difendere il figlio dalla furia del branco. La città, a distanza di pochi giorni, e’ ancora sotto choc. In giornata decine di amici e parenti si sono recati dai famigliari della vittima per rendere omaggio Numerosi mazzi di fiori appoggiati lungo il percorso del ponticello di Torri, a testimonianza della feroce e inaudita aggressione che, nella notte tra sabato e domenica scorsi, a Ventimiglia, e’ costata la vita all’idraulico di 54 anni, Walter Allavena, ammazzato di botte da un gruppo di romeni ubriachi, dopo essere intervenuto a difesa del figlio a sua volta aggredito. La città, a distanza di pochi giorni, e’ ancora sotto choc. In giornata decine di amici e parenti si sono recati dai famigliari della vittima per rendere omaggio. Alcuni, nel corso del tragitto che conduce a casa, hanno voluto abbandonare un mazzo di fiori, in segno di cordoglio per la violenta aggressione. IL GAZZETTINO (Vicenza) Quattrocento studenti tra musica poesie e drink analcolici VICENZA - (r.c.) Una mattinata tra racconti, musica, poesie e drink analcolici. Domani, al teatro Astra di Vicenza, quattrocento studenti delle scuole superiori della città saranno protagonisti di uno spettacolo promosso nell’ambito della campagna "Meno alcol più gusto", studiata per sensibilizzare i giovani al problema dell’abuso di alcol e delle sostanze stupefacenti. Curato dal Sert di Vicenza, l’appuntamento vedrà la partecipazione di Edoardo Polidori, direttore del Sert di Forlì. I ragazzi delle classi quarte e quinte degli istituti Da Schio, Lampertico, Montagna, Rossi, Lioy e Quadri si confronteranno poi sul tema "Musica, poesia e dipendenza da droghe e alcol". Alle 11.30 verranno offerti aperitivi analcolici preparati dai docenti e studenti. MARKETPRESS.INFO INTERREG ITALIA AUSTRIA, RECITA PER PREVENIRE ABUSO ALCOL Udine, 13 aprile 2011 - In scena giovedì 14 a Palmanova lo spettacolo "Ciao Peer", recita-show degli alunni degli Istituti Mattei ed Einaudi. La rappresentazione rientra nell´attività di prevenzione contro l´abuso di alcol realizzata nell´ambito del Progetto Interreg Iv Italia- Austria A.dri.a Bevitori contro promotori di una vita sana. Attorno a questa contrapposizione si sviluppa lo spettacolo in scena al Teatro Gustavo Modena della città stellata giovedì 14 aprile, alle 10.30. Lo spettacolo conclude il progetto iniziato nel novembre 2009 di Peer Education (Work Package 3 del Progetto Interreg Iv Italia- Austria A.dri.a, di cui la Regione Friuli Venezia Giulia è Lead Partner) a cui hanno aderito anche gli Istituti l´I.s.i.s. Malignani di Cervignano del Friuli (di cui fanno parte gli istituti Malignani ed Einstein di Cervignano e Mattei ed Einaudi di Palmanova) e l´I.s.i. Linussio di Codroipo. I ragazzi del Malignani di Cervignano si sono posti come obbiettivo la realizzazione di un video documentario, la cui elaborazione è quasi terminata, che verrà utilizzato per promuovere un divertimento sano dissociato dall´abuso di alcolici. I ragazzi dell´Einstein di Cervignano hanno invece già prodotto uno spot sociale, finalizzato a mostrare gli effetti a lungo termine di uno stile di vita caratterizzato dal consumo di bevande alcoliche. I ragazzi del Linussio di Codroipo hanno invece predisposto una mostra fotografica sul tema "alcol e salute". LA SICILIA Nuovo raptus di Manfrè a Resuttano: arrestato dai cc Dal balcone lanciava padelle e coltelli Resuttano. L’irrequieto Giuseppe Manfrè torna in carcere per l’ennesima volta per avere aggredito i carabinieri del suo paese, Resuttano. Un recordman, a modo suo. Perché il disoccupato di 55 anni in poco più di un anno può "vantare" il quarto arresto per minaccia e resistenza a pubblico ufficiale. L’altro ieri pomeriggio la scena s’è ripetuta, come ormai accade da quasi un ventennio. La telefonata arrivata al "112" da parte di un vicino di casa spaventato da quel raptus, infatti, segnalava ai carabinieri che Manfrè era affacciato al balcone al primo piano di via Archimede dove risiede, gettando in aria padelle, lumi e coltelli da cucina proprio a ridosso dell’autolavaggio posizionato sotto la sua abitazione. Qualche passante e gli stessi lavaggisti che erano sotto hanno rischiato di essere colpiti dalla raffica di oggetti che Manfrè, completamente ubriaco, continuava a lanciare. All’arrivo di una pattuglia dei carabinieri, Manfrè non s’è calmato affatto. Anzi, la presenza dei militari l’ha infastidito alimentando ancor di più la sua ira. Tant’è che ha preso un coltello da cucina che ha brandito verso di loro, tentando pure di aggredirli. Ma dopo una concitata colluttazione, il disoccupato è stato immobilizzato e arrestato. Il pm Edoardo De Santis ha poi disposto il trasferimento al carcere "Malaspina" per Manfrè, dov’era uscito il mese scorso per aver scontato appena 3 giorni come residuo della pena inflittagli quando l’anno scorso si scagliò contro i carabinieri intervenuti perché lui infastidiva i clienti di un bar. Forse già oggi Manfrè (difeso dall’avvocato Damiano Puleo) sarà processato per direttissima. Va. Ma. ASCA.IT ALCOL MODIFICA CERVELLO E FAVORISCE DIPENDENZA (ASCA) - Roma, 13 apr - Altro che affogare i ricordi nell’alcol. In realta’ vino e liquori spronano il cervello a ricordare, spesso cose non piacevoli. E’ quanto emerge da uno studio dell’Universita’ del Texas a Austin, negli Usa. ’’Quando si dice che l’alcol fa male alla memoria e’ vero’’, ammette Hitoshi Morikawa, autore dello studio pubblicato sul Journal of Neuroscience. In questo caso ci si riferisce alla ’’memoria cosciente’’. Dimenticare il nome di un collega o non riuscire a fare un discorso di senso compiuto sono alcuni degli spiacevoli effetti di una bevuta fuori controllo. ’’In alcuni casi l’alcol puo’ pero’ aiutare il subconscio a imparare e ricordare di piu’’’, continua il ricercatore. Morikawa ha infatti constatato che l’esposizione all’etanolo, una sostanza alcolica, aumenta la plasticita’ sinaptica in settori chiave del cervello. Non e’ tuttavia in assoluto un’esperienza positiva. La ’’lezione’’ che il cervello ne puo’ trarre, secondo il ricercatore, potrebbe essere autodistruttiva: il cervello impara a bere di piu’ e ad avere dipendenza dal bicchiere. BRESCIA OGGI L’INIZIATIVA. Sostegno alla prevenzione Il camper anti-alcool fa tappa a Lumezzane L’iniziativa promossa dall’Asl: appuntamenti itineranti poi a Sarezzo e Gardone Nel mese dedicato alla prevenzione alcologica, il Nucleo operativo alcologia Val Trompia dell’Asl organizza una settimana di iniziative sia di sensibilizzazione sia di informazione sul servizio offerto. I dati raccolti dall’Osservatorio territoriale del dipartimento delle dipendenze dell’Asl di Brescia mostrano nel territorio bresciano un continuo aumento degli utenti presi in carico. Nel corso del 2008 sono state assistite 744 persone, con un incremento del 15,7% rispetto all’anno precedente e del 78% rispetto al 2001; i nuovi utenti rappresentano il 34,6%, mentre nel 2007 la percentuale era del 33,6%. Nel 2009 si è registrato un ulteriore, significativo incremento dell’utenza, giunta a 1.039 persone, pari al 39,6% in più rispetto al 2008. Nel 2009 i nuovi utenti rappresentano il 42,54% dell’utenza complessiva. Per rispondere ai bisogni emergenti dell’utenza e per far fronte alle caratteristiche del fenomeno in continua evoluzione l’Asl di Brescia ha istituito il servizio alcologia articolato in quattro nuclei operativi: Brescia, Leno, Zanano di Sarezzo e Salò. In Valtrompia in questi giorni un camper si sposterà nei mercati settimanali per svolgere attività informativa: stamattina al mercato di Lumezzane, domani a Sarezzo e venerdì a Gardone. IL TIRRENO MULTA E CONFISCA Fa un incidente dopo aver bevuto e fumato hashish CECINA. Alcol alla guida: nell’ultimo fine settimana i carabinieri della compagnia di Cecina hanno effettuato numerosi controlli alla circolazione stradale e sono intervenuti su un incidente sul viale della Repubblica. Un trentaseienne, a bordo della propria auto, era finito sulla corsia opposta. Il conducente aveva bevuto e fumato hashish: è stato infatti trovato positivo all’uso dei cannabinoidi e con un tasso alcolemico pari a 2,10 g/l. Pertanto, oltre a essere sanzionato ai sensi degli articoli 186 e 187 del codice della strada, si è visto sequestrare il mezzo ai fini della confisca. Contestualmente a Rosignano Solvay un quarantaseienne di origine lituana è stato denunciato perché trovato in possesso di un coltello. IL TIRRENO Positivo all’etilometro, auto confiscata Un’altra automobilista sconterà la pena lavorando gratis per la Cri Finisce contro una 500 in sosta: patteggia 2 mesi e 1.400 euro GROSSETO. Si è visto confiscare la Fiat Punto dal giudice, perché guidava in stato di ebbrezza. Luca Caporali, 43 anni, di Grosseto, era stato fermato in via Emilia la notte del 3 gennaio 2010, intorno alle 4 del mattino, da una pattuglia della polizia stradale che lo sottopose all’etilometro: 2,02 e 1,9 contro lo 0,5 di legge. Con il giudice Muscogiuri ha patteggiato 2 mesi (convertiti in 2 mesi e 5 giorni di lavoro presso Le Querce di Mamre onlus) e 1.400 euro di ammenda. Non menzione ma anche la sospensione della patente per 1 anno. Lavoro non retribuito la pena anche per Elisa Mattarelli, 30 anni, di Orbetello, alla guida di una Nissan Micra dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo (1,79 e 1,74), la notte dell’8 agosto scorso: 2 mesi e 24 giorni alla Croce rossa di Orbetello la sostituzione degli 80 giorni (più 700 euro) decisa dal giudice Mezzaluna. Patente sospesa per sei mesi. Era finito contro una Fiat 500 in sosta in località Marroneto. Lui, Alessio Mangiavacchi, 27 anni, di Santa Fiora, era stato trovato positivo al controllo dell’alcol, dopo essere stato portato dal 118 in ospedale: 2,39 grammi per litro di sangue. Ha patteggiato 2 mesi e 1.400 euro (pena sospesa e non menzione) e si vedrà la patente sospesa per 1 anno. Era alla guida di una Renault Clio quando avvenne l’incidente, l’8 settembre 2009, intorno alle 4 del mattino. I rilievi furono effettuati dai carabinieri. Fermato dai carabinieri del Norm di Arcidosso mentre era alla guida di una Citroen Xara nell’abitato di Castel del Piano (via del Fattorone), era stato sottoposto all’etilometro: era positivo, 1,74 e 1,67 grammi per litro di sangue, poco dopo le 18 del 15 luglio 2009. Con il giudice Muscogiuri, che gli ha sospeso la patente per un anno, ha patteggiato per guida in stato di ebbrezza 2 mesi (convertiti in 2.280 euro) e 1.000 euro di ammenda (il tutto sarà pagato a rate) Roberto Pii, 39 anni, abitante ad Arcidosso. IL GAZZETTINO (Venezia) Automobilista trentenne … PORTOGRUARO - Automobilista trentenne chiede indicazioni stradali ai Carabinieri scambiandoli per passanti: denunciato per guida in stato di ebbrezza. Brutto fine settimana per il giovane di Portogruaro, che l’altra notte s’è visto sequestrare il suo potente Suv, dato che aveva bevuto più del triplo del consentito. Il trentenne, alla guida del suo Suv, a notte fonda era entrato disorientato nel centro di Motta di Livenza. Non trovando più la strada per Portogruaro ha creduto di chiedere la strada ai dei passanti, quando invece erano i militari dell’Arma di pattuglia. Per lui è scattato l’alcol test che ha evidenziato subito un valore ben superiore al massimo consentito. Alla prima prova è emerso infatti un valore di 1,74 e poco dopo di 1,56. Per il giovane è così scattata la denuncia a piede libero e il sequestro del Suv, affidato a una ditta di recupero di autoveicoli. (M.Cor.) TRENTINO Condannato un uomo di Rallo Insulti e testata al barista: 4 mesi DERMULO. Aveva bevuto. E, così, ha iniziato a insultare e minacciare il gestore del bar Victory, locale di Dermulo in cui stava chiudendo la sua serata, e poi lo ha colpito al volto con una testata. Il barista ha subito chiesto aiuto ai carabinieri della compagnia di Cles, che, nel giro di pochi minuti, hanno raggiunto il locale del piccolo centro noneso. Ma Ivano Valentini, cinquantaduenne pregiudicato di Rallo cui di recente è stata sequestrata l’Audi A8 per guida in stato d’ebbrezza, non è sceso a più miti consigli alla vista dei militari dell’Arma. E ha rivolto loro le stesse attenzioni rivolte poco prima al gestore del locale. E così, dopo un breve parapiglia, Valentini è stato ammanettato e arrestato. Era circa l’una della notte tra lunedì e martedì. Valentini non è stato subito associato alle carceri di Trento, perché, anche lui, come il gestore del bar (che per la testata ha riportato ferite guaribili in dieci giorni), ha dovuto ricorrere alle cure dei sanitari dell’ospedale di Cles. Infatti, aveva colpito con un pugno una delle slot machine, riportando lievi lesioni alla mano destra. I sanitari, inoltre, gli hanno riscontrato una leggera tachicardia. Tutto questo, però, non ha impedito che il cinquantaduenne venisse processato già ieri mattina per direttissima. Il giudice Enrico Borrelli lo ha condannato a 4 mesi di reclusione, concedendogli gli arresti domiciliari. BRESCIA OGGI Lettere Egregio direttore, in Italia è ancora allarme sull’uso e soprattutto sull’abuso di alcolici da parte dei giovani. Dai dati registrati si rivela infatti che non solo negli ultimi 10 anni nella fascia d’età tra i 14 e i 24 anni è cresciuto il consumo «occasionale» e «fuori pasto» di bevande alcoliche, ma che è in aumento il consumo di altri alcolici oltre vino e birra (amari, aperitivi, superalcolici) e, soprattutto, che rimangono preoccupanti le statistiche sui comportamenti a rischio. Su tutti il cosiddetto «binge drinking», il consumo di sei o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione, che tra i ragazzi di 15-17 anni raggiunge livelli prossimi a quelli medi della popolazione. Da mettere in evidenza che anche tra le donne è aumentata la percentuale! Non solo cresce tra i giovani il consumo di alcolici fuori pasto, è ormai un dato stabile la pratica del «binge drinking» (+0,8% sul 2009), più diffuso tra i frequentatori abituali di discoteche. Particolarmente a rischio i minorenni, in quanto la capacità di metabolizzare adeguatamente l’alcol dipende anche dallo sviluppo fisico complessivo. Lo sballo e l’abuso di alcol i giovanissimi ormai non lo cercano più solo nel fine settimana, ma anche durante la settimana. Del resto i dati dei ricoveri in ospedali per gli effetti tossici da alcol parlano chiaro: le intossicazioni nei minori di 14 anni rappresentano il 15,4%, mentre nei giovani tra i 15 e 35 anni il 25,4%. Una situazione, quella tracciata dai dati, che rappresenta un campanello d’allarme, perchè dimostra che per bere ormai non si aspetta più il week end. Ora i giovani si riuniscono nei bar dalle 17 con l’aperitivo, proseguendo poi con birra e superalcolici fino a tardi. E sono sempre più numerosi. Se poi oltre all’alcol si sono prese anche droghe, come cannabis o «smart drugs», si salvi chi può… Il primo ad andarci di mezzo è il fegato, che in un adulto infatti è capace di metabolizzare 6 grammi di alcol all’ora, cioè mezzo bicchiere di vino o birra o un dito di superalcolico. Superata quella soglia, l’alcol arriva al cervello intossicando le sue cellule. Se un ragazzo abusa di alcol in maniera continuativa per settimane, il suo ippocampo, l’area cerebrale deputata alla memoria e all’orientamento spaziale, si ridurrà del 15-30%. Tutti questi valori sono stati dimostrati con studi fatti con risonanze magnetiche ecc. Cifre raccapriccianti, che non hanno bisogno di ulteriore commento. Andrea Delindati MANERBIO IL MATTINO (Salerno) Non si era rassegnato… Non si era rassegnato alla separazione dalla moglie, avvenuta da un bel po’. Così, ubriaco e armato di catena, prima è andato a cercarla a casa di amici poi a casa sua sperando in un ripensamento o, comunque, certo di riuscire a far valere le sue ragioni. È stato qui, in un appartamento della zona orientale, che l’uomo è stato bloccato e poi denunciato dagli agenti delle Volanti (agli ordini del vicequestore Rossana Trimarco). Deciso a convincere la donna a tornare insieme l’ex marito, 50 anni, non ha esitato a sfondare prima la porta dell’appartamento quindi, davanti agli occhi delle sue due figlie, a forzare la porta del bagno all’interno del quale la ex moglie, spaventata, si era rinchiusa. È stato allora che ha cercato di persuaderla a riconsiderare l’ipotesi di tornare a vivere insieme usando la forza ma, l’arrivo dei poliziotti, ha evitato che accadesse il peggio. La donna è stata comunque accompagnata in ospedale e medicata, ne avrà per cinque giorni. Il suo aggressore, denunciato per lesioni, danneggiamento e violazione di domicilio. Non si esclude che la vittima possa anche presentare un esposto contro il suo aggressore per stalking. Fatto è che sono in aumento i casi di violenze in città da parte di ex che non prendono coscienza della fine di un rapporto. Cosa ancora più grave è che questo accade sempre più spesso davanti agli occhi dei figli minorenni. La cosa preoccupante è il fatto che l’uomo fosse armato di catene e, se i poliziotti non fossero giunti in tempo, avrebbe potuto utilizzarli contro la donna rischiando di farle del male fisico. CORRIERE DI VITERBO “Ridatemi la libertà, devo mangiare”. Durante la festa di Capodanno aveva litigato con la compagna che poi ha ritirato la denuncia. Rumeno ai domiciliari da inizio anno vuole uscire per lavorare. Da oltre tre mesi chiuso in casa ai domiciliari, insieme alla compagna che lo aveva accusato di percosse per poi ritirare la denuncia. E’ una storia singolare quella che si verifica da tempo nel piccolo centro abitato di Cellere. Il protagonista è un trentenne rumeno che la sera di Capodanno era stato arrestato per maltrattamenti in famiglia, percosse e ingiurie. Per lui un solo giorno di carcere e poi la lunga restrizione agli arresti domiciliari. Per lui non era il primo episodio “violento”, alle spalle si porta un’altra denuncia per lo stesso reato che a livello giuridico determina una pesante recidività. Secondo quanto raccontato in quei momenti, l’uomo, in preda ai fumi dell’alcol, avrebbe reagito in maniera estremamente violenta ad un gesto della propria compagna. Tra i due era nata una violenta lite, era volato qualche schiaffo, poi lui l’aveva presa per il collo, insultandola con parole pesanti. L’intervento dei carabinieri era costato subito il carcere al trentenne rumeno, che però dopo una notte a Mammagialla aveva ottenuto gli arresti domiciliari, all’interno dell’appartamento che divideva proprio con la donna. Lei stessa, trascorsi pochi giorni, si era recata presso i carabinieri della stazione locale per ritrattare le sue dichiarazioni e, praticamente, ritirare la denuncia. I due pensavano che in poco tempo la questione si fosse risolta, anche con una revisione della misura cautelare, ma i mesi sono trascorsi velocemente e l’uomo è rimasto chiuso in casa. Le istanze di scarcerazione sono rimaste in sospeso, proprio in relazione a quel suo precedente che nei fatti costituisce un elemento di reiterazione del reato. I reati di maltrattamenti in famiglia, ingiurie e percosse, sono perseguibili d’ufficio e dunque anche la ritrattazione della compagna non ha modificato la posizione del rumeno. La misura restrittiva dovrebbe terminare il prossimo 12 maggio e per il 5 è maggio è stata fissata l’udienza con rito immediato di fronte al giudice del Tribunale di Viterbo. In questi mesi, però, l’uomo nonostante il ritiro della denuncia da parte della compagna, il recupero del rapporto di convivenza, non è tornato in libertà tanto che la coppia versa in un difficile stato sociale ed economico. “Senza lavoro non vivo, ho fame, voglio mangiare. Ridatemi la mia libertà, almeno per andare a lavorare e portare soldi a casa”. Questo sarebbe il grido di disperazione che da settimane il trentenne rivolge ad amici e istituzioni, nel tentativo di essere ascoltato. La stessa donna non è riuscita a trovare una collocazione lavorativa, e il titolare della ditta per cui lavora regolarmente il rumeno non è più disposto ad attendere altri giorni. Un caso, decisamente singolare, su cui si pone l’attenzione per una decisione di scarcerazione sicuramente molto delicata. La recidività e la stessa, facilità ad alzare il gomito del trentenne, cosa che a volte lo fa diventare violento, sono elementi che non inducono i giudici a interrompere la misura restrittiva. Dall’altra parte, però, c’è la necessità di mangiare e salvaguardare un posto di lavoro. CORRIERE ADRIATICO Anche l’alcol è una piaga sociale Vite bruciate dall’alcol assassino IL SOLE 24 ORE Bottiglie invendute: Chianti in difficoltà IL GIORNO (Sondrio) Brillo sui binari Uomo ferito dal treno LA NAZIONE (Terni) Gli spazi «analcolici» Vittime della dipendenza dall’alcol Sono sempre più giovani e donne LA NAZIONE (Pistoia) Mostre d’arte e tornei di pallavolo per combattere l’abuso di alcol
|
|