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Articoli 07/05/2004

Come disfarsi della batteria Regole rigide e sanzioni severe Il ruolo del C.O.B.A.T.



Come disfarsi della batteria
Regole rigide e sanzioni severe
Il ruolo del C.O.B.A.T.

di Roberto Rocchi

La legislazione ambientale prevede che alcune categorie professionali contribuiscano al processo di recupero delle batterie al piombo esauste che, come noto, sono fra gli elementi maggiormente inquinanti dell’auto.
Fra queste, quella degli autoriparatori è naturalmente fra le più coinvolte e non è un caso se è stato costituito persino un consorzio che ne raggruppa diverse migliaia e che prende il nome di C.O.B.A.T. (Consorzio Obbligatorio Batterie al Piombo Esauste e Rifiuti Piombosi).
In questo senso, grazie anche all’apporto di associazioni imprenditoriali e di categoria quali la Confartigianato e la C.N.A., si è cercato di rendere gli operatori del settore maggiormente consapevoli del ruolo di “agenti ambientali” che essi stessi ricoprono, contribuendo così al rispetto del mondo circostante.
Cerchiamo dunque di analizzare l’attività del COBAT a cui tutti gli autoriparatori, ma anche i semplici cittadini, possono rivolgersi per problemi legati allo smaltimento delle batterie dell’’auto.
Cominciamo col dire che il consorzio trae origine dalla legge nr.475 del 1988 e si pone due grandi obiettivi: assicurare la raccolta delle batterie esauste e dei materiali tossici in essi contenuti, nonché recuperare risorse e contribuire al risparmio energetico nazionale mediante il riciclaggio.
La raccolta delle batterie al piombo si dimostra molto opportuna per diverse ragioni. Innanzitutto essa è pericolosa per l’uomo e per l’ambiente perché contiene fino al 65% in peso di piombo e fino al 25% di acido solforico, pertanto non può essere dispersa nell’ambiente. Una parte residua, rappresentata da plastica, incide invece sull’inquinamento visivo.
Dunque la batteria esausta è un rifiuto pericoloso, infatti non deve essere dispersa nell’ambiente poiché il piombo interferisce sui processi biochimici vitali e la sua azione attacca il fegato, il sistema nervoso e l’apparato riproduttivo. L’acido solforico, invece, provoca ustioni e contamina le acque.
Tuttavia, anche se pericoloso, il piombo è un elemento molto prezioso, soprattutto per il nostro Paese che è costretto ad importarlo dalla Germania. Gettare la batteria esausta in discarica, dunque, significa perdere risorse economiche ed esporre il territorio circostante al pericolo di possibili dispersioni da lisciviazione o percolazione.
Con il riciclaggio della batteria, pertanto, non solo si preservano acqua, aria e suolo, ma si contribuisce anche al risparmio energetico quando, producendo piombo secondario, si riduce la richiesta di energia che occorre per lavorare il minerale necessario per il piombo primario.
Ma dove debbono essere conservate le batterie esauste prima della raccolta da parte del consorzio? Esse vanno depositate temporaneamente in contenitori mobili dotati di alcune caratteristiche: efficaci chiusure per impedire la fuoriuscita del contenuto; accessori e dispositivi atti ad effettuare in condizioni di sicurezza le operazioni di riempimento e svuotamento; maniglie per rendere sicure ed agevoli le operazioni di movimentazione; sponde superiori di almeno 20 cm. dall’altezza massima dall’accumulo previsto; contrassegno con etichetta e targhe visibili del materiale recuperato da smaltire.
Per depositare le batterie nel modo che è stato indicato non occorre alcuna specifica autorizzazione, tuttavia, è bene seguire alcune regole grazie alle quali il deposito sarà garantito e sicuro. Fra queste ricordiamo che il deposito deve avvenire in luoghi in cui i rifiuti sono consumati e lavorati (officina), inoltre non possono essere conservati per un periodo superiore a due mesi, termine che viene notevolmente ridimensionato se l’accumulo è eccessivo.
Vi sono poi particolarità che riguardano gli autoriparatori che svolgono l’attività nelle isole minori (sono escluse perciò Sicilia e Sardegna), ai quali è data facoltà di smaltimento una sola volta l’anno, indipendentemente dalla quantità di materiale raccolto.
Fra le altre cose tutti devono anche compilare un registro di carico e di scarico dei rifiuti, il quale dovrà essere riassunto in una denuncia annuale denominata M.U.D. (Modello di Dichiarazione Unica ambientale).
Il registro, vidimato e bollato dall’Ufficio del Registro, va conservato per cinque anni dall’ultima registrazione.
Devono annotarsi tutti i dati contenuti nel formulario di identificazione per il trasporto e le annotazioni vanno effettuate entro una settimana dallo scarico dei medesimi. Se non si produce più di una tonnellata l’anno di rifiuti pericolosi, i registri possono essere tenuti dalle associazioni di categoria o che svolgono questi servizi.
E’ a questo punto che entra in gioco il COBAT attraverso i propri operatori: l’incaricato preleva infatti le batterie rilasciando una copia del materiale raccolto all’autoriparatore.
Non tutti gli artigiani dell’’auto potrebbero però essere così sensibili nei confronti dell’’ambiente e per questo motivo la legge ha previsto una serie di sanzioni per coloro che non si attengono a queste disposizioni.
Conservare le batterie esauste in maniera non conforme alle disposizioni ed alle modalità illustrate, infatti, può comportare l’arresto fino a 2 mesi ed un’ammenda fino a 25.000 euro. Analogamente, la mancata compilazione dei registri di carico e scarico prevede una sanzione amministrativa fino a 12.500 euro, mentre l’omessa conservazione dei registri per cinque anni dà seguito ad una sanzione pecuniaria di circa 1.500 euro. Per evitare questi “disguidi”, però, il C.O.B.A.T. mette a disposizione i propri consulenti e numerose pubblicazioni per fornire ogni utile informazione di carattere tecnico-legislativo. Basta richiedere assistenza a: COBAT, via Toscana 1, 00187 Roma. Si renderà un servizio all’ambiente e contemporaneamente si avrà modo di seguire scrupolosamente ogni obbligo di legge.





di Roberto Rocchi

da "Il Centauro" n.86
Venerdì, 07 Maggio 2004
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