La
legislazione ambientale prevede che alcune categorie professionali
contribuiscano al processo di recupero delle batterie al piombo
esauste che, come noto, sono fra gli elementi maggiormente inquinanti
dell’auto.
Fra queste, quella degli autoriparatori è naturalmente
fra le più coinvolte e non è un caso se è
stato costituito persino un consorzio che ne raggruppa diverse
migliaia e che prende il nome di C.O.B.A.T. (Consorzio Obbligatorio
Batterie al Piombo Esauste e Rifiuti Piombosi).
In questo senso, grazie anche all’apporto di associazioni
imprenditoriali e di categoria quali la Confartigianato e la C.N.A.,
si è cercato di rendere gli operatori del settore maggiormente
consapevoli del ruolo di “agenti ambientali” che essi
stessi ricoprono, contribuendo così al rispetto del mondo
circostante.
Cerchiamo dunque di analizzare l’attività del COBAT
a cui tutti gli autoriparatori, ma anche i semplici cittadini,
possono rivolgersi per problemi legati allo smaltimento delle
batterie dell’’auto.
Cominciamo col dire che il consorzio trae origine dalla legge
nr.475 del 1988 e si pone due grandi obiettivi: assicurare la
raccolta delle batterie esauste e dei materiali tossici in essi
contenuti, nonché recuperare risorse e contribuire al risparmio
energetico nazionale mediante il riciclaggio.
La raccolta delle batterie al piombo si dimostra molto opportuna
per diverse ragioni. Innanzitutto essa è pericolosa per
l’uomo e per l’ambiente perché contiene fino
al 65% in peso di piombo e fino al 25% di acido solforico, pertanto
non può essere dispersa nell’ambiente. Una parte residua,
rappresentata da plastica, incide invece sull’inquinamento
visivo.
Dunque la batteria esausta è un rifiuto pericoloso, infatti
non deve essere dispersa nell’ambiente poiché il piombo
interferisce sui processi biochimici vitali e la sua azione attacca
il fegato, il sistema nervoso e l’apparato riproduttivo.
L’acido solforico, invece, provoca ustioni e contamina le
acque.
Tuttavia, anche se pericoloso, il piombo è un elemento
molto prezioso, soprattutto per il nostro Paese che è costretto
ad importarlo dalla Germania. Gettare la batteria esausta in discarica,
dunque, significa perdere risorse economiche ed esporre il territorio
circostante al pericolo di possibili dispersioni da lisciviazione
o percolazione.
Con il riciclaggio della batteria, pertanto, non solo si preservano
acqua, aria e suolo, ma si contribuisce anche al risparmio energetico
quando, producendo piombo secondario, si riduce la richiesta di
energia che occorre per lavorare il minerale necessario per il
piombo primario.
Ma dove debbono essere conservate le batterie esauste prima della
raccolta da parte del consorzio? Esse vanno depositate temporaneamente
in contenitori mobili dotati di alcune caratteristiche: efficaci
chiusure per impedire la fuoriuscita del contenuto; accessori
e dispositivi atti ad effettuare in condizioni di sicurezza le
operazioni di riempimento e svuotamento; maniglie per rendere
sicure ed agevoli le operazioni di movimentazione; sponde superiori
di almeno 20 cm. dall’altezza massima dall’accumulo
previsto; contrassegno con etichetta e targhe visibili del materiale
recuperato da smaltire.
Per depositare le batterie nel modo che è stato indicato
non occorre alcuna specifica autorizzazione, tuttavia, è
bene seguire alcune regole grazie alle quali il deposito sarà
garantito e sicuro. Fra queste ricordiamo che il deposito deve
avvenire in luoghi in cui i rifiuti sono consumati e lavorati
(officina), inoltre non possono essere conservati per un periodo
superiore a due mesi, termine che viene notevolmente ridimensionato
se l’accumulo è eccessivo.
Vi sono poi particolarità che riguardano gli autoriparatori
che svolgono l’attività nelle isole minori (sono escluse
perciò Sicilia e Sardegna), ai quali è data facoltà
di smaltimento una sola volta l’anno, indipendentemente dalla
quantità di materiale raccolto.
Fra le altre cose tutti devono anche compilare un registro di
carico e di scarico dei rifiuti, il quale dovrà essere
riassunto in una denuncia annuale denominata M.U.D. (Modello di
Dichiarazione Unica ambientale).
Il registro, vidimato e bollato dall’Ufficio del Registro,
va conservato per cinque anni dall’ultima registrazione.
Devono annotarsi tutti i dati contenuti nel formulario di identificazione
per il trasporto e le annotazioni vanno effettuate entro una settimana
dallo scarico dei medesimi. Se non si produce più di una
tonnellata l’anno di rifiuti pericolosi, i registri possono
essere tenuti dalle associazioni di categoria o che svolgono questi
servizi.
E’ a questo punto che entra in gioco il COBAT attraverso
i propri operatori: l’incaricato preleva infatti le batterie
rilasciando una copia del materiale raccolto all’autoriparatore.
Non tutti gli artigiani dell’’auto potrebbero però
essere così sensibili nei confronti dell’’ambiente
e per questo motivo la legge ha previsto una serie di sanzioni
per coloro che non si attengono a queste disposizioni.
Conservare le batterie esauste in maniera non conforme alle disposizioni
ed alle modalità illustrate, infatti, può comportare
l’arresto fino a 2 mesi ed un’ammenda fino a 25.000
euro. Analogamente, la mancata compilazione dei registri di carico
e scarico prevede una sanzione amministrativa fino a 12.500 euro,
mentre l’omessa conservazione dei registri per cinque anni
dà seguito ad una sanzione pecuniaria di circa 1.500 euro.
Per evitare questi “disguidi”, però, il C.O.B.A.T.
mette a disposizione i propri consulenti e numerose pubblicazioni
per fornire ogni utile informazione di carattere tecnico-legislativo.
Basta richiedere assistenza a: COBAT, via Toscana 1, 00187 Roma.
Si renderà un servizio all’ambiente e contemporaneamente
si avrà modo di seguire scrupolosamente ogni obbligo di
legge.
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