Foto Blaco-archivio Asaps
(ASAPS), 19 aprile 2011 – Nell’estate del 2003 mentre viaggiava a bordo della sua moto finì in una buca e cadde rovinosamente sull’asfalto rimanendo paralizzato. Ora dopo una battaglia legale durissima, lo scorso 14 marzo, il Tribunale Civile, ha condannato l’Anas a risarcire lo sfortunato centauro con un milione e 49 mila euro, più tutti gli interessi intercorsi dal giorno del sinistro comprese le spese legali. L’incidente ebbe luogo lungo la Statale 309 Romea dove l’uomo, in compagnia di altri motociclisti, viaggiava in direzione Venezia quando, all’altezza di Codigoro, le ruote della sua Yamaha transitarono su un pericoloso avvallamento della strada finendo dentro ad un dislivello di sei centimetri e facendolo rovinare a terra. Secondo il legale del ragazzo in quell’incidente il giovane riportò lesioni gravissime che lo resero paraplegico in maniera irreversibile per questo motivo l’Anas venne citata in giudizio per la mancata manutenzione della statale e per chiedere il risarcimento del danno. L’azienda dal canto suo si difese sostenendo la mancanza del nesso causale e addossando la responsabilità di una manovra sbagliata al centauro. Decine i testi sentiti negli anni dal giudice, presentata in aula anche una perizia dinamica di ricostruzione della caduta, una diatriba legale lunghissima che ha condotto alla sentenza del 14 marzo con la quale il giudice ha condannato l’Anas a versare nelle casse del ragazzo 1 milione e 49mila euro come risarcimento immediatamente esecutivo. Secondo l’articolo 2051 del Codice Civile, “ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito”. Seguendo questo principio Anas non avrebbe dimostrato di aver fatto di tutto per evitare i danni a chi transitava su un’arteria di sua competenza. (ASAPS)
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