LA VOCE DI MANDURIA UN CONTRIBUTO DI MASSIMILIANO FIORE Quel maledetto bicchiere Trascorse le Feste in consueta intimità familiare e secondo tradizione, quest’anno però la notizia peggiore ha attraversato inesorabile la comunità tarantina e affranto noi amici di Lucio... E’ l’ennesima storia che il mondo civile racconta nuovamente colpito ed esterrefatto - Asaps in testa ed instancabile - con dolore si "registra" una nuova dipartita di un essere vivente inerme, schiacciato dalla incoscienza stupida ed ingiustificabile che contraddistingue qualche altro essere vivente che meriterebbe la punizione esemplare di una società seria e coerente. Mio fratello Alessandro ha visto la pozza di sangue in cui Lucio ha mietuto i suoi ultimi attimi di una vita ancora giovane e mi ha avvertito all’altro capo della penisola ed in un istante, tra l’amarezza e lo sconforto, sono balenati i ricordi di una infanzia-giovinezza vissute nelle nostre case giocando a Monopoli, Subbuteo, Scarabeo, tra una aranciata ed un gelato... Lucio è stato sempre timido e riservato ma anche caparbio e generoso, cullato da bravi genitori ed una nonna apprensiva ma tanto affidabile... Era un’impresa coinvolgerlo in una partita di pallone perchè amava la bicicletta, quella stessa sulla quale è stato falciato dopo la "notte" tarantina, che per gli abitanti del capoluogo è attesa un anno intero frammista di sacro e profano, ma momento di grande unione di comitive e generazioni. Mario del 118 jonico, illustre e capacissimo medico, ha tentato di rianimarlo anche dopo mezz’ora che quel cuore già debole aveva ceduto...è stata un’altra sconfitta, ma la "volontà" superiore forse era scritta, ma quel maledetto bicchiere di alcool... Evito le frasi di circostanza dovute e sentite, il dolore è ficcante perchè sembra tutto perduto, ma Lucio rimane nei nostri occhi bello e sorridente in quelle indimenticabili giornate di maggio, tra il Lungomare e Piazza della Vittoria, pista di bicicletta e improvvisato campo di calcio... Arrivederci Lucio, Massimiliano Fiore ASAPS.IT Grosseto: positivi all’etilometro massacrano due carabinieri, uno gravissimo Arrestati 4 giovanissimi (tre sono minori), forse reduci da un rave: hanno pestato i due militari a sprangate Nel 2010 2.079 aggressioni ai Pubblici Ufficiali: 621 dovuti alle ebbrezze Ogni 4 ore agenti finiscono in ospedale (ASAPS) GROSSETO, 26 aprile 2011 – È finito male, malissimo, il servizio di due Carabinieri di Grosseto, impegnati in un’operazione di controllo del territorio a Sorano, lungo la SP22, nei pressi di un rave party. Qui l’equipaggio di una delle tante gazzelle dell’Arma impiegate per la concomitanza dell’evento, ha dato l’alt a un’auto con a bordo quattro giovani, un 19enne, alla guida, e tre minorenni. Secondo i primi accertamenti, dopo l’esecuzione del test etilometrico che avrebbe dato esito positivo, i due militari avrebbero iniziato le contestazioni ed è a questo punto che il branco, in una sorta di inedita riedizione di Arancia Meccanica, li ha aggrediti utilizzando a mo’ di spranga il paletto di una recinzione. I primi due colpi inferti, ai quali è seguito un sanguinoso e violento pestaggio, sono stati durissimi e i Carabinieri, un appuntato e un graduato, sono stramazzati al suolo privi di coscienza. Il quartetto di delinquenti è subito fuggito, ma un paio di chilometri dopo sono stati intercettati da una seconda pattuglia che è riuscita a catturarli e trarli in arresto. Antonio Santarelli, appuntato scelto, di 43 anni, sposato con un figlio 13enne, lotta per la vita all’ospedale di Siena, mentre il suo collega, Domenico Marino, carabiniere scelto, rischia di perdere un occhio. Entrambi sono in forza alla stazione di Pitigliano. Il maggiorenne del gruppo si chiama Matteo Gorelli, di Cerreto Guidi (Firenze): con la sua ragazza 17enne, a bordo dell’auto (residente a Lastra a Signa), frequenta un istituto tecnico, mentre gli altri due minorenni, anch’essi vicini alla maggiore età e tutti e due fiorentini, sono un barista e un garzone di una pescheria. “Abbiamo perso la testa – hanno detto durante il breve interrogatorio che ha preceduto la formalizzazione delle accuse per tentato omicidio – non abbiamo saputo controllarci”. Per la cronaca, il conducente aveva un tasso di 0,87 grammi di alcol per litro di sangue. Nel corso del 2010 le aggressioni ai Pubblici Ufficiali nell’esercizio delle proprie funzioni, sono state tantissime. Le più gravi vengono monitorate dall’Asaps nel proprio osservatorio “Sbirri Pikkiati”, che in tutto ha esaminato 2.079 eventi: quasi 6 al giorno. Carabinieri e Polizia di Stato pagano il tributo più alto a questo assurdo tiro al bersaglio: 1.046 attacchi sono stati rivolti all’Arma (50,3%), mentre 778 aggressioni hanno riguardato la Polizia (37,4%). In 224 casi, invece, le botte sono state riservate alla Polizia Locale (10,8%), ma i conti non possono essere precisi perché capita spesso che la violenza venga riservata a più corpi contemporaneamente. 154 eventi, ad esempio, riguardano Pubblici Ufficiali di altri corpi, soccorritori sanitari, Vigili del Fuoco o Capitreno. Un massacro: chi cerca di far rispettare la Legge viene ricambiato così. La violenza è spesso innescata dall’alcol o dalla droga: in ben 621 casi (29,9%) l’innesco è dovuto a ubriachezze o ad ebbrezze in generale, il 10% delle quali dovuto a stupefacenti (62 casi su 621). Nel 24,8% degli episodi gli aggressori hanno fatto uso di armi proprie o improprie, come ad esempio un veicolo lanciato contro chi impugna la paletta: parliamo di 516 attacchi. Forte, purtroppo, il contributo di cittadini non italiani, 778 (34,5%) presenti in su un totale di 2.079 casi. La ripartizione geografica della rilevazione consente ulteriori spunti di riflessione: 818 al sud (39,3%), 728 al nord (35%) e 533 al centro (25,6%). (ASAPS) CORRIERE DI BOLOGNA A Pasqua su una panchina con due bottiglie di whisky: senzatetto muore a 21 anni Un senzatetto indiano di 21 anni, noto ai volontari di Piazza Grande anche per i suoi problemi di alcolismo, è stato trovato morto il giorno di Pasqua su una panchina di piazza dei Martiri. Accanto a lui due bottiglie di whisky che potrebbero essere all’origine del decesso, certificato come «morte naturale» . Il responsabile del servizio mobile di Piazza Grande, Alessandro Tortelli, ha spiegato che aiutare il giovane non è stato possibile perché in mancanza di documenti regolari non l’hanno accolto nei dormitori: «Era solo un ragazzino che aveva bisogno di aiuto». ASAPS.IT Alcol Esperti di diritto o di rovescio? L’avvocato "trova una falla" sui centesimi del valore alcolemico e fa assolvere il cliente che aveva 0,57 g/l Il giudice abbocca Nessuno dei due sapeva che la "falla" era stata già "tappata dalla Cassazione? A Padova un avvocato efficiente rileva una falla nel sistema contabile della legge sul calcolo dell’alcolemia. Il concetto avanzato è il solito e semplice: poiché il valore alcolemico previsto dalla legge è 0,5 g/l il conducente che viene sorpreso con 0,57 deve essere assolto perché per superare il valore alcolemico in decimali bisogna arrivare almeno a 0,6 g/l. «Se il legislatore — sostiene il legale — avesse inteso ricomprendere nella fattispecie vietata anche tutte quelle condotte riconducibili ad un accertamento del tasso compreso tra lo 0,51 e lo 0,59 l’avrebbe detto. Avrebbe scritto: 0,50. C’è una bella differenza. Così stando le cose, invece, la prima condotta punibile è 0,6». Purtroppo un Giudice di Pace abbocca e assolve. Di fronte a questa obiezione di principio - dice il Corriere del Veneto - il giudice non ha potuto fare altro (Non ha potuto far altro???) che dare ragione al ricorrente. «Il ricorso è fondato e va accolto — scrive il giudice di pace nelle motivazioni, che sono state depositate lo scorso 15 aprile —. Il legislatore infatti ha indicato tassativamente le fasce di tasso alcolemico che implicano lo stato di ebbrezza e i valori di soglia con esclusivo riferimento ai decimi, e non anche ai centesimi di litro. Ragion per cui si deve ritenere che i centesimi di litro non abbiano rilievo e che, pertanto, nella fattispecie in esame, poiché nessuna delle due misurazioni fatte raggiungeva il valore riferito alla condotta punibile di 0,6 grammi per litro il fatto non doveva essere qualificato». Eppure bastava una piccola ricerca per scoprire che la Cassazione, sez.IV aprile 2010 n.12904 si era già pronunciata in propositi e aveva "chiuso la falla" con una pietra tombale sostenendo che per la guida in stato di ebbrezza la rilevazione dell’alcolemia tiene conto anche dei centesimi. Infatti i giudici della Suprema Corte hanno sottolineato la totale assenza di elementi espliciti a supporto dell’interpretazione che vede nell’assenza della seconda cifra decimale l’intenzione del legislatore di chiudere un occhio sui centesimi. Secondo le considerazioni dei giudici di legittimità, infatti, escludere la rilevanza dei centesimi nella determinazione del tasso alcolemico è errato in quanto prendere in considerazione solamente i decimi comporta un innalzamento della soglia di un decimo di grammo/litro (ammettendo in tal modo tassi fino a 1,59). O nel caso specifico a 0,59. Il legislatore invece conosceva perfettamente l’esattezza degli strumenti di rilevazione del tasso alcolemico nel sangue e la mancata indicazione dei centesimi non indica la volontà di escludere i centesimi. In assenza di elementi espliciti da cui possa desumersi una volontà contraria, deve, quindi, affermarsi che l’omessa indicazione della seconda cifra decimale (nel caso, peraltro, coincidente con lo zero, cifra da considerarsi non significativa tra i decimali) nulla abbia a che vedere con la volontà di approssimare ai soli decimi di grammo/litro gli accertamenti più corretti, puntuali e precisi forniti dalla strumentazione disponibile. Insomma caro giudice di Padova prima di dar retta al primo avvocato specialista in calcoli e decimali dia una scorsa alle sentenze della Cassazione. Basta fare una ricerchina su internet come abbiamo fatto noi (può scorrere le sentenze anche nel sito dell’Asaps). Altrimenti qui si eleva di fatto la soglia dell’alcolemia e non ci pare ce ne sia proprio bisogno. Qualcuno impugnerà la sentenza? O ci dovranno pensare come al solito i posteri trovandola ardua? Giordano Biserni L’ARENA di Verona Il libro da leggere tutto d’un fiato? Eccolo, e fa paura «Oggi uccido il pirata della strada che ha investito mio figlio in bici» Se ci sono romanzi dotati di un potere ipnotico, questo è proprio il caso. Nel nome del tuo sangue (Longanesi, 199 pagine, 16 euro, traduzione di Maria Laura Vanorio) induce a non alzare gli occhi dalla pagina finché non si è giunti all’epilogo. Spiega di più il titolo originale: Ce soir je vais tuer l’assassin de mon fils, stasera ucciderò l’assassino di mio figlio. L’autore — Jacques Export, giornalista e direttore dei programmi alla rete tv Paris Première — crea un vorticoso thriller psicologico: il dramma di un uomo che decide di farsi giustizia da solo. Il lettore viene così coinvolto da essere indotto a non potersi chiamare fuori. In questo romanzo, il terzo dell’autore francese, vediamo scontrarsi due filosofie di vita. La prima è quella espressa da due genitori, Antonio e Sylvia, distrutti dal dolore per la perdita di Victor, il figlio trovato morto dalla polizia, in un fosso, poco distante dalla sua biciclettina rossa fiammante, investito da un pirata della strada che non gli ha prestato soccorso. La seconda appartiene a Christine e Jean-Pierre che continuano a vivere l’esistenza di sempre, bevitore e abbastanza infedele lui; arrogante e debordante in tutti i sensi lei. Ci si meraviglia abbastanza, vedendo che quest’uomo conduce una vita tranquilla, continuando le sue mangiate pantagrueliche e le sue allegre bevute, godendosi sonni beati, pur essendo ben consapevole di aver ucciso un ragazzino a cavallo della sua bici rossa, mentre, ubriaco fradicio, a bordo della sua Renault Espace cercava di rispondere al cellulare. Quest’uomo senza rimorsi, attribuisce il fatto solo a uno sfortunato caso, come se nulla fosse. Sebbene sia padre, a sua volta, di amati figli. L’autore ci fa assistere al vissuto delle due coppie: un’esistenza spezzata quella della prima, abitata da una moglie assetata di vendetta e da un marito che non sa dirle di no; un tran-tran senza particolari colpi di scena, una vita ordinaria, senza slanci di sorta, quella della seconda. Jacques Export si astiene dall’ esprimere giudizi — e qui sta l’originalità precipua del singolare romanzo, espresso in lessico fulmineo, parlato, volutamente pervaso dalla volgarità del linguaggio attuale, quello di chi non è certo un purista. Sta alla coscienza del lettore la facoltà di formarsi una propria idea, una personale convinzione, incontrando qui il male nella sua spietata banalità. Parteggiare per Antonio Rodriguez che assiste allo sfacelo fisico e morale della moglie, ormai nutrita solo di tranquillanti, che lo incita. «Trovalo. E uccidilo». O mettersi nei panni di chi non ha saputo affrontare le proprie responsabilità? (*) Cosa avremmo fatto noi al suo posto, sembra chiederci l’autore? Che opinione possiamo farci di quelle mogli che condividono la loro esistenza al fianco di un assassino. E di quelle che spingono il marito a farsi giustizia da sé? Il raffinato thriller è un vero susseguirsi di colpi di scena. Una lettura persino scombussolante, il cui epilogo più che a sorpresa, affidiamo agli occhi e alla sensibilità di chi lo avrà letto tutto d’un fiato. (*) Nota: i redattori e i lettori di questa rassegna stampa sanno quanta vita reale ci può essere in un libro come questo. CORRIERE DI BOLOGNA Tragedia di Medicina, l’autista ai domiciliari Lascia il carcere e va agli arresti domiciliari Luca Magnano, il conducente del furgone che venerdì sera a Sant’Antonio di Medicina ha travolto un’intera famiglia che camminava sul ciglio della strada, uccidendo madre e figlia: Valeria Bonora, 50 anni, infermiera dell’ospedale di Budrio, e Sofia Mistry, studentessa di 25 anni. Lo ha deciso il giudice Alberto Gamberini che ha convalidato l’arresto disposto dal pm Giuseppe Di Giorgio per omicidio colposo plurimo e guida in stato di ebbrezza. Il pm aveva chiesto la custodia cautelare in carcere. Dopo l’incidente il 29enne, elettricista incensurato dipendente di una ditta di Ravenna, era risultato positivo all’etilometro superando di quasi quattro volte i limiti di legge. Nell’interrogatorio davanti al giudice ha detto che venerdì sera non correva ma ha ammesso di aver bevuto due birre prima di mettersi alla guida per fare ritorno a casa. Presto il pm affiderà una consulenza cinematica per stabilire la dinamica dell’incidente mentre ci vorrà ancora qualche giorno per capire se il giovane avesse o meno assunto droga. Le vittime andavano a messa. Nell’urto sono rimasti solo lievemente feriti i due gemelli di otto anni, sempre figli della Bonora, mentre un’altra figlia di 27 anni, è stata ricoverata per lo choc. Il responsabile dell’incidente, di ritorno dal lavoro, aveva accompagnato a casa un collega a Molinella con il furgone aziendale. Stava rientrando nella sua abitazione a Medicina, quando ha falciato La famiglia che stava camminando lungo il ciglio della strada per andare a messa, e che abitava a 150 metri dal luogo dell’impatto. L’uomo si è fermato solo 50 metri dopo lo schianto. Ed è stato raggiunto da una piccola folla di testimoni convinti che stesse scappando. La tensione è calata solo quando sono arrivati i carabinieri. Tragica ironia del destino, Hussen Mistry, marito e padre delle vittime, assistente sanitario alla Medicina del lavoro, è impegnato in un programma sulla sicurezza stradale nelle scuole. L’ARENA di Verona ALCOL. Ha centrato l’auto della Polstrada Contromano sulla A4 Dodici patenti sono state ritirate dalla Polstrada durante i controlli tra le province di Verona, Treviso e Padova. Gli agenti hanno controllato 111 automobilisti, di cui 89 uomini e 22 donne; di questi 11 uomini e una donna hanno evidenziato un tasso alcolemico superiore alla norma e pertanto 8 persone sono state denunciate all’autorità giudiziaria perchè il tasso accertato era superiore a 0,8. Ad altre 4 persone è stata comminata una sanzione amministrativa. Domenica una pattuglia ha bloccato sull’autostrada A4, nel tratto del comune vicentino di Grisignano di Zocco, un’auto che viaggiava contromano. Il mezzo guidato da un giovane, risultato poi in stato di ebbrezza alcolica, è andato a sbattere contro l’auto degli agenti. BRESCIA OGGI ROVATO Paura l’altro giorno in via Del Campo Botte a genitori e vicino In cella un 36enne Momenti di terrore l’altro giorno a Rovato in via del Campo. Erano le 13 quando M.B., 36enne di Rovato, nullafacente, con una serie di gravi problematiche legate all’abuso di alcol e di sostanze stupefacenti, ha litigato con i genitori non risparmiandoli neppure di un’aggressione fisica. E lo stesso trattamento violento lo ha riservato anche al vicino di casa intervenuto in difesa dei due genitori. Solo l’intervento dei carabinieri ha posto fine a quello che poteva essere un massacro. Il pestaggio, come detto, è iniziato verso le 13, quando il 36enne ha cominciato ad urlare con i genitori per poi passare alle vie di fatto colpendoli con violenza. Madre e padre hanno cominciato a urlare per la paura e anche per il dolore. Le urla hanno richiamato l’attenzione di un vicino di casa che ha cercato di calmare il 36enne, di farlo ragionare; ma è stato tutto inutile, l’uomo ha cominciato a urlare anche con il vicino di casa. Sempre più arrabbiato il 36enne ha saltato la recinzione che divide le due villette e ha cominciato a distruggere tutto quello che gli capitava sotto mano, ha fatto a pezzi alcuni arredi da giardino e ha cercato anche di sfondare le finestre dell’abitazione del vicino, che nel frattempo rinchiuso in casa chiamava il 112. Il 36enne dall’esterno, intanto, lanciava minacce di morte. Dopo poco i carabinieri di Rovato sono arrivati in via del Campo e sono riusciti a bloccare l’uomo che stava continuando a distruggere tutto quello che trovava. Il 36enne è stato portato in carcere con l’accusa di violenza privata, maltrattamenti in famiglia, danneggiamento grave, minacce e violazione di domicilio. W.P. IL GAZZETTINO (Venezia) Un’occhiata e una bevuta di troppo… CAORLE - Un’occhiata e una bevuta di troppo tra giovani genera il disordine nella notte di Pasqua a Caorle. Il gruppo, composto da una decina di ragazzi maggiorenni del posto, è venuto alle mani e soltanto l’intervento dei Carabinieri ha riportato la calma. È successo l’altra notte in un locale del lungomare Serenissima di Caorle. I giovani, secondo quanto accertato dai carabinieri del Nucleo Radiomobile, avevano bevuto più del dovuto, tanto che l’alcol aveva fatto perdere la bussola a più di qualcuno di loro. Gli animi si sono accesi per motivi banali. A quanto pare una parte del gruppo avrebbe rimarcato lo sguardo degli altri, evidentemente giudicato in malo modo. Dagli sguardi si è così passati alle parole, e di qui alle mani. Ne è scaturita una zuffa, tanto che il personale del locale pubblico, per evitare che la situazione potesse degenerare, ha subito chiesto l’intervento dei carabinieri. Una volta giunti sul posto, i militari sono riusciti a riportare la calma fra i presenti. Tutti i giovani sono stati identificati e informati delle rispettive facoltà. M.C. IL GAZZETTINO (Pordenone) Botte, calci e pugni… Botte, calci e pugni per "festeggiare" con la compagna la mattina di Pasqua. Una vera e propria aggressione avvenuta nel cortile di casa, a Pasiano, nonostante la certezza che i vicini di casa potevano tranquillamente vedere la scena. Quei colpi alla cieca davanti a testimoni non si sono fermati, rafforzati dall’alcol che A.M., 47 anni, professione camionista, aveva in corpo. Percosse così forti da rendere necessario l’intervento di un’ambulanza del 118, chiamata dai vicini, che ha trasferito la donna (anche lei ha 47 anni), al Santa Maria degli Angeli dove è stata ricoverata con prognosi di 30 giorni. I testimoni hanno chiamato subito anche i carabinieri di Prata, coordinati dal comandante Massimo Scarda, che in pochi minuti sono arrivati sul posto. Conoscevano già il camionista, perchè era stato ripetutamente segnalato per violenze familiari. Ma il quarantasettenne si era già allontanato da casa in tutta tranquillità, come se non fosse accaduto nulla di così strano. I carabinieri non ci hanno messo molto a trovarlo: era in uno dei bar di Pasiano, pronto a dimenticare in una manciata di minuti quanto era successo, magari attaccandosi a un’altra bottiglia. Non ha opposto resistenza. È stato arrestato per maltrattamenti in famiglia ed ha trascorso la restante parte di Pasqua, oltre alla Pasquetta, nel carcere di Pordenone. CITTAOGGIWEB.IT L’uomo, un 37enne ecuadoregno, è residente a Turbigo Ubriaco minaccia moglie e Carabinieri: arrestato Turbigo Lunedì 25 aprile, alle ore 2,30 a Baranzate, i militari del Comando di Bollate sono intervenuti in via Gorizia al civico 42 dove è stato tratto in arresto, in flagranza, l’ecuadoregno S.J., 37enne coniugato e residente a Turbigo, il quale, sotto l’abitazione dei suoceri. Qui si trovavano a far loro visita la moglie, connazionale, ed il figlio minore di 2 anni. Ubriaco, ha continuato ad insultare e minacciare gravemente i congiunti brandendo un tubo di ferro. I militari sono riusciti a bloccarlo non senza essere costretti ad ingaggiare una breve colluttazione dal cui esito, fortunatamente, nessuno è rimasto ferito. La moglie, al sesto mese di gravidanza, ha denunciato il marito per pregresse e reiterate violenze psicologiche. SICILIANEWS24 Da “ Troppi drinks. Perchè ?” a “Giovani Zer0 alcol” Anche l’Unione dei Nebrodi ha dato il proprio contributo al successo della conferenza sull’abuso dell’alcool e sull’utilizzo di sostanze stupefacenti, “Too many drinks. Why?”, organizzata con il patrocinio del Comune e con la collaborazione della Polizia di Stato. il tema del confronto, che ha visto la partecipazione dei ragazzi del triennio del liceo “Lucio Piccolo” di Capo d’Orlando, si è soffermato sulle problematiche che inducono i giovani all’abuso di alcolici e all’utilizzo di sostanze stupefacenti , con l’intento di prevenire i problemi alcol-correlati e sensibilizzare i giovani sull’uso di droghe. E’ stata la prosecuzione della campagna “Giovani Zer0 Alcol” che l’Unione dei Nebrodi ha portato in giro nelle scuole medie dei comuni dei Nebrodi per spiegare ai giovani l’effetto dell’alcol sul loro organismo, informarli su come le performance individuali cambino sotto l’influenza dell’alcol. Il dott. Dovico Lupo, per l’organizzazione logistica, e la psicologa Antonella Beneficio, con una approfondita analisi del problema alcol, hanno supportato la partecipazione dell’Unione dei Nebrodi, che ha riempito lo spiazzo del cine teatro di cartelloni e distribuito un simpatico depliant didattico informativo a tutti i partecipanti. Il fine comune è insegnare ai ragazzi a leggere le etichette e analizzare le bottiglie e le lattine contenenti alcol , evitare gli abusi , al fine di ottenere comportamenti responsabili tra gli adolescenti e di far crescere la consapevolezza circa la responsabilità sociale, anche al fine di prevenire le malattie e ridurre gli incidenti stradali alcolcorrelati. All’uopo, la comandante della Polizia Municipale di Capo d’Orlando, dott.ssa Maria Teresa Castano, partendo dalle conseguenze fisiche e giuridiche dell’abuso di alcol, ha spronando i ragazzi alla riflessione sul diritto alla vita ma anche sul dovere di salvaguardare la propria vita e quella degli altri. Invece degli effetti della droga sui giovani e sullo sviluppo del cervello ha parlato il prof. Giuseppe Sapone del SERT di Sant’Agata Militello, che ha spiegato come l’uso di droghe ostacola l’apprendimento , cambia il carattere e rovina le relazioni interpersonali. (UNIONE DEI NEBRODI) CORRIERE DEL TRENTINO Schianto contro il muro Finiscono all’ospedale TRENTO— Una dose eccessiva di alcol nel sangue potrebbe essere la causa dell’incidente accaduto la scorsa notte alle 3.50 a Cortesano. Un’Alfa 147 è finita contro una casa. Il conducente, rimasto ferito in modo grave, è risultato positivo all’alcoltest. Ferito, ma non grave anche l’amico. L’ARENA di Verona NEGRAR Ieri si è svolta la 59a edizione della manifestazione, caratterizzata quest’anno dalla denominazione di origine controllata e garantita Un Palio nel segno del Recioto docg Diecimila i bicchieri venduti per le degustazioni circa tremila in più rispetto all’anno scorso Oggi tocca agli appassionati di ciclismo con la gara Meglio bere in compagnia che da soli. E meglio bere sforzandosi che lavorare con gusto. Sono alcuni slogan che si leggevano sulle magliette dei giovani che hanno passeggiato col bicchiere in mano, ieri, tra gli stand del Palio del Recioto. I più numerosi e organizzati erano quelli vicentini di Valdagno, arrivati a Negrar in circa 350, divisi in sette pullman, intenzionati a trascorrere una giornata di divertimento, tra bevute e cori da stadio. Matteo, 38 anni, «ex valdagnese pentito», si è trasferito a Pescara per amore della fidanzata Anna, 35, di origini napoletane, ma non disdegna una sosta al Nord per fare scorta di vini rossi: «Il Recioto lo beviamo qui, a casa portiamo Amarone». Questione di gusti. Intanto, però, a questa edizione del Palio, protagonista è stato il Recioto docg, il primo con la fascetta che ne ha segnato l’ingresso nella denominazione d’origine controllata e garantita. «Una buona anteprima», l’hanno definita alcuni proprietari delle 16 aziende agricole e cantine in gara per il concorso enologico in via Mazzini. I numeri ufficiali parlano di circa 10mila bicchieri venduti per le degustazioni, circa tremila in più rispetto al 2010. Pasqua ha segnato un record, con più gente rispetto alle edizioni precedenti. In certi momenti di ieri, però, l’afflusso è sembrato a molti meno intenso del solito. Debole la mattinata, iniziata con la benedizione del Recioto a cui non ha partecipato nessun rappresentante dell’amministrazione comunale. Poi il centro di Negrar è andato riempiendosi, senza fretta. Colpa della Pasqua troppo avanti nel calendario, secondo alcuni, che ha dirottato molti veronesi o turisti verso il Garda. Colpa di falle nell’organizzazione, secondo altri, più polemici, vedendo spoglia di bancarelle la seconda parte di via Vittorio Emanuele e piazza Roma. Hanno compensato però i giochi del Ludobus, attirando bambini a volontà. «C’è stato qualche contrattempo, che non è dipeso da noi», ammette il presidente del Comitato organizzatore, Lucio Mirko Furia, soddisfatto. «A Pasqua abbiamo registrato un afflusso doppio rispetto agli anni scorsi; con una migliore distribuzione delle bancarelle e degli stand abbiamo contrastato la calca». L’edizione 59 del Palio del Recioto è stata baciata dal bel tempo e da temperature favorevoli alle degustazioni di vino e agli assaggi del cioccolato di Modica, dei formaggi della Lessinia, di varietà di pane dal Trentino ad Altamura, di focaccia genovese o del tartufo di Acqualagna. Oggi tocca agli appassionati di ciclismo, ma è già partito il conto alla rovescia per l’edizione numero 60. L’ARENA di Verona Viticoltura sostenibile? Sì, con meno fitofarmaci Qualità del vino uguale qualità della vigna e dell’ambiente in cui viene coltivata, per il bene dell’agricoltura e del suo sviluppo, nonché della salute dell’uomo. Dal convegno per viticoltori organizzato a San Pietro in Cariano dal Consorzio di tutela vini Valpolicella, sul tema «Le linee di difesa della vite 2011 - Novità tecniche e legislative», è emerso che sempre più, per produrre un vino di qualità, bisogna adottare sistemi di produzione a basso impatto ambientale, che mantengano la qualità del territorio di origine. Un chiaro invito, da parte del Consorzio, a una maggiore tutela della Valpolicella agricola, con un utilizzo attento dei prodotti fitosanitari. «Nella percezione di qualità complessiva del vino sono fondamentali», dice il neo presidente Emilio Pedron, «l’ambiente, il territorio, il paesaggio in cui il vino è prodotto e il modo in cui questi elementi sono preservati e trasferiti alle generazioni future». Non è solo un fatto estetico, anzi, come spiega Pedron, «orientarsi verso una viticoltura sostenibile è una scelta etica, che rappresenta anche una strategia: anzitutto si va diffondendo l’idea che la qualità del vino inizia nel vigneto; inoltre i consumatori, soprattutto tedeschi, del Nord Europa e degli Stati Uniti, con ripercussioni nel mercato italiano, sono sempre più attenti al contenuto ambientale di una bottiglia». Durante il convegno si è fatto il punto sulle prospettive della ricerca per la riduzione dell’impatto ambientale in viticoltura e sui sistemi di monitoraggio e previsionali. Inoltre, sono state presentate esperienze di lotta antiperonosporica, antioidica e antibotritica nei vigneti della Doc con l’utilizzo di prodotti entrati di recente in commercio, attraverso le esperienze della Cantina Valpolicella e della Cantina Sociale della Valpantena. Il lavoro del Consorzio di tutela, dunque, si sta orientando a una maggiore sensibilizzazione dei soci sul corretto uso dei fitofarmaci. Il Consorzio fa parte del gruppo di lavoro istituito a Negrar sotto la pressione di cittadini sempre più insofferenti alla deriva dei fitofarmaci nelle aree urbanizzate. Sulla necessità di un cambio di rotta, Pedron non ha dubbi: «Le normative europee ci obbligheranno a sostanziali modifiche nell’uso di fitofarmaci». Meglio farsi trovare pronti. C.M. IL RESTO DEL CARLINO (Rimini) «Spiaggia assaltata dai giovani ubriachi dello street bar» IL RESTO DEL CARLINO (Ascoli) Fuori gli alcolici dal parco Langer SALERNO NOTIZIE Salerno; marocchino ubriaco danneggia 27 auto in sosta, arrestato dalla Polizia
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