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Traforo del Monte Bianco: critiche dall’associazione anti-tir. “Dai governi – dicono – solo ipocrite promesse e nessun impegno mantenuto”. Nuova manifestazione in Francia

Traforo del Monte Bianco: critiche dall’associazione anti-tir. “Dai governi – dicono – solo ipocrite promesse e nessun impegno mantenuto”. Nuova manifestazione in Francia


Courmayeur (Aosta): una pattuglia e della Polizia Stradale italiana attende il passaggio di una Fiat Bianchina, nel 1965. L’agente di sinistra è in sella ad una BMW con il classico motore boxer. Sullo sfondo un Guzzi Falcone. (foto Polizia di Stato)

(ASAPS) CHAMONIX (FRANCIA) – La protesta si solleva in un giorno tutto particolare per la Francia, il 14 luglio, festa nazionale che ricorda la presa della Bastiglia e che precede di due giorni il 40esimo compleanno del manufatto, inaugurato il 16 luglio 1965. Ad alzare le braccia al cielo, in segno di protesta, sono gli attivisti italiani e francesi della ADMB, l’Associazione per la Difesa del Monte Bianco, che accusano i governi italiano e francese di ipocrisia e di non mantenimento della parola data. “Evidentemente La tragedia del Bianco non ha insegnato nulla – ha detto il portavoce dell’ADMB Alessandro Glarey – perché all’indomani dell’incidente nel tunnel, i Governi italiano e francese si erano impegnati per un riequilibrio del traffico merci tra gomma, treno e nave. Sono passati 6 anni, e dopo l’incidente del Frejus risulta chiara a tutti l’ipocrisia di quelle promesse”. Accuse precise, che seguono anche le voci di una prossima riapertura del Frejus, nonostante in molti ritengano che si tratti di una mossa azzardata o quantomeno imprudente, suggerita evidentemente dalla necessità di riaprire il prima possibile il varco con la sede delle prossime olimpiadi invernali di Torino e del Sestriere. “Il traforo – ha detto Glarey – era stato progettato soprattutto per il traffico leggero e nell’intenzione dei suoi costruttori doveva servire a promuovere il turismo nelle Alpi e l’amicizia tra i popoli. Purtroppo, come spesso accade quando di mezzo c’è il dio denaro, le buone intenzioni sono venute meno col passar del tempo. Quello che accade oggi in Valle d’Aosta è l’anticipazione di ciò che ci attende nel prossimo decennio: 4.000 Tir al giorno e l’inquinamento ai limiti di guardia; soprattutto, le polveri fini e il biossido di azoto che causano tumori, malattie cardio-circolatorie e respiratorie”. E per sostenere la propria tesi, Glarey ricorda che “lo scorso 7 luglio sono passati in un budello largo appena 7 metri 8.139 mezzi, di cui 4.455 Tir, ovvero 340 mezzi all’ora, circa 6 al minuto; di fronte a questi dati, le dichiarazioni rassicuranti del Geie sul rispetto della condizioni di sicurezza all’interno del Traforo sono semplicemente ridicole”. Dal canto proprio, la GEIE ha mostrato di saper far fronte al volume di traffico aggiuntivo che si è riversato verso il Mont Blanc dopo la chiusura forzata del Frejus, ma è un fatto che da un punto di vista ambientale la scelta forzata del trasporto su gomma è comunque perdente. “Eccezionalmente – aggiunge Glarey – possiamo sopportare 2.000 Tir al giorno, ma il rimanente traffico pesante deve essere da subito trasferito su rotaia e su nave e comunque ridotto all’essenziale”. Le associazioni si faranno sentire di nuovo il prossimo 28 luglio a Servoz, in Francia, dove una manifestazione composta da movimenti francesi e valdostane chiederà una nuova politica europea dei trasporti. “L’ambiente – dicono quelli dell’ADMB – è la nostra ricchezza, su questo elemento si basa la nostra industria più importante, quella turistica. Ma chi verrà a visitare dei luoghi dove i ghiacciai sono grigi e l’aria è inquinata come a Milano? Si tratta di costruire un futuro migliore, partendo da un presente vivibile”. Come dare loro torto? (ASAPS).


Martedì, 19 Luglio 2005
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