E’ decisamente imbarazzante constatare lo stato delle strade in un Paese che è diretto erede di quella civiltà dei romani che sulle strade e sui ponti aveva gettato le basi per il suo sviluppo. Gli oltre 450.000 Km della rete primaria nazionale, dove circolano oltre 42 milioni di veicoli, sono in molti tratti ampiamente sotto al limite non solo della sicurezza, ma anche di una normale mobilità. Alcune statali e superstrade, secondo l’Asaps, sono in condizioni a dir poco pietose come fondo stradale, segnaletica orizzontale e verticale, stato delle gallerie. Ogni pioggia diventa fattore di rischio ulteriore per il minaccioso occultamento di buche, ogni temporale diventa minaccia costante per frane e smottamenti che oltre a costituire pericolo causano interruzioni con lunghe deviazioni. Aumentano le segnalazioni all’associazione dei crescenti rischi della strada, da parte di numerosi operatori della sicurezza che sulla strada ci lavorano. Ricordiamo solo a scopo indicativo e certamente non esaustivo lo stato delle famose (o famigerate) E45 Orte-Ravenna, la SS 309 Romea, la Strada Regionale 148 Pontina, la SS 106 Ionica e tante statali della Calabria e della Campania Il sistema di protezione delle strade soprattutto per i guard rail e le barriere di protezione in generale è tale da contribuire più che al contenimento a volte all’aumento della gravità degli effetti degli incidenti, in modo particolare per i motociclisti che stanno diventando in assoluto la prima categoria a rischio sulle strade, pagando assurdi costi: 14.329 morti e 869.930 lesioni in 10 anni (Istat 1999 -2009), e migliaia di amputazioni.
{foto3c} Foto Coraggio – archivio Asaps
E’ strano come i decisori politici non prendano coscienza che oltre ad un costante peggioramento della sicurezza stradale, la situazione sta degenerando verso un abbattimento qualitativo della mobilità con conseguenze evidenti e pesanti per l’economia e per il turismo, in un paese nel quale viaggia su gomma il 90% del traffico interno viaggiatori e il 62% di quello merci complessivo. Eppure gli automobilisti e autotrasportatori fra tasse, imposte e accise pagano già allo Stato e agli enti territoriali locali una cifra vicina a 60 miliardi di euro l’anno, ai quali si devono aggiungere diversi miliardi di euro derivanti dalle multe. Possibile che proprio chi paga tanto non abbia un adeguato e decente ritorno di investimenti per la messa in sicurezza delle strade? I tagli all’Anas ormai sono tali da non garantire nemmeno parametri minimi di ordinaria manutenzione, per non parlare delle strade comunali e provinciali, in tanti casi veri percorsi di guerra. Per altro con gli ulteriori tagli che si prospettano, fra alcuni anni le strade attuali saranno considerate addirittura un sogno. Insomma un problema di sicurezza ma anche di economia di cui non ci è parso di leggere molto nei programmi e negli interventi pubblici dei candidati alle prossime elezioni amministrative. Quando si dovrebbe parlare di mobilità sicura e produttiva? Certo è vero che secondo Edmondo De Amicis “L’educazione d’un popolo si giudica dal contegno ch’egli tien per la strada.” Ma vorremmo aggiungere allora che la qualità di un amministratore si misura dalla manutenzione delle sue strade. Speriamo che ora dopo che si utilizzano i Gratta e vinci per finanziare di tutto e di più non occorra anche una lotteria per migliorare le strade, magari, vista l’impressionante espansione ed estensione delle buche un “Tappa e vinci”.
Forlì, lì 3 maggio 2011 Giordano Biserni Presidente Asaps
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