CORRIERE ADRIATICO
CORRIERE ADRIATICO
ALTOFRIULI
TRENTINO
COMUNICAZIONE DI LUCIANA ORSETTI – ASSOCIAZIONE LA STANZA DEL FIGLIO Vi volevo aggiornare sull’effetto che la pubblicazione da parte vostra della mia lettera ha suscitato. Come voi giustamente mi avevate informata e come del resto immaginavo anch’io, tra tanti indirizzi ai quali inviate la vostra rassegna stampa ci sono anche molte associazioni che si occupano delle vittime dalla strada e alle quali va tutta la mia gratitudine. Ma è proprio da alcune di queste associazioni che ho ricevuto delle telefonate piene di risentimento e piuttosto svalutanti nei confronti del mio lavoro che da anni faccio nel silenzio e nella gratuità più assoluta. Ma il punto non è questo, anzi colgo l’occasione per ringraziarle per avermi dato modo di poter esprimere un concetto molto importante per chi come noi si occupa di queste problematiche che purtroppo spesso viene disatteso. Non esiste un dolore più devastante della morte di un figlio ed è un dolore universale nel senso che a tutte le latitudini di questo pianeta provoca i medesimi effetti. Il copione è sempre quello, drammaticamente uguale. E’ vero anche che chi opera nell’ambito di un’associazione che si occupa delle vittime della strada si è ritagliato uno spazio specifico e lavora essenzialmente in questo ambito. Da parte mia, quando vedo che qualche genitore il cui figlio è stato una vittima della strada e ce ne sono tanti, ha uno specifico bisogno di aiuto, come per esempio quello dal punto di vista legale non esito ad indirizzarlo all’associazione che opera nella mia città. Io non vedo il problema, ma c’è, esiste, perché noi, da esseri umani quindi essenzialmente fragili e imperfetti tendiamo a pensare che ciò che facciamo noi sia migliore di ciò che fanno gli altri. E’ una visione piuttosto miope della realtà che dovremmo cercare di superare. Ormai sono tanti anni che mi occupo di questi genitori e puntualmente mi ritrovo ad affrontare una problematica del genere. Le associazioni con impronta religiosa svalutano e mettono in cattiva luce altri tipi di associazioni pensando che la propria via sia la migliore da seguire, quelle specifiche delle vittime della strada si possono anche permettere di fare irruzione nella mia associazione nel bel mezzo di una discussione di gruppo e dire ai genitori presenti che ciò che stanno seguendo non è la via giusta. Queste modalità mi hanno sempre lasciata sconcertata, pur non attribuendo loro particolare importanza anzi cogliendo l’occasione ogni volta per riflettere sul servizio che offro e dove eventualmente potrebbe essere migliorato. Non dobbiamo dimenticare che noi, tutti, ci occupiamo di vittime, di genitori di vittime e per vittima dovremmo intendere le vittime della strada, le vittime delle violenze,le vittime delle malattie, le vittime dell’avidità di ricchezze come quei ragazzi che scompaiono dai gommoni, inghiottiti dal mare, anch’essi “vittime” appunto dell’avidità di uno stuolo di scafisti! Mi è stato detto, piuttosto energicamente, di “aprire “la stanza del figlio” e lasciare uscire questi genitori a fare le loro proteste, a mettere le foto dei loro figli per le strade, ma “la stanza del figlio” non deve essere inteso come un luogo fisico, con quattro pareti e una porta, è un luogo simbolico, un posto molto al riparo che i genitori ricavano dopo una adeguata elaborazione del lutto, all’interno del loro cuore, un utero per così dire mentale dove sistemare il proprio figlio e continuare ad avere con lui una comunicazione costante, silenziosa ma molto gratificante, dovunque essi vadano e dovunque decidano di stabilirsi. I genitori che hanno perso un figlio hanno tutti delle caratteristiche in comune che li contraddistinguono e li rendono riconoscibili ma non dobbiamo dimenticare che anche prima di questo drammatico avvenimento erano genitori, con la loro specifica personalità. Come psicologa vi posso assicurare che chi vuole essere aiutato, cerca da sé il tipo di aiuto che vuole ricevere e per fortuna può scegliere su una vasta gamma. L’importante è cercare di restituire questi genitori alla vita, a prescindere dai mezzi che si adoperano perché ognuno di noi deve rovistare dentro di sé e tirare fuori le risorse che ha e impiegarle al meglio,nella causa di cui si fa portavoce. So, per esperienza, che queste mie considerazioni difficilmente riescono a farsi aprire la porta a quelle persone che nobilmente hanno deciso di occuparsi di questi genitori in difficoltà perchè fanno fatica a rintracciare quel filo comune che ci lega tutti nel nostro intento. Ciò, lo confesso, mi crea dispiacere ma poi, per consolarmi e continuare nella mia strada mi ripasso a memoria un episodio che mi è accaduto qualche hanno fa che è paradossale ma molto esplicativo perché sintetizza forse tutto ciò che ho voluto esprimere con questa lettera. Ho contattato una casa editrice di una grande città del nord che aveva avuto sempre parole di apprezzamento per i miei scritti chiedendo se potevo mandare il manoscritto del mio secondo libro. Hanno accettato con entusiasmo ma la risposta è stata” Complimenti per come è riuscita a spiegare in modo semplice e accessibile a tutti… ecc, ecc… ma noi non possiamo procedere alla pubblicazione perché ci siamo impegnati con un’associazione che si chiama” Figli in cielo”. Bene la mia risposta è stata” Perché, pensate che i figli di cui mi occupo io siano all’inferno?” Io però, nonostante tutto, continuo ad essere fermamente convinta che le associazioni di volontariato che si occupano di questi genitori hanno dalla loro parte una forte dose di coraggio, un innato senso alla sfida che impiegano nelle situazioni più disperate come quella delle morte di un figlio, una carica di ostinazione che non li fa arrendere di fronte alle tante difficoltà che si incontrano, e che perciò col tempo anche noi miglioreremo e ci apriremo all’idea che tutto ciò che succede nel mondo è anche un pochino nostro, ci appartiene, ci tocca, perché siamo tutti legati l’uno all’altro durante questo nostro tragitto e se ci teniamo per mano cammineremo più sicuri. Grazie per avermi ascoltato. Dott. Luciana Orsetti - www.lastanzadelfiglio.com, LA SICILIA Processo per direttissima per lo studente universitario italoromeno Enna. Lunedì 23 Maggio 2011 - Processo per direttissima per lo studente universitario italoromeno, F. B. di 24 anni, che venerdì mattina, nel parco della villa Torre di Federico, a Enna, ha tentato di violentare una ragazza di 13 anni, che in quel momento si trovava assieme a un’amica in preda a ebbrezza alcolica, avendo bevuto qualche birra. Lo studente universitario, che frequenta una delle facoltà dell’Università Kore, è stato arrestato dagli agenti della squadra mobile, coordinati dal dirigente Giovanni Cuciti, grazie alla descrizione che ne hanno fatto sia la tredicenne che la madre, che sostanzialmente ha evitato che si compisse pienamente lo stupro. Infatti il ritardo della ragazza aveva preoccupato la madre che aveva fatto una serie di telefonate con le quali ha saputo che la figlia assieme a un’amica si trovava all’interno della villa Torre di Federico. Quindi è andata a prenderla arrivando nel momento cruciale, ha chiamato il 113, poi ha accompagnato la figlia al pronto soccorso dell’ospedale, ha presentato denunzia e assieme alla figlia ha riconosciuto lo studente universitario, la cui famiglia abita a Delia. Questa mattina, nel corso del processo per direttissima a porte chiuse si potranno avere altri dettagli su quanto avvenuto nel parco della Torre di Federico perché sono molte le domande che meritano risposte a cominciare da chi ha venduto le bevande alcoliche alle due tredicenni e quante di queste bevande sono state ingurgitate; ma su questo gli agenti hanno avviato indagini nei bar e supermercati che si trovano vicino la villa. Come mai l’amico dello studente universitario si è allontanato, subito dopo avere incontrato le due ragazzine? Come mai la compagna non è intervenuta per evitare la violenza sessuale e non abbia chiamato aiuto visto che vicino l’uscita della villa ci sono tanti negozi? F. g. CITTA’OGGI Lecco, cerca di attraversare il lago a nuoto: disperso Si sarebbe gettato in acqua ubriaco, dopo aver lanciato una sfida Voleva attraversare a nuoto il lago di Pusiano (Como). Ora è disperso. Protagonista della vicenda è un 25enne originario della Bielorussia, ma residente a Seregno (Monza Brianza). 23 Maggio 2011 - Dopo una notte di bagordi, sabato sera il giovane ed alcuni amici avrebbero raggiunto la spiaggia di Bosisio Parini, sul versante della provincia di Lecco del bacino. Il 25enne avrebbe, quindi scommesso di riuscire a raggiungere la sponda opposta a nuoto. Completamente ubriaco, si sarebbe tuffato nel lago che misurava 16 gradi di temperatura. Avrebbe nuotato per un significativo tratto della pozza d’acqua e poi sarebbe sparito alla vista degli amici che si trovavano sulla spiaggia. Allertato il 118, sono partite le ricerche con le unità di sommozzatori. Il corpo del giovane, tuttavia, non è ancora stato avvistato. CORRIERE ADRIATICO Aggredito per gelosia Peruviano ferito con una bottiglia rotta durante una festa in casa Macerata Doveva essere una festa all’insegna dell’allegria e della spensieratezza. Ma alla fine, complice qualche bicchiere di troppo, è stata sfiorata la tragedia. E’ successo nella notte tra sabato e domenica in contrada Potenza. Nel capannone vicino a una casa in cui abita una famiglia di peruviani era stata organizzata una festa. Musica, balli e tanto alcol. Quando erano all’incirca le sei del mattino, un peruviano avrebbe rivolto un apprezzamento a una connazionale. Parole che non sono state affatto gradite dal marito di quest’ultima V.L.R.P., 24 anni, che ha risposto sferrando un pugno. Tra i due ci sono stati momenti di autentica tensione. Poi è intervenuto un amico del marito della donna, P.L.B.I., 22 anni, che si è presentato con in mano il collo di una bottiglia di vetro rotta, utilizzata come arma. L’uomo che aveva rivolto il non gradito apprezzamento, è stato dunque colpito al braccio, venendo ferito. A quel punto è stato chiamato il 113 e sul posto sono intervenuti gli agenti della Volante dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura di Macerata. Al loro arrivo, sul tavolo, c’erano molte bottiglie di alcolici. E ciò ha fatto subito capire agli agenti che molti dei partecipanti alla festa erano su di giri. Il personale della Volante ha ricostruito l’accaduto e ha fatto scattare le manette ai polsi dell’uomo che aveva colpito il connazionale con il collo di una bottiglia di vetro. L’arresto è scattato per l’ipotesi di reato di lesioni gravi. Ai danni del marito della donna oggetto degli apprezzamenti, il quale ha sferrato un pugno, è invece scattata una denuncia a piede libero per l’ipotesi di reato di lesioni semplici. La persona aggredita ha dovuto fare ricorso alle cure dei medici del pronto soccorso dell’ospedale civile di Macerata, i quali hanno riscontrato lesioni guaribili in pochi giorni. Si è trattato di una lite per gelosia. Una parola poco gradita a una donna ha fatto accendere la miccia. Dalle parole si è immediatamente passati ai fatti. Poi la situazione è letteralmente degenerata e le conseguenze dell’accaduto sarebbero anche potute essere ben più gravi. Provvidenziale il tempestivo intervento della polizia, che ha sedato gli animi. Il peruviano finito in manette, che a sua volta si è ferito a una mano durante la colluttazione, dovrà ora comparire davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Macerata per l’udienza di convalida dell’arresto. In quella sede avrà la possibilità di dare la sua versione dei fatti e delineare i contorni della vicenda. Daniel Fermanelli LECCEPRIMA Ubriaco al volante: era in prova, finisce in arresto Un 29enne di Taviano è finito in carcere. Verso la fine di aprile fu fermato dai carabinieri ebbro, mentre stava svolgendo manovre pericolose. Era in prova ai servizi sociali, finisce in carcere TAVIANO (lunedì 23 maggio 2011) – Era stato trovato sbronzo in auto, per le vie di Gallipoli. E fin qui, nulla di veramente anomalo, atteso che il consumo di alcool è purtroppo sempre più diffuso fra la popolazione giovanile. Il problema, per Marco Tenuzzo, 29enne di Taviano, è che quello che comporterebbe per un qualsiasi automobilista incauto una denuncia a piede libero, con ritiro immediato della patente, a lui è costato l’arresto. Tenuzzo, infatti, era in affidamento in prova ai servizi sociali, a seguito di una precedente condanna. Il fatto per cui oggi è scattata la traduzione presso il carcere di Lecce, risale al 24 aprile scorso. Quel giorno, i carabinieri di Gallipoli si misero in allerta, dopo aver visto un’autovettura procedere in maniera pericolosa. Tenuzzo, alla guida, avrebbe svolto alcune manovre poco ortodosse. Messisi alle calcagna del 29enne e bloccatolo prima che rischiasse magari di schiantarsi da qualche parte, sottoposto all’etilometro, risultò avere un tasso di alcool nel sangue pari a 1,24 grammi litro. Di fatto, nel suo caso, una palese violazione delle prescrizioni previste dal regime di prova ai servizi sociali. La segnalazione in Tribunale ha fatto scattare il provvedimento, eseguito oggi dai carabinieri della stazione di Nardò. AGRIGENTO NOTIZIE Ubriaco si schianta contro un muro in contrada Crocca Si è schiantato frontalmente con la sua auto contro un muretto di cinta di una villetta, in contrada Crocca, distruggendo la parete e finendo in ospedale in prognosi riservata. Protagonista un 34enne di Favara, A.I., queste le iniziali del nome, denunciato dai carabinieri della Tenenza di Favara per guida in stato d’ebbrezza alcolica. Sul luogo dell’incidente, avvenuto venerdì pomeriggio alle 15.30 circa, sono infatti intervenuti i militari dell’Arma che, unitamente ai sanitari del 118, hanno dapprima prestato soccorso al 34enne. Una volta giunto all’ospedale, però, A.I. è stato sottoposto al test per verificare il tasso alcolemico nel sangue: il risultato è stato di 1,9 grammi per litro. I carabinieri lo hanno, dunque, denunciato a piede libero per guida in stato d’ebbrezza alcolica e gli hanno ritirato la patente di guida. IRPINIANEWS Rissa ed aggressione a forze dell’ordine: arrestato 21enne polacco Avellino, lunedì 23 maggio 2011 - Gli agenti della sezione Volanti hanno tratto in arresto un 21enne, di nazionalità polacca, perchè¨ responsabile di rissa, violenza ed oltraggio a pubblico ufficiale. L’episodio ha avuto luogo nella tarda serata di sabato, allorquando gli agenti sono intervenuti nel centro città a seguito di segnalazione di lite in atto. Sul posto il 21enne è stato subito bloccato. Tuttavia, in preda ad un forte stato di agitazione dovuta all’assunzione di alcol, dopo aver avuto una violenta lite con altri coetanei avellinesi, il giovane ha inveito all’indirizzo degli agenti intervenuti, tentando di divincolarsi ed arrivando aggredire gli operatori di Polizia. Il polacco è stato allora condotto in Questura. Data la presenza di precedenti penali a suo carico, è stato infine trasferito presso la locale casa circondariale. PUNTO INFORMATICO Alcol e droghe? Colpa di Internet Secondo una ricerca USA i minori che abusano di alcol sono quelli che passano più tempo in Rete. Colpa del condizionamento indotto. E un altro studio mette sotto accusa la vendita online di farmaci pericolosi agli universitari Roma - Era già stato sottolineato qualche tempo fa e ora ci sarebbe anche uno studio scientifico a ribadirlo: la correlazione tra consumo di Internet e assunzione di alcool e droga è evidente. Lo sostiene una ricerca statunitense del Weill Cornell Medical College, secondo la quale gli adolescenti che fanno uso di alcolici spendono più tempo davanti al computer rispetto ai loro coetanei astemi. I risultati arrivano da un sondaggio anonimo condotto su 264 teenager di età compresa tra i 13 e i 17 anni e pubblicato sulla rivista scientifica Addictive Behaviors. Secondo l’autrice, la dottoressa Jennifer Epstein, sebbene non siano stati stabiliti fattori specifici collegati al consumo di alcolici e all’uso del computer da parte dei minorenni, sembra che questi ultimi abbiano esperienza con contenuti relativi al bere nel corso delle attività svolte online. "L’esposizione al materiale pubblicitario relativo ad alcolici oppure la visione di video che mostrano giovani consumare bevande ad alta gradazione potrebbero rafforzare lo stimolo a concedersi al bicchiere", sostiene Epstein, professore di salute pubblica presso l’istituto. Un vecchio discorso, insomma, simile al binomio, ormai comune, tra videogiochi e violenza. E dunque: se i videogame violenti stimolano nei ragazzi pulsioni omicide, allora la visione di un video che mostra giovani intenti all’uso di alcool e droghe spinge i coetanei a compiere le medesime azioni. Una specie di evoluzione della teoria del comportamentismo ai tempi dei social media. Secondo Epstein, è importante che i genitori controllino l’uso del computer da parte dei propri figli dal momento che questi ultimi cominciano a utilizzarlo in età precoce. Uno strumento consigliato è l’uso di un filtro che blocchi determinati contenuti non graditi. Il discorso in parte è diverso per il consumo di droghe. Secondo alcuni ricercatori del Massachusetts General Hospital e della University of Southern California, gli stati federali che hanno conosciuto, dal 2000 al 2007, un’enorme espansione dell’Internet veloce hanno aumentato sensibilmente i ricoveri ospedalieri per uso di droghe. La ricerca, in questo caso, non assume l’uso del computer come stimolo e il consumo di droga come risposta. Il problema riguarda, invece, il proliferare in Rete di farmacie illegali che vendono con leggerezza farmaci il cui abuso può risultare letale. Secondo Dana Goldman, autrice della ricerca, un esempio di tale dinamica è la circolazione massiccia di sostanze illegali "smerciate" online nei campus statunitensi. I farmaci più richiesti sono gli antidolorifici narcotizzanti come Percocet e Oxycontin, venduti da farmacie online che spesso ignorano i requisiti di rilascio rispettati da quelle fisiche. Ad avvalorare i risultati ci sarebbe la rilevazione sulla mancata crescita del consumo di droghe che non sono disponibili in Rete. Gli studi successivi dovrebbero dimostrare, secondo i ricercatori, le procedure di vendita dei farmaci online e indagare il problema delle farmacie all’estero che ubbidiscono a una giurisdizione diversa da quella statunitense. Cristina Sciannamblo LA GAZZETTA MARTESANA Ubriachi e «spacconi» ai giardinetti
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