Domenica 22 Dicembre 2024
area riservata
ASAPS.it su

Rassegna alcol e guida del 30 maggio 2011

A cura di Alessandro Sbarbada, Guido della Giacoma e Roberto Argenta

STAIBENE.LIBERO.IT

Tumori, come mangiare per non essere a rischio
La dieta dell’Istituto nazionale francese del cancro: frutta e verdura, poca carne rossa, pochissimo alcol e...
Mangiare cinque porzioni di frutta o verdura al giorno, zero alcol (*), limitare carni rosse e affettati, attenzione al sale. E’ la dieta contro il rischio di tumori stilata dall'Istituto nazionale francese del cancro (INCa), in collaborazione con la Direzione generale della sanità. Tra i fattori che possono influire sulla possibilità di ammalarsi di cancro c'è l'alimentazione: mangiare correttamente può proteggere dal rischio di ammalarsi; al contrario, seguire un’alimentazione scorretta, non equilibrata e varia può favorire il rischio di contrarre la malattia.
Attenzione all’alcol
Per stilare la classifica dei cibi “buoni” o “cattivi” (in funzione antitumori), l'INCa si è basato sulle valutazioni del National alimentation cancer recherche (NACRe) e sullo studio del 2007 del Fondo mondiale di ricerca contro il cancro (Fmrc) e dell'Istituto americano per la ricerca sul cancro.
Prima regola: mangiare almeno cinque porzioni di frutta o verdura ogni giorno, un totale cioè di circa 400 g al giorno, senza privilegiare un alimento piuttosto che un altro. Consumare cibi ricchi di fibre diminuisce il rischio di cancro. Inoltre è consigliato, sia per il bene della madre che per quello del neonato, l'allattamento esclusivo fino al sesto mese.
È impossibile definire un livello di consumo d'alcol che non abbia effetto sulla salute: per quanto riguarda il cancro, l'aumento di rischio è significativo a partire da un bicchiere al giorno, scrive l’istituto, che sconsiglia, a prescindere dal tipo di bevanda alcolica (vino, birra, super alcolici) il consumo di alcol, e aggiunge: non si possono più tollerare due bicchieri al giorno per le donne e tre per l'uomo. Nell'organismo infatti il metabolismo dell' etanolo produce sostanze che provocano mutazioni del Dna. E' quindi importante non consumare alcol tutti i giorni.
 
Quanto conta controllare il peso
"Il consumo di carni rosse e salumi è associato ad un aumento del rischio di cancro colo-rettale", spiegano all'INCa. Il rischio di questo carcinoma cresce del 29% per porzione di 100 g di carni rosse consumate ogni giorno e del 21% per porzione di 50 g di salumi al giorno. Meglio ridurre le carni rosse a meno di 500 g la settimana e completare l'apporto proteico dell'organismo con carni bianche, pesce, uova, legumi.
Attenzione poi al sale: il consumo di sale e di alimenti salati fa crescere il rischio di tumore allo stomaco.
E' bene inoltre fare attenzione ai chili superflui e mantenere un peso che corrisponda all'Indice di massa corporea (Bmi). INCa raccomanda di praticare almeno 30 minuti di attività fisica di intensità moderata (camminare velocemente per esempio) cinque giorni a settimana oppure un'attività intensa, come lo jogging, per tre volte a settimana. Un aumento del Bmi di 5 punti corrisponde a un incremento del rischio di cancro che va dall'8% (seno) al 55% (esofago).
 
(*) Nota: vedete? In Francia dicono “zero alcol”.
Così come nessun Istituto contro il Cancro al mondo direbbe “poche sigarette”, non ha senso dire “poco vino”, come ci raccontano in Italia.
Infatti l’alcol è cancerogeno fin dal primo bicchiere di vino, birra o altri alcolici.
Quello che all’estero è normale, in Italia è inconcepibile: ed ecco – infatti -  che nel titolo dell’articolo l’indicazione diventa “pochissimo alcol”.


GAZZETTA DI PARMA

Quando l'alcol rende schiavi: il coraggio di ricominciare a vivere
Giulia Coruzzi
«Il coraggio e la ripresa», recitava così il titolo del convegno voluto e organizzato dall’Acat Langhirano, Associazione Clubs alcolisti in trattamento (*), in collaborazione con Comune di Langhirano, Provincia, Comunità montana Unione Comuni Parma Est, Ausl, Sert che si è svolto nei giorni scorsi a Langhirano al Teatro Aurora.
Una giornata speciale che ha riunito quasi 200 persone tra i soci emiliano-romagnoli e i loro famigliari, utile per offrire esempi di riscatto e speranza, per invitare a lasciare abitudini insane e pericolose che spesso finiscono per sconvolgere l’equilibrio della persona e del suo contesto famigliare e sociale. Si è parlato di dipendenze, di ricadute, di forza e di libertà. All'appuntamento hanno voluto presenziare autorità, medici e tecnici: Giuseppe Nardini, Roberto Simoni, Stefano Bovis, Giordano Bricoli, Marcella Saccani, Massimo Fabi, Rita Cavazzini, Giuliano Giucastro, Cristiana Di Gennaro; a moderare l’incontro Rocco Caccavari. Il «coraggio»: per programmare e iniziare un nuovo cammino pulito. E la «ripresa»: come una nuova luce, dopo il buio triste di un cammino assente, vuoto e pericoloso.
Il cuore della giornata è stato senz'altro rappresentato dalle numerose testimonianze che i presenti hanno condiviso. L’alcol come traditore, che prima seduce e pare alleggerire la vita e poi distrugge e getta nella disperazione. Dai racconti di chi si è liberato dall’impietoso aguzzino emergono elementi ricorrenti: la bottiglia che allontana dai figli, il bicchiere che manda in tilt la capacità di comprendere il mondo e se stessi, il torpore della ragione e l’incapacità di mantenere rapporti con amici e famigliari.
«All’inizio ti illudi di poter smettere quando vuoi - ha spiegato un ragazzo -. Non è così. Quando ci si accorge di avere un problema di dipendenza da soli non si riesce a risolverlo. L’Acat è stato e continua a essere un luogo in cui ritrovare insieme la forza».
«Non ho mai provato vergogna per il mio problema - ha raccontato una donna -. L’unica preoccupazione era quella di venirne fuori. Con l’aiuto del club mi sono riscoperta forte e mi è tornata la voglia di fare». In alcune realtà bere vino fa parte del quotidiano vivere, ma spesso da abitudine si trasforma in dipendenza. «Io vengo da una famiglia contadina - ha spiegato un uomo -. La nostra colazione era: caffè d’orzo, vino rosso, pane e zucchero. Il vino si beveva a merenda, a pranzo, a cena. E’ quasi una cultura. Ma un giorno mi sono accorto che bevevo decisamente troppo». Tanti anche i giovani che, anziché bere ogni giorno, esagerano nel fine settimana e lentamente si perdono.
«Io bevevo nei weekend - ha ammesso un ragazzo -. Non potevo continuare così. Parlare con chi ha avuto i miei stessi problemi è stato fondamentale. Continuo a frequentare ancora il gruppo di Langhirano, nonostante il mio problema sia risolto. Ci vado perché sento che mi fa bene e per recuperare il mio benessere». Ogni storia aggiunge qualcosa di utile in più agli altri per trovare la forza di uscire dal problema, come quella di un altro uomo che ha confidato: «Come gratifica personale, ogni sera, prendo 10 euro e li butto dietro l’armadio della mia camera invece di andarli a bere. Sono sicuro - ha aggiunto - che tra una decina d’anni potrò finalmente fare un regalo a mia figlia. E pensare questo mi rende già una persona libera e felice».
 
(*) Nota: leggasi “Club Alcologici Territoriali (Metodo Hudolin).
ANSA

Ragazzino ucciso, investitore ubriaco
Romeno accusato di omicidio colposo e guida in stato ebbrezza
(ANSA) - ROMA, 30 MAG - Era ubriaco il pirata della strada che ieri sera ha travolto e ucciso un ragazzino di 16 anni a Nettuno, vicino Roma. L'uomo, romeno di 35 anni, e' stato arrestato dai carabinieri con l'accusa di omicidio colposo, omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza. Secondo una prima ricostruzione della dinamica dell'incidente, l'auto ha invaso la corsia opposta investendo e uccidendo il ragazzino che era in bicicletta.
ASAPS.IT

L’ASAPS, vent’anni Insieme
Il testo riassuntivo della relazione del presidente dell’Asaps al convegno “Il ruolo della comunicazione per una migliore sicurezza stradale”
di Giordano Biserni
Eh già noi siamo ancora qua. Dopo 20 anni siamo ancora qua, anche se qualcuno nel 1991 ci aveva pronosticato appena sei mesi di vita.
La storia dell’Asaps è la storia di una scommessa. Nel 1991, vent’anni fa, un gruppo di sedici uomini che vestivano la divisa della Polizia Stradale in servizio a Forlì, Cesena, Faenza, Ravenna, decise di puntare una parte consistente della propria vita futura in un’associazione nuova, diversa da tutto ciò che si era visto prima.
Diversa da un sindacato ormai frammentato e politicizzato, diversa da un sodalizio che potesse apparire solo di nostalgici dell’uniforme, difforme anche nel modo di parlare all’esterno, verso il quale – lo si capiva fin da subito – si sarebbe dovuta necessariamente aprire.
Perché? Perché se non ci fosse stata condivisione là fuori, allora sarebbe venuto meno lo stesso senso di esistere. La puntata consisteva proprio in questo: parlare un linguaggio nuovo, trovare le parole adatte per raccontare quello che realmente accadeva sulle strade, spiegare che le stragi del sabato sera non erano una tragedia lontana e che i bollettini esibiti al lunedì non erano il bilancio di una guerra combattuta altrove. I campanelli ai quali i pionieri dell’Asaps andavano a suonare, erano quelli delle nostre città, dei nostri paesi, delle nostre borgate. Delle nostre case. Delle nostre famiglie. Questo andava detto, spiegato, raccontato.
Andava stanata e denunciata la declinazione del verbo guadagnare che spesso si occultava (e si occulta ancora) con strane interpretazioni della sicurezza stradale, dove la palla della responsabilità delle tragedie della strada, andava sempre rigettata dai portatori di interessi (produttori di alcol, gestori di locali della notte, produttori di mezzi super potenti) nell’altra parte del campo sportivo, dove giocano schierate le forze di polizia con le famiglie e la scuola. In un comodo scarico delle responsabilità alle agenzie di controllo e quelle educative.
Un Davide contro Golia dell’asfalto.
Dovevamo portare il nostro contributo per bilanciare una informazione che seguiva le mode degli avvenimenti e non la loro reale gravità.
Si pensi a come la comunicazione sia rimasta appiccicata, quasi assorbita da una serie di eventi di questi anni come Mucca pazza (2001 - 2003), Aviaria 2006. AHIN1 2009.
Eppure il peso degli incidenti stradali nella società e nell’economia del nostro paese è stato enorme. Enorme! Negli ultimi 60 anni dal 1950 al 2010, gli anni dell’esplosione della motorizzazione quando si è cominciato a tenere la conta delle vittime, sulle strade in Italia hanno perso la vita circa 400.000 persone, alla media di 6.500 l’anno.
Si pensi che secondo alcune recenti dichiarazioni dei vertici della Protezione Civile dall’inizio del ‘900 i morti nei terremoti nel nostro Paese sono stati circa 120.000.
Negli anni ’50 il numero delle vittime della strada era inferiore a 5.500, poi sempre in crescita nei decenni successivi col record di 12.000 nel 1972 e la media di oltre 8.000 negli anni ’80, che è rimasta fra i 6/7.000 morti l’anno fino a meta di questo decennio, poi è iniziato il calo più deciso. Negli stessi ultimi 60 anni circa 14 milioni di italiani hanno riportato ferite, alla media di circa 230.000 l’anno.
Cifre in parte domate, tranne che per i veicoli a due ruote con ancora 1.400 morti l’anno, oltre il 30% della mortalità totale con una mobilità che corrisponde invece ad appena il 3-4% del totale. Negli ultimi 10 anni hanno perso la vita sulle strade 14.293 dueruotisti e 860.520 sono rimasti feriti.
Entro il 2015 di questo passo le due ruote pagheranno il costo del 50% dei lenzuoli bianchi stesi sulle strade.
Anche per i pedoni la situazione rimane grave con quasi 700 morti l’anno. Ogni giorno 2 pedoni vengono ammazzati e 56 entrano in ospedale.
Vedete, capite come la comunicazione sia poi attirata da altri eventi, da eventi diversi come Mucca pazza, l’aviaria, l’influenza micidiale…
Infatti non possiamo dimenticare che il mondo della strada si interfaccia con una serie di enormi interessi economici che influenzano i modelli comunicativi. Direttamente o indirettamente.
 
Pensate ai modelli comunicativi ispirati alla positività dell’alcol. George Clooney prima con “No Martini no party” (ma nessuno spiegava: “Troppo Martini no arrivi”. Come se quelle signorine non gli avrebbero aperto la porta se non avesse avuto il Martini! Ma per favore! Anche con una bottiglia di minerale non gasata gli avrebbero aperto !! A me non aprirebbero neanche se mi presentassi con un Tir di Martini, Poi George si è redento e ora pubblicizza un Caffè in cialde indossando addirittura le cinture posteriori in auto. Incredibile. (Socio onorario Asaps subito!). E quell’aereo sul tramonto rosso con tre ganzi vestiti alla Indiana Jones che arrivano, planano, recuperano anfore e poi bevono un amaro superalcolico?? Andrebbe abbattuto subito da una delle portaerei che stazionano nel golfo della Sirte, per l’impatto diseducativo. I vincenti, i positivi bevono, recuperano le anfore antiche. Per carità. Quelli che bevono recuperano invece spesso i cocci delle loro berline e qualche volta i cocci della loro vita. Nessuno ci dice (cari amici Sbarbada e Argenta) (*) che quelli che bevono in eccesso spesso picchiano mogli e bambini, perdono il lavoro, ammazzano gente per strada!
Anche sul versante velocità assistiamo ad assurde celebrazioni della potenza dei veicoli. Moto che vengono esaltate nelle copertine delle riviste per i loro 311 km/h. Pubblicità di auto che saltano come stambecchi dalle cime dei grattacieli all’asfalto e viceversa.
Un’attenzione particolare va posta anche sull’immagine della nostra rete stradale. Guardate le pubblicità di quelle macchine che viaggiano su strade con zero traffico, sui tornanti alpini e sulle coste amalfitane con asfalto super levigato senza una buca e segnaletica orizzontale perfetta. Ma dove le trovate quelle strade??
Parliamone della nostra rete stradale che presenta frequenti tratti in condizioni assurde che hanno ampiamente superato i parametri minimi di sicurezza con una segnaletica stradale confusa, vecchia o invisibile, con guard-rail che anziché essere fattore di contenimento diventano elemento di minaccia ulteriore per chi sbanda ed esce, specie in moto, dalla sede stradale.
E’ incredibile, è assurdo se si pensa che dal mondo della mobilità, dai 45 milioni di veicoli immatricolati, fra tasse, imposte e accise (e multe) arrivano soldi a palate, quantificati in circa 60 miliardi di euro. Si pensi che solo dal conseguente aumento dell’Iva per l’aumento del costo dei carburanti, dall’inizio dell’anno sono piovuti nelle casse dello Stato ulteriori 2 miliardi di euro.
Eppure su larga parte 440.000 km di strade principali (escluse in parte solo le autostrade, A3 e Milano – Torino escluse) soffre la qualità della mobilità con conseguenze pesantissime oltre che per la sicurezza anche per la nostra economia e il nostro turismo. Può un paese competere economicamente, può favorire l’industria del turismo, può agevolare il fondamentale segmento del trasporto pesante con strade come la E45, la 309 Romea, la 148 Pontina, la 106 Ionica??
Ritornando alla nostra vocazione iniziale c’è da dire che anche all’interno della struttura della Polizia Stradale, c’era (e c’è) molto da fare: innanzitutto sul fronte della cultura professionale, interagendo con la parte degli operatori di polizia desiderosa di accrescere le proprie nozioni specialistiche, e in secondo luogo per unire a una sola matrice gli appartenenti alla miriade di polizie, dello Stato e Locali, che col tempo hanno visto attribuirsi il delicato compito di tutori della legalità stradale. In particolare la crescita delle Polizie Locali è stata a dir poco vistosa. Con i Caschi Bianchi che giocano un ruolo sempre più importante e delicato per avvicinare gli obiettivi della sicurezza sulle strade che ci siamo dati.
La scommessa dell’informazione qualificata è stata vinta: l’Asaps parla un linguaggio nuovo, che essa stessa ha saputo coniare. Ha un sito che è stato visitato, in quasi dieci anni di vita, da milioni di persone, ma anche una rivista, il Centauro, che tira 20mila copie e su cui si confrontano le più autorevoli firme del settore (ringrazio il nostro editore dr. Piero Sapignoli per averci sostenuto in questo percorso) e, da poco meno di un anno, un proprio blog, frequentatissimo. I suoi osservatori, le sue campagne, la presenza consolidata sui media nazionali e internazionali hanno fatto il resto. È in questo modo, libero, fatto di una coerenza spesso pagata cara, che l’Asaps parla a tutti e da tutti si fa ascoltare.
Parliamo di sicurezza con la capacità di corredare la nostra proposta con dati e analisi che sono diventate la fonte informativa di tanti che si occupano di sicurezza sulle strade.
Un fenomeno che ancora oggi causa 3.000 morti al giorno nel mondo, di cui un centinaio in Europa e 12, tutti i giorni in Italia.
 
La cultura Professionale
Le nostre prime pubblicazioni sembravano dispense ciclostilate, ma fin dagli inizi le valigette degli operatori della Polizia Stradale, dei colleghi delle Polizie Locali, dei Carabinieri, di tutte le polizie dello Stato, si sono riempite del materiale approntato dall’Asaps. La scossa data alla professione è stata così virulenta, da parte nostra, che molte case editrici fondano oggi il loro business sulla sete di conoscenza che l’Asaps ha fatto venire a chi, in divisa, sta in mezzo alla strada. Molti, lo sappiamo, ci accusano di mettere in crisi, con la nostra mole di lavori, il settore dell’editoria professionale, ma dimenticano che, senza di noi, nessuno avrebbe pensato a rifornire la prima linea con strumenti sempre più precisi e aggiornati. La concorrenza ha poi calmierato i costi. I testi che rendono la vita più facile alle divise sono realizzati da autori che la divisa la vestono ogni giorno e che, a differenza di chi siede dietro una scrivania, conoscono perfettamente di cosa un agente abbia bisogno per compilare un atto, sia esso di contestazione al Codice della Strada, modificato ben 77 volte dal 1992, anno della sua entrata in vigore, che di altra natura.
Ringrazio di cuore due dei nostri autori storici dei testi diffusi ai soci come il dr. Ugo Terracciano e il dr. Franco Medri, due veri pilastri della nostra editoria, che sono presenti insieme ad alcune delle altre migliori firme nel difficile terreno delle regole della strada o di quelle del controllo degli stranieri.
Ringrazio oggi anche il dr. Giuseppe Franco Sostituto Commissario in servizio alla Direzione della Polizia Stradale autore di quello splendido e interessante testo sulla Storia dell’Unità d’Italia vista attraverso le regole della strada, edito da Sapignoli e che trovate nella vostra cartellina.
 
Nel clima di questi anni di generale schizofrenia attorno alla legislazione che regola e disciplina la strada, l’Asaps è divenuta così un punto fermo per chi, quella legge, deve farla valere e rispettare. Siamo di fronte al progressivo e inesorabile impoverimento di organici della Specialità, -14%. si sono chiusi i distaccamenti di notte, rimangono chiusi nei giorni festivi, ora si pensa di chiuderli sperimentalmente anche di pomeriggio, insomma alla fine rimarranno aperti solo quando ci sono pattuglie fuori. E i cittadini? Siamo sicuri che questa sia la via più efficace per la sicurezza stradale? Anche la trasformazione del Caps di Cesena da scuola specialistica ed esclusiva della Stradale a scuola di tutte le specialità Ferroviaria, Postale ecc, - siamo sinceri - non ci entusiasma affatto. Si sta perdendo quella forte connotazione specialistica che aveva fatto della Stradale il vessillo della professionalità ammirata anche a livello internazionale. Ricordo quando negli anni ’70 Cesena era frequentata da ufficiali di polizia brasiliani e perfino libici… altri tempi!
L’unica risposta possibile che poteva essere data dall’Asaps è stata quella di dotare tutti i volenterosi degli strumenti conoscitivi necessari a non perdere le posizioni conquistate e oggi, se l’Italia tiene il passo di altri Stati Europei nel bilancio di morti e feriti stradali, è anche merito di un’associazione nata in una periferia lontana dalle stanze dei bottoni. E spesso avversata per il fatto che è una associazione che raccoglie tanto consenso fra le polizie dello Stato e le Polizie Locali e che diventa un punto di riferimento certo per il mondo della comunicazione.
Una scommessa, anche questa, che abbiamo vinto, nonostante i Bookmaker ci dessero in pratica perdenti. E’ diventato così ancora più bello vincere!
 
Gli osservatori e le inchieste
La prima regola per dire la cosa giusta al momento giusto è quella di non improvvisare. La carenza cronica di dati che caratterizza gli studi sulla sinistrosità in Italia (ora l’Istat ha eliminato anche i dati degli incidenti connessi all’alcol e alle sostanze), rende molto difficile dire la cosa giusta mentre, anche questo va detto, consente a troppi soggetti che non dovrebbero averne titolo di straparlare: a volte copiando, altre volte dicendo (interessate?) inesattezze, altre ancora soffermandosi su luoghi comuni. Avendo puntato tutto sulla comunicazione, l’Asaps ha creato basi statistiche sulle quali focalizzare le proprie ricerche, producendo inchieste giornalistiche e divenendo, per tutti coloro che intendono misurarsi sul campo della sicurezza e della violenza stradale, un interlocutore affidabile e sicuro.
Ci hanno scoperto presto i Nestore Morosini del Corriere della Sera. I Mauro Tedeschini di Quattroruote, i Vincenzo Borgomeo di Repubblica, per non parlare dei giornali che tirano le loro pagine sul nostro territorio dal Resto del Carlino, al Corriere di Forlì a La Voce, di cui l’Asaps è diventato punto di riferimento certo e credibile.
Ma la nostra, in particolare la mia, vera Musa è stata Emanuela Falcetti che mi ha intercettato alla fine degli anni ’90 e non mi ha mollato più, considerandomi a torto o a ragione il giusto “seganervi”, che dice però le cose con chiarezza e con puntuale corredo di dati e statistiche mai messi in discussione dagli addetti ai lavori. Da 14 anni faccio le mie alzatacce per affiancare Emanuela per la crescita di una maggiore coscienza civica nel nostro Paese. Per questo le sono profondamente grato, con la consapevolezza di avere meritato questo ruolo, perché Emanuela Falcetti da punto di vista professionale non regala niente a nessuno!
Le proposte dell’Asaps sono spesso state recepite, anche se quasi mai le si riconosce la giusta considerazione. Un esempio? La numerazione dei cavalcavia, per rispondere al tragico fenomeno, della fine degli anni ’90, del lancio dei sassi contro le auto in transito, o l’apposizione della nuova segnaletica autostradale per prevenire episodi di contromano, con la segnaletica maggiorata su fondo giallo di divieto di accesso. Anche se è stata al momento respinta la proposta della segnaletica con la mano aperta su fondo giallo per indicare chiaramente che non si può imboccare quella corsia.
Ad osservatori come quelli della Pirateria Stradale, degli incidenti ai bambini o degli “Sbirri Pikkiati”, e dello stesso contromano, magistralmente curati dai nostri Lorenzo Borselli e Gianluca Fazzolari, si sono aggiunti quelli sugli incidenti nei fine settimana, sulle cosiddette Morti Verdi, che coinvolgono trattori agricoli, e quello sui suicidi a seguito di eventi avvenuti sulla strada. Le nostre battaglie, combattute sul fronte sottile della comunicazione, hanno portato il legislatore a prevedere la confisca dei veicoli per i conducenti ebbri oltre la soglia dell’1,5 g/l. Proprio qui, in questo albergo nel 2006 (era il 15° anniversario Asaps) con l’allora direttore del servizio Antonio Giannella, buttammo già una strategia per portare a casa quel provvedimento così severo. Nessuno ci credeva. Tanti remavano contro. Ma il tandem istituzione e Asaps fece ancora goal. Quante vite si sono salvate sulle strade grazie all’aumento dei controlli con gli etilometri e a quel provvedimento? L’Asaps qui col solo supporto dell’AIFVS e Pina Cassaniti Mastrojeni è riuscita anche a far abbandonare ad una schiera di parlamentari, l’idea balzana di innalzare il limite di velocità autostradale a 150 orari. Saremmo stati l’unico paese del mondo ad aumentare i limiti! I 150 avrebbero comportato maggiori pericoli, più consumi e più inquinamento, col rischio per una manciata di minuti guadagnati, di vanificare l’efficacia di quello straordinario strumento calmieratore delle velocità che si chiama Tutor e che ha fatto diminuire nei tratti di Autostrade per l’Italia dove è installato la mortalità del 50%.
Tra i primi abbiamo posto il problema dei guard-rail per i motociclisti e del loro comportamento, suscitando, anche in questo caso, contemporanei e contrastanti sentimenti di odio e amore di catulliana memoria. Vent’anni fa era tutto parte di un’immensa e inesplorata palude che oggi, grazie al nostro contributo, è in corso di iniziale bonifica.
Vogliamo ricordare anche il nostro impegno sul versante della sicurezza dei bambini in auto e sulla strada. Proprio in questa sala nel giugno del 2008 organizzammo un importante convegno con qualificatissimi relatori. Da quel convegno arrivò la nostra proposta di abolire l’Iva o di ridurla per l’acquisto dei costosi seggiolini per bambini. Una famiglia che dovesse mettere a regola 3 minori, spesso si trova ad affrontare una spesa per i seggiolini che supera il valore della vecchia utilitaria che li deve trasportare.
Ricordiamo anche il nostro più recente impegno per sostenere l’approvazione la una nuova figura di Omicidio stradale che si aggiunga alle figure base di omicidio colposo, doloso e preterintenzionale. In questo abbiamo affiancato l’associazione Lorenzo Guarnieri di Firenze e l’AIFVS per raggiungere questo obiettivo, anche sostenendo una proposta di legge popolare per raggiungere questo risultato.
Chi puntò contro l’Asaps e contro il suo ruolo, ha perso.
 
L’Asaps di oggi
Oggi l’Asaps proprio per le sue battaglie e per la sua capacità di analizzare, capire e spiegare i fenomeni più perniciosi della circolazione si è guadagnata spazi e credibilità crescenti. L’associazione fa parte della consulta per la Sicurezza Stradale presso il CNEL e della Consulta per la sicurezza e qualità dei servizi presso Autostrade per l’Italia.
L’Asaps è consulente della Fondazione Ania, qui rappresentata dall’amico dr. Sandro Vedovi, alla quale garantisce flussi informativi molto utili per i tanti e preziosi progetti della Fondazione in favore della sicurezza stradale.
Ci piace ricordare che da 15 anni l’Asaps collabora con la Fondazione Unipolis del gruppo Unipol e con i progetti di Sicurstrada. La Fondazione qui rappresentata da Giovanni Gualandi e Unipol (è qui presente il dr. Maurizio Musacchi della direzione auto) hanno collaborato come nessuno alla stampa di decine di migliaia di opuscoli e testi per l’educazione stradale poi distribuiti gratuitamente sul territorio. Memorabile la fornitura degli 800 giubbetti gialli ai bambini delle scuole elementari del 4° circolo di Forlì per il progetto Percorsi sicuri, poi diventato pedibus.
 
Quando la verità fa male agli interessi, ma fa bene alla sicurezza
E’ stata la coerenza, dicevamo, a rendere l’Asaps una temuta e, spesso, invisa interlocutrice. La caccia agli interessi economici nascosti di quanti gravitano nel mondo della mobilità ha fatto dell’Asaps una sorta di Squadra Buoncostume per la sicurezza stradale.
La sua trasversalità tra le forze di polizia, tra il mondo del traffico e della mobilità, la sua crescente diffusione nel cosiddetto mondo civile, hanno portato un elemento nuovo di confronto: la verità. Dirla, affermarla, dimostrarla, costa però caro, carissimo, e se non avessimo dalla nostra una base di 25mila iscritti di tutte le divise e cittadini sensibili al tema, che sono la nostra linfa vitale, saremmo già stati spazzati via. Non abbiamo raccomandazioni, non accettiamo denari in cambio di pareri compiacenti e non facciamo quel che facciamo per convenienze o interessi personali o di categoria. Ci hanno sempre animato l’amore per la nostra professione e per la Vita.
Non so quanto possa ancora continuare il mio impegno al vertice dell’Asaps, la passione affatica, con l’età il tono muscolare necessario per uno slancio capace di saltare le difficoltà e le avversità create dai falsi amici della sicurezza stradale e dai portatori di interessi di parte, perde forza. Anche se io ne ho ancora una discreta riserva e il mio cuore rimane al fianco di tutte le divise impegnate per la sicurezza sulle strade, di tutti i familiari dei nostri caduti che abbraccio, di tutti quelli che mi hanno iniettato forti dosi di fiducia, a cominciare dai personaggi di spicco che sono qui al mio fianco.
Di una cosa, insieme ai miei più stretti collaboratori forlivesi della presidenza, insieme a tutti i nostri generosi referenti e consiglieri nazionali Asaps, molti dei quali qui presenti oggi, vado fiero. Quando l’Asaps è nata, nel 1991, si contavano sulle strade più di 8.000 morti all’anno. Ora siamo a quota 4.000. In questo 50% in meno di vittime la nostra impronta c’è, eccome. Di questo siamo molto orgogliosi !!!
Per questo ringraziamo tutti quelli che hanno creduto in noi e che sono stati così generosi e coraggiosi di stare al nostro fianco.
Buona strada a tutti!
Forlì, 28 maggio 2011
 
(*) Nota: aggiungo Guido Dellagiacoma, che non era presente a Forlì con me e Roberto Argenta, in quanto impegnato in questi giorni a portare in Bielorussia il suo impegno e la sua competenza contro le sofferenze legate a vino, birra e altri alcolici.
REPUBBLICA.IT – Motori

Asaps vent'anni di trionfi
Cambiato l'approccio alla sicurezza
Grande festa a Forlì per festeggiare, ma anche riflettere e premiare familiari di vittime della strada, una delle associazioni più forti sul fronte della sicurezza stradale che in tanti anni è riuscita a rivoluzionare il modo di comunicare questi temi
dal nostro inviato VINCENZO BORGOMEO
FORLI' - Di trofei, all'Asaps, che sabato scorso ha festeggiato i suoi 20 anni, ne hanno potati a casa una marea (la numerazione dei cavalcavia, la battaglia contro l'abuso di alcool e per l'incentivazione degli etilometri, la lotta contro l'innalzamento del limite ai 150 km/ora, la patente a punti, la difesa del sistema di tutor autostradale e la precisa volontà di arrivare alla confisca della macchina in caso di abuso di alcool, portata a casa con grande convinzione e grande forza). "Come se - ha spiegato il presidente Giordano Biserni con il solito piglio "buca-giornali- per noi il Cesena avesse vinto il campionato con 96 punti in classifica".
Già, ma poi per festeggiare la storica tappa del ventennale l'Asaps non punta sui successi personali ma guarda avanti e sceglie il tema "Il ruolo della comunicazione per una più efficace sicurezza stradale". E non è un caso perché questa battagliera associazione forlivese (ormai punto di riferimento nazionale per la sicurezza stradale, con studi, osservatori e interventi che spesso e volentieri hanno varcato i confini nazionali, guadagnandosi citazioni finanche sul New York Times) ha capito per prima che senza un'efficace lavoro sulla comunicazione non si va da nessuna parte.
Così, con il solito piglio a metà strada fra Grillo e un comico di Zelig, con la forza dei numeri, il dramma delle tragedie che racconta mitigate dalla simpatia dei romagnoli, Biserni è subito andato "giù duro" come si dice da quelle parti: "dagli anni Cinquanta ad oggi, sui 440.000 km di strade italiane, 400.000 persone sono morte e 14 milioni sono rimaste ferite - ha spiegato - praticamente abbiamo perso una città come Firenze, mentre presunte emergenze come l'aviaria e mucca pazza conquistavano l'attenzione dell'opinione pubblica"...
Biserni non ha fatto sconti a nessuno, come al solito, raccontando poi che "la pubblicità in TV fa schifo perché celebra la positività dell'alcool e la potenza dei veicoli, che vengono filmati mentre viaggiano sempre su strade meravigliose e libere, mai sulla E45 o sulla A3. Per rimediare a questa asimmetria - ha aggiunto - che è anche e soprattutto di mezzi economici, abbiamo deciso sin dall'inizio di puntare sulla comunicazione, sui nostri strumenti, gli osservatori e il rapporto con gli organi di informazione, grazie al quale abbiamo ottenuto grandi risultati".
Al convegno, a cui il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha conferito la propria prestigiosa medaglia di rappresentanza, c'eravamo anche noi, fra illustri colleghi come l'ex direttore di Quattroruote Mauro Tedeschini, il responsabile della pagina Motori di Virgilio. it Nestore Morosini, la giornalista Rai Emanuela Falcetti, la direttrice del Corriere Romagna Maria Patrizia Lanzetti, il direttore della Voce di Romagna Franco Fregni e il direttore del Quotidiano Nazionale (Carlino, Nazione, Giorno) Pierluigi Visci.
E quello che ci ha colpito, davvero, è stato l'approccio di questa associazione (ma anche di tutte le forze dell'ordine presenti, delle associazione vittime delle strada come quella Vittime della Strada presieduta con forza da Pina Cassaniti Mastrojeni, e di tutti coloro che lavorano sulla sicurezza stradale) nei confronti di noi Media, quasi a volerci ringraziare per il nostro impegno su questi temi. Un'atteggiamento commovente perché - si sa - i giornali sono fatti di notizie. E normalmente chi "porta" una notizia - come queste associazioni - viene ringraziato. Ma non è solo una questione di "ribaltamento di ruoli": l'Asaps in tutti questi anni ha cambiato l'approccio alla lotta alla sicurezza stradale perché una cosa è parlare di questi temi con i soliti temi lugubri, una cosa è cercare paragoni, iperboli, metafore, confronti anche dai risvolti comici per dare (a volte "rubare" con forza) spazio sui giornali a temi della sicurezza stradale. Temi che con questo metodo finiscono in prima pagina invece di essere relegati in una "breve" nelle ultime sezione locali.
 
Insomma all'Asaps tutti riconoscono meriti. E non è un caso che sabato scorso è stato forte anche il calore delle autorità - elencarle tutte è praticamente impossibile - basti dire che ha partecipato anche il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi.
Ma il ventennale dell'Asaps è stata anche l'occasione per ricordare alcuni caduti della polizia stradale, e non solo, con la consegna di un riconoscimento ai familiari. Come la vedova del forlivese Pierluigi Giovagnoli, sovrintendente della Sezione Polizia stradale di Forlì, ucciso da un camionista ubriaco al volante il 24 maggio 2003, a 46 anni, mentre stava scortando una corsa ciclistica. O come il fratello di Antonella Savi, l'infermiera di Tivoli morta il 7 settembre 2010, mentre di notte e sotto la pioggia soccorreva gli occupanti di una vettura che aveva subito un incidente sulla A24. Saranno presenti anche Gabriella Vitali, vedova del maresciallo Luigi D'Andrea, Medaglia d'Oro al Valor Civile alla memoria, ucciso dalla banda Vallanzasca a Dalmine il 7 febbraio 1977, e i genitori dell'agente Stefano Biondi, altra Medaglia d'Oro alla memoria, travolto e ucciso il 20 aprile 2004 da una banda di corrieri della droga sull'Autosole a Reggio Emilia.
Momenti toccanti, a volte commoventi, perché l'argomento di cui tratta l'Asaps, alla fine, è un argomento duro, "anzi tosto, mi roba da patacca" come direbbe il presidente Biserni...
BRESCIA OGGI

IL CASO
Orzinuovi ha ospitato ieri l'annuale appuntamento in ricordo dei bresciani che hanno perso la vita in incidenti. Presente un solo politico: il sindaco Ratti
«I morti sulle strade non sono di serie B»
Amaro sfogo dell'Associazione dei familiari: «Al nostro fianco neppure un amministratore Eppure erano stati invitati tutti»
Ottantadue sono state le vittime di incidenti stradali nel Bresciano lo scorso anno. E 82 erano ieri le croci posizionate dall'associazione italiana Familiari e vittime della strada in piazza Vittorio Emanuele II, il cuore di Orzinuovi. Un rito simbolico, che ogni anno funge da monito a cittadini e istituzioni. Ai primi, genitori, fratelli e sorelle di chi è morto sull'asfalto chiedono più senso civico (moderare la velocità e non guidare in stato di ebbrezza); alle istituzioni controlli e leggi più ferree. E giustizia. Perché troppi dei loro cari sono morti per colpa di altri.
Errata corrige: vorrebbero chiedere... Perché ieri, nel soleggiato passeggio domenicale di Orzinuovi, a rappresentare le istituzioni c'era solo il sindaco Andrea Ratti. Assenti i consiglieri regionali. Assenti i consiglieri provinciali. Assente il prefetto, assenti gli uomini delle forze dell'ordine.
«I nostri sono morti di serie B - hanno commentano tra loro padri e madri senza pace -. Giustamente sabato in piazza Loggia tutte le istituzioni hanno commemorato gli otto morti della Strage di 37 anni fa. Ma perché qui non c'è nessuno? Come possono i nostri politici rimanere indifferenti a questo dolore, al costo sociale provocato da tante morti e da decine di invalidi?».
Eppure erano stati tutti invitati, assicurano i vertici dell'associazione bresciana. E papà e mamme avrebbero voluto dir loro tante cose. Ad esempio che da inizio anno a oggi le vittime sulle strade bresciane sono già 44, contro le 34 dello scorso anno nello stesso periodo. Un dato che non può non destare allarme, in controtendenza con la costante diminuzione degli incidenti stradali mortali: nel 1998 i morti sulle strade bresciane erano stati 259, per passare a 197 nel 2000, a 181 nel 2003, a 164 nel 2006 e a 121 nel 2008.
IMPOSSIBILE IGNORARE anche i dati riportati dai cartelloni affissi davanti alla chiesa di Orzinuovi, dove alle 11 si è tenuta la messa in ricordo delle vittime: ogni anno in Italia i morti sulla strada sono 5 mila e 500 e ben 20 mila gli invalidi gravi. Un costo sociale pari a 30 miliardi di euro, tre finanziarie.
Come abbassare il più possibile il numero dei morti sulle strade? Per Roberto Merli, presidente provinciale dell'Aifvds, servono più prevenzione (a partire dalle scuole), più controlli stradali, leggi più restrittive (fino ad abbassare a zero il tasso di alcolemia) ma anche più repressive, così da punire in maniera esemplare chi provoca morte guidando ubriaco o drogato.
«QUESTE CROCI sono ancora troppe e non va bene - ha ammonito Merli, che 11 anni fa in un incidente stradale ha perso un figlio 17enne -. Ogni croce vuol dire una famiglia distrutta. Ricordo che se fino all'anno scorso le vittime della strada erano in costante diminuzione, non è più così. E questi dati dimostrano che dobbiamo lavorare ancora di più».
Come diminuire questi numeri da guerra? «La politica deve capire che un euro speso in sicurezza stradale rende 20 euro di risparmio in spesa sociale - ha detto Merli -. Sono dati comprovati. Bisogna investire sulla prevenzione, investire sulla sicurezza stradale». Inoltre si dovrebbe portare a zero il limite per il tasso di alcolemia, come in altri Paesi europei. «Perché purtroppo in Italia non siamo capaci di trovare un limite e rispettarlo e di dire basta - ha detto Merli -. Se a questo aggiungiamo il fatto che abbiamo pochi controlli sulle strade, sarebbe meglio per tutti introdurre la tolleranza zero nei confronti dell'assunzione di alcol».
Spesso i media riportano la rabbia e il senso di impotenza dei familiari che vedono l'omicida del loro caro cavarsela con una condanna di pochi mesi (in media 6, quindi senza carcere) e restare senza patente meno di un anno. «Questo è il punto - ha spiegato Merli -: è assurdo che persone che hanno ucciso in stato di ebbrezza abbiano anche l'opportunità di avere sconti di pena perché chiedono il patteggiamento, e automaticamente i giudici glielo concedano. Questo non va bene. Oltre alla prevenzione serve la repressione: quando si sbaglia si deve pagare».
BRESCIA OGGI

«In valle un consultorio sta vicino ai familiari»
«La maggior parte delle vittime della strada sono innocenti. Muoiono per colpa di altri, che guidano ubriachi, drogati, o a folle velocità»: è la verità con cui ogni giorno Sabrina Polonioli rilegge l'assenza perenne dei suoi due fratelli, morti undici anni fa in un incidente a Darfo Boario, senza colpa alcuna. Si chiamavano Federico (che aveva 26 anni) e Sergio (24).
«Io da tempo collaboro con l'associazione - spiega Sabrina Polonioli -. In Vallecamonica, dove la situazione degli incidenti sulla strada è molto pesante, abbiamo aperto un consultorio e cerchiamo di stare vicino ai famigliari delle vittime»:
Chi non si dà pace è Luigina Troncana: il 27 settembre 2007 suo figlio Diego, 29 anni, in sella alla sua moto «è stato investito e ucciso da un ubriaco a Ospitaletto, davanti alla fonderia Aso. Questo omicida se l'è cavata con 2 mila euro di multa e con 7 mesi di ritiro della patente. Succede solo in Italia - sostiene -. Dicono che mio figlio avrebbe dovuto stare più a destra, ma il problema è che l'investitore ha invaso la sua corsia e lo ha ucciso. La verità è che non ci sono leggi giuste per questo tipo di crimini».
Nemmeno Giusy Mensi di Ospitaletto riesce a smaltire la rabbia per l'uccisione del fratello Massimo, avvenuta il 14 maggio del 2006.
A BORDO della sua Ducati Massimo Mensi stava andando tranquillamente a fare una gita sul Garda, quando alla Fascia d'Oro di Montichiari due rumeni con una Peugeot 307 azzardano una folle inversione «a U» ad elevatissima velocità, sbarrandogli la strada. «C'era il corpo a terra di mio fratello maciullato - ricorda Giusy in lacrime - e i due rumeni hanno ben pensato di scambiarsi il posto del guidatore per un semplice calcolo di punti della patente. Un atto gravissimo, contro il quale mi sono costituita parte civile, ma il reato l'hanno fatto decadere. Morale: questo delinquente se l'è cavata con due mesi di sospensione della patente».
Così si concludono i processi dei tanti incidenti che quasi ogni giorno riempiono le cronache dei giornali. E fanno dire ai familiari delle vittime, come Giusy Mensi: «Senza un minimo di giustizia ce li ammazzano due volte».
P.GOR.
IL GAZZETTINO (Udine)

Cantine aperte fa il "miracolo" con 200mila visitatori
Duecentomila presenze nel weekend di Cantine aperte in regione. Il Movimento turismo del vino Fvg registra con soddisfazione il dato dell’edizione 2011, che ha visto ieri la partecipazione di 103 aziende vitivinicole. Il 40% delle presenze, secondo il Mtv, è arrivato da fuori regione, soprattutto dal Nord Italia e da Austria e Germania. Il sodalizio ritiene che l’indotto globale sia stimabile in circa 600mila euro. Qualche numero? 2mila coperti prenotati per le cene con il vignaiolo di sabato, 300 persone prenotate sul Wine bus Mtv, 300mila mappe stampate, 25mila scaricate da internet, 4mila applicazioni per iPhone utilizzate, 5mila visite al blog di Cantine aperte, 12mila calici "solidali" e 30mila euro devoluti al progetto Unicef per i bambini del Giappone. (*) «Siamo felici dell’ottimo riscontro di Cantine Aperte - dichiara Elda Felluga, presidente Mtv Fvg -. Quest’anno siamo riusciti a fare il miracolo visti i tagli ai finanziamenti, che hanno più che dimezzato il contributo regionale annuale. Cantine e sponsor ufficiali sono il sostegno della manifestazione, ma ci auguriamo di avere risposte dalle istituzioni nel prossimo futuro per poter proseguire il nostro progetto».
 
(*) Nota: in un mondo più etico l’Unicef non accetterebbe soldi da produttori alcolici.
L’Unicef ha la funzione di proteggere i giovani, l’alcol è la prima causa di mortalità giovanile in Europa.
E’ una palese contraddizione. Tra principi, obiettivi, comportamenti.
Sarebbe come se qualcuno in prima linea nella lotta alle droghe, tipo la Comunità di San Patrignano, guadagnasse denaro dalla produzione e vendita di alcolici, essendo l’alcol la droga che comporta più problemi alla società. Tutti capirebbero l’assurdità di una simile situazione… O no?
LEGGO (Bari)

Dovrà rispondere di maltrattamenti in famiglia…
Dovrà rispondere di maltrattamenti in famiglia e di lesioni personali un 33enne rumeno, I.I., arrestato sabato sera dai carabinieri di Locorotondo. L’uomo, disoccupato e spesso in preda ai fumi dell’alcol, minacciava di morte la compagna, una connazionale 31enne e il figlio di lei. Il piccolo, un bimbo di 9 anni, è stato picchiato con un bastone. L’ennesimo atto di violenza ha convinto la donna a rivolgersi in caserma accompagnata da un’amica. Ai militari ha raccontato di essere tornata a casa dopo una giornata di lavoro e di aver trovato il figlio impaurito con il volto e gli arti vistosamente tumefatti, a causa delle ennesime percosse. Approfittando dell’assenza dell’uomo ha deciso quindi di chiedere aiuto. La convivenza era iniziata circa un anno e mezzo fa tra continui maltrattamenti e ingiurie, aumentati soprattutto dopo l’arrivo del bambino dalla Romania. I carabinieri hanno bloccato il 33enne per le vie del paese e lo hanno condotto nel carcere di Bari. Il piccolo invece è stato portato in ospedale dove i sanitari gli hanno riscontrato lesioni giudicate guaribili in una settimana. (F. Pet.)
IL GAZZETTINO (Udine)

Resta grave il pensionato
La Polizia ha sentito l’uomo che lo ha allontanato dopo essere stato provocato
Nessun miglioramento, nessun aggravamento. A 24 ore dal ferimento, non è mutato il quadro clinico del pensionato Dario Apollonio, 71 anni, ricoverato in Terapia intensiva. La situazione è stabile nella sua gravità, dopo l'accertamento della frattura della teca cranica. Carlo Troi, 58 anni, che - secondo la ricostruzione della Polizia - sarebbe stato provocato per ben due volte da Apollonio, l’altra notte è stato sentito per oltre tre ore in Questura, assistito dal suo legale. «La versione fornita dal Troi - ha confermato il capo della Mobile Massimiliano Ortolan - è la stessa resa da alcuni testimoni che si trovavano all'interno del palazzetto dove era in corso la festa privata. Troi ha lasciato la Questura poco dopo la mezzanotte». Oggi, con il deposito degli atti, la posizione di Troi sarà al vaglio della Procura e si deciderà se eventualmente procedere all’iscrizione nel registro degli indagati e per quale ipotesi di reato. Sarebbe stato accertato, come conferma Ortolan, che Apollonio aveva esagerato con l'alcol. Secondo gli inquirenti, Apollonio avrebbe insultato Troi, strattonandolo successivamente per la camicia e venendo allontanato con una spinta. «Le lesioni sono compatibili - ha detto Ortolan - con la caduta che ha visto protagonista Apollonio, già barcollante».
Daniele Paroni
IL GAZZETTINO

Picchiato, strangolato e bruciato nella notte
CAGLIARI - (P.C.) Picchiato, strangolato e dato alle fiamme. È la tragica fine di Maurizio Casti, l'uomo il cui cadavere è stato rinvenuto carbonizzato sabato sera all'interno di una casupola nel Cagliaritano. La scoperta è stata fatta per caso da un pastore. I carabinieri hanno anche arrestato il presunto omicida. Si tratta di Manuel Coppo, 29 anni, interrogato e quindi arrestato per omicidio volontario e distruzione di cadavere. Coppo e Casti sono stati visti girovagare in alcuni bar in evidente stato di ebrezza. I due avrebbero anche litigato, prima di raggiungere la località dove è avvenuto il delitto.
LEGGO (Verona)

Due campeggiatori irlandesi ubriachi…
Due campeggiatori irlandesi ubriachi, di 20 e 31 anni, hanno aggredito senza motivo un turista di 51 anni residente a Verona in viale Dante a Riccione, poi hanno colpito a calci e pugni i carabinieri, e sono stati arrestati per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. È accaduto ieri a mezzogiorno. I due irlandesi saranno processati oggi con rito direttissimo. (G.Mar./ass)
LA PROVINCIA DI VARESE

Insulti e alcol al comizio
Denunciato
Il comizio elettorale di piazza del Podestà era ancora in corso quando ha iniziato ad aggirarsi tra la gente, molestando e ingiuriando i presenti e i passanti. È accaduto venerdì sera e l'episodio non è sfuggito agli agenti della squadra volante in servizio al Garibaldino.
Protagonista dello sgradevole episodio un ragazzo che, palesemente ubriaco, invitato dagli operatori ad esibire un documento di identità, ha rifiutato senza troppo badare alle buone maniere.
Per garantire comunque il corretto svolgimento della manifestazione, gli agenti lo hanno allontanato dalla piazza e condotto negli uffici della questura, sempre tra le continue ingiurie da parte del ragazzo, visibilmente alterato. Identificato, si tratta di un italiano di 24 anni residente a Malnate, è stato infine denunciato per oltraggio a pubblico ufficiale e rifiuto di fornire indicazioni sulla propria identità e sanzionato amministrativamente per il suo stato di ebbrezza molesta.
MARKETPRESS.INFO

SCIENZIATI TROVANO COLLEGAMENTO GENETICO AGLI EFFETTI DELL´ALCOL SOGGETTIVI
Bruxelles, 30 maggio 2011 - È opinione diffusa che le persone più a rischio di soffrire di alcolismo sono quelle che hanno un parente stretto con problemi di alcol. Tuttavia, nessuno è stato in grado di far luce sulla questione... Fino ad ora. Alcuni ricercatori dell´Università di Göteborg, in Svezia, hanno scoperto che le persone che hanno un parente stretto alcolizzato reagiscono in modo più positivo all´alcol rispetto agli altri. Pubblicato nella rivista Alcoholism: Clinical & Experimental Research, lo studio si è concentrato su un ampio gruppo di persone che hanno un parente stretto con l´alcolismo di tipo I. In passato la maggior parte degli studi ha indagato popolazioni più limitate, come ad esempio i figli di padri alcolisti. Gli scienziati hanno individuato due tipi di alcolismo: il tipo I e il tipo Ii. Il primo è legato all´interazione di fattori genetici con l´ambiente, ad esempio tra ambiente sociale ed esperienze di vita. Il tipo Ii, invece, si basa sul forte rischio genetico di sviluppare una dipendenza da alcol, a prescindere dall´ambiente. "Lo studio è singolare in quanto abbiamo studiato come i figli degli alcolisti di tipo I sperimentano gli effetti dell´alcol e confrontato questi dati con le esperienze del gruppo di controllo, che consisteva di persone che non avevano una storia di abuso di alcol in famiglia", ha spiegato la dottoressa Anna Söderpalm-gordh, dell´unità di biologia delle tossicodipendenze - Istituto di Neuroscienze e fisiologia presso l´Accademia Sahlgrenska dell´Università di Göteborg. "Il gruppo costituito dai figli di alcolisti di tipo I era in buona salute e non aveva problemi di salute mentale, e non avevano essi stessi problemi di alcol". Ai fini del loro studio, i ricercatori hanno somministrato una moderata quantità di alcol o placebo - sotto forma di succo di frutta - ad un gruppo di 51 partecipanti (34 uomini e 17 donne). Non è stato impiegato alcun processo di selezione per determinare chi riceveva cosa; le bevande sono state distribuite a caso. Dalla ripartizione è emerso che 29 partecipanti facevano parte del gruppo di controllo e 22 erano membri del gruppo con un membro della famiglia affetto da alcolismo di tipo I. I ricercatori hanno poi chiesto ai membri di entrambi i gruppi di descrivere come avevano sperimentato gli effetti dell´alcol. I loro dati hanno mostrato che i partecipanti con un membro della famiglia con alcolismo di tipo I hanno segnalato effetti più positivi e più stimolanti dovuti all´alcol rispetto ai membri del gruppo di controllo. Questi partecipanti hanno trasmesso il loro bisogno di bere più alcol rispetto a quelli del gruppo senza fattori ereditari, hanno detto i ricercatori. Pertanto, secondo loro, i risultati supportano la teoria che i figli di alcolisti di tipo I ereditano una qualche forma di esperienza positiva legata all´assunzione di alcol. "Questi risultati dimostrano che alcune persone sono più sensibili agli effetti gratificanti dell´alcol: reagiscono all´alcol in maniera più forte e più positiva rispetto ad altri", ha spiegato la dottoressa Söderpalm-gordh. "Questo può, a sua volta, portare ad un consumo maggiore e ad un elevato rischio di abuso di alcol. I risultati suggeriscono inoltre che i figli di alcolisti di tipo I, ritenuti di correre un minor rischio ereditario di sviluppare dipendenza da alcol, potrebbero comunque essere in pericolo di sviluppare l´alcolismo". I risultati sono significativi, soprattutto perché circa il 40% della popolazione svedese ha almeno un parente stretto che ha problemi di alcol, dice la dottoressa. "Ogni singola esperienza relativa all´alcol è uno strumento importante per capire perché alcune persone sviluppano l´alcolismo; ma potrebbe anche essere un indicatore di per sé dell´evoluzione del consumo di alcol di un individuo", commenta la dottoressa Söderpalm-gordh. "La nostra scoperta è parte del lavoro di prevenzione per aiutare certi gruppi di persone che corrono il rischio di bere troppo alcool." (*)
Per maggiori informazioni, visitare:
Università di Göteborg http://www.Gu.se/english  
Alcoholism: Clinical & Experimental Research:
http://onlinelibrary.Wiley.com/journal/10.1111/issn1530-0277 
 
(*) Nota: se si escludono i problemi da alcol passivo (conseguenze pagate per il bere altrui), non ho mai visto nessuno sviluppare problemi alcolcorrelati bevendo acqua o succo di frutta.
Queste ricerche sono importanti, ma non sfiorano il vero nocciolo del problema, ovvero il bere.
Senza consumare bevande alcoliche non ci possono essere problemi alcolcorrelati; bevendo vino, birra e altri alcolici il rischio coinvolge tutti quanti.
MARKETPRESS.INFO

“PER GIOCO NON BERE”, E IL VIDEOCLIP TI ARRIVA SUL CELLULARE
Firenze, 30 maggio 2011 - Si chiama Safe Night, Notte Sicura, il progetto che per un anno ha coinvolto i giovani delle province di Firenze, Pisa, Livorno, Arezzo sul tema del divertimento sicuro. Il 26 maggio l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia, assieme a Fabrizio Mariani, presidente del Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza) della Toscana, ha presentato il risultato di un anno di lavoro: 30 videoclip di 30-45 secondi ciascuno, prodotti con la collaborazione dei ragazzi, e destinati ai loro coetanei, che nella primavera-estate verranno diffusi nei luoghi di aggregazione, socializzazione e divertimento giovanile, e in autunno nelle scuole secondarie superiori. Tramite internet, youtube, facebook, ma anche tecnologie innovative come il bluetooth marketing, che permette di divulgare videoclip attraverso i telefoni cellulari: ciascun gruppo aderente al progetto è stato infatti dotato di una postazione in grado di trasmettere i videoclip su tutti i telefoni cellulari presenti nel raggio di circa 100 metri. Safe Night è un progetto di prevenzione dei comportamenti a rischio correlati alla guida, realizzato attraverso tecnologie innovative, quali il bluetooth marketing, nei contesti dell’aggregazione, socializzazione e divertimento giovanile. In un anno (marzo 2010-marzo 2011) Safe Night, progetto di prevenzione dei comportamenti a rischio correlati alla guida, ha coinvolto un centinaio di giovani nella produzione di una campagna di sensibilizzazione sul tema della sicurezza nell’ambito del divertimento notturno, in particolare nel fine settimana. La Regione ha sostenuto il progetto, condotto dal Cnca, con un finanziamento di 56.000 euro. “Questo progetto, che ben volentieri la Regione Toscana ha sostenuto – dichiara l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia – vuole promuovere nei giovani stili di vita sicuri, sollecitare il loro senso di responsabilità e consapevolezza rispetto alla guida. Già in altre occasioni, per esempio le iniziative Ditestamia, abbiamo verificato che quando il messaggio è pensato e lanciato da coetanei, è più efficace e arriva meglio a destinazione. Anche in questo caso, pensiamo che il linguaggio dei videoclip ideati dai ragazzi sia più immediatamente comprensibile e raggiunga meglio l’obiettivo voluto”. “I videoclip prodotti dai giovani, con il supporto delle équipe educative dei diversi territori – dice Fabrizio Mariani – hanno permesso di preparare diverse campagne di comunicazione, che hanno la caratteristica di essere adattate ai contesti specifici, in base alle tematiche e ai target che si intendono raggiungere, attraverso un software capace di trasmettere i contenuti che interessano, ma che hanno anche la caratteristica di essere fruibili in modo ampio su internet. Il lavoro creativo è stato supportato da un’agenzia di produzione che ha realizzato materialmente i videoclip”. I numeri di Safe Night: Il progetto vede coinvolte: 5 unità mobili di strada - 10 tra associazioni e cooperative che conducono progetti di educazione stradale, educazione alla legalità, promozione del benessere giovanile e della sicurezza urbana e sociale. Nella produzione dei videoclip sono stati coinvolti: 100 giovani - 14 équipe di operatori sociali - 25 tra educatori e operatori di strada. Attraverso i videclip prodotti sono state elaborate campagne di informazione e prevenzione sui seguenti temi: alcol e guida - malattie sessualmente trasmissibili - abuso di alcol e sostanze illegali - promozione di stili di vita positivi - gioco d’azzardo. Questo materiale verrà utilizzato nella primavera estate come strumento di comunicazione all’interno degli eventi giovanili e festival che si terranno in tutta la Toscana, e nel prossimo anno scolastico sarà utilizzato anche nelle scuole secondarie. Il consumo di alcol e droga tra i giovani - Il consumo di alcol e droga nella popolazione giovanile è in forte espansione. Quattro bicchieri di bevande alcoliche a serata, di cui 3 tra aperitivi, softdrinks e birra, più uno di superalcolici: questo è quanto viene consumato dall’italiano medio nel fine settimana. Per quanto riguarda le sostanze illegali, nel 2010 si stima un incremento dei consumatori di cocaina pari al 40%; e anche per i consumatori di eroina, si parla di un incremento dal 10 al 20%. Cifre che riguardano soprattutto i giovani tra i 14 e i 20 anni, con caratteristiche socio-demografiche ben lontane da quelle degli eroinomani tradizionali. Secondo Prevolab (un Osservatorio previsionale che ipotizza scenari evolutivi relativi al fenomeno della diffusione di sostanze illegali), nei prossimi anni in Italia più di 4,5 milioni di persone faranno uso di cannabis rispetto agli attuali 3,5 milioni. E l’evoluzione del fenomeno – dicono gli operatori del Cnca – non è solo quantitativa: le ricerche dell’ultimo decennio dicono che dietro i dati si celano nuovi significati e comportamenti che mettono in discussione la validità delle categorie tradizionali di approccio al consumo problematico di sostanze. “E’ sempre più frequente in strada – dicono gli operatori delle unità mobili di strada – l’osservazione di situazioni di consumo da parte di adolescenti con età progressivamente più basse. C’è un uso “strumentale” delle sostanze alcoliche, che vengono assunte in compagnia, in alcuni casi in occasione di un’occasione particolare (discoteca o altro), in altri per rendere vivace una serata troppo tranquilla, per raggiungere l’obiettivo “divertimento” grazie ai meccanismi disinibitori dell’alcol, oppure di potenziare gli effetti di sostanze psicoattive assunte in concomitanza”. I dati toscani L’indagine Edit (Epidemiologia dei determinanti dell’infortunistica stradale in Toscana), condotta dall’Ars, l’Agenzia Regionale di Sanità nel 2008, sui comportamenti a rischio e stili di vita dei giovani toscani tra 14 e 19 anni, ha dato questi risultati: su un totale di 182.000 adolescenti tra 14 e 19 anni, 52.198 ragazzi (35.387 maschi e 16.811 femmine), quindi più di 1 su 4, sono binge drinkers (bevono ripetutamente in modo compulsivo fino ad ubriacarsi). 68.923 (38.117 maschi e 30.806 femmine), 1 su 3, hanno consumato almeno una sostanza illegale nella vita. 39.681 (22.870 maschi e 16.811 femmine), circa 1 su 5, hanno consumato almeno una sostanza illegale negli ultimi 30 giorni. 42.476 (21.176 maschi e 21.300 femmine) sono fumatori. 95.900 (63.245 maschi e 32.655 femmine), 1 su 2, hanno giocato d’azzardo almeno una volta nella vita. E 18.956 (15.435 maschi e 3.521 femmine) sono giocatori problematici.
IL GAZZETTINO (Vicenza)

IL PROGETTO
Protagonisti i giovani e il sano divertimento.
Il gruppo di studenti bassanesi di Remondini e Scotton secondi nell’Hip-pop
"Ballando sballando" riempie le piazze
Tre piazze, tre balli, tutto in un'unica grande festa all'insegna di grandi emozioni. Sono gli ingredienti che hanno contraddistinto il successo dell'impegnativo progetto "Sballando Ballando" che l’altro pomeriggio ha visto invase le piazze più suggestive di Bassano da centinaia di persone.
Giovani e meno giovani, a partire dalle 17, hanno dato vita ad un grande spettacolo nello spettacolo a ritmo di salsa, tango e danze Hip-Pop il tutto unito in un'unico grande progetto nato nella città del Grappa con lo scopo principale di comunicare e far capire ai giovani un modo sano per divertirsi senza dover ricorrere allo sballo provocato dall'assunzione di alcol, fumo e sostanze stupefacenti.
Nel corso della manifestazione i numerosissimi giovani presenti hanno avuto modo di cimentarsi gratuitamente in alcune lezioni teorico pratiche di Salsa, («Bachata», «Reggaeton») in Piazza Libertà; lezioni di tango elettronico e di «Milonga» in Piazza Garibaldi e di Danze Hip - Pop in Piazzotto Montevecchio.
Piazzotto Montevecchio per la cronaca è stato teatro anche di una vera e propria gara di gruppi Hip - Pop dove alcuni giovani provenienti dai vari Istituti superiori del Veneto misuravano le proprie capacità e conoscenze danzanti offrendo così al numeroso pubblico accorso bellissime coreografie danzanti.
A conquistare la vittoria, secondo la giuria tecnica, il gruppo di danza «For Bittle Roses" di Thiene un gruppo autodidatta che ha iniziato a cimentarsi con la danza Hip - Pop grazie proprio allo "Sballando Ballando". Secondo posto ad ex - equo per il gruppo Bassanese formato da studenti dell'Istituto Remondini e dello Scotton di Bassano e del Gruppo "No Name" di Castelfranco.
Gran finale poi nella centralissima Piazza Libertà con il noto ballerino Samuel Peron, i ragazzi e i maestri di "Sballando Ballando". Ma ancora una volta, la vittoria finale è stata di tutti gli attori principali di questo importante progetto, giovani in primis.
IL RESTO DEL CARLINO (Bologna)

Cirrosi, l'alcol è un veleno
Iniezione di alcol a un bimbo Poi cerca di violentarlo

LA REPUBBLICA

ubriaco e senza patente evade i domiciliari ma con l'auto travolge due scooteristi
si sbronza a fine università futuro medico in coma etilico - riccardo bianchi

 

 

 

 

Martedì, 31 Maggio 2011
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK