Foto di repertorio dalla rete
(ASAPS), 16 giugno 2011 – Ottocento automobilisti all’anno perdono la vita in incidenti stradali per distrazione, sonnolenza, difficoltà di concentrazione e poca reazione agli imprevisti. All’origine di molte di queste cause c’è la Sindrome delle apnee nel sonno (OSAS), malattia caratterizzata da episodi di ostruzione delle vie respiratorie durante il sonno. Le apnee compromettono il riposo notturno a discapito della capacità di attenzione durante il giorno. In Italia sono 1.600.000 le persone affette da questa patologia, ma solo il 10% ne è a conoscenza. Gli automobilisti che soffrono di OSAS rischiano sino a sette volte di più, di chi non ne soffre, di causare un incidente stradale. Questi dati sono stati divulgati dall’Automobil Club di Italia e dalla Federazione Italiana contro le Malattie Polmonari Sociali e la Tubercolosi, durante il convegno “Disturbi respiratori ed incidenti stradali: le apnee nel sonno. Situazione attuale e prospettive future”. Si stima che in Italia il 4% degli uomini e il 2% delle donne soffrano di OSAS, ma la percentuale sale fino al 20% tra gli autotrasportatori per il loro stile di vita più sedentario. Oltre ad influire negativamente sui livelli di attenzione, la malattia allunga i tempi di reazione: a 130 km/h i conducenti affetti da OSAS percorrono 22 metri in più rispetto agli altri prima di frenare o impostare una manovra correttiva; a 40 km/h la differenza è di 9 metri. Solo in 10 Paesi europei (Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Olanda, Polonia, Regno Unito, Spagna, Svezia e Ungheria) l’OSAS e altre sintomatologie respiratorie sono citate nella valutazione della idoneità alla guida. In Italia manca ancora una norma che disciplini il rilascio e il rinnovo della patente agli affetti di OSAS e non c’è l’obbligo di segnalare tali patologie a un’autorità competente. “Le differenze normative anche sulle patologie invalidanti per la guida – ha dichiarato il presidente dell’Automobile Club d’Italia, Enrico Gelpi – dimostrano come in Europa si circoli liberamente ma con regole troppo diverse che generano pericolo sulla rete stradale e squilibrio nel tessuto sociale”.
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