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Posta 13/04/2011

La Posta

da il Centauro n. 147

Sono poche e inadeguate le aree di sosta protette per i trasportatori
La lamentela dell’autotrasportatore

Gentile Redazione ho letto con molto interesse l’articolo relativo al VII convegno Nazionale Asais, ed in particolare per quanto riguarda la relazione tra la sindrome da apnea ostruttiva del sonno e guida dei veicoli. Ma io vorrei, se possibile tramite Vostro, portare all’attenzione degli esperti che studiano questa materia anche il problema della qualità del sonno dei conducenti dei mezzi pesanti, molto importante soprattutto perché se un conducente dorme poco o male, poi si trascina questo problema per l’intera giornata lavorativa, che può essere anche di quindici ore di impegno totale. Vedete, portando la mia esperienza di autista, (ho 60 anni e tra pochi mesi andrò in pensione) fino ad una decina di anni or sono, prima di tutto l’ambarandan dei mezzi esteri che hanno invaso il nostro Paese, ma all’estero non stanno meglio, ma sono più organizzati, la sera ci si fermava a dormire nelle aree di servizio e si trovava facilmente parcheggio. Ora questo è impossibile e come ben sapete, poiché le ore di guida non si possono superare nemmeno di un minuto, si è costretti a fermarsi dove capita e nelle posizione più impensate: Le aree di servizio sono diventate dei depositi di camion dove a volte è difficile entrare anche con le vetture. Ne consegue che pur rispettando le ore di pausa, il sonno è disturbato dal rumore dei mezzi in transito, dai camion frigo con i compressori accesi, dal timore di venire urtati dagli altri veicoli oppure dal subire furti o rapine, tanto che ormai tutti gli autisti si chiudono in cabina tirando una catena tra le portiere al fine di evitare l’apertura dall’esterno. Questo significa dormire poco e male ed essere costretti poi a lavorare rischiando infortuni od incidenti dovuti a scarsa attenzione. Mi rendo conto che questo è un problema di difficile soluzione; i parcheggi non si possono allargare a dismisura ma quello che si può e dovrà fare senz’altro sarà di portare i mezzi a lunga percorrenza sulla ferrovia e sfruttare le autostrade del mare e lasciare il camion per i trasporti a breve raggio dove il mezzo rientra ogni sera in sede. E’ inutile fare la terza corsia sulla A4 quando, se non si interviene per ridurre il traffico pesante, sarebbe necessario farne già la quarta. Cordiali saluti Giurco Franco Ronchi dei Legionari (GO) Socio Asaps Gentile signor Giurco, la ringrazio per la sua mail sull’articolo “VII° Convegno Nazionale ASAIS” e per le sue utili indicazioni. Lei da buon “vecchio” camionista (io ho la sua stessa età, quindi lo posso dire...), ha centrato uno dei problemi più pressanti quello di un adeguato riposo per i conducenti di camion che fanno una vita durissima. Anzi trovo che lei sia fin troppo comprensivo. Infatti a quello che lei dice sui pochi spazi a voi riservati nelle aree di servizio, aggiungendo che si tratta di un problema di difficile soluzione, io rispondo che non mi sembra invece poi di così difficile soluzione. Innanzi tutto mi domando come sia stato possibile che in un paese come il nostro nel quale l’80% delle merci viaggia su gomma e nel quale l’alternativa rotaie rimane un sogno, non si siano progettate fin dall’inizio aree attrezzate con adeguati servizi per gli autotrasportatori e con la garanzia di un garantito riposo ristoratore! E’ una cosa incomprensibile. So che ora si stanno progettando, con la collaborazione del vostro albo dell’autotrasporto, una quindicina di aree attrezzate per la sosta. Finalmente! Non si dica che è difficile. Dove hanno voluto, lo spazio per la terza e la quarta corsia lo hanno trovato.Si può e si deve trovare lo spazio anche per garantire soste protette per i trasportatori. E’ solo una questione di volontà e su questo dobbiamo tutti insieme insistere fino allo sfinimento. Cordiali saluti.
Giordano Biserni
Presidente Asaps

Quando la strada non perdona
Due gravi incidenti in 4 anni. Il secondo fatale
Siamo nel luglio del 2006, in una strada Provinciale del ferrarese molto trafficata per l’esodo estivo. E’ circa mezzanotte e due auto “si danno appuntamento” in un tratto curvilineo. Una è una Volkswagen Golf con a bordo il guidatore, l’altra una Renault Clio con a bordo quattro ragazzi. Le auto viaggiano in direzione opposta, si avvicinano, la Golf “stringe” la curva e sbatte violentemente contro la Clio. E’ l’inferno! Sulla Clio tutti appaiono molto gravi, si salveranno, ma uno rimarrà paralizzato agli arti inferiori. La Golf prosegue la sua corsa, si capovolge e finisce sull’argine attiguo alla strada. Il conducente verrà estratto con fratture ai polsi, ancora ancorato ai sistemi di ritenuta e un alito che solo a sentirlo fa salire il tasso alcolemico al conducente del veicolo di soccorso. Sembrerebbe un incidente come tanti, di quelli che non fanno nemmeno molta notizia se non per il fatto che una ragazza ferita è la figlia di un Sindaco della zona e ci sono molti feriti. Anno 2010, altra strada anzi raccordo autostradale, altro incidente. Siamo di sera, visibilità buona. Un camion si accorge di aver sbagliato la direzione di marcia e decide di effettuare una pericolosissima inversione attraverso uno dei Bypass aperti per agevolare eventuali operazioni di soccorso. In direzione opposta una Fiat Punto, viaggia a velocità nemmeno tanto sostenuta e si trova la strada sbarrata dal bestione. E’ l’inferno: tra le lamiere contorte ci lascia la vita un ragazzo di 26 anni. Sembra un altro incidente, forse degno di cronaca per l’inversione ad U del tir e il fatto che un ragazzo è morto. Ma la cronaca non scrive ciò che il destino ha deciso: il ventiseienne deceduto aveva 22 anni nel 2006 e viaggiava a bordo della Golf che ha causato, sotto gli effetti dell’alcool , l’altro terribile impatto. La strada è così, non perdona. Mai. Anche se questa volta il ragazzo, rispetto all’incidente di quattro anni prima, non aveva nessuna colpa. Stefano Balboni Operatore del 118 Ferrara  

Mercoledì, 13 Aprile 2011
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