Foto di repertorio dalla rete
(ASAPS), 16 luglio 2011 – Giro di vita del Parlamento europeo, sui conducenti che commettono infrazioni al codice della strada all’estero e che, troppo spesso, rimangono impuniti per l’impossibilità di essere perseguiti una volta che hanno fatto ritorno nel loro paese. Come dichiarato dal vicepresidente della Commissione e responsabile per i trasporti Siim Kallas: “le probabilità che un conducente straniero commetta un’infrazione sono tre volte superiori rispetto ad un residente. Queste nuove disposizioni dovrebbero avere un forte effetto deterrente e indurre i conducenti a modificare il loro comportamento”. I dati a disposizione dell’UE indicano infatti che gli automobilisti stranieri rappresentano il 5% del traffico ma sono responsabili del 15% delle infrazioni per eccesso di velocità. Proprio l’infrazione di velocità è uno dei quattro "big killers" responsabili del 75% delle vittime della strada assieme alla guida in stato d’ebbrezza, al mancato rispetto dei semafori e al mancato uso delle cinture di sicurezza. La proposta di direttiva sull’applicazione transfrontaliera delle norme in materia di sicurezza stradale vuole quindi porre rimedio a questa situazione attraverso l’adozione di una rete elettronica per lo scambio dei dati tra lo Stato nel quale è stata commessa l’infrazione e quello dove il veicolo è stato immatricolato. In questo modo sarà possibile identificare i conducenti UE che commettono infrazioni all’estero e perseguirli. Per farlo sarà sufficiente conoscere il nome e l’indirizzo del proprietario del veicolo, a cui sarà inviata una lettera di informazione. A questo punto spetterà allo Stato membro dove è stata commessa l’infrazione decidere quale seguito darvi. La direttiva non armonizza la natura dell’infrazione né le sanzioni previste. Pertanto continueranno ad applicarsi le norme nazionali dello Stato membro dove è avvenuta. Le proposte legislative, prima di entrare in vigore, dovranno essere approvate dai governi degli Stati membri. L’iter proseguirà con un periodo di due anni durante il quale gli Stati membri dovranno provvedere a recepire la normativa UE prima della sua entrata in vigore, che si stima potrebbe avverarsi entro il 2013. (ASAPS)
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