Foto Coraggio – archivio Asaps (ASAPS), 20 luglio 2011 – Succede un incidente davanti a noi? L’auto dice al conducente di fermarsi. Questo grazie ad un’applicazione studiata dall’Alma Mater di Bologna che permette al veicolo di fermarsi e di evitare così possibili tamponamenti. La nuova applicazione riesce a comunicare al veicolo non solo quello che si può vedere dalla propria auto, ma anche quanto avviene a chilometri di distanza. Il tutto in tempi brevissimi. Secondo i ricercatori dell’Università di Bologna il sistema di rilevamento automatico degli incidenti potrebbe ridurre fino al 40% il numero di veicoli coinvolti in un tamponamento a catena. Questo, almeno, è quello che succede sulla carta e nelle simulazioni al computer, come si legge in un articolo in uscita sulla rivista scientifica Computer networks. Tra qualche giorno a Los Angeles inizieranno le simulazioni su strada. Nella città californiana, insieme a ingegneri della Toyota, lavoreranno altri scienziati italiani che si occuperanno dell’hardware del sistema. “Quello che facciamo, in fondo, è mettere in comunicazione peer to peer le vetture – ha dichiarato Marco Roccetti, docente di architettura di internet all’ateneo bolognese. Se capita un incidente più avanti sulla strada, la macchina viene a saperlo in un baleno da una delle auto che la precedono e lo segnala al conducente. Sono le macchine a comunicarselo una con l’altra. E la prima a lanciare l’allarme è proprio la prima macchina che va a sbattere o è fuori controllo”. Un problema che potrebbe presentarsi è quello di un eventuale intasamento del sistema di comunicazione. Per esempio se tutte le auto presenti in una grande autostrada con molte corsie iniziassero a far “rimbalzare” ogni messaggio, si raggiungerebbe presto la massima banda disponibile e le comunicazioni si intaserebbero. Occorre quindi che il sistema sia selettivo. Quando una vettura lancia l’allarme incidente, tutte quelle in un raggio, che può variare dai 300 ai 1.000 metri, ricevono la segnalazione, ma solo una di queste a sua volta la ritrasmette, in modo da raggiungere veicoli ancora più lontani. L’auto “ripetitrice” sarà quella che a sua volta, può rilanciare il segnale il più lontano possibile. Grazie all’applicazione tutta bolognese le auto sono costantemente in contatto tra loro. Si percepiscono. Sanno in che direzione, verso, velocità sta viaggiando ciascuna delle altre. E anche qual è la propria capacità di trasmissione. Tutte queste informazioni vengono aggiornate ogni secondo o poco più. Quando il segnale viene diramato, la macchina che è nelle condizioni migliori sa che tocca a lei ritrasmetterlo. “Le tecnologie che usiamo sono già mature e disponibili – ha spiegato Alessandro Amoroso, l’altro autore della ricerca. Potrebbero essere integrate direttamente nel cruscotto dei veicoli o, ad esempio, nel navigatore satellitare”. (ASAPS)
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