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Rassegna stampa alcol e guida del 22 agosto 2011

A cura di Alessandro Sbarbada, Guido della Giacoma e Roberto Argenta

GAZZETTA DI PARMA

Omicidio stradale: a Parma raccolta di firme
Omicidio stradale: se ne parla anche a Parma. Nei giorni scorsi abbiamo riportato, in particolare, gli interventi dell’assessore alla sicurezza Fecci, che da tempo appoggia l’ipotesi di istituire questo reato. Ora, si registra anche un intervento di Tonino Morreale, che da tempo si batte a Parma sul tema della sicurezza stradale, e che con la sua associazione intende promuovere anche a Parma una raccolta di firme. Ecco il testo della sua lettera alla Gazzetta di Parma.
Signor direttore, mi ritengo in diritto e in dovere di mettere in ordine la faccenda dell’«omicidio stradale». Già nel 2003 usavo questo termine per differenziare gli eventi stradali, cioè quelli che comunemente chiamiamo «incidenti» dividendoli tra eventi prevedibili ed eventi non prevedibili, questi ultimi giustamente li chiamiamo incidenti, per cui davo il termine di «omicidio stradale» agli eventi stradali prevedibili, che sono tutti quei casi in cui l’evento è stato causato da varie situazioni di pericolo dovuto alle infrastrutture, dalla buca alla cattiva progettazione della strada, dalla posizione errata della segnaletica alle piante che impediscono la visuale. Realtà che ancora oggi fatica a trovare un suo ruolo nel campo della sicurezza stradale. L’Aifvs (Associazione italiana familiari e vittime della strada - onlus) di cui faccio parte, ha allargato l’uso di questo termine ai casi di incidenti in cui il responsabile è ubriaco o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, e da qui si passa nel 2009 allo studio da parte degli avvocati dell’Aifvs di una proposta di legge per creare una pena adeguata al caso, in più si chiede che venga equiparato a morte lo stato di coma irreversibile. Purtroppo faccio fatica ad organizzarmi per raccogliere le firme, ma se qualcuno ha tempo e voglia di aiutarmi si faccia sentire.
Tonino Morreale toninomorreale@libero.it tel. 338.6118857 - Membro Aifvs, Gruppo prevenzione, Sede provinciale di Parma


LA NUOVA SARDEGNA

Reato di "omicidio stradale", le associazioni sarde dicono sì
Anche in Sardegna, dopo gli ultimi tragici incidenti stradali, crescono protesta e denunce. Le associazioni dei parenti delle vittime si schierano a favore dell’introduzione del reato di «omicidio stradale»
SASSARI. Sull’onda lunga dello sdegno per la strage dei quattro ragazzi francesi in vacanza provocata qualche giorno fa in Liguria da un automobilista albanese che guidava ubriaco e contromano un suv, anche la Sardegna si schiera a favore della proposta di legge annunciata dal ministro dell’Interno Roberto Maroni e dal guardasigilli Nitto Palma sull’introduzione del reato di "omicidio stradale". E il caso più recente, quello dell’uccisione a Lecce delle 23enne bolognese, Anna Innorta, falciata da una Smart guidata da una ragazza ubriaca, poi fuggita, nel giorno del suo compleanno, potrebbe accelerare l’iter di una legge che tutti vogliono.
L’intenzione è quella di colpire chi provoca incidenti mortali sotto l’effetto di alcol e droghe: la creazione di un nuovo tipo di reato eviterebbe che episodi tragici come quello avvenuto sulla A26, solo l’ultimo di una lunghissima serie che purtroppo ha interessato spesso anche la nostra isola, ricadano sotto la fattispecie dell’omicidio colposo, con possibilità di restare in libertà e conseguenze penali molto limitate. «Iniziamo a chiamarlo col suo nome: non incidente, ma crimine» dice Giovannina Piras.
È la presidente dell’Anfavis Nuoro, sezione dell’associazione nazionale vittime della strada, una delle organizzazioni che ha accolto con favore la notizia dell’iniziativa legislativa. Anche se - ricorda - alla Camera dal marzo 2010 giace ancora non discussa una proposta di legge analoga del deputato Claudio Barbaro. E non considera solo chi uccide guidando sotto l’effetto di alcol o droga, ma anche i casi di guida azzardata e pericolosa. «Con la legislazione attuale si può uccidere senza conseguenze serie - sottolinea la Piras - anche se ci sono sentenze illuminanti che dovrebbero fare giurisprudenza. Esiste il caso di una condanna a 15 anni per aver causato un grave incidente. Capisco che per come è messa la giustizia oggi è difficile tenerne conto. Ma solo grazie all’opera intelligente dei giudici si può cambiare qualcosa. Perchè ora i nostri parenti, i nostri ragazzi, vengono uccisi nuovamente durante le udienze. E poi: vogliamo parlare della possibilità di patteggiare la pena per chi si è macchiato di questi crimini? È un dolore che si aggiunge al dolore. Mio figlio è morto da 4 anni e ancora il processo di fatto non è iniziato».
Il figlio era Pierpaolo Bandinu, il finanziere morto all’imboccatura della galleria di Noddole, finendo su un camion fermo senza segnaletica. «Ogni sabato vado a portare i fiori, mi chiedono perché lo faccio, ma voglio lasciare un segnale. Magari quel signore cui non è stata nemmeno ritirata la patente, vedendo i lumicini, potrebbe pensare a cosa ha fatto». Rita Padre, di Monti, presidente del comitato per la 4 corsie Sassari-Olbia: «Giusto porre paletti fermi sul tasso alcolico - dice -, ma senza eccessi, in un senso e nell’altro. Per quanto riguarda i casi di incidenti di cui mi sono occupata, in quasi tutti ci sono di mezzo le condizioni della strada. Ma sono d’accordo sull’inasprimento dei provvedimenti, perché specie nei weekend e tra i giovani il pericolo è alto. Occorrono controlli severi, chi guida deve evitare, ma attenzione alle ingiustizie. Un amico è finito nei guai per un tasso alcolemico innalzato da un farmaco per una cura dentale. Occorre maggiore attenzione nel valutare».
Secondo i dati 2010 della fondazione Aci "Filippo Caracciolo" l’abuso di alcol è correlato agli incidenti stradali per il 30-50 per cento. Piero Caramelli, da tre settimane nuovo comandante regionale della Polstrada: «I controlli su droga e alcol sono aumentati in modo massiccio e ormai, invece che il classico «Patente e libretto», con una battuta potremmo utilizzare «Patente, libretto e... soffia», tale è ormai l’abitudine all’uso degli etilometri. Bene i controlli, ma occorre imparare a bere, e non farlo se si deve guidare, anche perché il rischio di essere pizzicati è molto più alto. Un’esigenza che prima deve divenire un fatto culturale».
ASAPS

Quando ad uccidere è una Bandana rosa
Salento: ubriaca uccide ragazza di 23 anni e fugge Arrestata la piratessa, una coetanea di 24 anni. Le donne protagoniste solo nel 9% dei casi, ma sono in crescita Nel 2010 erano il 5%. Aumentano le donne positive all’alcoltest
Il fattaccio questa volta è successo la notte fra venerdì e sabato  a Torre Lapillo, una zona costiera del Salento a pochi chilometri da Porto Cesareo. Una donna ubriaca al volante ha travolto e ucciso una ragazza di 23 anni ed è fuggita. La vittima era di Bologna e si trovava in Puglia per le vacanze. L’altra donna, di Campi Salentina, in provincia di Lecce,  era alla guida di una Smart ed è fuggita senza prestare soccorso.
E’ stata rintracciata poco dopo dai carabinieri ed è risultato che era in condizioni di ubriachezza. E’ stata arrestata per omicidio colposo e omissione di soccorso. Nell’incidente è rimasto ferito anche un giovane di 20 anni che è ricoverato in gravi condizioni nell’ospedale di Lecce.
Colpisce molto il fatto che ad uccidere la povera ragazza bolognese in vacanza nel salento, appena uscita da un locale dove sembra che avesse festeggiato il suo compleanno, questa volta sia stata una donna, ubriaca e per di più quasi sua coetanea. Una piratessa di appena 24 anni.
Se andiamo a vedere i dati dell’osservatorio pirateria stradale il Centauro - Asaps vediamo che le donne piratesse della strada nel 2011, alla data del 20 agosto, sono state solo 29 su 320 episodi in cui l’autore è stato identificato, cioé appena il 9%. Però risalta il fatto che nel 2010, secondo lo stesso osservatorio, le bandane rosa furono solo il 5,09%. Ma negli anni precedenti erano arrivate anche all’8%
Secondo l’analisi dell’Osservatorio il Centauro-Asaps le donne pirata sono piuttosto giovani, l’età media negli scorsi anni è stata di 29 anni e il rapporto con l’alcol non è occasionale.
Negli ultimi anni è infatti aumenta la percentuale di donne che risultano positive all’alcoltest. Secondo i dati del Servizio Polizia Stradale le donne, specialmente giovani, che risultano positive alle prove con l’etilometro, pur rimanendo in netta minoranza rispetto ai maschi sono aumentate di circa il triplo,  passando da un iniziale 3% dei primi anni del decennio scorso a percentuali vicine alla doppia cifra di oggi. Si tratta di incremento veramente forte che deve far riflettere gli esperti di alcolemia e dei fenomeni sociali.

CORRIERE DI COMO

La gioventù di viale Geno si ribella: «Paghiamo le follie di pochi ubriachi»    
Coppie e gruppi di amici: «Danneggiati da chi cerca solo la rissa»
Domenica 21 Agosto 2011 - La sera si srotola silenziosa tra i riflessi della prima luna sul lago. Qualche coppietta cammina mano nella mano. Comitive di ragazzi procedono a passo spedito, dribblando famiglie con carrozzine e gruppi di anziani. Gente in giro se ne vede, ma chiamarla movida forse è un po’ troppo. È un venerdì sera di mezzo agosto, in viale Geno. Per capire come funziona la geografia di questa zona basta guardarsi intorno. Fino a piazza De Gasperi, quella della Funicolare, è terra di famiglie, anziani. Non c’è una panchina libera.
Poi il panorama cambia. E non è difficile imbattersi in gruppi di giovani e anche giovanissimi. C’è anche qualche rara coppia di ragazze non accompagnate. Quasi sempre sono straniere. E loro, i giovani lariani, proprio non ci stanno. Non hanno nessuna intenzione di essere etichettati come la “peggio gioventù” di Como. Sanno bene che lì, in fondo a viale Geno, si sono consumate risse in serie. Sanno benissimo che qualcuno è finito in ospedale e qualcun altro in questura. Ma i ragazzi di Como sono anche altro. La situazione, come afferma ad esempio Fabienne Franchi, gestore del “Pappafico”, «non è così grave».
Ore 22. Due ragazzi sorseggiano una birra fuori da un locale della via. «Guardaci», dice uno. «Ti sembriamo pericolosi?». No, decisamente no. «E vedi qui intorno altra gente che potrebbe esserlo?». «Sì, sì, lo so – sbotta l’amico mentre termina la sua birra e va a gettare la bottiglia in un cestino – Qui vicino si sono pestati di brutto. Ma per un piccolo gruppo di emarginati non possiamo andarci di mezzo tutti. Quando scattano misure da coprifuoco, a farne le spese siamo sempre noi». (*)
In fondo a viale Geno si apre una piazzetta, su cui si affacciano il ristorante “Villa Geno” e il locale “Open Heaven”. Sono ormai le 22.30. Dall’alto della scalinata, che inizia proprio dalla piccola piazza in fondo al viale, arrivano urla e schiamazzi. Nell’ombra si scorge un gruppo di persone. Sembrano molto giovani. Sbraitano, ridono forte. A volte sembra che rivolgano commenti a chi passa di sotto. Un ragazzo infila le monete nel parchimetro ai bordi della piazza. Accanto a lui, una ragazza molto bella, fasciata in un vestito leggero che lascia scoperte spalle e gambe. Lui dice di chiamarsi Gabriele. Indossa jeans e camicia sbottonata fino al petto.
«Quelli – abbassa la voce e fa segno con la testa verso l’alto – sono soltanto dei poveri “sfigati”». Lo ripete, sillabando: «Sono dei poveri sfi-ga-ti. Nessuno di noi vuole avere a che fare con loro. E loro, più si sentono esclusi, più si sentono forti».
«Quella gente non sa nemmeno cosa significa fare l’alba in un locale – aggiunge – sanno soltanto stare lì, da soli, a bere». L’indice di molti è puntato sull’alcool. «Ma sia chiaro – aggiunge Claudio, capelli biondi piuttosto lunghi, 19 anni compiuti da poco – quelli che si ubriacano da queste parti non comprano la birra nei locali, ma nei supermercati. Basta fare caso alle etichette sulle bottiglie di birra che restano in giro, nei prati e sulla scalinata: sono birre e cartoni di vino che non sono venduti in questi locali».
Beveroni di birra e rum scadente. E poi basta un pretesto qualsiasi, pur di muovere le mani. Proprio come è accaduto pochi giorni fa. Tutto nasce da una minoranza di soggetti, spesso e volentieri minorenni. Gli epiteti, per questa gente, si sprecano. «Fulminati», «fuori di testa». E altre definizioni irriferibili.
L’ultima rissa sarebbe scoppiata per una ragazza. «Ascolta – sorride Carlo, 30 anni, look da spiaggia con infradito e pantaloni corti – quando sei pieno di birra come una botte non sai nemmeno cosa sia la gelosia. Io posso essere geloso della mia fidanzata. Ma lo sono sempre. Se divento geloso soltanto quando sono ubriaco, sono un demente». Viale Geno prosegue in una via più stretta, sulla quale si affacciano la piscina della Como Nuoto e, dall’altra parte, un bar con tavolini sotto le piante. Più in fondo ancora, ecco piazzetta Baratelli. «Se vuoi sapere come la penso – dice una ragazza con minigonna e maglietta griffata Hello Kitty – fino a quando questi teppistelli si ammazzano tra di loro a me non importa nulla».
Lancia uno sguardo al fidanzato, che la osserva teso. «Il problema è che nessuno sa mai come possono andare a finire certe situazioni», prosegue la giovane, che non può avere più di vent’anni – Mettiamo che uno di questi ubriachi faccia un commento osceno su una ragazza accompagnata da un fidanzato buono e ragionevole che, però, per non passare da smidollato, reagisce. Magari soltanto con mezza frase. Ecco che l’ubriaco non aspetta altro: e immediatamente attacca».
Le 23 sono passate da un pezzo. Le forze dell’ordine, all’ingresso di viale Geno, sorvegliano il passaggio delle auto. La sera corre via veloce. E il lago resta a guardare.
Marco Proserpio

(*) Nota: criticare chi provoca problemi alcol correlati con un bicchiere di birra (o di vino) in mano è una consuetudine piuttosto diffusa. Visto che l’età di approccio agli alcolici è piuttosto bassa, a criticare chi “beve male” si comincia presto.

CANICATTI’WEB

Giovani: Bere fino a stordirsi o binge drinking favorito dai miscugli con gli energy drink
Sono tra le bevande alcoliche più consumate delle ultime estati. Sono un miscuglio a base di energy drink, alcol, soprattutto vodka e ghiaccio.
Non c’è pub, discoteca o luogo di ritrovo di giovani dove non si assista a vere e proprie maratone di bevute di queste bevande.
Per carità, sono tutte legali, ma il mix prolungato e qualche bicchiere di troppo sono causa di sbornie indimenticabili e purtroppo anche di incidenti per chi si mette alla guida sotto il loro effetto.
Infatti, non è più solo un’ipotesi, quella secondo cui l’alto tasso di caffeina contenuto negli energy drink provochi all’individuo già sotto effetto di alcol, un’apparente sensazione di sobrietà che può condurlo a compiere azioni impegnative, senza rendersi conto che le proprie capacità di reazione e valutazione sono inevitabilmente alterate. Quanti, infatti, si mettono alla guida convinti di stare “a posto”!
Perché effettivamente, secondo quanto sostengono numerosi giovani intervistati che le bevono abitualmente, ingurgitando questi miscugli si ha una maggiore facilità di bere più bicchieri anche perché la sensazione di stordimento è apparentemente offuscata dalle altre sostanze contenute nelle “bevande energetiche”.
Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” poiché è pressoché impossibile vietare la vendita di tali prodotti e quindi proibire i mix tra alcol e energy drink, è assolutamente necessario e improrogabile che sia introdotto per legge l’obbligo d’indicare sulle lattine ed etichette di questi prodotti alcune indicazioni ed avvertimenti tipo quello di non miscelarli con l’alcol sulla falsariga di quanto già avviene in altri Paesi europei, come la Francia dove è da tempo inserito l’obbligo di mettere delle avvertenze speciali quali ad esempio il divieto di somministrazione alle donne incinte e a persone che hanno avuto attacchi cardiaci.
ANSA

Ubriaco alla guida ferisce 6 persone
A Milano, grave donna investita, era con 2 bambini rimasti illesi
MILANO, 22 AGO - Ubriaco alla guida di un furgoncino un peruviano di 47 anni è sopraggiunto ad un semaforo rosso a forte velocità  tamponando due vetture e investendo poi una donna che attraversava sulle strisce con due bambini, rimasti miracolosamente illesi. E’ accaduto ieri sera a Milano, e il bilancio complessivo è di sei feriti, la donna in modo grave. L’uomo ha tentato la fuga, ma è stato infine rintracciato dalla Polizia locale e arrestato.
CORRIERE ADRIATICO

Ubriaco si getta dalla finestra della camera
Tragedia sfiorata l’altra notte in una via del centro storico di Macerata. La vicenda - che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi - si è consumata in via Santa Maria della Porta.
Macerata, lunedì, 22 agosto 2011.
Il fatto - Un giovane extracomunitario di 28 anni ha prima preso di mira il mobilio dell’abitazione in cui viveva e poi si è lanciato nel vuoto. Un volo dalla finestra della camera da letto nella via sottostante. Il giovane è ora ricoverato in ospedale a Macerata ma non è in pericolo di vita. Erano le 23,30 l’altra notte quando la Volante della Questura è arrivata in via Santa Maria della Porta (dietro la sede della Banca delle Marche): la segnalazione parlava di un ferito a terra. Nella via del centro storico maceratese è intervenuto immediatamente anche il 118 intento a soccorrere B.R.A.B., 28 anni, nato nello Sri Lanka e residente appunto in via Santa Maria della Porta.
A ricostruire l’accaduto è stata la sorella del giovane che ha raccontato agli agenti di polizia detto che il fratello l’altra sera era rientrato in casa ubriaco e in stato di agitazione. Un richiamo non gradito da parte della sorella e lo straniero si è sfogato prendendo di mira l’arredamento dell’abitazione in cui vive.
Il gesto estremo - Poi l’uomo è salito sul davanzale della propria camera da letto e si è lanciato nel vuoto cadendo sulla via sottostante. Il giovane è stato soccorso e trasportato dal 118 all’ospedale dove è stato sottoposto agli esami e ai controlli del caso, non è in pericolo di vita. Sarà sentito nei prossimi giorni dagli agenti della polizia in merito alle circostanze della vicenda, il tempo insomma di riprendersi dall’ubriachezza e dalle lesioni riportate e spiegare i contorni dell’accaduto.
CORRIERE ADRIATICO

Lo studente ha aggredito i carabinieri dopo la telefonata al 112 fatta da un barista minacciato
Diciottenne ubriaco arrestato al Lido
Fano, lunedì, 22 agosto 2011 - Uno studente fanese di 18 anni, che era in una condizione di alterazione psicofisica a causa dell’assunzione di alcol, è stato arrestato l’altra notte al Lido per aver aggredito una pattuglia dei carabinieri.
I militari della stazione di Fano, nel corso dei servizi di controllo predisposti sul lungomare, poco dopo l’una e trenta della notte tra sabato e domenica, hanno arrestato Michele P., di appena 18 anni, incensurato, con le accuse di violenza e minaccia a pubblico ufficiale.
Poco prima, il giovane, che era ubriaco, aveva minacciato e aggredito il barista del locale For All di via Cairoli, che, peraltro, lo aveva invitato ad andare via rifiutandosi di somministrargli dell’alcol per averlo notato in un grave stato di alterazione psicofisica.
Il commerciante ha richiesto telefonicamente l’intervento dei carabinieri e così una pattuglia di militari, che stazionava già nell’area del Lido, è immediatamente intervenuta. Il giovane, alla richiesta dei documenti da parte dei carabinieri, ha dato vita a escandescenze, aggredendo i militari.
Dopo una breve colluttazione, il ragazzo è stato immobilizzato e ammanettato, con contestuale accompagnamento nella camera di sicurezza del comando fanese, dove ha passato le notti di sabato e di domenica, in attesa del giudizio per direttissima che si terrà questa mattina nel Tribunale di Pesaro quando il ragazzo avrà ampiamente smaltito gli effetti dell’alcol.
CORRIERE ADRIATICO

Carabinieri aggrediti Ubriaco arrestato
Pesaro, lunedì, 22 agosto 2011 - Era su di giri e ha iniziato a infastidire gli ultimi avventori dei bagni Bibi. Tanto che, intorno alle 2.30 dell’altra notte, il titolare ha chiamato i carabinieri. All’arrivo della pattuglia, l’ubriaco invece di moderarsi è andato su tutte le furie avventandosi contro i militari (5 giorni di prognosi) e minacciandoli di morte. Si tratta di un ventinovenne pesarese, già noto alla giustizia, arrestato per resistenza, lesioni e minacce a pubblico ufficiale.
CRONACAQUI

Torino, beve un cocktail infuocato: giovane di 19 anni ustionata alla gola
22 Agosto 2011 - Una ragazza di 19 anni è rimasta ustionata per colpa di un cocktail che le ha provocato bruciature alla gola, al volto, al torace e alla mano destra. Martina - la chiameremo così - è arrivata al pronto soccorso del San Giovanni Bosco nella notte di Ferragosto accompagnata da due amici. Durante una festa, la giovane ha bevuto un "B52", il famoso drink realizzato con tre parti uguali di liquore al caffè, crema di whisky e cognac con essenze d’arancia che prevede una versione fredda e una "alla fiamma". Versione, quest’ultima, che può risultare molto pericolosa, se preparata e servita da chi non sia esperto o bevuta senza l’indispensabile cannuccia che raffredda il drink prima che venga ingerito. Nel caso di Martina, evidentemente, qualcosa è andato storto. Forse, un barman improvvisato ha sbagliato le dosi, o forse ha utilizzato una ricetta diversa da quella classica, inserendo qualche liquido troppo infiammabile.  Probabilmente, dopo la prima sorsata infuocata, il bicchiere le è scivolato di mano e la bevanda, ancora accesa, le ha procurato lesioni, per fortuna non gravi, su varie parti del corpo. Quelle alla gola hanno però convinto i medici del Giovanni Bosco a intubarla affinchè, gonfiandosi, non provocassero il soffocamento. Trasferita d’urgenza nel reparto specializzato del Traumatologico, la giovane è stata trattenuta in osservazione per qualche giorno e giovedì mattina è stata dimessa. 
LA NUOVA SARDEGNA

Bevono 86mila euro di champagne al Billionaire e vanno via senza pagare (*)
Nella discoteca di Flavio Briatore, a Porto Cervo, la carta bollata prende il posto di bollicine e paillettes. L’amministratore ha presentato denuncia per un conto non pagato da 86 mila euro. Autori della beffa un gruppo di russi
PORTO CERVO. Dalla festa alla caserma. Al Billionaire la carta bollata prende il posto di bollicine e paillettes. L’amministratore della società ha presentato denuncia al maresciallo dei carabinieri per un conto non pagato da 86 mila euro. Una beffa per il locale di Flavio Briatore adagiato sulla collina di Pantogia. Una delle discoteche più note e anche più esclusive della Costa Smeralda in cui i conti a molti zeri sono un quotidiano esercizio.
Tutto comincia con una telefonata, una delle tante che arrivano nel locale. Come ogni sera in tanti chiedono di avere un posto riservato nella discoteca. Il prezzo non spaventa magnati e nababbi che galleggiano su yacht da 80 metri. Il telefono è rovente. Tra le tante chiamate c’è anche il comandante di uno yacht in rada a Porto Cervo. Prenota un tavolo nella esclusiva discoteca di Briatore. La notte si presenta un gruppo di russi, il tavolo è per loro. Hanno voglia di festeggiare e di certo non badano ai prezzi delle bevande. Ordinano disinvolti e munifici. Alla fine il conto è da ebbrezza. 92 bottiglie di champagne Cristal, una di matusalem, che contiene 6 litri di bollicine e alcol, e una di whisky. Totale del conto 86 mila euro. La comitiva non versa un euro. Chiede che il conto venga recapitato in barca al comandante. Il personale prende nota.
Non c’è nulla di strano, tra le tante scelte dei ricchi clienti del locale c’è anche chi vuole che la fattura da pagare venga portata nel panfilo in un secondo momento. In questo caso lo yacht a cui bussare è un charter. Un’imbarcazione noleggiata. La comitiva va via dal locale a fine serata. Il giorno dopo la ricevuta viene portata alla barca.
Con pazienza i proprietari della discoteca attendono che il debito venga saldato. Ma dopo alcuni giorni e qualche cortese sollecito il bonifico non si materializza. La pazienza finisce e il Billionaire decide di rivolgersi a un legale. L’amministratore consegna la denuncia nelle mani del comandante della caserma dei carabinieri di Porto Cervo, il maresciallo Giulio Brandano. Ma ora diventa complicato capire chi deve pagare il conto. Se la comitiva che ha ordinato 86mila euro di champagne, o il comandante che ha prenotato il tavolo. 22 agosto 2011
 
(*) Nota: l’aumento del prezzo degli alcolici è sicuramente una delle azioni più efficaci per la riduzione del loro consumo. Come per qualsiasi iniziativa di prevenzione non vale per tutti in assoluto.

IL FATTO QUOTIDIANO

C’è la crisi? La Bulgaria punta sul “turismo alcolico”
Migliaia di giovani, soprattutto inglesi e scandinavi, si riversano sulle spiagge del Mar Nero per i cocktail a prezzi stracciati. Le associazioni turistiche: “È tutta colpa dei tour operator”. E qualcuno chiede una stretta legislativa come in Turchia
Per uscire dalle secche della crisi economica ogni mezzo è lecito. Deve essere questa l’opinione del governo della Bulgaria che ha scelto l’alcool come metodo per combattere la recessione. Meglio, il turismo alcolico. Le assolate coste bulgare del Mar Nero sono la location perfetta per migliaia di giovani in cerca di sballo a buon mercato. Grazie a drink e cocktail a prezzi stracciati, i resort della zona si stanno guadagnando il primato europeo del turismo etilico, con ondate di teenager provenienti soprattutto da Inghilterra e Paesi scandinavi, dove per bere bisogna davvero mettere mano al portafogli.
Il quotidiano bulgaro 24Chasa non ha dubbi: “Il turismo alcolico è la cosa migliore che è capitata alla Bulgaria negli ultimi 30 anni”. E non solo economicamente parlando. “Questo turismo assicura, e continuerà a farlo nei prossimi anni, la sopravvivenza a molti operatori del settore e a migliaia di lavoratori”. “Inoltre la gente si diverte, fa amicizia, balla e si gode il bel tempo”. Ad esempio al locale Slunchev Bryag (Sunny Beach), dove “drink e donne” vanno di pari passo e costano poco, secondo quanto rivela uno speciale andato in onda lo scorso giugno sull’emittente privata nazionale bTV.
“Alcool a prezzi stracciati e prostituzione nei nightclub per i turisti che lo desiderano”, riferisce lo speciale bTV. Il risultato sono le migliaia di giovani stranieri, soprattutto nordeuropei, che si riversano sul lungomare o nelle stradine di Varna, completamente ubriachi e che gridano “We love Bulgaria” (Amiamo la Bulgaria) o “Bulgaria rules” (Bulgaria regna). In buona parte si tratterebbe addirittura di minorenni, i più interessati a spendere poco e attirati dalla relativa vicinanza delle coste bulgare.
Ma se da un lato l’economia turistica del Paese batte cassa, dall’altra paga il conto in salute. Secondo le associazioni turistiche nazionali, la condotta da bancone dei turisti avrebbe contagiato anche gli stessi giovani bulgari, trascinati in una sorta di “gara alcolica” con i coetanei inglesi o scandinavi. “Un tempo eravamo abituati a soccorrere soprattutto ragazzi stranieri, ma ultimamente il numero dei giovani bulgari che hanno esagerato nel bere è in costante crescita”, riferisce il dottor Georgi Matev, primario all’ospedale della cittadina di Burgas. Si parla di coma etilici da 3-5 giorni di ricovero o giovani che si rompono braccia o gambe cadendo dopo aver perso i sensi. E poi si sa, le cure mediche costano. Si stima che ogni giorno di ricovero costi alla sanità nazionale circa 200 Lev bulgari a persona (102 euro), una cifra non male per uno dei paesi più poveri d’Europa. (*)
Ma se le associazioni turistiche non centrano, allora di chi è la colpa? Secondo Stoyan Marinov, membro del direttivo dell’assessorato del turismo di Burgas, responsabili sarebbero i tour operator, che per vendere i loro pacchetti all’estero farebbero leva sui “bassi istinti” dei giovani viaggiatori. Sarebbero loro ad organizzare tutto, dai viaggi al pernottamento, fino al divertimento serale. Certo questo non sarebbe sufficiente se ristoranti, bar, locali e lidi non offrissero tanto alcool e così a buon mercato, come fa giustamente notare il sito d’informazione Moreto.net di Varna.
Fatto sta che, nonostante i supposti benefici all’economia turistica, qualcuno inizia a chiedere una stretta legislativa sul consumo di alcolici in tutto il Paese. Ad esempio si guarda alla Turchia, dove il governo Erdogan lo scorso gennaio ha innalzato l’età minima per bere a 24 anni, proibito annunci pubblicitari di alcolici e regolamentato strettamente l’esposizione delle bevande nelle vetrine dei negozi. Addirittura la squadra nazionale di pallacanestro ha dovuto dire addio all’equivoco nome “Efes Pilsen”. In questo caso il governo turco è stato accusato di essere spinto da motivi religiosi, ma in Bulgaria, a maggioranza cristiana ortodossa, il problema non si porrebbe, ovviamente crisi permettendo.
 
(*) Nota: quando un paese straniero promuove il turismo attraverso gli alcolici ai nostri occhi appare come un cinico speculatore sulla salute altrui. Le stesse promozioni nel nostro Paese vengono viste come valorizzazione del territorio, della cultura enogastronomia e come sostegno all’economia. Senza contare la gli happy hour, gli shottini scontati e le immancabili feste con fiumi di birra.
LA STAMPA (Asti)

Ubriaco al volante confiscata l’auto Guidava con un tasso ...
GAZZETTA DEL SUD

Un opuscolo per dire no alle droghe ed all’alcool
INFORMAZIONE.IT

L’alcol rende (gli altri) più attraenti

 

 

 

Martedì, 23 Agosto 2011
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