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Rassegna stampa alcol e guida del 29 agosto 2011

A cura di Alessandro Sbarbada, Guido della Giacoma e Roberto Argenta

REPLICA DELL’AICAT ALL’ASSESSORE ALLA SANITA’ DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO

All’Asssessore alla Sanità della Provincia Autonoma di Bolzano
Gentile Dr. Richard Theiner
Nel leggere la Sua replica al Guido Dellagiacoma, di cui abbiamo apprezzato lo stile improntato alla pacatezza, non possiamo non cogliere la singolarità di alcune affermazioni in essa contenute.
Equiparare l’impegno ad un consumo responsabile, corretto, mantenuto “ nella giusta misura”(?) all’astensione dal fumo in locali chiusi significa introdurre una discriminazione inaccettabile ed infondata sul piano scientifico tra due sostanze che sono accomunate dal comune denominatore dell’essere entrambe sostanze psicoattive e tossiche.
Non possiamo non esprimere sincera preoccupazione per la salute dei cittadini dell’Alto Adige se la Pubblica Amministrazione, malgrado i reiterati moniti lanciati dall’OMS sull’assenza di sicurezza nei consumi di alcol a qualsiasi dose, sceglie in controtendenza di proporre e promuovere un consumo “corretto” di una sostanza come l’alcol che è stato inserito dallo IARC nella prima classe delle sostanze cancerogene. Una sostanza ritenuta  responsabile di almeno dodici patologie tumorali riconosciute, tra cui in particolare del tumore del seno (già a partire da un consumo di vino pari a  10 gr./die ,). Una sostanza che ancora è coinvolta in modo diretto o indiretto in almeno altre 60 patologie che colpiscono il nostro organismo.
Caro Assessore, potrebbe delucidarci su quali certezze scientifiche, capaci di smantellare le evidenze prima citate e validate dall’OMS, si fonda la campagna sul bere responsabile del Suo Ente? In particolare può Ella  indicarci la letteratura scientifica qualificata che delinea il confine tra un uso corretto (quindi non tossico e non cancerogeno e sicuramente privo di effetto psicoattivo ) ed un uso non "corretto" e quindi nocivo?
Restando in attesa di una gradita risposta e nel  prendere atto della nettezza delle posizioni sull’incompatibilità tra il bere alcolici e il guidare o il lavorare, siamo interessati come AICAT a conoscere se per un ente pubblico la tutela della salute dei cittadini sia prioritaria rispetto ad  interessi che in tal caso attengono evidentemente alla sfera economica e commerciale. In caso affermativo, i programmi di salute pubblica sono allora  chiamati  né a proibire né a predicare  moderazione o generica responsabilità ma stimolare scelte concrete  che scoraggino, attraverso la riduzione dei consumi medi di alcol nella popolazione generale, stili di vita dannosi per la salute e non protendere alla ricerca di un azzardato ed illusorio compromesso tra politiche di salute e politiche di lucro .
Cordialmente
Aniello Baselice - Presidente AICAT


WINENEWS

Tassare o non tassare?
Tra le varie norme in discussione nella Finanziaria, c’è l’aumento delle accise sugli alcolici. Chissà se sarà fatto o se, in ogni caso, i nostri politici seguiranno il modello “francese” (WineNews è stato tra i primi, in Italia, a dare la notizia): tasse su per alcolici e superalcolici, ma non per il vino, prodotto simbolo del Paese. Il Governo di Parigi ha proposto, con il pretesto della lotta all’obesità, di aumentare le tasse anche su bevande zuccherate o gassate, ma sul nettare di Bacco (che di certo ipocalorico non è) proprio no. Certo, nel 2012 in Francia si vota ed i viticoltori francesi sono migliaia, ma qui da noi, salvo sorprese, le elezioni sono nel 2013, non così lontane, e i vigneron del Belpaese sono tanti. Aumentare le tasse su un prodotto, il vino, che in Italia si beve sempre meno, non farebbe piacere a nessuno. (*)

(*) Nota: nel nostro Paese sono di più gli elettori che guadagnano dalla produzione e vendita di alcolici che quelli che lavorano per la prevenzione dei problemi alcol correlati. Ma più di tutti questi messi assieme sono le persone che soffrono a causa del consumo di alcolici. Forse anche alla luce di un mero calcolo elettorale mettere un’accisa sugli alcolici non sarebbe sbagliato.   

WINENEWS

Se l’alcolismo costa 55 miliardi
Che in Inghilterra la piaga dell’alcolismo sia ben lontana dall’essere sconfitta non è una novità, ma che l’abuso costi al Paese 55 miliardi di sterline dovrebbe far riflettere: oltre all’evidente danno sociale, come afferma l’associazione indipendente “2020Health” in una sua ricerca, ce n’è uno economico, dovuto principalmente alle spese mediche, a loro volta correlate al rapporto diretto tra il bere in maniera eccessiva e la possibilità di contrarre malattie come cancro al fegato ed ictus. (*)

(*) Nota: con questo articolo si può usare il “copia e incolla”. I suoi dati valgono esattamente anche per il nostro Paese. Basta sostituire Inghilterra con Italia e sterline con Euro. Già che ci siete sostituite anche alcolismo con problemi alcol correlati e abuso con uso.

CORRIERE DELLA SERA

Un’ipocrisia di Stato Limiti alla libertà solo per fare cassa
29 Agosto 2011 Il protezionismo ha fallito da tempo ... Non c’è nulla, propria nulla, di etico nell’aumento della tassazione sulle bevande alcoliche, come non c’è nella tassa sulle sigarette, perché fanno male alla salute. Non c’è neppure la giustificazione - che solo il progressismo immaginario e predicatorio può sottoscrivere - di ridurre la diffusione delle affezioni dovute al loro consumo per contenere i costi dello Stato sociale che peserebbero sull’intera comunità, compresi quelli che non bevono Coca Cola e non fumano. La salute non è un bene pubblico, ma privato; nessuno si ingegna a diventare diabetico per obesità volontaria o ad ammalarsi di cancro ai polmoni per ignoranza calcolata degli effetti del fumo. Il welfare provvede, deve provvedere, a curarci dalla bronchite, sia che mettiamo sia che non mettiamo la maglietta della salute. In caso contrario, saremmo, sì, nello Stato etico. Solo Hitler predicava che la salute dei tedeschi - che non avrebbe, poi, esitato a trasformare in carne da cannone - era un bene pubblico; ma non per ragioni etiche, né per ragioni sociali, bensì nella prospettiva, appunto, di servirsene in caso di guerra. La tassazione sulle bevande alcoliche è il disperato tentativo di recuperare risorse da parte di una classe politica che ha dilatato oltre misura le dimensioni, e quindi i costi, dello Stato; nella migliore delle ipotesi, per eccesso di demagogia sociale - il welfare esteso anche a chi potrebbe permettersi di curarsi da sé - nella peggiore, per comprarsi il consenso elettorale con i soldi del contribuente. Della salute del quale, allo “Stato canaglia”, non potrebbe fregare di meno. La Coca Cola è, se mai, una bevanda che i giovani consumano al posto di un alcolico, che farebbe loro più male. Che si ricordi, solo una misura di ordine pubblico che riguardava un consumo privato ha avuto chiaramente un contenuto etico ed è stato il proibizionismo negli Stati Uniti nella prima metà del secolo scorso: il divieto di vendere e consumare bevande al- coliche era un riflesso puritano. Lo Stato - che ci aveva, anzi, impiegato ingenti risorse in uomini e denaro - non ci guadagnava, mentre sulla vendita e il consumo clandestino la criminalità organizzata ci campava e la corruzione politica si era diffusa a macchia d’olio, a riprova della eterogenesi dei lii di ogni tentativo utopistico di migliorare gli uomini con la legge. U proibizionismo, infine, era stato abbandonato proprio perché insostenibile se non a costi elevati, così come ora la tassazione sulle bevande alcoliche dovrebbe apparire insostenibile a una classe politica che avesse ancora un minimo di decenza morale.
Autore: Piero Ostellino

LA STAMPA

La storia
Si allarga l’esercito dei volontari per forza
Alcuni dei lavoratori «forzati» restano anche alla fine della pena Chi non passa il test anti-alcol condannato al servizio civile
PAOLA ITALIANO
Torino 29/08/2011 - Sono 640 i torinesi sanzionati nel 2010 per guida sotto effetto di alcol o stupefacenti. Erano 709 due anni fa e 561 nel 2008. Da luglio 2010 il nuovo codice della strada vieta il consumo di alcol a chi guida per professione, neopatentati e chi ha meno di 21 anni; per gli altri il limite è di 0,5 grammi al litro. Ma c’è un’alternativa all’arresto per chi ha più di 1,5 di tasso alcolemico: i lavori di pubblica utilità. Si possono svolgere con gli enti pubblici territoriali e le organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato individuati attraverso apposite convenzioni stipulate dal ministero della Giustizia o dal Presidente del tribunale.
Da volontari «forzati» - in cerca di una scappatoia per non avere la fedina penale sporca - a collaboratori impegnati, ben felici di continuare a dare una mano. La nuova risorsa per molte associazioni di volontariato sono i guidatori sorpresi al volante in stato di ebbrezza. Costretti ai lavori socialmente utili per evitare il carcere, alcuni di loro non si limitano a concludere le ore stabilite dal giudice, ma decidono di continuare l’impegno.
Il fenomeno è in crescita costante da un anno a questa parte: da quando, cioè, sono previste misure alternative alla detenzione anche per gli automobilisti che hanno alzato troppo il gomito prima di mettersi al volante, provvedimento che ha creato un vero e proprio boom di richieste, visto l’inasprimento delle pene.
Luigi Bodini è un fioraio in pensione ed è ormai a pieno titolo nell’organico del Co.s.p.i. di Moncalieri, associazione di volontari di protezione civile. Lui stesso cercò il presidente Marco De Michelis quando, sorpreso con un tasso alcolico superiore ai limiti di legge, capì che l’unico modo per scampare a pene più serie era quello di prestare il servizio volontario. Fino ad allora, incontrava spesso De Michelis alla bocciofila che entrambi frequentano. «Ci conoscevamo appena - dice oggi Boldini - e sapevo solo che lavorava in qualche associazione. Quando ho avuto i miei guai, mi è venuto in mente che forse potevo rivolgermi a lui per scontare le ore di volontariato». Arrivato a febbraio con l’intenzione di archiviare la pratica in fretta, non se n’è più andato.
«C’è chi svolge il servizio di malavoglia - spiega De Michelis - ed è chiaro che non vede l’ora di finire, chi se ne va e non torna più. Ma c’è anche qualcuno che ritorna, solo ogni tanto oppure in pianta stabile, come Luigi. E meno male, perché da fare ce n’è sempre e trovare nuovi volontari è più difficile da quando è sparito il servizio militare di leva, e quindi anche il servizio civile per gli obiettori». (*)
Il Co.s.pi. è intervenuto nelle alluvioni in Piemonte del 1994 e del 2000, ma anche nel terremoto in Umbria del 1997 e in quello in Abruzzo del 2009. Ma, oltre alle emergenze, c’è un parco mezzi di una ventina di veicoli che necessitano di manutenzione costante, dalle draghe alle autoscale, per essere pronti all’uso. C’è poi l’attività ordinaria, fatta di servizi di sicurezza alle manifestazioni di piazza o di rimozione di alveari. Nel capannone di frazione Tetti Piatti ci sono anche le ambulanze dell’associazione Croce San Giovanni, presieduta da Liliana «Yogi» Borgogno, e anche per dare una mano nel trasporto dei pazienti il personale non è mai abbastanza e nuovi volontari sono sempre benvenuti.
La nuova linfa sono i volontari «forzati». Il Co.s.pi. è una delle associazioni, una trentina circa, che hanno preso parte agli incontri di luglio organizzati dal centro di servizio per il volontariato Idea Solidale con personale del tribunale di Torino per cercare di organizzare in modo più sistematico l’accesso alle pene alternative e mettere ordine nella materia, con un elenco preciso dei gruppi che possono offrire questo servizio. Il frutto degli incontri è un protocollo, ormai quasi pronto, in cui si precisano i criteri che le associazioni devono seguire per avere l’affidamento dei nuovi volontari, e come si debbano comportare con loro: in che forma si eserciti, ad esempio, il controllo sul comportamento del «condannato», per evitare che la possibilità data dalla legge non sia solo una scappatoia per furbetti impenitenti, ma una reale «espiazione».

(*) Nota: a volte la sospensione della patente di guida per stato di ebbrezza crea una situazione simile a quanto descritto nell’articolo: una parte delle persone sanzionate, dopo la forzata astinenza per superare l’esame della Commissione medica patenti, spontaneamente non riprende a bere trovando più piacevole la nuova condizione.

IL TIRRENO

DOMENICA, 28 AGOSTO 2011
Calambrone, la spiaggiata è un flop
Solo tre tende, i divieti del prefetto tengono lontano la massa di giovani
GIANLUCA CAMPANELLA   DONATELLA LASCAR
CALAMBRONE. Doveva essere una mega-spiaggiata, di quelle da passare alla storia. Invece, sarà ricordata per il flop dell’estate 2010. Alle 20,30, in spiaggia c’erano 17 (sì, sono stati contati) giovani. Sicuramente, in numero maggiore poliziotti, carabinieri, vigili urbani, finanzieri, polizia provinciale e guardie del parco. E c’era anche un blindato del reparto mobile di Genova. (*)
Il grande dispiegamento di forze ha di fatto tolto la voglia che già era stata messa a dura prova dalle rigide regole volute dall’ordinanza del prefetto di Pisa il quale aveva vietato, fino alle 5 del mattino nelle spiagge del ritrovo, la vendita, la cessione gratuita e la somministrazione delle bevande alcoliche così come la detenzione e il consumo. E aveva anche vietato di accendere falò.
Con questi divieti, di fatto, molti giovani hanno pensato che la spiaggiata così come era stata ideata e organizzata non aveva più quasi senso. E chi non sapeva dei divieti, quando è arrivato a gruppi di 5-6 è stato informato dei divieti dalle forze dell’ordine che erano sulla strada e nei vari ingressi. Di fronte alla lunga sfilza di no, quasi tutti hanno fatto dietro front.
E così anche tanti motocilcisti (tra cui targhe tedesche e rumene) che si sono fermati, ma poi hanno poi scelto di proseguire per trascorrere la notte altrove.
Dopo le 21, alla spiaggia libera attrezzata che confina con la ex colonia Regina Elena, c’era poco più di una ventina di giovani. Tre erano le tende installate e ai giovani è stato permesso di accendere due piccoli falò per una grigliata. Tutti i giovani che sono entrati hanno dichiarato di non avere nelle borse di plastica e negli zaini bevande alcoliche. Alcuni contenitori sono stati controllati.
Nonostante la bassissima presenza dei giovani, le forze dell’ordine hanno continuato a pattugliare la zona. Soprattutto a Calambrone, c’era più di un posto di blocco. E alcune pattuglie hanno fatto la spola con Tirrenia per verificare che il grosso dei giovani avesse scelto altri luoghi (anche a Tirrenia ci sono due spiagge libere).
Ieri sera, chi ha scelto di partecipare alla spiaggiata era ormai rassegnato di dovere fare i conti con i divieti e su Facebook il messaggio, passato in precedenza, era più che rispettoso: «Dimostriamo di essere civili; non sconfiniamo in proprietà private; non rompiamo nulla e il giorno dopo raccogliamo i rifiuti».
Ma oltre ai divieti, c’è stato un “nemico” in più per i giovani: il fortissimo libeccio. La spiaggia era spazzata dal vento che non invitava a stare all’aperto. E i gestori delle spiagge libere attrezzate sono stati sempre sul chi va là.

(*) Nota: siamo sicuri che sia stato un flop? Di solito vengono definite come un successo le feste in spiaggia dove si bevono fiumi di birra. Dove però avvengono frequentemente: delle risse, delle aggressioni per “futili motivi”, ragazzine ubriache che devono fronteggiare tentativi di stupro, incidenti sulla via del ritorno e via dicendo. Meglio un flop come questo che un boom come molte volte abbiamo visto.

IL TIRRENO

DOMENICA, 28 AGOSTO 2011
Il divieto di vendere alcolici alla fiera c’è ma non si vede
Niente ordinanza ma è sempre in vigore una legge che prevede sanzioni salate
G.C.
PRATO. Alcolici in libertà al luna park. No gli alcolici non si possono somministrare. Sì, no, forse, chissà. Rispetto ad un paio di anni fa, quando il Comune di Prato emise un’ordinanza di divieto sulla base della legge 88 del 7 luglio 2009 che recepiva restrizioni delle indicazioni europee, stavolta non c’è alcuna ordinanza. Significa che gli ambulanti della fiera possono vendere tranquillamente la birra? Difficile rispondere. L’assessore allo Sviluppo economico, Roberto Caverni, non ha dimenticato le polemiche che divamparono nel 2009 con l’insurrezione dei giostrai “spalleggiata” dalla Lega Nord contraria al provvedimento. Le sanzioni, tra l’altro, non sono lievi: vanno da 2 a 12mila euro a chi somministra alcol su spazi o aree pubblici, e possono essere comprese tra 5 e 30mila euro se gli alcolici sono somministrati dalle 24 alle 7. Prevista anche la confisca delle merce e delle attrezzature utilizzate.
«Non abbiamo ritenuto che fosse necessaria alcuna ordinanza - spiega l’assessore Caverni - perché c’è una legge superiore, la disposizione della Commissione europea 625 del 24 ottobre 2006, che già vieta la somministrazione e il consumo di alcolici. Sarebbe stata pleonastica». Bisogna ricorda che questa norma venne decisa per limitare la vendita degli alcolici dopo le 2 nelle discoteche, e questo per mettere un freno agli incidenti del sabato sera. Ci si accorse però che gli ambulanti stazionavano vicini alle discoteche facendo così meno gli effetti del provvedimento, e così vennero estesi i divieti a chi non possedeva la licenza prevista dall’articolo 86, primo comma, del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 16 giugno 1931, n.773 e successive modificazioni. Insomma bar e pub sì, ambulanti o stand delle feste paesane no. «Non abbiamo emesso ordinanze neanche in occasione della Festa del Pd o della festa del volontariato della Croce d’oro - ricorda l’assessore Caverni - o anche per la festa della birra in piazza Duomo». Il che significa comunque che c’è sempre una legge che vieterebbe la somministrazione, attenuata in parte da una circolare ministeriale che escludeva fiere, sagre, feste paesane e manifestazioni con prodotti tipici. Vale più una circolare o una legge? Mah, nel frattempo sembra che sia passata la linea della tolleranza. Si chiude un occhio se alla fiera o alla festa del Pd si vendono vino e birra, ma si spalancano tutti e due se qualcuno si mette al volante alticcio. Il codice della Strada, su questo argomento, non ammette equivoci. (*)
Non è stata rinnovata, sempre in tema di bevande, l’ordinanza che in passato vietava la vendita di bevande in bicchieri o bottiglie di vetro dalle 22 alle 5 su territorio comunale. E invece non sarà prolungata (la scadenza è il 30 settembre 2011) l’altra ordinanza che limitava gli orari di alcuni attività comprese nel triangolo via Magnolfi, via Cironi e via San Giorgio. «Siamo intervenuti direttamente sugli esercizi commerciali revocando le licenze perché avrebbero potuto vendere le bevande ma non somministrarle» chiarisce l’assessore Caverni.

(*) Nota: si sente veramente l’esigenza di una normativa unica nazionale in materia di restrizioni al consumo di alcolici. Al di là di ogni considerazione sulla sua utilità, è veramente difficile orientarsi in questo sovrapporsi di leggi, delibere e circolari.

LA NAZIONE

Rave in fumo, spuntano i carabinieri
Era tutto pronto per la festa vicino a Casole: 34 i denunciati
28 agosto 2011 - ERA GIÀ TUTTO pronto: la musica, le tende per passare la notte e tutto quanto serve per mettere in piedi un rave party. Ma l’arrivo dei carabinieri ha rovinato la festa ai 34 giovani partecipanti, che sono stati tutti denunciati per avere occupato abusivamente un terreno agricolo di proprietà privata.
TEATRO della vicenda una zona boscosa nel comune di Casole, al confine con il territorio di Castelnuovo Val di Cecina, in provincia di Volterra. I deferiti alle autorità giudiziarie, tutti sotto i fumi dell’alcol e di età compresa tra i 18 e i 37 anni, provengono per la maggior parte dalle province di Siena e Grosseto.
Ieri mattina, chiamati da alcune famiglie che abitano nei paraggi del luogo del raduno, infastidite dalla musica a tutto volume, sono giunti sul posto due carabinieri in borghese, che, visto l’elevato numero di persone da controllare, hanno subito chiesto l’intervento di altri colleghi. In quel momento al rave party c’erano 16 giovani, che sono stati prima identificati e poi denunciati. Poco dopo la comitiva si è allargata e sono arrivati altri 18 giovani, anch’essi identificati e denunciati dai carabinieri. Hanno preso parte al blitz i militari di Casole, Radicondoli, Colle, Volterra, del nucleo radiomobile di Poggibonsi e la polizia municipale di Casole. Tutti gli strumenti musicali sono stati sequestrati.

IL TIRRENO

LUNEDÌ, 29 AGOSTO 2011
Controlli straordinari a Orbetello e Argentario
Sabato sera di feste e cene L’alcol brucia sette patenti
ORBETELLO. Locali affollati e notte bianca all’Argentario: via sette patenti. Sabato notte i carabinieri di Orbetello e quelli di Porto Santo Stefano hanno effettuato un controllo straordinario del territorio per verificare i livelli di alcol nel sangue di chi stava viaggiando sulle strade a sud della provincia.
Sono sette le patenti sospese durante l’ultimo sabato d’agosto. L’estate non è ancora alle spalle e di persone, sabato sera a Porto Santo Stefano e sulla Laguna, ce n’erano a migliaia.
Locali, cene, feste. E qualcuno che, nonostante avesse alzato il gomito, si era messo di nuovo alla guida. Sette patenti sono state ritirate dai carabinieri in due diversi controlli: uno all’uscita di Porto Santo Stefano, dove sabato notte si è svolta la notte bianca, l’altro invece all’ingresso di piazza del Popolo a Orbetello. Ragazzi, uomini e donne della zona, ma anche tanti turisti fiorentini e romani.
Non sono solo i giovanissimi ad alzare il gomito. L’età delle persone alle quali i carabinieri della compagnia di Orbetello, agli ordini del capitano Marco Barone, sono comprese tra 19 e 43 anni.
I carabinieri hanno controllato decine e decine di auto. I livelli di alcol nel sangue, sebbene fuorilegge, non erano comunque altissimi. I carabinieri hanno rilevato da 0,80 milligrammi per litro a 1,50.
F.G.  .

L’ECO DEL CHISONE

Villafranca: morto il 17enne ferito nell’incidente
È morto alle 12 di ieri, nell’ospedale Santa Croce di Cuneo, Matteo Mantoan, il giovane di 17 anni di Villafranca rimasto gravemente ferito il 27 agosto in un incidente stradale a Cardé. Nell’auto uscita di strada viaggiavano anche altri due villafranchesi: il conducente di 18 anni (positivo all’alcol test) e un 27enne, feriti in modo lieve.
L’auto ha sbandato in prossimità di una curva e si è ribaltata nel fosso. Per chiarire le cause dell’incidente indagano i Carabinieri della Compagnia di Saluzzo.
l.p.

RIVIERA24

Automobilista in manette
40enne di Molini di Triora per due volte cerca di investire gli agenti della Stradale
Sanremo 29/08/2011 - Quando i poliziotti lo hanno sottoposto all’etilometro ha iniziato a prenderli a mani parole e a dare in escandescenze. In Commissariato le intemperanze sono proseguite con danneggiamento di un’automobile della polizia
Per due volte ha rischiato di investire gli agenti di una pattuglia della stradale che lo hanno inseguito e alla fine bloccato trovandolo al volante con una bottiglia di birra tra le gambe. E’ un quarantenne di Molini di Triora il protagonista della scorribanda tra corso Orazio Raimondo e via Roma a Sanremo. Quando i poliziotti lo hanno sottoposto all’etilometro ha iniziato a prenderli a mani parole e a dare in escandescenze. In Commissariato le intemperanze sono proseguite con danneggiamento di un’automobile della polizia. Il 40enne è stato arrestato per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale ed è stato processato per direttissima.
di Ma. Gu.

 

SENZACOLONNE

Si schianta con l’auto contro una sbarra

 



BRINDISI. Lunedì 29 Agosto 2011 - Singolare incidente giovedì scorso in contrada Cavallo sulla litoranea brindisina: un 50enne leccese è andato a sbattere con la sua Volkswagen Polo contro una barra in ferro che funge da chiusura per un accesso privato. L’abitacolo dell’auto si è completamente schiacciato. A bordo c’erano altre due persone, sempre del leccese. Tutti e tre sono rimasti illesi. Il conducente, però, aveva alzato il gomito: sottoposto all’alcool test gli è stato riscontrato un tasso alcolemico nel sangue sei volte superiore alla media: 3,2 grammi per litro contro gli 0,50 previsti dalla legge.
Inevitabile per lui il ritiro della patente, la denuncia per guida in stato di ebbrezza e il sequestro della sua auto.
A giudicare da come si è ridotta la Polo i tre leccesi possono dirsi miracolati.
Da una prima ricostruzione dell’incidente fatta dai vigili urbani di Brindisi intervenuti poco dopo sul posto,  sembrerebbe che l’automobilista, forse a causa dello stordimento dovuto all’abuso di alcool, si è accorto troppo tardi della presenza di quella barra. Frenare non è servito a nulla. L’auto è andata a sbattere contro quella spranga che occupava la carreggiata in tutta la sua larghezza.
L’abitacolo si è completamente schiacciato. I tre occupanti della vettura hanno vissuto veri e propri momenti di panico.
Nonostante il piede del conducente che schiacciava completamente il pedale del freno l’impatto non si è potuto evitare.
Hanno creduto di morire.


IL TIRRENO

 


DOMENICA, 28 AGOSTO 2011
Massacrato a colpi di kung-fu
Sei costole e la mandibola rotte, arrestato un diciassettenne La lite scoppiata per apprezzamenti sulla sorella della vittima
CECINA. Lo ha massacrato di pugni e calci, lasciandolo a terra dopo avergli rotto sei costole e la mandibola. Ma è stato rintracciato e arrestato: ha diciassette anni, è russo, il suo nome è Andrej. Ora si trova a Firenze, al centro di prima accoglienza, in attesa che il giudice del tribunale dei minori convalidi il fermo eseguito giovedì dagli agenti del commissariato di Cecina.
 L’udienza era in programma ieri ma Andrej non spiccica una parola in italiano e a quanto pare ieri mancava l’interprete. Forse se ne riparlerà domani. L’episodio per il quale è stato arrestato risale a una settimana fa, ma la polizia ne ha dato notizia solo ieri. Andrej il 19 agosto aveva avuto una violenta discussione con un ucraino, un ventisettenne che vive e lavora nelle campagne tra Castagneto e Donoratico. Andrej invece si trovava in vacanza per un periodo di tre mesi dalla madre, che vive a Cecina con un italiano. I due, stando a quanto ha appurato la polizia, si erano conosciuti da poco e per caso. Quel giorno erano a due passi dall’abitazione dell’ucraino ed entrambi, sempre secondo le accuse, avevano bevuto. A un certo punto il russo aveva detto qualcosa a proposito della sorella dell’ucraino. Un apprezzamento pesante, comunque il solito motivo stupido per cominciare una lite. L’ucraino nello scontro aveva avuto la peggio. Andrej infatti viene descritto come un ragazzo molto robusto per la sua età; e soprattutto viene definito un esperto di kung-fu e arti marziali in genere. Di colpi l’altro ne ha presi parecchi, visto come è stato ridotto. Quando è stato accompagnato al pronto soccorso con sei costole rotte e la mandibola fratturata, l’ucraino era pieno di altri lividi e aveva ancora addosso i segni delle scarpe del russo. Medicato, tenuto in terapia intensiva, il giovane era stato poi trasferito all’ospedale Cisanello di Pisa, ricoverato nel reparto di chirurgia maxillo-facciale e sottoposto a un primo intervento per ridurre la frattura mandibolare. Ha una prognosi di 35 giorni.
 Nel frattempo sono scattate le indagini per risalire al suo aggressore. Alla lite non avevano assistito testimoni e quando l’ucraino era stato trovato a terra dai familiari il suo rivale era già fuggito. La polizia è riuscita ad avere prima un nome di battesimo (Andrej, appunto), poi la nazionalità e un indirizzo, «ma ci siamo imbattuti in un muro di omertà e non è stato affatto semplice» dice l’ispettore Maurizio Crecchi. Alla fine Andrej è stato rintracciato. Era a casa della madre, presto sarebbe rientrato in Russia. Aveva già prenotato un volo aereo per martedì prossimo. Per questo, su disposizione del sostituto procuratore presso il tribunale dei minori (la dottoressa Benedetta Parducci), era scattato il fermo, motivato con il pericolo di fuga. Andrej è accusato di lesioni aggravate.
A.d.G. 


CORRIERE DELLA SERA

il dibattito
La scelta francese: tasse sulle bibite
Fillon: «Contrastiamo l’obesità». La polemica sull’impatto economico
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI - Bere troppa Coca Cola fa male, ma non è che abusare di Bordeaux, foie gras o patatine fritte faccia bene. Eppure solo le «bevande gassate a zucchero aggiunto» come Fanta, Pepsi, Sprite e l’aranciata nazionale Orangina (gruppo Schweppes) saranno colpite dall’aumento dell’imposizione fiscale annunciato pochi giorni fa dal primo ministro François Fillon, nell’ambito della manovra destinata a ridurre il deficit.
Disperatamente attaccato alla «tripla A» delle agenzie di rating, che ancora tiene la Francia vari gradini sopra Grecia, Spagna, Portogallo e Italia, il governo di Parigi vuole racimolare 11 miliardi di introiti supplementari nel 2012. Tra le varie misure escogitate: la tassa sui super-ricchi che porterà nelle casse dello Stato 200 milioni, il tradizionale rincaro delle sigarette (600 milioni), quello dei superalcolici (340) rum escluso, mentre 120 milioni arriveranno dall’inedita, per certi aspetti storica, «tassa anti-obesità». Citando le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità, il premier Fillon ha difeso «l’aumento del prezzo delle bevande zuccherate il cui consumo incontrollato favorisce l’aumento di peso, in modo da incoraggiare i cittadini a ridurre il loro consumo». Succhi di frutta e altri prodotti con edulcoranti o senza zuccheri aggiunti - come Coca Light o Zero - non verranno toccati, sebbene il dibattito sui rischi dell’aspartame sia tuttora aperto.
Quel che da tempo viene proposto e bocciato negli Stati Uniti (anche per l’opposizione della potente American Beverage Association), è passato a sorpresa in Francia sotto forma di una «fiscalità nutrizionale» che sbandiera i nobili principi della lotta contro l’obesità: «Nel 1997 erano obesi l’8,5 per cento dei francesi - ha spiegato Fillon -, oggi siamo ormai al 15%». E i cittadini sovrappeso sono stimati in circa un terzo del totale.
Tutta colpa della Coca Cola? «Le bevande gassate rappresentano in media il 3,5% dell’apporto calorico quotidiano di un individuo - spiega Tristan Farabet, capo della Coca Cola Entreprise, primo imbottigliatore francese -: non è certo concentrandosi su quel 3,5% che si affronta seriamente la questione dell’eccesso di peso. Le ragioni di salute pubblica semplicemente non reggono». L’opposizione del manager, direttamente chiamato in causa, non sorprende. Ma è comunque difficile trovare voci favorevoli a un inasprimento fiscale che si vuole educativo, ma che influirà mediamente per un centesimo di euro sul costo finale di una lattina: dal potere dissuasivo, quindi, ben limitato.
«Politicamente è una misura comprensibile, le bevande gassate non godono di una buona reputazione e non ci saranno troppe proteste - dice il pediatra nutrizionista Patrick Tounian -, ma dal punto di vista medico questa scelta ha un valore pari a zero. Se domani proibissimo completamente il consumo di Coca Cola o di Orangina, non avremmo un bambino obeso in meno. La maggior parte dei succhi di frutta contengono naturalmente la stessa quantità di zucchero delle bevande gassate, e certe volte di più».
Se dopo decenni di battaglie a colpi di perizie i danni del fumo sono accertati, la nuova crociata contro le bollicine non convince neppure la presidente del Collettivo nazionale che riunisce le associazioni degli obesi, Anne-Sophie Joly: «Se l’obiettivo è combattere l’obesità, la tassa non serve a niente. Porterà un po’ di soldi allo Stato, questo sì». Il sospetto è che la misura già sbrigativamente ribattezzata «tassa sulla Coca Cola» faccia affidamento su antichi riflessi anti-americani, sui quali un aumento del vino non avrebbe potuto contare. «Dietro i superalcolici, il tabacco e le lattine ci sono le multinazionali - spiega il deputato Yves Bur (Ump) -, dietro le bottiglie di vino ci sono i viticoltori francesi e dietro il rum (accuratamente escluso dai rincari, ndr ) i produttori di canna da zucchero dei nostri Territori d’oltremare». Più che alla cintura, il governo sembra attento al portafoglio.
Stefano Montefiori

IGN

Usa: zio Obama arrestato perche’ ubriaco al volante
Washington, 29 ago. (Adnkronos) - Ancora una volta uno zio africano di Barack Obama nei guai con la giustizia. Onyango Obama, 67enne fratello del padre del presidente americano, immigrato dal Kenya negli Stati Uniti negli anni ’60, e’ stato arrestato dalla polizia del Massachussets per guida pericolosa ed in stato d’ebbrezza. Ma, e questa e’ la cosa che potrebbe preoccupare di piu’ il suo illustre nipote, la polizia ha poi scoperto che a carico del fermato un ordine di espulsione dal paese ignorato ed ha ordinato la sua detenzione come immigrato illegale.

 

 

Martedì, 30 Agosto 2011
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