Telefonate mentre si guida il cattivo esempio dai genitori
Nonostante da quattro anni negli Usa non si faccia altro che parlare di guida distratta e dei danni che questa provoca alla sicurezza di tutti, la maggior parte dei genitori americani ammette di lasciarsi tentare da telefonini ed sms mentre è al volante, e di farlo per giunta anche mentre i figli sono in auto come passeggeri, dando loro il cattivo esempio. "E' un dato allarmante - ammette Chris Mullen, direttore del dipartimento di tecnologia della State Farm americana, che ha condotto il sondaggio - ed è sconvolgente che ci sia ancora bisogno di ricordare ai genitori quanto il loro esempio sia importante. Deliberatamente o meno, se guidiamo parlando al telefono comunichiamo ai ragazzi che ciò è qualcosa che si può fare". Secondo il sondaggio, il 53% dei genitori ammette di essere stato distratto dalla tecnologia almeno una volta mentre era alla guida e per i ragazzi la percentuale sale al 61. Non solo: il 54% degli adolescenti intervistati dichiara di aver visto i genitori usare il telefono alla guida "a volte, spesso o sempre" e il 43% dei genitori di telefonare alla guida pur con il figlio in macchina. "Non è solo un comportamento poco sicuro - ha commentato Ray LaHood, responsabile del Transportation Secretary - ma un vero e proprio insegnamento sbagliato". Il cattivo esempio dei genitori è naturalmente un problema anche per noi italiani. Nonostante una recente sentenza della Cassazione abbia precisato che non bisogna parlare al telefono o mandare sms mentre si guida, gli italiani al volante continuano a dedicarsi alle attività più disparate: tra i vizi rilevati dall'Automobile Club d'Italia c'è l'utilizzo del telefonino senza auricolare e addirittura la lettura del quotidiano e secondo le indagini il 28% degli incidenti mortali nasce proprio dalla distrazione. Anche gli studi di Assicurazione. it confermano la tendenza: secondo i dati il 52% degli automobilisti parla al cellulare mentre guida e la percentuale cresce nella fascia d'età tra i 18 e i 34 anni. Tra le altre cattive abitudini, il 35% degli italiani non mantiene la distanza di sicurezza e il 31% passa con il semaforo rosso e non allaccia la cintura. Proprio quest'anno, inoltre, la Fondazione Ania ha commissionato all'Ispo (Istituto per gli studi sulla pubblica opinione) l'indagine "Gli italiani e il rispetto delle regole", con l'obiettivo di esplorare l'atteggiamento degli cittadini di fronte al dovere civico e di accertare quanto è diffusa la sua inosservanza, soprattutto nel contesto stradale. Il panel di intervistati era composto da 800 soggetti di ambo i sessi, maggiori di 17 anni, in possesso o privi di patente, guidatori e non, tutti intervistati telefonicamente. Secondo i risultati gli italiani ritengono per la maggior parte che la violazione delle leggi non sia mai giustificabile e che le donne siano più propense a rispettarle degli uomini. In particolare, il 91% del campione pensa che non sia ammissibile l'inosservanza del Codice della Strada, ma il 58% è del parere che esso venga comunque violato (la percentuale di chi la pensa così è molto più elevata tra i giovani: 60%) e il 70% ammette di averlo fatto e il 47% di farlo "spesso" o "qualche volta". L'80% dichiara di essere consapevole della pericolosità di questo atteggiamento e delle conseguenza sociali ed economiche che possono derivare da un incidente stradale, ma a quanto pare questo non basta a correggere le cattive abitudini. Tra le motivazioni del mancato rispetto delle regole, il prospetto dei dati mette al primo posto, con il 91%, la "sottovalutazione del rischio", seguita dagli "scarsi e inefficaci controlli" (72%) e dalla sfiducia nelle sanzioni come deterrente (70%).
di Sara Ficocelli
da repubblica.it