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Notizie brevi 03/11/2011

Otto vite cancellate?
Valgono 8 anni di carcere

L'Asaps critica nei confronti della condanna inflitta a Chafik El Ketani, il ventunenne marocchino che il 5 dicembre del 2010 a Lamezia Terme piombò con la sua auto su un gruppo di ciclisti causando la morte di otto di loro

Otto vite cancellate valgono otto anni di carcere. A tanto infatti ammonta la condanna inflitta a Chafik El Ketani, il ventunenne marocchino che il 5 dicembre del 2010 a Lamezia Terme piombò con la sua auto su un gruppo di ciclisti causando la morte di otto di loro. Il pubblico ministero aveva avanzato una richiesta di condanna a dieci anni per omicidio colposo plurimo, aggravato dalla guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti.

Una sentenza che non può lasciare indifferenti e rilanciata dall'Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale che si associa alle parole di delusione e amarezza espresse dai familiari ciclisti deceduti e alle perplessità espresse dagli avvocati di parte civile: "Vogliamo solo ricordare qui, senza neanche sforzarci di immaginare quali sarebbero state le pene se fosse stata da tempo approvata la legge sull'omicidio stradale, che già oggi per un omicidio plurimo (e più plurimo di così è impossibile trovarne), aggravato dalla guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, la pena prevista dall'art. 589 C. P. poteva arrivare fino a 15 anni. Ma lo sappiamo le pene massime, specie per gli omicidi della strada, sono e rimangono scritte sulla carta, per l'applicazione di riti abbreviati, patteggiamenti e attenuanti.

La sentenza di Lamezia Terme dimostra ancora una volta di più che gli omicidi della strada sono considerati reati nani. Dobbiamo aiutarli a salire allora sulle spalle di una nuova figura di omicidio. Per questo oggi siamo ancora più convinti dell'urgente
necessita dell'approvazione della proposta di  legge popolare sull'omicidio stradale, per la quale l'associazione Lorenzo Guarnieri col sostegno di Asaps, e dell'associazione Gabriele Borgogni,  sta raccogliendo le firme. Firme che hanno già superato quota 45.000".

Ben altra quindi sarebbe stata la severità della pena, giustamente rapportata alle conseguenze comportate da una condotta di guida irresponsabile e assassina, come evidenziano dall'Associazione: "Per questa ipotesi di guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, la proposta di legge sull'Omicidio stradale avrebbe previsto una pena minima di 8 anni e massima di 18 e pene inasprite per il plurimo, con l'ergastolo della patente. Una previsione di sanzioni  sacrosante. Ci auguriamo che la politica trovi il modo di farsene carico e in tempi brevi. Intanto fra qualche anno quel conducente, con le leggi attuali,  potrà tornare a guidare tranquillamente sulle nostre strade, come se non fosse successo niente".

Non sarà certo questa sentenza a demotivare la i promotori della campagna e fermare la battaglia per il riconoscimento del reato di omicidio stradale, la raccolta di firme quindi prosegue e la speranza e che la sua approvazione possa avvenire nel più breve tempo possibile. (m. r.)

 

 

da repubblica.it/motori

Giovedì, 03 Novembre 2011
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