L'Upi lancia l'allarme: baby ciclisti in pericolo
Anche nella "civile" Svizzera a volte gli amministratori prendono delle "cantonate". La notizia che ha provocato il disappunto dello stesso Upi, il centro svizzero di competenza per la prevenzione degli infortuni al servizio della popolazione, è stata rilanciata dall'Associazione Amici Polizia Stradale e riguarda la sicurezza dei più piccoli.
D'altronde è proprio l'Upi a mettere in guardia sui pericoli che corrono bambini e ragazzi: "È particolarmente elevato il numero di bambini e ragazzi tra 0 e 16 anni che si infortunano a casa o nel tempo libero. La migliore sicurezza è garantita dagli adulti, che devono dar prova di prudenza e previdenza".
Ebbene nonostante questo monito sia ben visibile sul portale dell'ente, ecco giungere come un fulmine a ciel sereno la decisione della Commissione dei trasporti del Consiglio nazionale:
"In futuro i bambini di qualsiasi età potranno circolare in bici senza accompagnamento su qualsiasi strada, anche su quelle principali. Questo è quanto ha deciso la maggioranza della Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale (CTT-N) in seduta odierna".
Per l'Ufficio prevenzione infortuni, questa decisione è incomprensibile, visto che la commissione ha bocciato anche l'obbligo del casco per i bambini e i ragazzi fino ai 14 anni, mentre a giugno il Consiglio degli Stati si era espresso chiaramente a favore di una tale legge.
La decisione ha provocato la l'immediata reazione da parte
dell'Upi che riassume così l'inadeguatezza del provvedimento: "La categoria dei giovani ciclisti necessita di una protezione particolare. In caso di caduta, il casco per ciclisti contribuisce a proteggere la testa del bambino da lesioni gravi o mortali. Infatti, il rischio di ferite alla testa è superiore alla media, soprattutto fra i più piccoli. Questo è dovuto non solo al rapporto tra volume della testa e muscolatura della nuca, ma anche per la maggiore vulnerabilità delle ossa craniche. Purtroppo in occasione delle sue consulenze relative al programma d'intervento Via sicura la CTT-N si è espressa contro un obbligo del casco per i bambini e i ragazzi fino ai 14 anni.
La decisione risulta ancora meno comprensibile visto che la maggioranza della CTT-N ha contemporaneamente deliberato di permettere ai bambini di qualsiasi età di circolare su tutte le strade senza accompagnamento, dunque anche sulle strade principali molto trafficate. Dal punto di vista della sicurezza stradale questa decisione è dannosa: fin verso gli 8-10 anni i bambini non sono in grado di comprendere il traffico stradale in tutta la sua complessità. Basti pensare che per esempio un bambino di 6 anni non riesce sempre a determinare se un veicolo è in movimento o se è fermo e ha qualche difficoltà a mantenersi in equilibrio sulla bicicletta".
Motivazioni quindi più che sufficienti per far compiere un passo indietro all'autorità svizzera e ritirare così l'inopportuna disposizione, come l'Upi stesso si augura:
"Resta da sperare che il Consiglio nazionale non segua la maggioranza della sua commissione e che correggerà le due decisioni. Nel mese di giugno di quest'anno il Consiglio degli Stati, seguendo un appello della consigliera federale Doris Leuthard, con 22 contro 11 voti si era espresso nettamente a favore di un obbligo del casco per i bambini. Alla politica spetta infatti il compito di stabilire le misure necessarie per proteggere le persone particolarmente vulnerabili come i bambini".
La protesta dell'Upi, ripresa dall'Asaps, è più che motivata e trova il sostegno, oltre al nostro, di tutte le associazioni che si occupano di sicurezza stradale.
(m. r.)
da Repubblica.it/motori