Roma: tre sentenze per uno sputo sull’auto
(ASAPS) Nei bar dei tempi andati era affisso il cartello “Vietato sputare per terra”, ora è un reperto archeologico perché il gesto non è più un costume sociale da regolare o controllare da parte degli organi preposti a sicurezza e salute.
Sputare sul vetro di una macchina, per rabbia o vendetta, è reato secondo l’interpretazione del Giudice di Pace di Castel Baroni in provincia di Avellino, che ha condannato il signore protagonista del gesto al pagamento di una multa di 50 €.
Ma non finisce qui, perché la Cassazione, a cui si è rivolto il signore campano con tendenze vicine a quelle dei lama sputatori, ha annullato la multa perché “il reato può configurarsi allorché gli sputi, per la particolare densità, o perché reiterati, risultino idonei a imbrattare il bene sporcandolo e insudiciandolo”.
Quindi rinvio al tribunale che, come scrivono i giudici, valuteranno se il materiale lanciato dalla bocca dell’imputato era idoneo ad imbrattare l’autovettura.
A parte la valutazione della densità dello sputo che, a pensarci bene, sembra una battuta uscita dal testo di una barzelletta, sembra incredibile che nella situazione in cui versa la giustizia italiana, nelle condizioni pietose dei tribunali che faticano a trovare i mezzi per il normale sostentamento, si passino tre gradi di giudizio per uno sputo sul vetro della macchina e per una multa da 50 euro.
Le regole una volta andavano rispettate, pena condanna o sanzione; ora il finto benessere a cui ci siamo abituati ci permette di pensare che le regole possano essere superate con l’aiuto di uno studio di avvocati che, con ricorsi-focopia, allungano la fila di quelli che, veramente, aspettano giustizia per qualcosa di più grave o “denso” di un semplice sputo! (ASAPS)