Un
cane restituito al padrone che lo torturava. Era Stato sequestrato
dalla Polstrada
|
|
Il
pechinese era stato trascinato legato all’auto. I volontari l’hanno salvato
ma il pm ordina di riconsegnarlo
ROVASENDA (Vercelli) - Legato al paraurti dell’auto. Trascinato per centinaia di metri. Salvato dalla polizia stradale. Sequestrato dall’autorità giudiziaria. Affidato alla cure dei volontari dell’associazione "Quattro zampe nel cuore". Curato per mesi. Dissequestrato con ordine di restituzione al proprietario, vale a dire al "carnefice". Questa la storia di Briciolo, simpatico pechinese di quattro anni. E’ il 17 agosto quando una pattuglia della Stradale ferma, in prossimità di Arona (Novara), un’auto che procede a zig zag. è un controllo di routine per contestare un’infrazione al codice della strada. |
|
Mentre un agente identifica i quattro occupanti, l’altro gira intorno
all’auto per controllarne la targa. E trova un piccolo cane legato con
il guinzaglio al paraurti. L’animale è immobile sull’asfalto. Perde
sangue, ha le zampe tumefatte. Scattano i soccorsi. In pochi minuti il
cagnolino viene trasferito nella clinica Lago Maggiore di Arona.
I veterinari non lasciano molte speranze. Briciolo ha abrasioni su tutto il corpo, una frattura esposta a una zampa, i polpastrelli sono piagati dall’attrito sull’asfalto. "Se si salverà, difficilmente potrà tornare a correre", dicono. Luca P., proprietario dell’animale, viene denunciato per maltrattamento (articolo 727 del codice penale). La Lav presenta istanza urgente di sequestro, accolta dalla Procura. L’animale viene affidato ai volontari di Rovasenda. Secondo atto. Briciolo inizia le cure. Ha una bella e confortevole cuccia. Non riesce a muoversi, alza appena la testa per mangiare dalle mani dei volontari. Per due mesi resta immobile. I volontari fanno a turno per tenergli compagnia, gli preparano bocconcini speciali, facili da masticare. "Mi faceva una terribile pena - spiega Luciano Lazzarato, responsabile dell’associazione - ma mostrava anche tanta riconoscenza. Durante i mesi di immobilità mi guardava con i suoi grandi occhi. Cercava di alzarsi, ma appena appoggiava le zampe a terra lanciava un guaito di dolore e si accasciava". Con il passare delle settimane Briciolo diventa il beniamino del canile. Viene "adottato" dagli altri quattro zampe. C’è chi gli si avvicina per spronarlo a giocare, c’è chi, come Trillo, si sdraia accanto a lui quasi a proteggerlo. Una storia che sarebbe piaciuta a Walt Disney. Finalmente, dopo due mesi, vengono tolte le fasciature. Ma la lunga e forzata immobilità ha reso Briciolo troppo debole. Esercizio dopo esercizio, però, il pechinese riprende a trotterellare sul prato. Solo la zampetta posteriore destra non ha ancora recuperato completamente. Lieto fine, dunque. Invece no. Briciolo deve essere restituito al proprietario, all’uomo che lo ha legato al paraurti e trascinato come uno straccio. Lo ha disposto, a sorpresa, il sostituto procuratore della Repubblica di Novara. L’ordinanza è stata consegnato alcuni giorni fa ad un incredulo responsabile del canile. Mauro Bottigelli, responsabile della Lega antivivisezione, è avvilito. "Ci siamo affidati alla magistratura per la tutela di Briciolo e ci ritroviamo con una decisione che lo riaffida al suo carnefice. Non ci resta che tentare di bloccare l’ordinanza rivolgendoci al tribunale". I volontari del canile di Rovasenda sono decisi a tutto. "Chi lo ha maltrattato in quel modo - spiega Bottigelli - non può dimostrare che il cane è di sua proprietà in quanto il pechinese non ha tatuaggio né microchip di riconoscimento. Ci batteremo fino in fondo per tenerlo con noi e trovargli una casa piena di amore". Emilio Nessi |