Dopo l'omicidio dell'agente Niccolò Saverino
L’INTERVISTA di Giordano Biserni a Panorama.it
Aumentano le aggressioni alle forze dell’ordine che lavorano in strada
Una settimana fa moriva Nicolò Saverino, l’agente della Polizia locale travolto da un SUV a Milano. La sua è tutt’altro che una tragedia isolata: secondo l’ASAPS (Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale) nel 2011 in Italia ci sono state 2.230 aggressioni fisiche alle persone in divisa che operano sulla strada. “Nel 22% dei casi è stata usata un’arma propria o impropria – dice il presidente Giordano Biserni. – Ombrelli, mazze da baseball, bottiglie o molto spesso proprio l’auto”. Una sola cifra rischiara parzialmente il quadro: il 73% dei pirati omicidi viene individuato.
Cosa pensate della morte di Saverino?
Innanzitutto esprimo la nostra totale solidarietà alla famiglia e ai colleghi della Polizia locale di Milano, che vogliamo affiancare nel loro impegno sempre più importante per la sicurezza. L’uccisione di Nicolò ha fatto scattare un cono di attenzione sui membri della Polizia locale, che forse ne meritavano di più anche prima. Il loro ruolo è ormai pervasivo e dominante sulle politiche di sicurezza del nostro Paese. Si va dalla vigilanza stradale alle truffe, dall’abusivismo del commercio all’accattonaggio. È il risultato delle politiche fatte dai sindaci in materia di sicurezza: politiche che portano consenso, e magari ti fanno vincere le elezioni. Lo Stato tende a delegare sempre più incarichi alla Polizia locale: parliamo anche di incarichi tipici della Polizia di Stato. Che però ha prerogative diverse.
In che senso?
Savarino non è riconosciuto come vittima del dovere, come accade per Polizia di Stato e carabinieri. Savarino non poteva consultare la banca dati del crimine, tramite cui (se avesse avuto tempo) avrebbe scoperto che quell’auto era stata coinvolta in molti incidenti e segnalata per reati contro il patrimonio. Non si può chiedere una responsabilizzazione maggiore della Polizia locale senza offrirle gli strumenti che hanno le altre polizie. A parità di impiego, bisogna arrivare a parità di diritti e stipendi.
Le aggressioni alle forze dell’ordine che lavorano in strada sono in aumento?
Sì. Nel 2011 sono cresciute del 7% rispetto all’anno prima. Ogni quattro ore si stila un referto medico per lesioni fisiche subite da membri delle forze di polizia. La cosa deve preoccupare soprattutto i cittadini: se gli agenti faticano a tutelare se stessi, come fanno a proteggere gli altri? Eppure c’è scarsissima coscienza di questo. Penso ad alcuni commenti che ho sentito sui vigili picchiati: “ve ne danno poche”, “fanno bene”… Su Facebook c’è un gruppo chiamato “Nemici della Polizia Stradale”. Sono frange di persone che hanno i loro disagi, ma mi vengono in mente le parole di un antichissimo capo di polizia: noi italiani siamo molto bravi a pretendere che le forze dell’ordine intervengano se abbiamo bisogno, ma poi – un po’ come la carta igienica – una volta usate, le buttiamo con disprezzo. Protestiamo se siamo sanzionati per la doppia fila o l’autovelox, ma se qualcuno occupa 15 cm del nostro passo carrabile strilliamo per far tutelare i nostri diritti.
Due mesi fa a Cremona un pensionato è stato ucciso da un SUV. Quanto sono pericolosi questi mezzi?
Non è la vettura in sé, è la “sala di regia” di chi lo guida che non funziona bene. Ormai sul mercato un veicolo su tre è un SUV o un Crossover: è più probabile che siano coinvolti in incidenti. È vero che la supponenza di un veicolo più forte può causare scontri più frequenti. Nelle discussioni in strada ingaggiamo conflitti verbali con persone di cui non sappiamo nulla. Possono essere drogate, malate, ubriache (il 35% dei pirati omicidi lo è). Da una Panda può scendere un energumeno, e anche se hai un SUV rischi grosso.
Come si può aumentare la sicurezza delle forze dell’ordine in strada, e in particolare quella dei vigili?
Va garantito l’accesso alle banche dati, che consentono di accertare subito con chi hai a che fare. Serve maggior coordinamento fra le forze di polizia del territorio cittadino. Nelle aree urbane ci sono 3-4 polizie, che spesso non dialogano fra di loro: se prima c’era scarsa comunicazione fra Polizia di Stato e carabinieri, oggi c’è lo stesso problema con la Polizia locale. Ai suoi operatori vanno dati strumenti e condizioni di difesa adeguate. Milano è all’avanguardia da questo punto di vista, ma le Polizie locali non sono dappertutto uguali.
Il SUV che ha ucciso Savarino era intestato a un prestanome. Quanto è diffuso il fenomeno?
I dati che ho sono di alcuni anni fa, ma parliamo di centinaia di migliaia di veicoli. A volte centinaia sono intestati a una persona sola, che per una certa somma (100-200 euro, nei casi più comuni) accetta di fare da paravento per una macchina con cui saranno commessi reati. Dopo la terza vettura a carico dello stesso proprietario, sarebbe il caso che la Finanza ricevesse una nota.
Il vigile milanese era in bici quando è stato travolto. Non le pare un mezzo inadeguato, almeno in alcuni quartieri della città?
In alcune zone e in alcuni orari può apparire assolutamente inadeguato. In altre condizioni, per esempio nell’area del centro storico, può rivelarsi utile. Ma in quella situazione, a quell’ora, in quel luogo credo che sarebbe servito un altro tipo di schieramento. Mi ha stupito la generosità con cui questo ragazzo si è parato davanti a una macchina che stava fuggendo di sera a Milano. Ci vuole coraggio.